BALZE (S. MARIA ALLE)
(ad Saltus).
Villaggio con pieve alle fonti del Tevere sul monte omonimo, nella Comunità e 6 miglia toscane a levante di Verghereto.
Giurisdizione di Bagno in Romagna, Diocesi di Sarsina, (ERRATA: Compartimento di Arezzo) Compartimento già di Arezzo, ora di Firenze.
È situata tra le scogliere di macigno che stanno alle spalle del villaggio delle Balze, dalle fenditure e divisioni dei quali strati veggonsi zampillare le cristalline polle del biondo Tevere poco lungi dalle rupi calcaree dei Sassoni che gli si appoggiano dal lato di maestro, nel grado 29° 45’ 5” di longitudine e 43° 47’ di latitudine.
Il nome di Balze (Saltus) lo porta seco dalla località; o si contempli come giogo alpestre e malagevole varco; o si riguardi come un aperta ed estesa prateria sprovvista di alberi, dove liberamente pascono vagando gli armenti.
L’antica pieve arcipretura delle Balze portava il titolo di S. Maria a Vignola da un vico di poche case situato a poca distanza dalle Balze in luogo detto tuttora la pieve vecchia. È rammentata sotto quest’ultima denominazione in una bolla del pontefice Leone IX spedita nel 1049 al Camaldolense Pietro Damiano a favore dell’Eremo d’Osci nella diocesi Sassinatense, quando gli confermò il padronato della pieve di S. Maria in Vineole – Vedere CELLA di S. ALBERICO.
L’arcipretura delle Balze non è piu che mezzo miglio a ostro delle prime scaturigini del Tevere, mezzo miglio a maestro delle sorgenti del torrente Sennatello tributario della Marecchia, un miglio appena distante dal territorio pontificio di Montefeltro.
Passa dalle Balze un antica strada pedonale provinciale, che dalla Pieve di S. Stefano sale alle sorgenti del savio e alle Balze, dove biforca per Verghereto e Bagno a maestro, per la Celle di S. Alberico e Sarsina a settentrione, per la Badia Tedalda e Montefeltro a levante.
Il popolo di S. Maria alle Balze conta 309 abitanti.
Giurisdizione di Bagno in Romagna, Diocesi di Sarsina, (ERRATA: Compartimento di Arezzo) Compartimento già di Arezzo, ora di Firenze.
È situata tra le scogliere di macigno che stanno alle spalle del villaggio delle Balze, dalle fenditure e divisioni dei quali strati veggonsi zampillare le cristalline polle del biondo Tevere poco lungi dalle rupi calcaree dei Sassoni che gli si appoggiano dal lato di maestro, nel grado 29° 45’ 5” di longitudine e 43° 47’ di latitudine.
Il nome di Balze (Saltus) lo porta seco dalla località; o si contempli come giogo alpestre e malagevole varco; o si riguardi come un aperta ed estesa prateria sprovvista di alberi, dove liberamente pascono vagando gli armenti.
L’antica pieve arcipretura delle Balze portava il titolo di S. Maria a Vignola da un vico di poche case situato a poca distanza dalle Balze in luogo detto tuttora la pieve vecchia. È rammentata sotto quest’ultima denominazione in una bolla del pontefice Leone IX spedita nel 1049 al Camaldolense Pietro Damiano a favore dell’Eremo d’Osci nella diocesi Sassinatense, quando gli confermò il padronato della pieve di S. Maria in Vineole – Vedere CELLA di S. ALBERICO.
L’arcipretura delle Balze non è piu che mezzo miglio a ostro delle prime scaturigini del Tevere, mezzo miglio a maestro delle sorgenti del torrente Sennatello tributario della Marecchia, un miglio appena distante dal territorio pontificio di Montefeltro.
Passa dalle Balze un antica strada pedonale provinciale, che dalla Pieve di S. Stefano sale alle sorgenti del savio e alle Balze, dove biforca per Verghereto e Bagno a maestro, per la Celle di S. Alberico e Sarsina a settentrione, per la Badia Tedalda e Montefeltro a levante.
Il popolo di S. Maria alle Balze conta 309 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 254.
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