BOLGHERI

(Bulgari Castrum).

Castello nella Maremma pisana, capoluogo di antica Contea nella Comunità, Potesteria, e 6 miglia toscane a settentrione di Castagneto, nel Vicariato di Campiglia, che è 16 miglia toscane al suo ostro, Diocesi di Massa marittima, Compartimento di Pisa.
Risiede sopra un piccolo rialto alla base meridionale dei monti della Gherardesca, circondato da tutti gli altri lati da una estesa e ben coltivata pianura, di fronte a un rettilineo stradone che staccasi dalla strada Regia grossetana, 4 miglia lungi dal mare, nel grado 28° 17’ di longitudine e 43° 14’ 2” di latitudine; 40 miglia a ostro di Pisa, 36 miglia toscane a maestro di Massa, e 30 a libeccio di Volterra.
Il castello di Bolgheri è antichissimo possesso della più vetusta e luminosa prosapia longobardo-toscana; la quale dopo una lunga serie di undici secoli senza interruzione o altro innesto nel conte Guido della Gherardesca e nella crescente sua prole aumentando germoglia e fiorisce.
È ignota l’epoca precisa, in cui il castello di Bolgheri prese dal suo signore un tal nome in luogo di quello che altra volta portò di Sala del Duca Allone. Infatti sotto quest’ultimo vocabolo il distretto di Bolgheri fu designato nella bolla spedita li 20 novembre 1075 da Gregorio VII a Guglielmo vescovo di Populonia, là dove si prescrivono i confini della stessa Diocesi dal lato occidentale. Come poi Allone Duca di Lucca e di Pisa alla caduta de’Longobardi, confermato nella stessa magistratura da Carlo Magno, avesse usurpato le possessioni dei conti della Gherardesca, ce lo palesa una lettera del pontefice Adriano I scritta al nuovo re di Lombardia, affinchè volesse ordinare la restituzione dei possessi confiscati e presi dal Duca Allone a Gunfredo abate del monastero di Monteverdi, cioè, al figlio di S. Walfredo fondatore della nominata Badia, e stipite il più remoto della Gherardesca prosapia. (MURAT. Ant. M. Aevi) – Vedere ABAZIA di MONTEVERDI.
Il primo documento noto che faccia menzione del castello di Bolgheri è un atto del 23 gennajo 1158, spettante al monastero di S. Maria di Serena eretto dal Conte Gherardo della Gherardesca. Ivi si tratta di cedere a Villano arcivescovo di Pisa una gran parte di beni, fra i quali sono notati alcuni possessi nella curia di Bolgari; (MURAT. Ant. M. Aevi).
Se fosse senza esitanza dimostrato che, sino dal 1120, Corrado marchese di Toscana pose l’assedio a questo castello, e che da Bolgheri traesse i natali il più famoso giureconsulto di tal nome, non vi sarebbe paese che incominciato avesse i suoi fasti in un modo più glorioso di questo. – Ciò che è meno soggetto a controversia si è che Bolgheri, dalla sua origine sino ai tempi nostri, fu dominio dei Conti della Gherardesca, i quali vi ebbero castello e palazzo anche quando fioriva il potente conte Bonifazio Novello Signore di Pisa; e fu probabilmente in Bolgheri dove quel Conte per tre mesi alloggiò l’antipapa Pietro da Corvaja per disporlo a ridonare la pace al cristianesimo con la rinunzia del pontificato.
Il castello di Bolgheri ebbe a soffrire vari infortunj, sia allorché fu investito e arso, nel 1393, dall’oste fiorentino, sia quando restò crudelmente saccheggiato, nel 1496, dall’esercito imperiale che trucidò il conte Arrigo nel proprio castello.
Soggiogata nuovamente Pisa dai Fiorentini, i Conti di Bolgheri tornarono sotto la Repubblica di Firenze, che sino dal 1405 aveva accordato loro una onorevole accomandigia.
Il castello di Bolgheri cominciò a risorgere da tante rovine col principiare del secolo XVIII; prima per le cure ed impulso del conte Simone fondatore dell’attuale palazzo signorile di Bolgheri, poscia per quelle assai più rilevanti del di lui nipote conte Cammillo e del figlio di questi, il conte Guido, cui Bolgheri deve la sua crescente prosperità fisica, economica e morale. Imperrocché fu il conte Cammillo quello che applicossi con alacrità alla riduzione delle sue vaste tenute in Maremma, (circa 40 miglia quadrate di superficie), erigendo dentro al castello di Bolgheri magazzini, tinaje, granaj e nuove case per nuovi inquilini e per laboriosi agricoltori; mentre nelle adiacenti campagne si aprivano solchi dove erano boschi, canali e fosse dove esistevano fetenti paludi, capanne da ricoverare i bestiami, e grandi fabbricati per utensili e prodotti agrari nei luoghi per lungo tempo abitati da’cinghiali e da’lupi.
Ciò che non poté compire il padre fu proseguito dal conte Guido suo figlio, il quale a tanti miglioramenti e nuove coltivazioni aggiunte, volle onorare sè stesso coronando l’opera, allorché nel 1817 instituiva in Bolgheri un orfanotrofio, destinato a provvedere alla sussistenza, educazione e collocamento di fanciulli orfani di entrambi i sessi, quale asilo paterno a tutti i nativi di Bolgheri o di altri luoghi della Gherardesca contea. – Un altro benefizio non meno salutare egli compartì alla popolazione di Bolgheri, allorché fece rintracciare a una qualche distanza, e di là per acquedotto portare quasi sotto le mura del castello una fonte perenne di acque salubri, di cui il paese con tristo effetto sentiva penuria.
Per quanto però le colline di Bolgheri e la sottoposta pianura possa dirsi l’Oasis della Maremma; per quanto le condizioni fisiche ed economiche vadano costà di anno in anno gradatamente migliorando, ciò nonostante gli abitanti di questa contrada non sono ancora affatto esenti dai malori, e dalle triste conseguenze della cattiv’aria.
Ad ogni modo è consolante di potere toccar con mano i progressi della popolazione di Bolgheri negli ultimi 90 anni. Avvegnaché essa nel 1551 non superava li 111 abitanti; che nel 1745 era solamente di 109 individui, mentre nel 1833 la parrocchia di Bolgheri aveva 535 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 333.