CAMPIGLIA d’Orcia, o di Val d’Orcia
Castello con chiesa prepositura (S. Biagio) nella Comunità Giurisdizione e 5 miglia toscane a settentrione-maestro dell’Abbadia S. Salvadore, Diocesi di Montalcino, già di Chiusi, Compartimento di Siena.
Trovasi sopra un promontorio di natura calcare, il quale dal lato di settentrione-maestro costituisce uno dei bastioni che servono di sprone al Mont’Amiata, a 1400 braccia sopra il livello del Mediterraneo, un miglio a ponente della strada provinciale che sale all’Abbadia, 2 miglia toscane a maestro de’Bagni di S. Filippo e altrettanto a ponente della strada Regia romana, a partire dalla posta di Ricorsi, 18 miglia toscane a scirocco di Montalcino.
Consiste il paese in un villaggio scosceso e mal fabbricato con gli avanzi di due antiche rocche. La maggiore di queste contigua al borgo era il cassero, o palazzo dei tirannetti di Campiglia; l’altra a 1550 braccia sopra il livello del Mediterraneo risiede su di una più elevata scogliera che appellasi Campigliaccia, discosta un terzo di miglio toscano a grecale di Campiglia.
Campiglia di Orcia fu lungo tempo dominata da propri conti di origine salica, la cui consorteria signoreggiò in Sarteano, in Fighine, S. Casciano de’Bagni, Marsciano e in altri luoghi delle Valli di Paglia, di Orcia, delle Chiane, e dell’Ombrone senese.
Quelli che dominarono in Campiglia sono più comunemente conosciuti nella storia sotto nome di Visconti, forse per essere stati in origine subfeudatari o reggenti di altri dinasti; siccome lo era dei conti Aldobrandeschi di S. Fiora quell’Ugolino figlio del Visconte di Campiglia nominato nel diploma concesso da Federigo II (anno 1221) al conte Ildebrando di Grosseto. – Comunque sia, i Visconti di Campiglia per vari secoli si sostennero da regoli assoluti nel paese in discorso.
La memoria più antica spettante a quei dinasti a me sembra essere quella di un istrumento dell’archivio senese rogato nel 1071 in presenza di un conte Ranieri figlio di Guido Visconte di Campiglia. (MURAT. Ant. M. Aevi) – Nel 1163, il Visconte Sinibaldo di Campiglia assistè in Montalcino alla pubblicazione di un placito del Legato imperiale a favore della Badia di S. Antimo. – Nel dicembre del 1197, stando in Siena Napoleone figliuolo del prenominato Visconte Sinibaldo, promise pagare alla Repubblica senese ogn’anno 3 marche d’argento di tributo. (ARCH. DIPL. SEN. Kaleffo dell’Assunta. ) Un Pepone figlio di Tancredi Visconte di Campiglia è rammentato dai cronisti senesi, e segnatamente in un antico diario dell’Archivio del Duomo di Siena, pubblicato nelle Antichità del Muratori insieme con la cronaca di Andrea Dei.
Il medesimo Visconte Pepone dominava in Campiglia, quando, nel 1234, dopo aver giurato ai Senesi e per essi loro al Potestà patti di amicizia e di alleanza, mancò ben presto di fede collegandosi con gli Orvietani e i Fiorentini per sostenere le ragioni di Montalcino. Il quale atto di spergiuro decise i reggitori della Repubblica senese a inviare colà il loro Potestà con le compagnie di due Terzi della città.
Questo primo fatto d’armi contro Campiglia è descritto nell’accennato diario così: Trasmundus Potestas Senensis cum duabus partibus (Terzi) civitatis ad arcem ipsam (di Campiglia) accessit, et sequenti die capta fuit reliqua pars burgi cum sala, (il cassero o palazzo) et arce superiori (cioè Campigliaccia).
Era allora la rocca di Campiglia custodita da un Napoleone, il quale per pubblico istrumento, nel 1236, la consegnò a Ildebrandino di Guido Cacciaconti di Asciano, inviato dal Comune di Siena per ricevere la sottomissione di quei dinasti.
Alla custodia del castello di Campiglia il governo senese destinò un sergente, cui nel 1251 fu accordata licenza di recarsi a Siena, siccome nel 1260 fu data facoltà a Ugolino visconti di Campiglia di potere risiedere o nò nella prenominata città. (ARCH. DIPL. SEN.) Due anni dopo la vittoria di Montaperto i Visconti di Campiglia, Pepone e Napoleone fratelli e figli del fu Tancredi, stando in S. Casciano de’Bagni (3 agosto 1262) fecero procura nella persona di Uggieri da Proceno per giurare nelle mani del vicario del re Manfredi, quindi dei reggitori del Comune di Siena, obbedienza e accettazione dei capitoli in quella procura designati; mentre i due Visconti suddetti, nel 22 agosto dello stesso anno, si obbligarono all’osservanza dei patti davanti al rappresentante dei Senesi, nella chiesa di S. Pellegrino di Bricola in Val d’Orcia. (Arch. cit.) Con tutto che i nobili di Campiglia avessero aggiunto alle promesse la mallevadoria di Bernardino da Perolla, pure non stettero gran fiata a ritornare ribelli e spergiuri. Lo prova la determinazione presa dal Comune di Siena, quando, nel 1264, ordinò si disfacesse la rocca di Campiglia. (MALEVOLTI, Stor. Senes.) Alcune pergamene del secolo XIII appartenute alla Badia Amiatina somministrano altri documenti sulle vicende politiche di Campiglia d’Orcia e sulla consorteria dei suoi Visconti, fra i quali si contavano i conti di Marsciano nella Chiana Romana.
Dimostrano ciò tre atti pubblici spediti in Campiglia a nome della Badia di S. Salvadore, sotto i dì 9 aprile e 12 giugno 1274, ad oggetto di avvertire i figli del nobile Ranieri di Bulgarello signori si Marsciano, Napoleone e Visconte di Campiglia, Pone figlio del fu Pepone Visconti di Campiglia, e Visconte figlio del fu Ugolino Visconti, acciocché essi, o altri che potessero avere ragioni da pretendere alla divisione dei loro possessi e giurisdizioni, sapessero, che la villa di S. Filippo con il suo distretto e altre possessioni spettavano di pieno diritto alla Badia di S. Salvadore. (UGHELLI, de’Conti di Marsciano ARCH.
DIPL. FIOR.) Che i conti di Marciano fossero condomini di Campiglia d’Orc ia, oltre i documenti testè citati (uno dei quali fu rogato in casa di Bernardino e Bulgaroccio di Ranieri da Marsciano) non ne lasciano più dubbio altri istrumenti citati dallo stesso Ughelli. – Avvi fra questi un compromesso fatto nel 1319 fra Pepone e Taddeo figliuoli di Pone di messer Pepone de’Visconti di Campiglia da una parte, e Cello del fu Bernardino di Ranieri con altri consorti dei nobili di Marsciano dall’altra parte.
Non ostante ciò, i conti di Marsciano ebbero pericolose contese con i Visconti di Campiglia, sopite nel 1322, riaccese nel 1325, e terminate con la mediazione degli Orvietani nel 1327. (loca citata) Ma più di tutti fa al caso nostro il diploma spedito da Roma, ai 5 di aprile 1328, da Lodovico il Bavaro ai figli di Cello e di Lamberto conti di Marsciano, cui confermò: Item Castrum Vetus Vallis Urcae et Castrum Campilij Clusinae Dioecesis; videlicet, a prima parte, districtum Castri Radicofani, et Castri Mojanae et Castri Castilionis Latronorum Clusinae Dioecesis; a secunda, f lumen Urcae et per ipsum flumen; a tertia districtum Castri Roccae Tintinnani, et Castri Castillionis Vallis Urcae, et Castri Segiani Clusinae Dioecesis; a quarta, districtum Abbatiae S. Salvatoris ejusdem Clusinae Diocesis, et cimam aut summitatem Montis Meati. (loca citata) I quali confini territoriali qui sopra descritti con il progredire dei tempi subirono una qualche modificazione, sino a che in virtù del regolamento governativo del 2 giugno 1777 sulla organizzazione amministrativa della Comunità dell’Abbadia S. Salvadore, il territorio di Campiglia d’Orcia e de’Bagni di S. Filippo fu riunito in un solo corpo insieme con quello dell’Abbadia S.
Salvadore, al di cui Articolo si rinvia il lettore per rapporto anche alla descrizione fisica del suolo e dei suoi prodotti agrari.
Gli archivi senesi conservano tuttora i capitoli di sottomissione fatta nel 1345 da Nencino, Neruccio e Credi figli di Pepone di Campiglia; ed un consimile atto di sudditanza fecero, nel 1386, Monaldo di Giovanni di Pepone, all’occasione che quest’ultimo pose sotto l’accomandigia della Repubblica di Siena i suoi castelli di Campiglia di S. Casciano de’Bagni. – Vedere SAN CASCIANO de’BAGNI.
Nel secolo XV il feudo di Campiglia per ragione di femmine ereditiere fu recato nella famiglia Salimbeni e in quella dei Baschi di Montorio.
Avvegnachè, nel 1423, donna Rabba de’Salimbeni vedova di Credi de’Visconti di Campiglia, d’accordo il marito suo Ranieri dei nobili Baschi da Vitozzo, cedè e alienò i possessi e ogni ragione che aveva sopra i Bagni di S. Filippo e il castello di Campiglia a favore della Repubblica di Siena. (ARCH. DIPL. SEN.) Le prime deliberazioni relativa al Comune di Campiglia fatto indipendente da feudatarj, compariscono all’anno 1425. Consistono esse nella nomina che il consiglio dei priori e governatori dello Stato di Siena fece di tre cittadini per terminare senza altro appello alcune differenze insorte a causa di confini fra il territorio di Campiglia d’Orcia e quello delle Comunità limitrofe.
(loca citata) Nel 1463 furono ristabiliti alcuni tributi, che la Repubblica di Siena esigeva dai Visconti di Campiglia sino dal 1386, consistenti specialmente in fiorini 10 per anno, e in un palio di lire 40.
Lo statutello di Campiglia d’Orcia esistente alle Riformazioni di Siena, fu redatto nell’anno 1562.
La chiesa sotto l’invocazione di S. Biagio è di padronato regio. Nel secolo XVIII fu aggregata al suo popolo la cura de’Bagni di S. Filippo, attualmente ufiziata da un cappellano curato.
La popolazione di Campiglia d’Orcia nell’anno 1594 era di 822 abitanti. Nel 1640 aveva 750 abitanti, nel 1745 con l’annesso dei Regni di S. Filippo era ridotta a 614, mentre nel 1833 contava 1055 individui.
Trovasi sopra un promontorio di natura calcare, il quale dal lato di settentrione-maestro costituisce uno dei bastioni che servono di sprone al Mont’Amiata, a 1400 braccia sopra il livello del Mediterraneo, un miglio a ponente della strada provinciale che sale all’Abbadia, 2 miglia toscane a maestro de’Bagni di S. Filippo e altrettanto a ponente della strada Regia romana, a partire dalla posta di Ricorsi, 18 miglia toscane a scirocco di Montalcino.
Consiste il paese in un villaggio scosceso e mal fabbricato con gli avanzi di due antiche rocche. La maggiore di queste contigua al borgo era il cassero, o palazzo dei tirannetti di Campiglia; l’altra a 1550 braccia sopra il livello del Mediterraneo risiede su di una più elevata scogliera che appellasi Campigliaccia, discosta un terzo di miglio toscano a grecale di Campiglia.
Campiglia di Orcia fu lungo tempo dominata da propri conti di origine salica, la cui consorteria signoreggiò in Sarteano, in Fighine, S. Casciano de’Bagni, Marsciano e in altri luoghi delle Valli di Paglia, di Orcia, delle Chiane, e dell’Ombrone senese.
Quelli che dominarono in Campiglia sono più comunemente conosciuti nella storia sotto nome di Visconti, forse per essere stati in origine subfeudatari o reggenti di altri dinasti; siccome lo era dei conti Aldobrandeschi di S. Fiora quell’Ugolino figlio del Visconte di Campiglia nominato nel diploma concesso da Federigo II (anno 1221) al conte Ildebrando di Grosseto. – Comunque sia, i Visconti di Campiglia per vari secoli si sostennero da regoli assoluti nel paese in discorso.
La memoria più antica spettante a quei dinasti a me sembra essere quella di un istrumento dell’archivio senese rogato nel 1071 in presenza di un conte Ranieri figlio di Guido Visconte di Campiglia. (MURAT. Ant. M. Aevi) – Nel 1163, il Visconte Sinibaldo di Campiglia assistè in Montalcino alla pubblicazione di un placito del Legato imperiale a favore della Badia di S. Antimo. – Nel dicembre del 1197, stando in Siena Napoleone figliuolo del prenominato Visconte Sinibaldo, promise pagare alla Repubblica senese ogn’anno 3 marche d’argento di tributo. (ARCH. DIPL. SEN. Kaleffo dell’Assunta. ) Un Pepone figlio di Tancredi Visconte di Campiglia è rammentato dai cronisti senesi, e segnatamente in un antico diario dell’Archivio del Duomo di Siena, pubblicato nelle Antichità del Muratori insieme con la cronaca di Andrea Dei.
Il medesimo Visconte Pepone dominava in Campiglia, quando, nel 1234, dopo aver giurato ai Senesi e per essi loro al Potestà patti di amicizia e di alleanza, mancò ben presto di fede collegandosi con gli Orvietani e i Fiorentini per sostenere le ragioni di Montalcino. Il quale atto di spergiuro decise i reggitori della Repubblica senese a inviare colà il loro Potestà con le compagnie di due Terzi della città.
Questo primo fatto d’armi contro Campiglia è descritto nell’accennato diario così: Trasmundus Potestas Senensis cum duabus partibus (Terzi) civitatis ad arcem ipsam (di Campiglia) accessit, et sequenti die capta fuit reliqua pars burgi cum sala, (il cassero o palazzo) et arce superiori (cioè Campigliaccia).
Era allora la rocca di Campiglia custodita da un Napoleone, il quale per pubblico istrumento, nel 1236, la consegnò a Ildebrandino di Guido Cacciaconti di Asciano, inviato dal Comune di Siena per ricevere la sottomissione di quei dinasti.
Alla custodia del castello di Campiglia il governo senese destinò un sergente, cui nel 1251 fu accordata licenza di recarsi a Siena, siccome nel 1260 fu data facoltà a Ugolino visconti di Campiglia di potere risiedere o nò nella prenominata città. (ARCH. DIPL. SEN.) Due anni dopo la vittoria di Montaperto i Visconti di Campiglia, Pepone e Napoleone fratelli e figli del fu Tancredi, stando in S. Casciano de’Bagni (3 agosto 1262) fecero procura nella persona di Uggieri da Proceno per giurare nelle mani del vicario del re Manfredi, quindi dei reggitori del Comune di Siena, obbedienza e accettazione dei capitoli in quella procura designati; mentre i due Visconti suddetti, nel 22 agosto dello stesso anno, si obbligarono all’osservanza dei patti davanti al rappresentante dei Senesi, nella chiesa di S. Pellegrino di Bricola in Val d’Orcia. (Arch. cit.) Con tutto che i nobili di Campiglia avessero aggiunto alle promesse la mallevadoria di Bernardino da Perolla, pure non stettero gran fiata a ritornare ribelli e spergiuri. Lo prova la determinazione presa dal Comune di Siena, quando, nel 1264, ordinò si disfacesse la rocca di Campiglia. (MALEVOLTI, Stor. Senes.) Alcune pergamene del secolo XIII appartenute alla Badia Amiatina somministrano altri documenti sulle vicende politiche di Campiglia d’Orcia e sulla consorteria dei suoi Visconti, fra i quali si contavano i conti di Marsciano nella Chiana Romana.
Dimostrano ciò tre atti pubblici spediti in Campiglia a nome della Badia di S. Salvadore, sotto i dì 9 aprile e 12 giugno 1274, ad oggetto di avvertire i figli del nobile Ranieri di Bulgarello signori si Marsciano, Napoleone e Visconte di Campiglia, Pone figlio del fu Pepone Visconti di Campiglia, e Visconte figlio del fu Ugolino Visconti, acciocché essi, o altri che potessero avere ragioni da pretendere alla divisione dei loro possessi e giurisdizioni, sapessero, che la villa di S. Filippo con il suo distretto e altre possessioni spettavano di pieno diritto alla Badia di S. Salvadore. (UGHELLI, de’Conti di Marsciano ARCH.
DIPL. FIOR.) Che i conti di Marciano fossero condomini di Campiglia d’Orc ia, oltre i documenti testè citati (uno dei quali fu rogato in casa di Bernardino e Bulgaroccio di Ranieri da Marsciano) non ne lasciano più dubbio altri istrumenti citati dallo stesso Ughelli. – Avvi fra questi un compromesso fatto nel 1319 fra Pepone e Taddeo figliuoli di Pone di messer Pepone de’Visconti di Campiglia da una parte, e Cello del fu Bernardino di Ranieri con altri consorti dei nobili di Marsciano dall’altra parte.
Non ostante ciò, i conti di Marsciano ebbero pericolose contese con i Visconti di Campiglia, sopite nel 1322, riaccese nel 1325, e terminate con la mediazione degli Orvietani nel 1327. (loca citata) Ma più di tutti fa al caso nostro il diploma spedito da Roma, ai 5 di aprile 1328, da Lodovico il Bavaro ai figli di Cello e di Lamberto conti di Marsciano, cui confermò: Item Castrum Vetus Vallis Urcae et Castrum Campilij Clusinae Dioecesis; videlicet, a prima parte, districtum Castri Radicofani, et Castri Mojanae et Castri Castilionis Latronorum Clusinae Dioecesis; a secunda, f lumen Urcae et per ipsum flumen; a tertia districtum Castri Roccae Tintinnani, et Castri Castillionis Vallis Urcae, et Castri Segiani Clusinae Dioecesis; a quarta, districtum Abbatiae S. Salvatoris ejusdem Clusinae Diocesis, et cimam aut summitatem Montis Meati. (loca citata) I quali confini territoriali qui sopra descritti con il progredire dei tempi subirono una qualche modificazione, sino a che in virtù del regolamento governativo del 2 giugno 1777 sulla organizzazione amministrativa della Comunità dell’Abbadia S. Salvadore, il territorio di Campiglia d’Orcia e de’Bagni di S. Filippo fu riunito in un solo corpo insieme con quello dell’Abbadia S.
Salvadore, al di cui Articolo si rinvia il lettore per rapporto anche alla descrizione fisica del suolo e dei suoi prodotti agrari.
Gli archivi senesi conservano tuttora i capitoli di sottomissione fatta nel 1345 da Nencino, Neruccio e Credi figli di Pepone di Campiglia; ed un consimile atto di sudditanza fecero, nel 1386, Monaldo di Giovanni di Pepone, all’occasione che quest’ultimo pose sotto l’accomandigia della Repubblica di Siena i suoi castelli di Campiglia di S. Casciano de’Bagni. – Vedere SAN CASCIANO de’BAGNI.
Nel secolo XV il feudo di Campiglia per ragione di femmine ereditiere fu recato nella famiglia Salimbeni e in quella dei Baschi di Montorio.
Avvegnachè, nel 1423, donna Rabba de’Salimbeni vedova di Credi de’Visconti di Campiglia, d’accordo il marito suo Ranieri dei nobili Baschi da Vitozzo, cedè e alienò i possessi e ogni ragione che aveva sopra i Bagni di S. Filippo e il castello di Campiglia a favore della Repubblica di Siena. (ARCH. DIPL. SEN.) Le prime deliberazioni relativa al Comune di Campiglia fatto indipendente da feudatarj, compariscono all’anno 1425. Consistono esse nella nomina che il consiglio dei priori e governatori dello Stato di Siena fece di tre cittadini per terminare senza altro appello alcune differenze insorte a causa di confini fra il territorio di Campiglia d’Orcia e quello delle Comunità limitrofe.
(loca citata) Nel 1463 furono ristabiliti alcuni tributi, che la Repubblica di Siena esigeva dai Visconti di Campiglia sino dal 1386, consistenti specialmente in fiorini 10 per anno, e in un palio di lire 40.
Lo statutello di Campiglia d’Orcia esistente alle Riformazioni di Siena, fu redatto nell’anno 1562.
La chiesa sotto l’invocazione di S. Biagio è di padronato regio. Nel secolo XVIII fu aggregata al suo popolo la cura de’Bagni di S. Filippo, attualmente ufiziata da un cappellano curato.
La popolazione di Campiglia d’Orcia nell’anno 1594 era di 822 abitanti. Nel 1640 aveva 750 abitanti, nel 1745 con l’annesso dei Regni di S. Filippo era ridotta a 614, mentre nel 1833 contava 1055 individui.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 424.
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