LECCHI (MONTE LUCO A) o A LECCHIO
nella Valle superiore dell'Arbia.
Casale. già castello posto sul risalto di un poggio che ha dato il vocabolo a due chiese parrocchiali (S. Martino e S. Michele), nel piviere di S.
Marcellino, Comunità di Gajole, Giurisdizione di Radda, Diocesi di Arezzo, Compartimento di Siena.
Due castellari, e due diversi poggi sotto il nome di Monte Luco fanno corona alla comunità di Gajole nel Chianti alto, sul confine dell'antico contado fiorentino con quello senese, i quali lasciano quasi in mezzo due fortilizii, ora palazzi signorili, Brolio e Cacchiano: voglio dire il Monte Luco a Lecchi, ed il Monte Luco della Berardenga. Siede quest'ultimo sulla cima del Monte Benichi, 4 miglia circa a scirocco di Gajole, già descritto all'Articolo BERARDENGA (MONTE LUCO DELLA). – L'altro Monte Luco a Lecchi è situato circa 3 miglia a libeccio di Gajole in un poggio bagnato a levante dal torrente Massellone, ed a ponente dal fosso di Paterno o di S.
Giusto in Salcio, tutti tributarii superiori del fiume Arbia.
Un lodo proferito in Poggibonsi dagli arbitri, nel giugno dell'anno 1203, per causa di confini territoriali fra il contado fiorentino e quello senese, rammenta il Monte Luco della Berardenga al pari del Monte Luco a Lecchio per essere entrambi situati sulla linea di demarcazione dei sunnominati contadi. La quale linea fu tracciata ad pedem Montem Luci de Berardenghis usque ad Petram Grossam, mentre l'altro Monte Luco trovasi ivi designato dalla parte più occidentale del Chianti, rimontando da Paterno usque ad fossatum Montis Luci ad Lecchium, et per Montem Lucum de Lecchio, Lucignanum, villam de Larginino, Cacchianum etc.
La memoria più antica che io conosca, relativa a questo luogo del Chianti, mi sembrò trovarla nella ricca dotazione fatta nel 998 dal gran conte Ugo alla sua badia di S. Michele a Poggio Marturi, cui fra le altre cose quel dinasta assegnò alcuni piccoli poderi (mansi) posti in Luco ed in Ama nel Chianti con il giuspadronato della vicina chiesa.
Più tardi Monte Luco a Lecchio divenne signoria della magnatizia famiglia de'Ricasoli, ai quali apparteneva quando Mosè, abate del Monastero di Coltibuono, con istrumento rogato in Siena nella piazza S. Cristofano, li 8 dicembre 1182, col consenso dei suoi monaci rinunziò a quanto possedeva in Monte Luco a Lecchio a favore di Drudolo figlio di Ruggiero da Cacchiano. – Con altro contratto fatto pure in Siena li 6 gennajo 1191 nella casa dei figli di Malavolte, Ruggiero di Sasso assegnò a donna Ravenna di lui figlia e sposa di Diotis alvi di Drudolo la terza parte della Torre di Monte Luco a Lecchio con delle terre poste intorno a detta torre. – Che infatti il sunnominato Diotisalvi signoreggiasse in Monte Luco a Lecchio lo dimostra un atto celebrato li 4 ottobre 1229 nel palazzo del Comune a Firenze, col quale Giovanni di Boccaccio potestà della città medesima promise a Guarnellotto da Tornano, e a Diotisalvi da Cacchiano e suoi consorti di restituire loro le torri del castello di Monte Luco terminata che fosse la guerra tra i Senesi ed i Fiorentini. – (ARCH. DIPL. FIOR Carte del Monastero di Vallombrosa).
Molti altri documenti della stessa provenienza parlano di questo luogo e dei loro signori; fra i quali uno dei 28 marzo 1240 riguardante la vendita fatta in Siena a favore di Drudolo di Diotisalvi da Cacchiano di una casa con orto e tre pezzi di terra posti a Monte Luco a Lecchio nei confini del fossato di Ricavo e di quello del Massellone, fin dove si estendeva la strada che guida per il Monte Luco a Lecchio alla pieve di S. Polo. Lo prova l'elezione del castellano della torre di Monte Luco a Lecchio fatta li 31 dicembre 1245 nella persona del suddetto Drudolo da diversi nobili da Ricasoli consorti e condomini dello stesso luogo; lo dichiara un istrumento dei 20 luglio 1287, col quale Salvi giudice figlio di Drudolo da Monte Luco a Lecchio destinò il fondo di una elemosina perpetua di lire sei l'anno a favore dei poveri vergognosi delle parrocchie di S. Lucia Oltrarno e di S. Niccolò di Firenze; nella prima delle quali parrocchie egli aveva contratto matrimonio e nell'altra fissato il suo domicilio mentre nell'atto medesimo assegnò una rendita di soldi 30 l'anno alle chiese S. Martino a Monte Luco a Lecchio e a quelle di S. Lorenzo a Ama e di S. Marcellino in Chianti. Lo afferma eziandio una permuta di beni posti a Monte Luco a Lecchi, fatta nel castello medesimo li 29 aprile 1289, tra Messer Drudolo del fu Diotisalvi e Rinaldo del fu Ranieri da Ricasoli. Lo dimostra ancor più un istrumento rogato in Firenze nel popolo di S. Niccolò li 15 dicembre 1299, col quale Ciampolo di Messer Salvi di Drudolo da Monte Luco a Lecchio confermò per 29 anni il fitto di un suo podere posto nel popolo di S. Lorenzo a Ama. – Vedere AMA nel Chianti, e CACCHIANO.
Avvi pure fra le stesse membrane della Vallomb rosa un istrumento che nomina un curatore legale, fatto in Firenze li 3 febbrajo 1303 per interesse di Volto e di Cione fratelli e figli pupilli di Messer Ciampolo di Messer Salvi da Monte Luco a Lecchio; stantechè il predetto Ciampolo aveva abbandonato il mondo e si era vestito frate col nome di fra Domenico nel convento dei Domenicani di Siena. – Vedere DIEVOLE.
I nominati due fratelli Cione e Volto, essendo mancato ai vivi frate Domenico, al secolo Messer Ciampolo loro padre, con atto pubblico dei 23 aprile 1314, assegnarono la dote a donna Cogna loro sorella, promessa sposa di Tegghia figlio di Zono del fu Gentile de'Buondelmonti di Firenze. La qual dote fu costituita in un podere e terre vitate, posto il tutto nel popolo di S. Martino a Cecione.
Finalmente ne incombe qui rammentare una scrittura del 2 settembre 1331 relativa al pagamento di lire 3000 fatto nel popolo di S. Michele di Monte Luco a Lecchio da Giovanni del fu Cione di Ciampolo di Salvi solvente per il defunto suo padre nelle mani di Cino Nelli del popolo di S. Simone di Firenze, che ricevè nella qualità di rappresentante Persio di Ser Brunetto Latini del popolo di S. Maria Maggiore di detta città. – Vedere LASTRA.
ALLA LOGGIA.
La parrocchia di S. Martino di Monte Luco a Lecchio, o a Lecchi con l'annesso di S. Michele nel 1833 contava 317 abitanti.
Marcellino, Comunità di Gajole, Giurisdizione di Radda, Diocesi di Arezzo, Compartimento di Siena.
Due castellari, e due diversi poggi sotto il nome di Monte Luco fanno corona alla comunità di Gajole nel Chianti alto, sul confine dell'antico contado fiorentino con quello senese, i quali lasciano quasi in mezzo due fortilizii, ora palazzi signorili, Brolio e Cacchiano: voglio dire il Monte Luco a Lecchi, ed il Monte Luco della Berardenga. Siede quest'ultimo sulla cima del Monte Benichi, 4 miglia circa a scirocco di Gajole, già descritto all'Articolo BERARDENGA (MONTE LUCO DELLA). – L'altro Monte Luco a Lecchi è situato circa 3 miglia a libeccio di Gajole in un poggio bagnato a levante dal torrente Massellone, ed a ponente dal fosso di Paterno o di S.
Giusto in Salcio, tutti tributarii superiori del fiume Arbia.
Un lodo proferito in Poggibonsi dagli arbitri, nel giugno dell'anno 1203, per causa di confini territoriali fra il contado fiorentino e quello senese, rammenta il Monte Luco della Berardenga al pari del Monte Luco a Lecchio per essere entrambi situati sulla linea di demarcazione dei sunnominati contadi. La quale linea fu tracciata ad pedem Montem Luci de Berardenghis usque ad Petram Grossam, mentre l'altro Monte Luco trovasi ivi designato dalla parte più occidentale del Chianti, rimontando da Paterno usque ad fossatum Montis Luci ad Lecchium, et per Montem Lucum de Lecchio, Lucignanum, villam de Larginino, Cacchianum etc.
La memoria più antica che io conosca, relativa a questo luogo del Chianti, mi sembrò trovarla nella ricca dotazione fatta nel 998 dal gran conte Ugo alla sua badia di S. Michele a Poggio Marturi, cui fra le altre cose quel dinasta assegnò alcuni piccoli poderi (mansi) posti in Luco ed in Ama nel Chianti con il giuspadronato della vicina chiesa.
Più tardi Monte Luco a Lecchio divenne signoria della magnatizia famiglia de'Ricasoli, ai quali apparteneva quando Mosè, abate del Monastero di Coltibuono, con istrumento rogato in Siena nella piazza S. Cristofano, li 8 dicembre 1182, col consenso dei suoi monaci rinunziò a quanto possedeva in Monte Luco a Lecchio a favore di Drudolo figlio di Ruggiero da Cacchiano. – Con altro contratto fatto pure in Siena li 6 gennajo 1191 nella casa dei figli di Malavolte, Ruggiero di Sasso assegnò a donna Ravenna di lui figlia e sposa di Diotis alvi di Drudolo la terza parte della Torre di Monte Luco a Lecchio con delle terre poste intorno a detta torre. – Che infatti il sunnominato Diotisalvi signoreggiasse in Monte Luco a Lecchio lo dimostra un atto celebrato li 4 ottobre 1229 nel palazzo del Comune a Firenze, col quale Giovanni di Boccaccio potestà della città medesima promise a Guarnellotto da Tornano, e a Diotisalvi da Cacchiano e suoi consorti di restituire loro le torri del castello di Monte Luco terminata che fosse la guerra tra i Senesi ed i Fiorentini. – (ARCH. DIPL. FIOR Carte del Monastero di Vallombrosa).
Molti altri documenti della stessa provenienza parlano di questo luogo e dei loro signori; fra i quali uno dei 28 marzo 1240 riguardante la vendita fatta in Siena a favore di Drudolo di Diotisalvi da Cacchiano di una casa con orto e tre pezzi di terra posti a Monte Luco a Lecchio nei confini del fossato di Ricavo e di quello del Massellone, fin dove si estendeva la strada che guida per il Monte Luco a Lecchio alla pieve di S. Polo. Lo prova l'elezione del castellano della torre di Monte Luco a Lecchio fatta li 31 dicembre 1245 nella persona del suddetto Drudolo da diversi nobili da Ricasoli consorti e condomini dello stesso luogo; lo dichiara un istrumento dei 20 luglio 1287, col quale Salvi giudice figlio di Drudolo da Monte Luco a Lecchio destinò il fondo di una elemosina perpetua di lire sei l'anno a favore dei poveri vergognosi delle parrocchie di S. Lucia Oltrarno e di S. Niccolò di Firenze; nella prima delle quali parrocchie egli aveva contratto matrimonio e nell'altra fissato il suo domicilio mentre nell'atto medesimo assegnò una rendita di soldi 30 l'anno alle chiese S. Martino a Monte Luco a Lecchio e a quelle di S. Lorenzo a Ama e di S. Marcellino in Chianti. Lo afferma eziandio una permuta di beni posti a Monte Luco a Lecchi, fatta nel castello medesimo li 29 aprile 1289, tra Messer Drudolo del fu Diotisalvi e Rinaldo del fu Ranieri da Ricasoli. Lo dimostra ancor più un istrumento rogato in Firenze nel popolo di S. Niccolò li 15 dicembre 1299, col quale Ciampolo di Messer Salvi di Drudolo da Monte Luco a Lecchio confermò per 29 anni il fitto di un suo podere posto nel popolo di S. Lorenzo a Ama. – Vedere AMA nel Chianti, e CACCHIANO.
Avvi pure fra le stesse membrane della Vallomb rosa un istrumento che nomina un curatore legale, fatto in Firenze li 3 febbrajo 1303 per interesse di Volto e di Cione fratelli e figli pupilli di Messer Ciampolo di Messer Salvi da Monte Luco a Lecchio; stantechè il predetto Ciampolo aveva abbandonato il mondo e si era vestito frate col nome di fra Domenico nel convento dei Domenicani di Siena. – Vedere DIEVOLE.
I nominati due fratelli Cione e Volto, essendo mancato ai vivi frate Domenico, al secolo Messer Ciampolo loro padre, con atto pubblico dei 23 aprile 1314, assegnarono la dote a donna Cogna loro sorella, promessa sposa di Tegghia figlio di Zono del fu Gentile de'Buondelmonti di Firenze. La qual dote fu costituita in un podere e terre vitate, posto il tutto nel popolo di S. Martino a Cecione.
Finalmente ne incombe qui rammentare una scrittura del 2 settembre 1331 relativa al pagamento di lire 3000 fatto nel popolo di S. Michele di Monte Luco a Lecchio da Giovanni del fu Cione di Ciampolo di Salvi solvente per il defunto suo padre nelle mani di Cino Nelli del popolo di S. Simone di Firenze, che ricevè nella qualità di rappresentante Persio di Ser Brunetto Latini del popolo di S. Maria Maggiore di detta città. – Vedere LASTRA.
ALLA LOGGIA.
La parrocchia di S. Martino di Monte Luco a Lecchio, o a Lecchi con l'annesso di S. Michele nel 1833 contava 317 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 667.
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