MARTINO (S.) ALLA PALMA
– Contrada che dà il nome a un’antica chiesa priorale (S. Martino alla Palma) nel piviere di S. Giuliano a Settimo, (ERRATA: Giurisdizione del Galluzzo) Comunità della Casellina e Torri, Giurisdizione del Galluzzo, Diocesi Compartimento e 4 miglia a libeccio di Firenze.
Risiede sulla cima dei poggi detti della Romola, i quali dal lato di libeccio circoscrivono il Val d’Arno fiorentino, in una collina sparsa di belle case di campagna, di palazzi, di giardini e di eccellenti coltivazioni a olivi e viti.
Le memorie di questa chiesa risalgono al secolo X, sino da quando era di padronato della dinastia de’conti Cadolingi e loro consorti. Ma quale dinastia apparteneva il Marchese Bonifazio di legge Ripuaria, figlio del conte Teubaldo, o Ubaldo, il quale donò le chiese di S. Martino alla Palma, di S. Donato a Lucardo e la corte di Mantignano coi loro beni al monastero di S. Salvatore a Settimo. Coteste chiese e corte furono poi confermate nel 988 allo stesso Mon. dal conte Adimaro figlio del prenominato Marchese Bonifazio; il perchè poi con diploma del 1015 dall’Imp. Arrigo I, e finalmente con bolla concistoriale data dal Pont. Gregorio IX in Viterbo li 6 ottobre del 1237, i luoghi medesimi furono a quella stessa badia convalidati. – Vedere LUCARDO (S. DONATO).
Infatti S. Martino alla Palma è stata per molti secoli governata da un monaco Cistercense fino alla soppressione della badia a Settimo; dopo di chè la stessa ch. parrocchiale divenne di libera collazione del principe, e fu dichiarata inamovibile con decreto arcivescovile del 4 ottobre 1785.
Fra i palazzi di campagna che adornano la contrada di S.
Martino alla Palma contasi una villa signorile del Marchese Torrigiani di Firenze in mezzo ad una riunione di poderi fruttiferi.
La parrocchia di S. Martino alla Palma nel 1833 contava 1003 abitanti.
Risiede sulla cima dei poggi detti della Romola, i quali dal lato di libeccio circoscrivono il Val d’Arno fiorentino, in una collina sparsa di belle case di campagna, di palazzi, di giardini e di eccellenti coltivazioni a olivi e viti.
Le memorie di questa chiesa risalgono al secolo X, sino da quando era di padronato della dinastia de’conti Cadolingi e loro consorti. Ma quale dinastia apparteneva il Marchese Bonifazio di legge Ripuaria, figlio del conte Teubaldo, o Ubaldo, il quale donò le chiese di S. Martino alla Palma, di S. Donato a Lucardo e la corte di Mantignano coi loro beni al monastero di S. Salvatore a Settimo. Coteste chiese e corte furono poi confermate nel 988 allo stesso Mon. dal conte Adimaro figlio del prenominato Marchese Bonifazio; il perchè poi con diploma del 1015 dall’Imp. Arrigo I, e finalmente con bolla concistoriale data dal Pont. Gregorio IX in Viterbo li 6 ottobre del 1237, i luoghi medesimi furono a quella stessa badia convalidati. – Vedere LUCARDO (S. DONATO).
Infatti S. Martino alla Palma è stata per molti secoli governata da un monaco Cistercense fino alla soppressione della badia a Settimo; dopo di chè la stessa ch. parrocchiale divenne di libera collazione del principe, e fu dichiarata inamovibile con decreto arcivescovile del 4 ottobre 1785.
Fra i palazzi di campagna che adornano la contrada di S.
Martino alla Palma contasi una villa signorile del Marchese Torrigiani di Firenze in mezzo ad una riunione di poderi fruttiferi.
La parrocchia di S. Martino alla Palma nel 1833 contava 1003 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 105.
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