CELLA S. ALBERIGO

nella Valle del Savio in Romagna.

Casale con parrocchia (S. Giovanni Battista alle Capanne, anticamente detto inter ambas Paras) nella Comunità e circa 6 miglia toscane a levante di Verghereto, Giurisdizione di Bagno, Diocesi di Sarsina, Compartimento di (ERRATA : Firenze) Arezzo.
È posta sull’estremo confine del Granducato, nella parte centrale, più aspra e più deserta dell’Appennino, in mezzo a estese praterie, cui fanno corona, dal lato di levante folte abetine, dalla parte di ponente un’estesissima faggeta denominata la Faggiuola della Celta. Sono al suo ostro i monti Fumajolo e Aquilone, nelle cui balze meridionali scaturisce il fiume Tevere, mentre nel fianco che guarda ponente e maestrale si apre la valle irrigata da quei due rami del torrente Para, dai quali prese l’indicazione la chiesa di S. Giovanni fra le due Pare.
Poco lungi da questa parrocchia trovasi l’antico eremo della Cella, dove probabilmente condusse vita penitente un monaco per nome Alberigo; comecchè la sua fondazione venga attribuita al primo santo eremita di Cama ldoli.
Infatti si trovano memorie di questo eremo sino dal 1049.
Nel 1083 vi era superiore un monaco Camaldolese per nome Gebizzone, al quale in detto anno fu assegnata dagli Ubertini di Valenzano la chiesa di S. Egidio da essi fondata nel loro casale di Campriano presso Arezzo. – Vedere CAMPRIANO nel Val d’Arno aretino.
L’eremo della Cella, nel 1198, appellavasi già di S.
Alberigo, allorchè ad esso vennero donate tutte le selve e praterie che possedeva un nobile Sarsinate, da Vessa a Monte Giusto, e dalla Serra o giogo di Valbona nel Bidente di Ridraccoli sino al Monte Ocri. (ANNAL.
CAMALD.) La qual donazione probabilmente diede ragione al giuspadronato di altro nobile Romagnolo, (Tommaso di Fagnano), il quale nel 1259 rinunziò tale jus a favore dei vescovi di Sarsina. (UGHELLI, In Episc.
Sassenat.) La contrada di Val di Para, nel 1404, fu sottomessa insieme con Verghereto alla Repubblica fiorentina che la tolse alla numerosa consorteria dei signori Faggiolani.
Quali fossero i confini del podere spettante all’eremo di Cella, si deducono da una convenzione del 10 ottobre 1350 fra Ughuccione del fu Francesco della Faggiula, che stipulava a nome di tutti i nobili Faggiolani, e il monastero suddetto rappresentato da Paci del Borgo S.
Sepolcro, allora priore della chiesa di S. Giovanni inter ambas Paras.
Mediante tale istrumento i confini della Cella restrono fissati nel modo seguente: In podio Fumajolis et Rizaverae terminos petrae vivae, et derivant in podium Eremi S. Alberici, et ascendunt in montem Aguglionis, et intrant in fontem Potiam, et derivant per serram in Monte Vecli, in Canapajolis, et intrant Rocchettam, et Castellionem, et Param Gorgotondis, et per Param in Ponte Veclo intrant in rivum podii Vieza, et serram Montis Raynerii in Cruce, et derivant in rivum Galviani in Param Mercatalis, et eunt per Param in rivum Canalis, et derivant per terram in Montem Fumajolis, ecc.
(ANNAL. CAMALD.) Le selve e praterie dell’eremo della Cella costituivano nei secoli decorsi una grancia posseduta fino ai tempi nostri dal monastero di Camaldoli, che vi fabbricò per le abetine una sega a acqua mandata da uno dei rami del torrente Para.
La parrocchia di S. Giovanni Battista alla Cella S.
Alberigo conta 129 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 642.