CASTRO (SASSO DI)
Mons Castri.
Monte acuminato che si alza sopra la giogana dellAppennino di Pietramala fra la Traversa e l'osteria del Covigliajo, che é alla quarta posta da Firenze sulla strada Regia che conduce a Bologna.
La cima del Sasso di Castro, che trovasi 2156 braccia sopra il livello del Mediterraneo, sta sul nord di tre valli, cioé di quella dello Stura da cui si schiude a ostro il Mugello, di quella del Santerno che scaturisce dal lato di levante per scendere nella Romagna Imolese, e di quella che apresi a ponente sul dorso del Sasso di Castro, mediante il torrente Brizza primo tributario del Setta nella valle superiore del Reno bolognese.
L'ossatura di questo monte é formata di masse cristalline consistenti in gabbro, serpentino e diaspro impuro, emerse dalla calcarea compatta e dall'arenaria calcarifera, le quali rocce costituiscono la giogaia di quell'Appennino. Le masse ofiolitiche sopra menzionate appariscono esternamente in grandi poliedri, che rovinano un sopra l'altro dalle ripide balze del Sasso di Castro. Sono esse divise e attraversate da filoni di quarzo jalino con limpidi cristalli a due piramidi, fra i quali si trovano altre cristallizzazioni di minerali consistenti specialmente in bellissime piriti lucenti di figura cubica e dodecaedra.
Alla stessa formazione appartiene il vicino Monte Beni, il quale può dirsi una continuazione del Sasso di Castro progrediente verso Pietramala, e con il quale si attacca mediante un collo depresso, alla cui base trovasi la posta del Covigliajo. – Vedere MONTE BENI.
La cima del Sasso di Castro, che trovasi 2156 braccia sopra il livello del Mediterraneo, sta sul nord di tre valli, cioé di quella dello Stura da cui si schiude a ostro il Mugello, di quella del Santerno che scaturisce dal lato di levante per scendere nella Romagna Imolese, e di quella che apresi a ponente sul dorso del Sasso di Castro, mediante il torrente Brizza primo tributario del Setta nella valle superiore del Reno bolognese.
L'ossatura di questo monte é formata di masse cristalline consistenti in gabbro, serpentino e diaspro impuro, emerse dalla calcarea compatta e dall'arenaria calcarifera, le quali rocce costituiscono la giogaia di quell'Appennino. Le masse ofiolitiche sopra menzionate appariscono esternamente in grandi poliedri, che rovinano un sopra l'altro dalle ripide balze del Sasso di Castro. Sono esse divise e attraversate da filoni di quarzo jalino con limpidi cristalli a due piramidi, fra i quali si trovano altre cristallizzazioni di minerali consistenti specialmente in bellissime piriti lucenti di figura cubica e dodecaedra.
Alla stessa formazione appartiene il vicino Monte Beni, il quale può dirsi una continuazione del Sasso di Castro progrediente verso Pietramala, e con il quale si attacca mediante un collo depresso, alla cui base trovasi la posta del Covigliajo. – Vedere MONTE BENI.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 618.
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