BARBERINO DI MUGELLO
in Val di Sieve.
Borgo aperto, giĂ castello munito, capoluogo di ComunitĂ e di Potesteria, nella Diocesi e Compartimento di Firenze.
Risiede nella (ERRATA : destra ripa) sinistra ripa del torrente Stara sulla strada provinciale che da Firenze per Val di Marina entra nella Regia bolognese a Montecarelli, nel grado 28° 54â di longitudine 43° 59â 6â di latitudine 18 miglia toscane a settentrione di Firenze, 12 a maestro di Prato a unâelevatezza di 452 braccia sopra il livello del Mediterraneo.
Sino dal secolo XI si trovano memorie di questo castello, allora piccola borgata, dove ebbero signoria i nobili, o Cattani di Combiate, di Cercina, Cavalcanti, Ubaldini e loro consorti. Uno dei piĂš antichi documenti, dopo quello del 1074 citato allâarticolo BADIA DI VIGESIMO, è quello riportato dal Lami nei suoi monumenti della chiesa fiorentina. Consiste il medesimo in un atto di rinunzia, fatto nel dĂŹ 23 gennajo 1088 da Matilda figlia di Adelmo a favore dei suoi fratelli Racco e Gherardo, riguardante alcune possessioni del mugello. (LAMI, Monum. Eccl.
Flor. pag. 1435.) La rocca di Barberino detta sempre il Castello fu ridotto ad uso di villa o resedio dalla famiglia Cattani dei Cavalcanti che tuttora la possiede. Si alza sopra una collina che sta a cavaliere del Borgo di Barberino, dove conservavasi anche nellâultima etĂ una grossa campana ivi collocata sino dal secolo XIV, il cui destino era quello specialmente di convocare il popolo a parlamento e allâarmi in occasione di guerre. Vedevasi pure sullâarchitrave della porta lo stemma del castello di Barberino espresso e figurato in una testa dâuomo con tre barbe. â Era un castello presidiato e difeso quando, nel 1351, per poca fede di Niccolò da Barberino, uomo principale in quel luogo, senza saputa dei suoi terrazzani sâaccordò coânemici della Repubblica fiorentina e ricevette dentro il castello provvedendo di vettovaglie le genti dellâarcivescovo Visconti di Milano comandate da Oleggio. Ritolto il castello di Barberino allâoste milanese, lâanno susseguente fu fatto diroccare per cattivo consiglio (disse Matteo Villani) e mala provvidenza di alcuni ministri della Repubblica. Gli abitanti si riunirono in unâaperta borgata sotto la rocca, dove in seguito fu edificato il borgo attuale. Esso è fiancheggiato da comode e decenti abitazioni, terminato a occidente da un vasto piazzale, opportuno pei mercati settimanali.
Quivi liberamente 12 anni dopo (1364) glâInglesi comandati dal famoso capitano (ERRATA: Giovanni Acuto) Giovanni Augut, essendo penetrato per Val di Marina nel Mugello, poterono senza ostacolo impadronirsi di Barberino, dove fecero molti prigioni e ne menarono seco gran prede di bestie grosse e minute con molte altre vettovaglie. (VILLANI, Cronac. â AMMIR.
Istor. Fior.) Il popolo di Barberino, dopo una permuta fatta coi Cattani nel 1568 dellâantica chiesa parrocchiale di S. Sebastiano, attualmente oratorio di una confraternita laicale, fabbricò lungo il Borgo la nuova chiesa di S. Silvestro, la quale fu eretta in priora nel 1641, come asserisce nelle sue ricordanze il poeta Bartolommeo Corsini da Barberino. La stessa chiesa, di padronato Cattani, venne ampliata nel 1812, ed eretta nel 1822 in pieve, con assegnarle sei parrocchie suffraganee, tutte staccate dallâantico piviere di S. Gavino Adimari. â Vedere ADIMARI.
ComunitĂ di Barberino di Mugello. â Questa ComunitĂ ha una superficie territoriale di 46141 quadrati, dei quali 1125 quadrati sono occupati da strade, da alvei di fiumi, torrenti e fossi, con una popolazione di 8771 abitanti, corrispondenti a 157 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile, e nella massima parte montuoso. La figura della sua Mappa iconografica è quadrilunga, alquanto piĂš larga nella sua base volta a ostro, di quel che lo sia nellâopposto lato.
Confina con 7 ComunitĂ , senza contare che essa lungo la criniera dellâAppennino tocca lo Stato Pontificio, spettante alla diocesi e provincia Bolognese. Trovasi a contatto con questâultima fra lâantica contea di Vernio e quella dello Stale, a partire dalle sorgenti del borro di Nespolo dal lato di settentrione-maestro, e di lĂ volgendosi a greco verso le scaturigini del rio che si appella Fonte ai Cani sopra Casaglia, entrambi i quali sono tributarii del torrente Biscia che scende alle spalle di Barigazza.
Il nome che alcuno di essi borri conserva sino dal medio evo ci richiama ad un aneddoto di non poca importanza per la storia politica e geografica di codesta porzione di Appennino. Fu Matteo Villani che lo tramandò alla posteritĂ , quando disse al capitolo 94 del libro VIII della sua cronaca, che i Fiorentini, nel 1358, inviarono a Bologna il famoso professore di legge messer Francesco degli Albergotti di Arezzo a piatire la causa che vinse alla Repubblica relativa alla controversa giurisdizione politica dello Stale. Alla quale vittoria contribuĂŹ assaissimo una pergamena dei 7 dicembre, anno 1048, spettante alla Badia di Settimo, per le antiche ragioni che quei monaci avevano nello Stale e nei luoghi circostanti. Il documento consisteva in un atto di libera donazione fatta dal conte Guglielmo Bulgaro del fu C. Lottario di Cadolo a favore del monastero di Settimo di cotesta porzione di Appennino, posta in luogo che poi ebbe nome di Contea dello Stale, fra il territorio bolognese e il contado o distretto fiorentino. Nel quale istrumento trovasi designato fra i confini del terreno donato, il sopranominato torrente Nespolo di Briza (ora Biscia), che è tuttora, come dissi, lâestremo limite del territorio Toscano e delle ComunitĂ di Barberino di Mugello e di Vernio; lĂ dove le potenti famiglie magnatizie dei conti Cadolingi, e loro consorti, Adimari, Alberti, e Ubaldini, tennero per molti secoli estesa signoria e podere. â Vedere ABAZIA A SETTIMO, ADIMARI E STALE.
Il territorio pertanto di Baberino tocca da questo lato la sommitĂ dellâAppennino bolognese; da qual punto volgesi verso maestro, viene a congiungersi con la ComunitĂ Granducale di Vernio, con la quale percorre il contrafforte che scende perpendicolarmente dal giogo di montepiano, donde le Valli della Stura e del Bisenzio si dechinano; indi, passando a ponente di Mangona, si dirige sul fianco settentrionale del poggio di Montecuccoli per la strada della Dogana delle Forche, di dove scende il monte della Calvana e lungo il fosso Forbola arriva alla sinistra ripa del Bisenzio, il corso del qual fiume seconda per circa 5 miglia di cammino. Poco prima di incontrare il fosso che porta il nome della famosa fortezza delle Cerbaje, abbandona la ComunitĂ di Vernio, cui subentra nella sponda opposta del Bisenzio quella di Cantagallo, proseguendo con essa lungo il fiume medesimo verso ponente sino a che sbocca in esso il borro della Fonte al Fave. Quivi trova il distretto comunitativo della cittĂ di Prato, con cui fronteggia piegando dal lato di libeccio per andare contro corrente verso le scaturigini del Fonte suddetto risalendo la stessa branca dellâAppennino di Montecuccoli sotto la denominazione di monte della Calvana.
Giunto al borro deâRonchi incontra la ComunitĂ di Calenzano, con la quale percorre dal lato meridionale il crine del Monte alle Croci, dove al giogo di Combiate attraversa la strada provinciale del Mugello, che passa per Val di Marina: di lĂ prosegue a percorrere la pendice meridionale del poggio di Monte Bujano, entra sulla strada che guida alla villa del Trebbio, presso cui trova al poggio chiamato della Castellina la ComunitĂ di S. Piero a Sieve. Scende con questa per il fosso degli Ontani nel piano di Cafaggiolo sino alla strada Regia bolognese, quindi voltasi a levante entra nel fiume Sieve che rimonta sino a che dirimpetto al poggio di Campiano cavalca il fiume per entrare sulla strada maestra che guida a Gagliano. QuĂ subentra la ComunitĂ di Scarperia, e di conserva con essa sale la pendice meridionale del (ERRATA: Monte di Fò) Monte Fò lungo la vallecola percorsa dal torrente Scorsella lasciando a sinistra la villa di Erbaja Allâosteria del Monte di Fò e a S. Lucia dello Stale comincia a continuare con la ComunitĂ di Firenzuola, con la quale piega nella direzione di grecale per circa un miglio di tragitto, sino a che oltrepassata di poco la Dogana della Futa, trovasi a contatto col territorio bolognese, il quale sâinterna costĂ nellâAppennino Toscano sino alle sorgenti del fosso Reniccioli tributario dello Stura ; salito a Montelitrone, il confine territoriale di Barberino ripiega ad angolo retto da settentrione a ponente verso la Rocchetta sopra Casaglia per andare incontro al fosso della Fonte ai Cani e di lĂ per il fosso Castrione sino alle sorgenti del borro Nespolo dove ritrova la ComunitĂ di Vernio.
Nel descritto perimetro trovasi compresa la Tenuta dello Stale, che godè i diritti di contea sino al 1774. â Fa parte di questo territorio una delle principali ramificazioni dellâAppennino toscano, quella cioè che da Montepiano per Montecuccoli e la Calvana scende a ponente di Barberino in linea perpendicolare della catena centrale fra le sorgenti del fiume Bisenzio e quelle dello Stura (torrente tributario del fiume Sieve). Alla stessa ramificazione si collega lo sprone meridionale del Monte alle Croci che si annoda al Monte Morello ed allâUccellatojo di Pratolino; mentre dal lato di levante dello stesso capoluogo si avvallano da Monte Fò con piĂš umile risalto i poggi di Montecarelli, dellâErbaja, deâLioni e delle Maschere, i quali terminano nella Sieve sotto Campiano, dove per il poggio del Trebbio si riattacca allo sprone meridionale di Monte Morello sopraccennato.
La natura del terreno, da cui è coperta per varie ondulazioni gibbose la superficie della ComunitĂ di Barberino di Mugello, spetta nella massima parte alle tre qualitĂ di rocce stratificate dellâAppennino piĂš volte rammentate. Se non che la calcarea sembra dominare piĂš che altrove dal lato della Calvana e nello sprone meridionale, il macigno e lo schisto argilloso nella parete dellâAppennino e nei suoi contrafforti lungo lo Stura e la Sieve. Con tuttociò non mancano tampoco in cotesta contrada filoni di rocce massive e cristalline. Tali sono quelle sepentinose che si affacciano fra il macigno sotto Montecarelli, tanto dal lato occidentale lungo il torrente Stura, quanto dal lato orientale sulle ripe del torrente (ERRATA: Sorcella) Scorsella presso alla villa dellâErbaja, sotto la chiesa dello Stale ed in qualche altra localitĂ della stessa Valle. I quali filoni incontrandosi in una direzione da libeccio a grecale, sembra che appartengano alla stessa formazione di quelli che in maggiori masse si sollevarono nelle Valli contigue del Bisenzio e del Santerno.
Fra i fiumi e torrenti maggiori di questo territorio si contano: il torrente Stura, il quale scaturisce nellâAlpe di Casaglia circa 8 miglia toscane a settentrione di Barberino, ed il fiume Sieve che nasce da Montecuccoli sul fianco orientale della Calvana, poco lungi dalle fonti del torrente Lora, tre miglia toscane a ponente dello stesso capoluogo. Scende da Monte Fò il torrente (ERRATA: Sorcella) Scorsella il quale nellâultimo suo tragitto perde il nome nel torrente Tavajano, ed entra nella Sieve presso la R. villa di Cafaggiolo, quasi due miglia sotto la confluenza dello Stura.
I monti che circondano il territorio comunitativo di Barberino, sono, a greco-settentrione Monte Fò, il quale al varco della Futa trovasi a 1560 braccia sopra il livello del Mediterraneo; a ponente la Calvana che si alza a 1309 braccia; a ostro Monte Morello, la cui sommitĂ trovasi a 1565 braccia sopra il mare. Vero è peraltro che questâultimo monte non sâinnoltra nella ComunitĂ di Barberino altrochè mediante i suoi contrafforti settentrionali. Finalmente dal lato orientale havvi lungo la strada Regia quello di Montecarelli, il quale alla Stazione omonima trovasi solamente a 861 braccia sopra il livello del Mediterraneo.
La configurazione corografica di questa contrada, chiusa a settentrione, a ponente e a mezzo giorno da monti elevati; la copia dei torrenti, fossi, rivi e fiumane che serpeggiano nel descritto bacino, dove occupano una vasta superficie; il brusco passaggio di temperatura che nelle ore vespertine ivi succede, contribuiscono a rendere questo paese soggetto frequenti volte alle nebbie. Le quali sogliono comparire e ammassarsi nel fondo della valle sul tramontare del sole, e di lĂ spandersi per i colli e sulle pendici inferiori dellâAppennino sino alle prime ore del giorno novello, tutte le volte che un vento secco non sopraggiunga a dissiparle, o un vento umido ed unâaria agitata a convertire le stesse nebbie in pioggia.
Donde consegue che il clima in questa ComunitĂ varia a seconda della posizione ed elevatezza del territorio. Esso suol essere rigido e ventilato nella stagione invernale sulla Calvana e nei poggi piĂš prossimi allâAppennino; nebbioso e umido nella valle; mite ed elastico nelle intermedie colline. In generale però lâaria è pura e salubre, copiose e freschissime la acque che irrigano e serpeggiano in questa vaga, variata e deliziosa parte della Toscana.
Non vi è produzione dellâarte agraria che qua non si coltivi con felice successo. A partire dallâAppennino, fra diradate faggete, estese praterie artificiali, e pascoli naturali squisitissimi fioriscono sul piccolo pianoro dellâalpe di Casaglia: e sono giĂ divenute di qualche importanza la cascine dellâantico Stale deâCistercensi, e del Campo allâOrzo dei nobili fiorentini Lenzoni e Ricci.
Anche le mandrie di armenti, che passano nellâinverno a pascolare nelle Maremme, forniscono agli Alpigiani di questa parte del Mugello un frutto ragguardevole. Le foreste di cerreti e le selve di castagno con gli animali neri, che ivi si allevano; i campi di segala e di orzuola che alternano coi prati nelle piagge e fra le rupi, costituiscono il prodotto maggiore della Calvana e del Monte alle Croci, mentre nella valle giganteggia lâannoso rovere al fianco dei campi sativi sparsi di ogni genere di alberi da frutto, di cui è ricchissimo il territorio.
Entrano nel numero di questi, e sono di grandissima risorsa, le viti, i gelsi e gli ulivi; le quali piante, si può dire che prosperino sopra un terzo della descritta superficie territoriale.
Il popoli tanto del Borgo, che quello di campagna è pacifico, cortese e religioso. Fu forse il buon carattere dei Barberinesi quello che fece dire due secoli indietro al poeta Corsini loro concittadino: che essi erano a tempo suo piÚ diligenti nel provvedere ai morti che ai vivi.
In grazia però allo spirito intraprendente del secolo, anche questo popolo si è reso piĂš industrioso e sollecito nel migliorare le sua sorte. â Conciossiachè allâunto mestiere di cardare la lana, e di tessere rozze stamigne, subentrò quello piĂš pulito e lucroso dâintrecciare paglia per fabbricare cappelli, sino a che per troppa concorrenza questo nuovo e meno faticoso genere dâindustria videsi pur esso languire al pari del primiero.
NĂŠ per questo i Barberinesi tralasciarono di tentare una migliore via, onde supplire a deficenze inaspettate, e lo fecero, tosto che piĂš di proposito si sono dedicati a moltiplicare gli animali da frutto, migliorando nel tempo medesimo i pascoli: a educare una maggiore copia di filugelli, aumentando le piantagioni di gelsi; a piantare scelti vitigni e ad accrescere gli uiveti, adottando piĂš economici e piĂš efficaci metodi nella manifattura dei loro prodotti. Ă altresĂŹ per questo popolo di non piccola risorsa lâesito del minuto bestiame, spcialmente della specie dei pollami, che si esitano nei mercati settimanali alle rispettive stagioni insieme con gli animali neri, vitelli, agnelli, caci, lane e pelli, cui si aggiungono i frutti ed altre produzioni di suolo.
Suppliscono al restante le selve di castagno che danno farina, doghe e cerchi da botte, i boschi cedui e di alto fusto, da cui si cavano cataste, carbone e legname da costruzione per trasportarsi a Firenze e a Livorno.
La favorevole topografica situazione del paese posto in vicinanza di una cittĂ commerciante, come è Prato, sul passaggio di uno dei grandi cammini che mettono in comunicazione la Capitale ed il primo porto mercantile della Toscana con Bologna e lâalta Italia, contribuĂŹ a procurare a questa popolazione mezzi piĂš estesi e piĂš facili dâindustria commerciale.
Oltre la strada Regia che attraversa per il tratto di dieci e piĂš miglia la ComunitĂ di Barberino, frequentatissima è lâaltra provinciale o militare, che staccasi dalla Regia di Prato per entrare in Val di Marina, e per il varco alle Croci di Combiate scende in Val di Sieve a Barberino, e di lĂ a Monte carelli, dove si riunisce alla Regia Bolognese. Varie altre vie vicinali comode e carrozzabili si staccano dal capoluogo per condurre a Prato, a Scarperia, a Borgo S. Lorenzo, a S. Piero a Sieve, a Gagliano ed in tanti altri castelli della Val di Sieve.
Non dirò dei moltiplici e spaziosi viali adorni da filari di piante di alto fusto, che danno accesso alle tante nobili e grandiose ville di cui và adorno ogni poggio, ogni risalto, ogni Mugellana collina.
Meritano fra queste una qualche commemorazione la R.
villa di Cafaggiolo, uno dei 4 grandiosi palazzi di campagna fatto innalzare in mezzo ai predii aviti da Cosimo Medici, chiamato il Padre della Patria, dove Poliziano, Marsilio Ficino e Pico della Mirandola ebbero con Lorenzo il Magnifico filosofico e dilettevole consorzio.
Siede regina del Mugello sul colle di Villanuova la villa dei marchesi (ERRATA: Niccolini) Gerini detta delle Maschere, la quale per magnificenza e favorevole prospettiva a poche altre la cede; la villa deâRicci ai Lioni posta anchâessa lungo la strada Regia bolognese. Sono da vedersi la villa Dini allâErbaja, alla Panna quella del Torrigiani, la Torre del Guadagni alla Cavallina, ma sopratutte è reso famoso il Torracchione del Martelli per un poema di Bartolommeo Corsini Barberinese, cui niente meno che 1728 ottave dedicò sulla disfatta e desolamento di quel Castellare.
Non solo Corsini può dirsi lâuomo di qualche rinemanza che onori Barberino, mentre lo precederono per meriti di maggiore considerazione Martello di Nicolao giureconsulto, cittadino distinto e forse lâautore dellâillustre prosapia fiorentina che porta il cognome dei suoi avi. La storia rammenta ancora quellâAgnolo da Barberino notaro, a cui la Repubblica fiorentina affidò importanti ambascerie, nel 1354, presso lâArcivescovo di Milano, e lâanno dopo, a Padova a Francesco da Carrara, e presso il Patriarca di Aquileja fratello di Carlo V.
(AMMIR. Istor. Fior.) Fu pure da Barberino la bella Nencia che fornĂŹ argomento di graziose rime al Magnifico Lorenzo deâMedici. Oltre di che, se fosse provato che gli antenati del Magnifico traessero i natali in Cafaggiolo piuttosto che in qualche altra della tante possessioni acquistate dai Medici nellâalta Sieve, potrebbe Barberino andare con ragione superba di avere un luogo del suo distretto dato alla luce una stirpe che sorprese il mondo, che diede il suo nome al piĂš bel secolo dellâItalia moderna, una potente famiglia che seppe allacciare al suo partito letterati e artisti, magnati e popolo, sovrani e cittadini.
Entrano nel numero dei castelli segnalati dalla storia politica della Repubblica fiorentina quattro fortilizii di questo distretto, sino dal secolo XIV per ordine del governo diroccati, Montevivagni, cioè, Montecarelli, la Cerbaja e Mangona.
Il primo che risiedeva sulla cresta dellâAppenino di Casaglia fra le sorgenti dello Stura e la Futa, e che fu lâultimo asilo del ghibellino Tano da Montecarelli dei conti Alberti, venne rasato per ordine della Repubblica nello stesso anno 1360, quando fu smantellato il castello di Montecarelli, sul poggio dove tuttora esiste la chiesa parrocchiale. â La rocca della Cerbaja che costò al Comune di Firenze la vistosa somma di 6200 fiorini di oro, al quale per la favorevole sua posizione era reputata una chiave forte alla guardia del contado fiorentino in quella parte, risiedeva in un risalto della Calvana dal lato del Bisenzio un miglio a libeccio di Montecuccoli, dove tuttavia restano grandi vestigie delle solide sue muraglie.
Era questa posseduta dal ramo dei conti Alberti di Mangona e di Certaldo, quando il suo signore Niccolò dâAghinolfo la consegnò (anno 1351) ai Reggitori del Comune di Firenze, che ne costituirono una nuovo ComunitĂ unitamente al popolo di S. Lorenzo di Usella, S. Bartolommero di Montaguto e alla villa Griciliana, tutte in Val di Bisenzio; ed alla medesima ComunitĂ riferisce la rubrica VC delli Statuti di Firenze del 1415.
Ma il castello principale dei conti Alberti fu quello della linea di Mangona, il quale; nel 1325, allâestinzione di quel ramo, fu occupato dalla Repubblica fiorentina che lo riunĂŹ piĂš tardi al suo distretto, dopo averlo ricomprato per 7700 fiorini dâoro dai conti Bardi di Vernio. Allora il castello di Mangona divenne residenza del PotestĂ , che piĂš tardi scese in Barberino.
Con la legge del 23 maggio 1774, relativa ad un nuovo Regolamento economico delle ComunitĂ del contado fiorentino, furono riuniti a questa di Barberino di Mugello 23 popoli, cui vennero aggiunti posteriormente alcuni altri dalla parte dello Stale, verso Cafaggiolo, e sulla Calvana.
â Attualmente costituiscono 25 parrocchie, una sola delle quali (Griciliana sulla destra del Bisenzio) appartiene alla diocesi di Prato e Pistoja: tutte le altre sono del contado e diocesi di Firenze.
Risiede in Barberino un Potestà , il quale ha la giurisdizione civile dentro al perimetro della stessa Comunità ; quella criminale appartiene al vicario R. di Scarperia, col quale il Potestà corrisponde anche per gli atti del Buongoverno. Trovasi pure in Scarperia il cancelliere comunitativo che è di seconda classe; un sotto cancelliere residente e un ajuto ingegnere hanno stanza in Barberino.
Lâufizio di esazione del Registro è al Borgo S. Lorenzo; la Conservazione dellâIpoteche e la Rota a Firenze.
La ComunitĂ mantiene in Barberino un medico, un chirurgo e un maestro di scuola elementare.
In Barberino cade nel giorno di sabato il mercato che suolâessere frequentatissimo di grani, di mercerie, di bestiami e di altri prodotti territoriali.
Hanno luogo in Barberino e nei suoi contorni 4 fiere per anno. La prima il terzo lunedÏ di luglio, fiera di bestiame trasferita nel 1828 dalle Maschere nel Capoluogo; la seconda li 16 agosto; essa si aduna nel piano della Cavallina sulla strada provinciale circa un miglio a ostro di Barberino, e questa è di maggior concorrenza di bestiame e granaglia, di mercerie e di pannine. La terza di non minore concorso a luogo in Barberino di settembre nel lunedÏ dopo i quattro tempi, quasi contemporaneamente ad altra fiera di solo bestiame pecorino che si usa tenere a Cirignano un miglio toscano a settentrione di Barberino.
QUADRO della Popolazione della Comunità di BARBERINO DI MUGELLO a tre epoche diverse Popolazione dellanno 1833 - nome del luogo: Adimari, titolo della chiesa: S. Gavino (Pieve), abitanti n° 401 - nome del luogo: BARBERINO, titolo della chiesa: S.
Silvestro (Pieve), abitanti n° 1084 - nome del luogo: Bovecchio, titolo della chiesa: S.
Lorenzo (Cura), abitanti n° 164 - nome del luogo: Camoggiano, titolo della chiesa: S.
Andrea (Prioria), abitanti n° 224 - nome del luogo: Campiano, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), abitanti n° 191 - nome del luogo: Casaglia, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), abitanti n° 308 - nome del luogo: Cavallina, titolo della chiesa: SS.
Jacopo e Maria (Prioria), abitanti n° 697 - nome del luogo: Cintoja, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), abitanti n° 44 - nome del luogo: Cirignano, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), abitanti n° 254 - nome del luogo: Collebarucci, titolo della chiesa: SS.
Michele e Maria (Cura), abitanti n° 347 - nome del luogo: Collina o Mozzanello, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Cura), abitanti n° 123 - nome del luogo: Croci, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Cura), abitanti n° 104 - nome del luogo: Gagliano, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Prioria), abitanti n° 659 - nome del luogo: Griciliana, titolo della chiesa: S.
Antonio (Cura), abitanti n° 240 - nome del luogo: Latera, titolo della chiesa: SS. Niccolò e Maria (Prioria), abitanti n° 304 - nome del luogo: Mangona, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), abitanti n° 186 - nome del luogo: Mangona, titolo della chiesa: S.
Margherita (Cura), abitanti n° 255 - nome del luogo: Migneto, titolo della chiesa: S. Niccolò (Cura), abitanti n° 219 - nome del luogo: Monte Carelli, titolo della chiesa: S.
Michele (Cura), abitanti n° 305 - nome del luogo: Montecuccoli, titolo della chiesa: S.
Michele (Pieve), abitanti n° 670 - nome del luogo: Ostale o Stale, titolo della chiesa: S.
Lucia (Cura), abitanti n° 148 - nome del luogo: Petrojo, titolo della chiesa: S. Giovanni (Pieve), abitanti n° 347 - nome del luogo: Pimonte, titolo della chiesa: S. Reparata (Pieve), abitanti n° 265 - nome del luogo: Rezzano, titolo della chiesa: S. Stefano (Cura), abitanti n° 97 - nome del luogo: Vigesimo, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), abitanti n° 224 - Somma abitanti n° 8570 Frazione di Popoli, le cui chiese sono comprese in altre Comunità - nome del luogo: Montauto di Val di Bisenzio, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (annesso di S. Vito a Soffignano), Comunità nella quale è situata: Calenzano, abitanti n° 99 - nome del luogo: Lucigliano, titolo della chiesa: S.
Michele (annesso di S. Maria a Soli), Comunità nella quale è situata: S. Piero a Sieve, abitanti n° 102 - TOTALE somma, abitanti n° 8771 Sommario della Popolazione della stessa Comunità -all'anno 1551, abitanti n° 4728 -all'anno 1745, abitanti n° 6170 -all'anno 1833, abitanti n° 8771
Risiede nella (ERRATA : destra ripa) sinistra ripa del torrente Stara sulla strada provinciale che da Firenze per Val di Marina entra nella Regia bolognese a Montecarelli, nel grado 28° 54â di longitudine 43° 59â 6â di latitudine 18 miglia toscane a settentrione di Firenze, 12 a maestro di Prato a unâelevatezza di 452 braccia sopra il livello del Mediterraneo.
Sino dal secolo XI si trovano memorie di questo castello, allora piccola borgata, dove ebbero signoria i nobili, o Cattani di Combiate, di Cercina, Cavalcanti, Ubaldini e loro consorti. Uno dei piĂš antichi documenti, dopo quello del 1074 citato allâarticolo BADIA DI VIGESIMO, è quello riportato dal Lami nei suoi monumenti della chiesa fiorentina. Consiste il medesimo in un atto di rinunzia, fatto nel dĂŹ 23 gennajo 1088 da Matilda figlia di Adelmo a favore dei suoi fratelli Racco e Gherardo, riguardante alcune possessioni del mugello. (LAMI, Monum. Eccl.
Flor. pag. 1435.) La rocca di Barberino detta sempre il Castello fu ridotto ad uso di villa o resedio dalla famiglia Cattani dei Cavalcanti che tuttora la possiede. Si alza sopra una collina che sta a cavaliere del Borgo di Barberino, dove conservavasi anche nellâultima etĂ una grossa campana ivi collocata sino dal secolo XIV, il cui destino era quello specialmente di convocare il popolo a parlamento e allâarmi in occasione di guerre. Vedevasi pure sullâarchitrave della porta lo stemma del castello di Barberino espresso e figurato in una testa dâuomo con tre barbe. â Era un castello presidiato e difeso quando, nel 1351, per poca fede di Niccolò da Barberino, uomo principale in quel luogo, senza saputa dei suoi terrazzani sâaccordò coânemici della Repubblica fiorentina e ricevette dentro il castello provvedendo di vettovaglie le genti dellâarcivescovo Visconti di Milano comandate da Oleggio. Ritolto il castello di Barberino allâoste milanese, lâanno susseguente fu fatto diroccare per cattivo consiglio (disse Matteo Villani) e mala provvidenza di alcuni ministri della Repubblica. Gli abitanti si riunirono in unâaperta borgata sotto la rocca, dove in seguito fu edificato il borgo attuale. Esso è fiancheggiato da comode e decenti abitazioni, terminato a occidente da un vasto piazzale, opportuno pei mercati settimanali.
Quivi liberamente 12 anni dopo (1364) glâInglesi comandati dal famoso capitano (ERRATA: Giovanni Acuto) Giovanni Augut, essendo penetrato per Val di Marina nel Mugello, poterono senza ostacolo impadronirsi di Barberino, dove fecero molti prigioni e ne menarono seco gran prede di bestie grosse e minute con molte altre vettovaglie. (VILLANI, Cronac. â AMMIR.
Istor. Fior.) Il popolo di Barberino, dopo una permuta fatta coi Cattani nel 1568 dellâantica chiesa parrocchiale di S. Sebastiano, attualmente oratorio di una confraternita laicale, fabbricò lungo il Borgo la nuova chiesa di S. Silvestro, la quale fu eretta in priora nel 1641, come asserisce nelle sue ricordanze il poeta Bartolommeo Corsini da Barberino. La stessa chiesa, di padronato Cattani, venne ampliata nel 1812, ed eretta nel 1822 in pieve, con assegnarle sei parrocchie suffraganee, tutte staccate dallâantico piviere di S. Gavino Adimari. â Vedere ADIMARI.
ComunitĂ di Barberino di Mugello. â Questa ComunitĂ ha una superficie territoriale di 46141 quadrati, dei quali 1125 quadrati sono occupati da strade, da alvei di fiumi, torrenti e fossi, con una popolazione di 8771 abitanti, corrispondenti a 157 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile, e nella massima parte montuoso. La figura della sua Mappa iconografica è quadrilunga, alquanto piĂš larga nella sua base volta a ostro, di quel che lo sia nellâopposto lato.
Confina con 7 ComunitĂ , senza contare che essa lungo la criniera dellâAppennino tocca lo Stato Pontificio, spettante alla diocesi e provincia Bolognese. Trovasi a contatto con questâultima fra lâantica contea di Vernio e quella dello Stale, a partire dalle sorgenti del borro di Nespolo dal lato di settentrione-maestro, e di lĂ volgendosi a greco verso le scaturigini del rio che si appella Fonte ai Cani sopra Casaglia, entrambi i quali sono tributarii del torrente Biscia che scende alle spalle di Barigazza.
Il nome che alcuno di essi borri conserva sino dal medio evo ci richiama ad un aneddoto di non poca importanza per la storia politica e geografica di codesta porzione di Appennino. Fu Matteo Villani che lo tramandò alla posteritĂ , quando disse al capitolo 94 del libro VIII della sua cronaca, che i Fiorentini, nel 1358, inviarono a Bologna il famoso professore di legge messer Francesco degli Albergotti di Arezzo a piatire la causa che vinse alla Repubblica relativa alla controversa giurisdizione politica dello Stale. Alla quale vittoria contribuĂŹ assaissimo una pergamena dei 7 dicembre, anno 1048, spettante alla Badia di Settimo, per le antiche ragioni che quei monaci avevano nello Stale e nei luoghi circostanti. Il documento consisteva in un atto di libera donazione fatta dal conte Guglielmo Bulgaro del fu C. Lottario di Cadolo a favore del monastero di Settimo di cotesta porzione di Appennino, posta in luogo che poi ebbe nome di Contea dello Stale, fra il territorio bolognese e il contado o distretto fiorentino. Nel quale istrumento trovasi designato fra i confini del terreno donato, il sopranominato torrente Nespolo di Briza (ora Biscia), che è tuttora, come dissi, lâestremo limite del territorio Toscano e delle ComunitĂ di Barberino di Mugello e di Vernio; lĂ dove le potenti famiglie magnatizie dei conti Cadolingi, e loro consorti, Adimari, Alberti, e Ubaldini, tennero per molti secoli estesa signoria e podere. â Vedere ABAZIA A SETTIMO, ADIMARI E STALE.
Il territorio pertanto di Baberino tocca da questo lato la sommitĂ dellâAppennino bolognese; da qual punto volgesi verso maestro, viene a congiungersi con la ComunitĂ Granducale di Vernio, con la quale percorre il contrafforte che scende perpendicolarmente dal giogo di montepiano, donde le Valli della Stura e del Bisenzio si dechinano; indi, passando a ponente di Mangona, si dirige sul fianco settentrionale del poggio di Montecuccoli per la strada della Dogana delle Forche, di dove scende il monte della Calvana e lungo il fosso Forbola arriva alla sinistra ripa del Bisenzio, il corso del qual fiume seconda per circa 5 miglia di cammino. Poco prima di incontrare il fosso che porta il nome della famosa fortezza delle Cerbaje, abbandona la ComunitĂ di Vernio, cui subentra nella sponda opposta del Bisenzio quella di Cantagallo, proseguendo con essa lungo il fiume medesimo verso ponente sino a che sbocca in esso il borro della Fonte al Fave. Quivi trova il distretto comunitativo della cittĂ di Prato, con cui fronteggia piegando dal lato di libeccio per andare contro corrente verso le scaturigini del Fonte suddetto risalendo la stessa branca dellâAppennino di Montecuccoli sotto la denominazione di monte della Calvana.
Giunto al borro deâRonchi incontra la ComunitĂ di Calenzano, con la quale percorre dal lato meridionale il crine del Monte alle Croci, dove al giogo di Combiate attraversa la strada provinciale del Mugello, che passa per Val di Marina: di lĂ prosegue a percorrere la pendice meridionale del poggio di Monte Bujano, entra sulla strada che guida alla villa del Trebbio, presso cui trova al poggio chiamato della Castellina la ComunitĂ di S. Piero a Sieve. Scende con questa per il fosso degli Ontani nel piano di Cafaggiolo sino alla strada Regia bolognese, quindi voltasi a levante entra nel fiume Sieve che rimonta sino a che dirimpetto al poggio di Campiano cavalca il fiume per entrare sulla strada maestra che guida a Gagliano. QuĂ subentra la ComunitĂ di Scarperia, e di conserva con essa sale la pendice meridionale del (ERRATA: Monte di Fò) Monte Fò lungo la vallecola percorsa dal torrente Scorsella lasciando a sinistra la villa di Erbaja Allâosteria del Monte di Fò e a S. Lucia dello Stale comincia a continuare con la ComunitĂ di Firenzuola, con la quale piega nella direzione di grecale per circa un miglio di tragitto, sino a che oltrepassata di poco la Dogana della Futa, trovasi a contatto col territorio bolognese, il quale sâinterna costĂ nellâAppennino Toscano sino alle sorgenti del fosso Reniccioli tributario dello Stura ; salito a Montelitrone, il confine territoriale di Barberino ripiega ad angolo retto da settentrione a ponente verso la Rocchetta sopra Casaglia per andare incontro al fosso della Fonte ai Cani e di lĂ per il fosso Castrione sino alle sorgenti del borro Nespolo dove ritrova la ComunitĂ di Vernio.
Nel descritto perimetro trovasi compresa la Tenuta dello Stale, che godè i diritti di contea sino al 1774. â Fa parte di questo territorio una delle principali ramificazioni dellâAppennino toscano, quella cioè che da Montepiano per Montecuccoli e la Calvana scende a ponente di Barberino in linea perpendicolare della catena centrale fra le sorgenti del fiume Bisenzio e quelle dello Stura (torrente tributario del fiume Sieve). Alla stessa ramificazione si collega lo sprone meridionale del Monte alle Croci che si annoda al Monte Morello ed allâUccellatojo di Pratolino; mentre dal lato di levante dello stesso capoluogo si avvallano da Monte Fò con piĂš umile risalto i poggi di Montecarelli, dellâErbaja, deâLioni e delle Maschere, i quali terminano nella Sieve sotto Campiano, dove per il poggio del Trebbio si riattacca allo sprone meridionale di Monte Morello sopraccennato.
La natura del terreno, da cui è coperta per varie ondulazioni gibbose la superficie della ComunitĂ di Barberino di Mugello, spetta nella massima parte alle tre qualitĂ di rocce stratificate dellâAppennino piĂš volte rammentate. Se non che la calcarea sembra dominare piĂš che altrove dal lato della Calvana e nello sprone meridionale, il macigno e lo schisto argilloso nella parete dellâAppennino e nei suoi contrafforti lungo lo Stura e la Sieve. Con tuttociò non mancano tampoco in cotesta contrada filoni di rocce massive e cristalline. Tali sono quelle sepentinose che si affacciano fra il macigno sotto Montecarelli, tanto dal lato occidentale lungo il torrente Stura, quanto dal lato orientale sulle ripe del torrente (ERRATA: Sorcella) Scorsella presso alla villa dellâErbaja, sotto la chiesa dello Stale ed in qualche altra localitĂ della stessa Valle. I quali filoni incontrandosi in una direzione da libeccio a grecale, sembra che appartengano alla stessa formazione di quelli che in maggiori masse si sollevarono nelle Valli contigue del Bisenzio e del Santerno.
Fra i fiumi e torrenti maggiori di questo territorio si contano: il torrente Stura, il quale scaturisce nellâAlpe di Casaglia circa 8 miglia toscane a settentrione di Barberino, ed il fiume Sieve che nasce da Montecuccoli sul fianco orientale della Calvana, poco lungi dalle fonti del torrente Lora, tre miglia toscane a ponente dello stesso capoluogo. Scende da Monte Fò il torrente (ERRATA: Sorcella) Scorsella il quale nellâultimo suo tragitto perde il nome nel torrente Tavajano, ed entra nella Sieve presso la R. villa di Cafaggiolo, quasi due miglia sotto la confluenza dello Stura.
I monti che circondano il territorio comunitativo di Barberino, sono, a greco-settentrione Monte Fò, il quale al varco della Futa trovasi a 1560 braccia sopra il livello del Mediterraneo; a ponente la Calvana che si alza a 1309 braccia; a ostro Monte Morello, la cui sommitĂ trovasi a 1565 braccia sopra il mare. Vero è peraltro che questâultimo monte non sâinnoltra nella ComunitĂ di Barberino altrochè mediante i suoi contrafforti settentrionali. Finalmente dal lato orientale havvi lungo la strada Regia quello di Montecarelli, il quale alla Stazione omonima trovasi solamente a 861 braccia sopra il livello del Mediterraneo.
La configurazione corografica di questa contrada, chiusa a settentrione, a ponente e a mezzo giorno da monti elevati; la copia dei torrenti, fossi, rivi e fiumane che serpeggiano nel descritto bacino, dove occupano una vasta superficie; il brusco passaggio di temperatura che nelle ore vespertine ivi succede, contribuiscono a rendere questo paese soggetto frequenti volte alle nebbie. Le quali sogliono comparire e ammassarsi nel fondo della valle sul tramontare del sole, e di lĂ spandersi per i colli e sulle pendici inferiori dellâAppennino sino alle prime ore del giorno novello, tutte le volte che un vento secco non sopraggiunga a dissiparle, o un vento umido ed unâaria agitata a convertire le stesse nebbie in pioggia.
Donde consegue che il clima in questa ComunitĂ varia a seconda della posizione ed elevatezza del territorio. Esso suol essere rigido e ventilato nella stagione invernale sulla Calvana e nei poggi piĂš prossimi allâAppennino; nebbioso e umido nella valle; mite ed elastico nelle intermedie colline. In generale però lâaria è pura e salubre, copiose e freschissime la acque che irrigano e serpeggiano in questa vaga, variata e deliziosa parte della Toscana.
Non vi è produzione dellâarte agraria che qua non si coltivi con felice successo. A partire dallâAppennino, fra diradate faggete, estese praterie artificiali, e pascoli naturali squisitissimi fioriscono sul piccolo pianoro dellâalpe di Casaglia: e sono giĂ divenute di qualche importanza la cascine dellâantico Stale deâCistercensi, e del Campo allâOrzo dei nobili fiorentini Lenzoni e Ricci.
Anche le mandrie di armenti, che passano nellâinverno a pascolare nelle Maremme, forniscono agli Alpigiani di questa parte del Mugello un frutto ragguardevole. Le foreste di cerreti e le selve di castagno con gli animali neri, che ivi si allevano; i campi di segala e di orzuola che alternano coi prati nelle piagge e fra le rupi, costituiscono il prodotto maggiore della Calvana e del Monte alle Croci, mentre nella valle giganteggia lâannoso rovere al fianco dei campi sativi sparsi di ogni genere di alberi da frutto, di cui è ricchissimo il territorio.
Entrano nel numero di questi, e sono di grandissima risorsa, le viti, i gelsi e gli ulivi; le quali piante, si può dire che prosperino sopra un terzo della descritta superficie territoriale.
Il popoli tanto del Borgo, che quello di campagna è pacifico, cortese e religioso. Fu forse il buon carattere dei Barberinesi quello che fece dire due secoli indietro al poeta Corsini loro concittadino: che essi erano a tempo suo piÚ diligenti nel provvedere ai morti che ai vivi.
In grazia però allo spirito intraprendente del secolo, anche questo popolo si è reso piĂš industrioso e sollecito nel migliorare le sua sorte. â Conciossiachè allâunto mestiere di cardare la lana, e di tessere rozze stamigne, subentrò quello piĂš pulito e lucroso dâintrecciare paglia per fabbricare cappelli, sino a che per troppa concorrenza questo nuovo e meno faticoso genere dâindustria videsi pur esso languire al pari del primiero.
NĂŠ per questo i Barberinesi tralasciarono di tentare una migliore via, onde supplire a deficenze inaspettate, e lo fecero, tosto che piĂš di proposito si sono dedicati a moltiplicare gli animali da frutto, migliorando nel tempo medesimo i pascoli: a educare una maggiore copia di filugelli, aumentando le piantagioni di gelsi; a piantare scelti vitigni e ad accrescere gli uiveti, adottando piĂš economici e piĂš efficaci metodi nella manifattura dei loro prodotti. Ă altresĂŹ per questo popolo di non piccola risorsa lâesito del minuto bestiame, spcialmente della specie dei pollami, che si esitano nei mercati settimanali alle rispettive stagioni insieme con gli animali neri, vitelli, agnelli, caci, lane e pelli, cui si aggiungono i frutti ed altre produzioni di suolo.
Suppliscono al restante le selve di castagno che danno farina, doghe e cerchi da botte, i boschi cedui e di alto fusto, da cui si cavano cataste, carbone e legname da costruzione per trasportarsi a Firenze e a Livorno.
La favorevole topografica situazione del paese posto in vicinanza di una cittĂ commerciante, come è Prato, sul passaggio di uno dei grandi cammini che mettono in comunicazione la Capitale ed il primo porto mercantile della Toscana con Bologna e lâalta Italia, contribuĂŹ a procurare a questa popolazione mezzi piĂš estesi e piĂš facili dâindustria commerciale.
Oltre la strada Regia che attraversa per il tratto di dieci e piĂš miglia la ComunitĂ di Barberino, frequentatissima è lâaltra provinciale o militare, che staccasi dalla Regia di Prato per entrare in Val di Marina, e per il varco alle Croci di Combiate scende in Val di Sieve a Barberino, e di lĂ a Monte carelli, dove si riunisce alla Regia Bolognese. Varie altre vie vicinali comode e carrozzabili si staccano dal capoluogo per condurre a Prato, a Scarperia, a Borgo S. Lorenzo, a S. Piero a Sieve, a Gagliano ed in tanti altri castelli della Val di Sieve.
Non dirò dei moltiplici e spaziosi viali adorni da filari di piante di alto fusto, che danno accesso alle tante nobili e grandiose ville di cui và adorno ogni poggio, ogni risalto, ogni Mugellana collina.
Meritano fra queste una qualche commemorazione la R.
villa di Cafaggiolo, uno dei 4 grandiosi palazzi di campagna fatto innalzare in mezzo ai predii aviti da Cosimo Medici, chiamato il Padre della Patria, dove Poliziano, Marsilio Ficino e Pico della Mirandola ebbero con Lorenzo il Magnifico filosofico e dilettevole consorzio.
Siede regina del Mugello sul colle di Villanuova la villa dei marchesi (ERRATA: Niccolini) Gerini detta delle Maschere, la quale per magnificenza e favorevole prospettiva a poche altre la cede; la villa deâRicci ai Lioni posta anchâessa lungo la strada Regia bolognese. Sono da vedersi la villa Dini allâErbaja, alla Panna quella del Torrigiani, la Torre del Guadagni alla Cavallina, ma sopratutte è reso famoso il Torracchione del Martelli per un poema di Bartolommeo Corsini Barberinese, cui niente meno che 1728 ottave dedicò sulla disfatta e desolamento di quel Castellare.
Non solo Corsini può dirsi lâuomo di qualche rinemanza che onori Barberino, mentre lo precederono per meriti di maggiore considerazione Martello di Nicolao giureconsulto, cittadino distinto e forse lâautore dellâillustre prosapia fiorentina che porta il cognome dei suoi avi. La storia rammenta ancora quellâAgnolo da Barberino notaro, a cui la Repubblica fiorentina affidò importanti ambascerie, nel 1354, presso lâArcivescovo di Milano, e lâanno dopo, a Padova a Francesco da Carrara, e presso il Patriarca di Aquileja fratello di Carlo V.
(AMMIR. Istor. Fior.) Fu pure da Barberino la bella Nencia che fornĂŹ argomento di graziose rime al Magnifico Lorenzo deâMedici. Oltre di che, se fosse provato che gli antenati del Magnifico traessero i natali in Cafaggiolo piuttosto che in qualche altra della tante possessioni acquistate dai Medici nellâalta Sieve, potrebbe Barberino andare con ragione superba di avere un luogo del suo distretto dato alla luce una stirpe che sorprese il mondo, che diede il suo nome al piĂš bel secolo dellâItalia moderna, una potente famiglia che seppe allacciare al suo partito letterati e artisti, magnati e popolo, sovrani e cittadini.
Entrano nel numero dei castelli segnalati dalla storia politica della Repubblica fiorentina quattro fortilizii di questo distretto, sino dal secolo XIV per ordine del governo diroccati, Montevivagni, cioè, Montecarelli, la Cerbaja e Mangona.
Il primo che risiedeva sulla cresta dellâAppenino di Casaglia fra le sorgenti dello Stura e la Futa, e che fu lâultimo asilo del ghibellino Tano da Montecarelli dei conti Alberti, venne rasato per ordine della Repubblica nello stesso anno 1360, quando fu smantellato il castello di Montecarelli, sul poggio dove tuttora esiste la chiesa parrocchiale. â La rocca della Cerbaja che costò al Comune di Firenze la vistosa somma di 6200 fiorini di oro, al quale per la favorevole sua posizione era reputata una chiave forte alla guardia del contado fiorentino in quella parte, risiedeva in un risalto della Calvana dal lato del Bisenzio un miglio a libeccio di Montecuccoli, dove tuttavia restano grandi vestigie delle solide sue muraglie.
Era questa posseduta dal ramo dei conti Alberti di Mangona e di Certaldo, quando il suo signore Niccolò dâAghinolfo la consegnò (anno 1351) ai Reggitori del Comune di Firenze, che ne costituirono una nuovo ComunitĂ unitamente al popolo di S. Lorenzo di Usella, S. Bartolommero di Montaguto e alla villa Griciliana, tutte in Val di Bisenzio; ed alla medesima ComunitĂ riferisce la rubrica VC delli Statuti di Firenze del 1415.
Ma il castello principale dei conti Alberti fu quello della linea di Mangona, il quale; nel 1325, allâestinzione di quel ramo, fu occupato dalla Repubblica fiorentina che lo riunĂŹ piĂš tardi al suo distretto, dopo averlo ricomprato per 7700 fiorini dâoro dai conti Bardi di Vernio. Allora il castello di Mangona divenne residenza del PotestĂ , che piĂš tardi scese in Barberino.
Con la legge del 23 maggio 1774, relativa ad un nuovo Regolamento economico delle ComunitĂ del contado fiorentino, furono riuniti a questa di Barberino di Mugello 23 popoli, cui vennero aggiunti posteriormente alcuni altri dalla parte dello Stale, verso Cafaggiolo, e sulla Calvana.
â Attualmente costituiscono 25 parrocchie, una sola delle quali (Griciliana sulla destra del Bisenzio) appartiene alla diocesi di Prato e Pistoja: tutte le altre sono del contado e diocesi di Firenze.
Risiede in Barberino un Potestà , il quale ha la giurisdizione civile dentro al perimetro della stessa Comunità ; quella criminale appartiene al vicario R. di Scarperia, col quale il Potestà corrisponde anche per gli atti del Buongoverno. Trovasi pure in Scarperia il cancelliere comunitativo che è di seconda classe; un sotto cancelliere residente e un ajuto ingegnere hanno stanza in Barberino.
Lâufizio di esazione del Registro è al Borgo S. Lorenzo; la Conservazione dellâIpoteche e la Rota a Firenze.
La ComunitĂ mantiene in Barberino un medico, un chirurgo e un maestro di scuola elementare.
In Barberino cade nel giorno di sabato il mercato che suolâessere frequentatissimo di grani, di mercerie, di bestiami e di altri prodotti territoriali.
Hanno luogo in Barberino e nei suoi contorni 4 fiere per anno. La prima il terzo lunedÏ di luglio, fiera di bestiame trasferita nel 1828 dalle Maschere nel Capoluogo; la seconda li 16 agosto; essa si aduna nel piano della Cavallina sulla strada provinciale circa un miglio a ostro di Barberino, e questa è di maggior concorrenza di bestiame e granaglia, di mercerie e di pannine. La terza di non minore concorso a luogo in Barberino di settembre nel lunedÏ dopo i quattro tempi, quasi contemporaneamente ad altra fiera di solo bestiame pecorino che si usa tenere a Cirignano un miglio toscano a settentrione di Barberino.
QUADRO della Popolazione della Comunità di BARBERINO DI MUGELLO a tre epoche diverse Popolazione dellanno 1833 - nome del luogo: Adimari, titolo della chiesa: S. Gavino (Pieve), abitanti n° 401 - nome del luogo: BARBERINO, titolo della chiesa: S.
Silvestro (Pieve), abitanti n° 1084 - nome del luogo: Bovecchio, titolo della chiesa: S.
Lorenzo (Cura), abitanti n° 164 - nome del luogo: Camoggiano, titolo della chiesa: S.
Andrea (Prioria), abitanti n° 224 - nome del luogo: Campiano, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), abitanti n° 191 - nome del luogo: Casaglia, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), abitanti n° 308 - nome del luogo: Cavallina, titolo della chiesa: SS.
Jacopo e Maria (Prioria), abitanti n° 697 - nome del luogo: Cintoja, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), abitanti n° 44 - nome del luogo: Cirignano, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), abitanti n° 254 - nome del luogo: Collebarucci, titolo della chiesa: SS.
Michele e Maria (Cura), abitanti n° 347 - nome del luogo: Collina o Mozzanello, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Cura), abitanti n° 123 - nome del luogo: Croci, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Cura), abitanti n° 104 - nome del luogo: Gagliano, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Prioria), abitanti n° 659 - nome del luogo: Griciliana, titolo della chiesa: S.
Antonio (Cura), abitanti n° 240 - nome del luogo: Latera, titolo della chiesa: SS. Niccolò e Maria (Prioria), abitanti n° 304 - nome del luogo: Mangona, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), abitanti n° 186 - nome del luogo: Mangona, titolo della chiesa: S.
Margherita (Cura), abitanti n° 255 - nome del luogo: Migneto, titolo della chiesa: S. Niccolò (Cura), abitanti n° 219 - nome del luogo: Monte Carelli, titolo della chiesa: S.
Michele (Cura), abitanti n° 305 - nome del luogo: Montecuccoli, titolo della chiesa: S.
Michele (Pieve), abitanti n° 670 - nome del luogo: Ostale o Stale, titolo della chiesa: S.
Lucia (Cura), abitanti n° 148 - nome del luogo: Petrojo, titolo della chiesa: S. Giovanni (Pieve), abitanti n° 347 - nome del luogo: Pimonte, titolo della chiesa: S. Reparata (Pieve), abitanti n° 265 - nome del luogo: Rezzano, titolo della chiesa: S. Stefano (Cura), abitanti n° 97 - nome del luogo: Vigesimo, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), abitanti n° 224 - Somma abitanti n° 8570 Frazione di Popoli, le cui chiese sono comprese in altre Comunità - nome del luogo: Montauto di Val di Bisenzio, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (annesso di S. Vito a Soffignano), Comunità nella quale è situata: Calenzano, abitanti n° 99 - nome del luogo: Lucigliano, titolo della chiesa: S.
Michele (annesso di S. Maria a Soli), Comunità nella quale è situata: S. Piero a Sieve, abitanti n° 102 - TOTALE somma, abitanti n° 8771 Sommario della Popolazione della stessa Comunità -all'anno 1551, abitanti n° 4728 -all'anno 1745, abitanti n° 6170 -all'anno 1833, abitanti n° 8771
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 257.
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