MASSA TRABARIA, o TRABARA

– Sebbene sotto nome di Massa Trabaria molti geografi volessero intendere quella provincia montuosa che, a partire dall’Alpe della Luna stendesi fra i contrafforti orientali dell’Appennino donde si aprono le valli del Metauro e della Foglia, già dell’Isauro; altri però non sembra che abbiano voluto escludere dalla provincia di Massa Trabaria la Valle superiore del Tevere, comecchè quest’ultima nel medio evo si specificasse coll’epiteto di Massa Verona. Della seconda sentenza fra gli altri si mostra Dino Compagni, il quale nella sua Cronaca fiorentina, discorrendo all’anno 1302 del bando dato a Corso Donati e ai suoi aderenti, confinandoli al Castello della Pieve, poco appresso soggiunge; che essendo messer Corso a’ confini a Massa Trabara , gli ruppe e andossene a Roma; quasi che il cronista avesse inteso quel luogo di esilio non già il Castello della Pieve in Val di Chiana, ma il castello della Pieve S. Stefano in Val Tiberina. – Cotesta opinione non so se debba rimontare sino ai tempi di Plinio il Vecchio, il quale discorrendo delle travi che si conducevano pel Tevere a Roma, disse, che questo fiume era fatto artificialmente navigabile nella sua valle superiore mediante steccaje. (Histor. Natur. Lib. III. Cap.
5). Dondechè ad alcuni indagatori di storia patria parve di raffigurare gli avanzi di simili chiuse nei ruderi che restano tuttora presso il ponte di Valsavignone, come ancora sotto il ponte di Formole tra i diruti castelli di Murlo e di Monte Petroso, non che in quelli che incontransi alla base occidentale del poggio di Montedoglio a poca distanza dalla città di Sansepolcro.
Che poi il distretto di Sansepolcro confinasse con la provincia della Massa Trabaria lo diede in certo modo a conoscere Giovanni Villani nella sua cronica, tostochè al Lib. XI cap. 25 scriveva, come nel 1335 fu tolto ai Tarlati di Arezzo il Borgo S. Sepolcro e tutte le sue castella, e quelle di Massa Trabaria, dominando come tiranni infino nella Marca, e avendo disertato Neri d’Uguccione della Faggiuola, i conti di Montefeltro, e quelli di Montedoglio, ecc. ecc. – Comecchè sia, la cosa meno dubbia è, che la Massa Trabaria, di cui trovasi la prima denominazione al secolo IV nella vita del Pontefice Silvestro I, di Anastasio Blibiotecario , fu nel secolo XV corograficamente descritta da Flavio Biondo, ponendola nelle parti dell’Appennino che per difficile salita l’Etruria dalla Romagna divide, là nei gioghi che standosi fra il Metauro e la Foglia, dal borgo di Mercatello sino alla città di S. Angelo in Vado .
Quindi lo stesso autore soggiunge: quia ex ipsis Appenninis jugis immensae magnitudinis abiegnae trabes Romam in aedium, basilicarumque structuram portare consueverint, prout etiam nunc portantur. (FL. BIONDI.
Descript. Ital. In Regione V).
Infatti ho veduto tre istrumenti nell’Arch. Dipl. di Firenze provenienti da quello generale dei contratti, il primo dei quali fu rogato lì 24 giugno 1390 da ser Giov. Del fu Barcalino, nella cappella del castel Montarone, canonica di Cerreto.
Per esso varie donne del Castello del Tribbio vendono tutte le loro ragioni sopra una casa posta nella curia di Castelnuovo, piviere di Sestino della Massa Trabaria.
Il secondo contratto dal 29 febbrajo 1404 fu scritto nella villa di Val di Celle nel distretto del Castel di Monte Romano, provincia di Massa Trabaria; e il terzo del 24 giugno 1412 fu rogato da Giovanni del fu Giorgio del Castel S. Donato, nella chiesa di S. Maria a Domicelli del piviere di Sestino, che dichiara nella provincia di Massa Trabaria. (loc. cit.)
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 174.