LAGO, o LAGHI DI SANT’ANTONIO AL BOSCO, detti anche di Staggia
in Val d’Elsa.
– Sono due piccoli ristagni di acque, uno dei quali chiamasi Lago Scuro , e l’altro Lago della Chiesa o di S. Antonio. Presero entrambi il nome dalla parrocchiale, nel cui distretto sono situati. Trovansi alla destra della strada maestra che da Monte Riggioni guida a Colle, fra Castiglioncello, Staggia e la Badìa di S. Salvatore dell’Isola, cui tali laghetti nei tempi trascorsi appartenevano sotto il vocabolo di Padule del Canneto.
In qual condizione si trovasse nei secoli intorno al mille questa palustre contrada lo accennò un breve dei 23 aprile 1038 dato nella Badìa dell’Isola da Gunfredo vescovo di Volterra, col quale confermò all’abate e monaci di quel monastero le decime del vicino Padule. Arroge a ciò una deliberazione presa nel 1245 da Lucherio abate dell’Isola di fare approfondare la fossa emissaria del Padule di Canneto , perchè le sue acque più facilmente scolassero nel fiume Staggia. Appella allo stesso ristagno di acque presso l’Isola una rubrica delli statuti senesi del 1284 relativa al Padule di Canneto; e finalmente vi riferisce una provvis ione della Signoria di Siena del primo agosto 1322, con la quale ordinò ripulire la fossa emissaria di quel Padule, il di cui deposito infestava l’aria della circostante contrada. – Vedere ABAZIA DELL’ISOLA.
Un terzo e più esteso laghetto palustre, nelle vicinanze dei prenominati, venne recentemente colmato ed il suo terreno ridotto a cultura di proprietà della nobile famiglia Bianchi di Siena.
Rammentò i due laghetti dell’Abbadia a Isola Giorgio Merula nella sua Cosmografia (parte II 1ib. 4) come dotati essi di qualità prodigiose, allorchè scriveva: che in Toscana presso il Vico della Badia tra i confini del territorio fiorentino e quello di Siena esistono due Laghi distanti l’uno dall’altro un tiro d’arco, de’ quali uno ha le acque chiarissime, nè al dire di quegli abitanti vi si trova fondo, l’altro un poco più piccolo contiene un’acqua nera come la pece, priva affatto di pesci; e se vi si getta dentro un legno, questo và tosto al fondo nè più apparisce.
In qual condizione si trovasse nei secoli intorno al mille questa palustre contrada lo accennò un breve dei 23 aprile 1038 dato nella Badìa dell’Isola da Gunfredo vescovo di Volterra, col quale confermò all’abate e monaci di quel monastero le decime del vicino Padule. Arroge a ciò una deliberazione presa nel 1245 da Lucherio abate dell’Isola di fare approfondare la fossa emissaria del Padule di Canneto , perchè le sue acque più facilmente scolassero nel fiume Staggia. Appella allo stesso ristagno di acque presso l’Isola una rubrica delli statuti senesi del 1284 relativa al Padule di Canneto; e finalmente vi riferisce una provvis ione della Signoria di Siena del primo agosto 1322, con la quale ordinò ripulire la fossa emissaria di quel Padule, il di cui deposito infestava l’aria della circostante contrada. – Vedere ABAZIA DELL’ISOLA.
Un terzo e più esteso laghetto palustre, nelle vicinanze dei prenominati, venne recentemente colmato ed il suo terreno ridotto a cultura di proprietà della nobile famiglia Bianchi di Siena.
Rammentò i due laghetti dell’Abbadia a Isola Giorgio Merula nella sua Cosmografia (parte II 1ib. 4) come dotati essi di qualità prodigiose, allorchè scriveva: che in Toscana presso il Vico della Badia tra i confini del territorio fiorentino e quello di Siena esistono due Laghi distanti l’uno dall’altro un tiro d’arco, de’ quali uno ha le acque chiarissime, nè al dire di quegli abitanti vi si trova fondo, l’altro un poco più piccolo contiene un’acqua nera come la pece, priva affatto di pesci; e se vi si getta dentro un legno, questo và tosto al fondo nè più apparisce.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 621.
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