LECCIA e MILIANO
in Val di Tora.
– Due casali riuniti in un antico comunello che diede il titolo ad una distrutta chiesa plebana (S. Pietro di Miliano, o di Leccia) da lungo tempo annessa alla parrocchia di Crespina, nella Comunità e quasi 3 miglia a settentrione-grecale di Fauglia, Giurisdizione di Livorno, Diocesi di Sanminiato, già di Lucca, Compartimento di Pis a.
Sono attualmente due poderi di questo nome posti in un'aperta pianura fra il fosso di Crespina e il fiumicello Isola.
Alla pieve di Leccia, ossia di Miliano, appellano varie pergamene dell'Archivio Arcivescovile di Lucca, alcune delle quali sono state pubblicate nel tomo quarto (P. I. e II.) delle Memorie per servire alla storia lucchese. Fra le altre mi giova citarne una del 968 relativa all'ordine di presbiterato dato da Adalongo Vescovo di Lucca ad Alberico diacono figlio del fu Ropperto appellato Omicio, cui assegnò in benefizio la metà delle rendite della pieve dei SS. Giovanni Battista e Pietro di Miliano. – La stessa pieve è rammentata nel trattato di pace stabilito nel 1175 fra i Pisani ed i Lucchesi, allorchè vennero restituite alla cattedrale di Lucca le pievi della sua diocesi poste nelle Colline pisane, e segnatamente quelle di Miliano e Leccia, di Tripalle e di Triana. Nella visita diocesana, fatta nel 1383 da Giovanni vicario di Antonio vescovo di Lucca, fu avvertito, che il pievano della pieve di Leccia, o di Miliano, non risiedeva che soli tre mesi dell'anno nella sua canonica, adempiendo al servizio in divinis il curato di S. Michele di Crespina, il quale aveva anche in benefizio la chiesa di S. Stefano a Volparia suffraganea della stessa pieve di Leccia.
Lo stato infelice, in cui era sino d'allora cotesta chiesa plebana lo dice il rapporto di quella visita nei termini seguenti: Invenimus domos corruere, nulluni habuisse servitium in divinis, nec fuisse fontes benedictos, et tandem male per omnia. (Archivio Arcivescovile Lucchese S + 136).
La pieve di S. Pietro di Miliano, o di Leccia, nel 1260 aveva per suffraganee le chiese di S. Andrea a Cenaia, di S. Maria al Castellare, e di S. Stefano a Volpaia. – Vedere CENAIA e CRESPINA.
Sono attualmente due poderi di questo nome posti in un'aperta pianura fra il fosso di Crespina e il fiumicello Isola.
Alla pieve di Leccia, ossia di Miliano, appellano varie pergamene dell'Archivio Arcivescovile di Lucca, alcune delle quali sono state pubblicate nel tomo quarto (P. I. e II.) delle Memorie per servire alla storia lucchese. Fra le altre mi giova citarne una del 968 relativa all'ordine di presbiterato dato da Adalongo Vescovo di Lucca ad Alberico diacono figlio del fu Ropperto appellato Omicio, cui assegnò in benefizio la metà delle rendite della pieve dei SS. Giovanni Battista e Pietro di Miliano. – La stessa pieve è rammentata nel trattato di pace stabilito nel 1175 fra i Pisani ed i Lucchesi, allorchè vennero restituite alla cattedrale di Lucca le pievi della sua diocesi poste nelle Colline pisane, e segnatamente quelle di Miliano e Leccia, di Tripalle e di Triana. Nella visita diocesana, fatta nel 1383 da Giovanni vicario di Antonio vescovo di Lucca, fu avvertito, che il pievano della pieve di Leccia, o di Miliano, non risiedeva che soli tre mesi dell'anno nella sua canonica, adempiendo al servizio in divinis il curato di S. Michele di Crespina, il quale aveva anche in benefizio la chiesa di S. Stefano a Volparia suffraganea della stessa pieve di Leccia.
Lo stato infelice, in cui era sino d'allora cotesta chiesa plebana lo dice il rapporto di quella visita nei termini seguenti: Invenimus domos corruere, nulluni habuisse servitium in divinis, nec fuisse fontes benedictos, et tandem male per omnia. (Archivio Arcivescovile Lucchese S + 136).
La pieve di S. Pietro di Miliano, o di Leccia, nel 1260 aveva per suffraganee le chiese di S. Andrea a Cenaia, di S. Maria al Castellare, e di S. Stefano a Volpaia. – Vedere CENAIA e CRESPINA.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 669.
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