MASSA VERONA, ossia di VAL DI VERONA
– All’Articolo BADIA TEDALDA io dissi, che cotesta contrada appartenne probabilmente alla nona provincia dell’Italia, cioè a quella dell’Alpe Appennine secondo la divisione adottata dall’Imperatore Giustiniano. La qual provincia infatti era posta nel centro dell’Appennino fra le montuose regioni dell’Urbinate, di Monte Feltro, della Sarsinatense, o Bobiense diocesi, e di Bagno; regione descritta la prima volta da Paolo Warnefrido nella sua Opera de Gestis Langobardorum, nella quale asserisce che costà esisteva un oppido o contrada col nome di Verona.
A convalidare l’asserto dello storico longobardo io mi limitai in quell’Articolo alla citazione di un diploma dell’Imperatore Ottone I, nel quale si concedevano a un nobile alpigiano diverse possessioni situate fra l’Alvernia, Monte Feltro , Bagno , le Foreste del Trebbio, di Corezzo e di Caprile, compresavi la Massa Verona.
Per quanto allora non conoscessi altri documenti atti ad appoggiare l’asserzione di Paolo Warnefrido, nondimeno mi parve di poter desumere da quel privilegio di Ottone, che la Massa Verona abbracciare doveva una porzione del territorio della Badia Tedalda in Massa Trabaria, e della Pieve S. Stefano in Val Tiberina.
Indagini ulterirori fortunatamente hanno schiarito cotesto mio dubbio, poiché fra le moltissime pergamene del dovizioso Arch. Dipl. Fior. Mi cadde l’occhio sopra alcuna, in cui trovasi rammentata cotesta contrada della Massa Verona, col titolo eziandio di Viscontado di Verona, e che dimostra situata nella parte superiore del vicariato di Pieve S. Stefano.
Infatti cotesta Val di Verona abbraccia diversi popoli e comunelli, i quali prima del 1338 dipendevano dal Comune di Arezzo, ovvero dai nobili Tarlati di Pietramala; dai quali il Viscontado di Verona fu sottoposto al pari degli altri paesi del territorio aretino al dominio della Repubblica fiorentina. – Vedere PIEVE S. STEFANO.
Tale mi si presentò in un atto pubblico fatto il 16 ottobre del 1342 sulla strada di Val Savignone dagli uomini del castello di Calanizza o di Calanezza , del Viscontado di Verona, contado d’Arezzo; allorché questi nominarono in loro sindaco Giov. Del fu Maffuccio de Calanizza per recarsi a Firenze, presentarsi al principe Gualtiero duca d’Atene, signor generale della città di Firenze e d’Arezzo, e delle loro giurisdizioni , onde prestarle obbedienza a nome di quella comunità di Val Savignone, e giurare fedeltà e sudditanza ad esso duca e ai suoi magistrati.
Quindi sotto dì 8 dicembre 1342 fu fatta una simile elezione per lo stesso effetto dagli uomini di Sintigliano e di Cardonico nel Viscontado di Verona del contado aretino; e nel dì 15 di detto mese fecero lo stesso gli abitanti dei comuni di Bulciano e Bulcianello, i quali si dichiarano compresi nel Viscontado di Verona. (ARCH.
DIPL. FIOR. Carte dell’Arch. gener.) Col progredire dello stesso secolo XIV alcuni popoli della Massa di Verona supplicarono la Signoria di Firenze a volerli incorporare al territorio e giurisdizione della Pieve di S. Stefano. Al qual effetto, nel 18 gennajo del 1391 i sindaci della comunità di Pietranera nella Val di Verona si presentarono ai priori dell’arti e gonfaloniere di giustizia a Firenze per chiedere la grazia di riunire quella popolazione al Comune della Pieve, non potendo quel popolo stante la propria povertà supplire alle spese per il mantenimento degli ufiziali. Infatti con deliberazione de’Signori e dei Collegi, sotto di 21 gennajo dello stesso anno, il castello e distretto di Pietra Nera venne unito al Comune della Pieve S. Stefano. (loc. cit. e RIFORMAGIONI DI FIR.) Finalmente nel 21 maggio 1403 il consiglio della Val di Verona del contado di Arezzo, e allora del distretto di Firenze, essendosi adunato nel castello di Ruoti, investì con mandato di procura Maggiolo Vescovini da Collelungo e Ranieri di Giovanuozzo Devoti, affinché questi due sindaci potessero agire in tutte le cause riguardanti gl’interessi di quella comunità. – Vedere PIEVE S. STEFANO.
A convalidare l’asserto dello storico longobardo io mi limitai in quell’Articolo alla citazione di un diploma dell’Imperatore Ottone I, nel quale si concedevano a un nobile alpigiano diverse possessioni situate fra l’Alvernia, Monte Feltro , Bagno , le Foreste del Trebbio, di Corezzo e di Caprile, compresavi la Massa Verona.
Per quanto allora non conoscessi altri documenti atti ad appoggiare l’asserzione di Paolo Warnefrido, nondimeno mi parve di poter desumere da quel privilegio di Ottone, che la Massa Verona abbracciare doveva una porzione del territorio della Badia Tedalda in Massa Trabaria, e della Pieve S. Stefano in Val Tiberina.
Indagini ulterirori fortunatamente hanno schiarito cotesto mio dubbio, poiché fra le moltissime pergamene del dovizioso Arch. Dipl. Fior. Mi cadde l’occhio sopra alcuna, in cui trovasi rammentata cotesta contrada della Massa Verona, col titolo eziandio di Viscontado di Verona, e che dimostra situata nella parte superiore del vicariato di Pieve S. Stefano.
Infatti cotesta Val di Verona abbraccia diversi popoli e comunelli, i quali prima del 1338 dipendevano dal Comune di Arezzo, ovvero dai nobili Tarlati di Pietramala; dai quali il Viscontado di Verona fu sottoposto al pari degli altri paesi del territorio aretino al dominio della Repubblica fiorentina. – Vedere PIEVE S. STEFANO.
Tale mi si presentò in un atto pubblico fatto il 16 ottobre del 1342 sulla strada di Val Savignone dagli uomini del castello di Calanizza o di Calanezza , del Viscontado di Verona, contado d’Arezzo; allorché questi nominarono in loro sindaco Giov. Del fu Maffuccio de Calanizza per recarsi a Firenze, presentarsi al principe Gualtiero duca d’Atene, signor generale della città di Firenze e d’Arezzo, e delle loro giurisdizioni , onde prestarle obbedienza a nome di quella comunità di Val Savignone, e giurare fedeltà e sudditanza ad esso duca e ai suoi magistrati.
Quindi sotto dì 8 dicembre 1342 fu fatta una simile elezione per lo stesso effetto dagli uomini di Sintigliano e di Cardonico nel Viscontado di Verona del contado aretino; e nel dì 15 di detto mese fecero lo stesso gli abitanti dei comuni di Bulciano e Bulcianello, i quali si dichiarano compresi nel Viscontado di Verona. (ARCH.
DIPL. FIOR. Carte dell’Arch. gener.) Col progredire dello stesso secolo XIV alcuni popoli della Massa di Verona supplicarono la Signoria di Firenze a volerli incorporare al territorio e giurisdizione della Pieve di S. Stefano. Al qual effetto, nel 18 gennajo del 1391 i sindaci della comunità di Pietranera nella Val di Verona si presentarono ai priori dell’arti e gonfaloniere di giustizia a Firenze per chiedere la grazia di riunire quella popolazione al Comune della Pieve, non potendo quel popolo stante la propria povertà supplire alle spese per il mantenimento degli ufiziali. Infatti con deliberazione de’Signori e dei Collegi, sotto di 21 gennajo dello stesso anno, il castello e distretto di Pietra Nera venne unito al Comune della Pieve S. Stefano. (loc. cit. e RIFORMAGIONI DI FIR.) Finalmente nel 21 maggio 1403 il consiglio della Val di Verona del contado di Arezzo, e allora del distretto di Firenze, essendosi adunato nel castello di Ruoti, investì con mandato di procura Maggiolo Vescovini da Collelungo e Ranieri di Giovanuozzo Devoti, affinché questi due sindaci potessero agire in tutte le cause riguardanti gl’interessi di quella comunità. – Vedere PIEVE S. STEFANO.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 175.
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