ARBIA
Fiume celebre nella storia per la sanguinosa battaglia di Monteaperto, che fece scorrer l’Arbia in rosso. – Scaturisce fra gli strati di calcario compatto nei monti del Chianti, in luogo denominato Colle petroso sotto la Castellina. Trovasi la sua origine nel grado 28° 59’di longitudine e 43° 28’di latitudine. È ingrossato per via, a destra dal rio di Tregoli, a sinistra da quello di S.
Polo, dal torrente Mascellone, e dal borro della Piscina di S. Giusto; e percorre circa otto miglia in mezzo a rocce di grès friabile e di calcareo argilloso attraversato da vene di solfo.
Oltrepassato il poggio di S. Giusto, dove cessa il terreno stratiforme, nel meridiano di Siena, e poco lungi dal Vico d’Arbia, lo stesso fiume comincia a scorrere incassato fra le piagge e fra alte ripe di marna cerulea conchigliare, da cui è coperto tutto il rimanente della Valle sino a Buonconvento. Quivi l’Arbia si marita all’Ombrone dopo avere ricevuto il tributo, a destra dai torrenti Bozzone, Tressa e Sorra : a sinistra dal torrente Melena, dalla tortuosa Biena, e finalmente dall’Arbiola congiunta al Cansa. – L’Arbia percorre circa 30 miglia toscane di paese, passa sotto il ben ponte delle Taverne d’Arbia, 4 miglia toscane a scirocco di Siena, quindi costeggiando a sinistra la strada Regia Romana, dopo altre 10 miglia di tragitto, attraversa la strada medesima sotto al secondo ponte d’Arbia e 13 miglia toscane a scirocco di Siena per scaricarsi nell’Ombrone due miglia più sotto.
L’Arbia sino a che trovasi chiuso fra i monti del Chianti corre in direzione da maestro a scirocco; giunto nelle crete senesi al Vico d’Arbia piega da scirocco a libeccio, dirigesi a Borgo vecchio presso la strada Regia Romana, dove rivolgesi nuovamente a scirocco sino a che incontra a Buonconvento l’Ombrone.
Il suo alveo superiore serve di limite nel Chianti alto fra le Comunità di Gajole e della Castellina, poscia fra quelle di Gajole e di Castelnuovo Berardenga, il cui territorio attraversa dal Vico d’Arbia sino al di là del ponte delle Taverne; qua divide la Comunità delle Masse suburbane di S. Martino di Siena dalla Comunità di Asciano, di dove entra in quella di Monteroni, e finalmente di Buonconvento.
Polo, dal torrente Mascellone, e dal borro della Piscina di S. Giusto; e percorre circa otto miglia in mezzo a rocce di grès friabile e di calcareo argilloso attraversato da vene di solfo.
Oltrepassato il poggio di S. Giusto, dove cessa il terreno stratiforme, nel meridiano di Siena, e poco lungi dal Vico d’Arbia, lo stesso fiume comincia a scorrere incassato fra le piagge e fra alte ripe di marna cerulea conchigliare, da cui è coperto tutto il rimanente della Valle sino a Buonconvento. Quivi l’Arbia si marita all’Ombrone dopo avere ricevuto il tributo, a destra dai torrenti Bozzone, Tressa e Sorra : a sinistra dal torrente Melena, dalla tortuosa Biena, e finalmente dall’Arbiola congiunta al Cansa. – L’Arbia percorre circa 30 miglia toscane di paese, passa sotto il ben ponte delle Taverne d’Arbia, 4 miglia toscane a scirocco di Siena, quindi costeggiando a sinistra la strada Regia Romana, dopo altre 10 miglia di tragitto, attraversa la strada medesima sotto al secondo ponte d’Arbia e 13 miglia toscane a scirocco di Siena per scaricarsi nell’Ombrone due miglia più sotto.
L’Arbia sino a che trovasi chiuso fra i monti del Chianti corre in direzione da maestro a scirocco; giunto nelle crete senesi al Vico d’Arbia piega da scirocco a libeccio, dirigesi a Borgo vecchio presso la strada Regia Romana, dove rivolgesi nuovamente a scirocco sino a che incontra a Buonconvento l’Ombrone.
Il suo alveo superiore serve di limite nel Chianti alto fra le Comunità di Gajole e della Castellina, poscia fra quelle di Gajole e di Castelnuovo Berardenga, il cui territorio attraversa dal Vico d’Arbia sino al di là del ponte delle Taverne; qua divide la Comunità delle Masse suburbane di S. Martino di Siena dalla Comunità di Asciano, di dove entra in quella di Monteroni, e finalmente di Buonconvento.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 103.
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