GIUSTO (S.) ALLE MONACHE

in Val d’Arbia, già detto a Rentennano, talvolta Castel di S.

Giusto. – Villa signorile dove già fu un fortilizio, e innanzi tutto un convento di monache con chiesa sotto il titolo de’SS.
Giusto e Clemente nel popolo di S. Cristina a Rentennato, da gran tempo riunito alla cura di S. Cristofano a Lucignanello, o Lucignano,nel piviere di S. Marcellino in Chianti, Comunità Giurisdizione e quasi 7 miglia toscane a ostro di Gajole, diocesi di Arezzo, Compartimento di Siena, dalla qual città è circa 6 miglia toscane a grecale.
Trovasi alla sinis tra dell’Arbia sul crine dei poggi che separano le crete senesi dalle rocce stratiformi compatte del Chianti alto, e la valle dell’Ombrone dalla vallecola dell’Arbia sua tributaria, presso al luogo dove si toccano tre diocesi, cioè, di Arezzo, di Siena e di Fiesole, e sull’antica linea di demarcazione fra il contado fiorentino e quello senese.
Infatti la villa di S. Giusto a Rentennano fu segnalata a confine tra i due contadi nel trattato di concordia concluso in Poggibonsi nel 1204 dagli arbitri delle due Repubbliche, fiorentina e senese, in presenza dei vescovi di Firenze, di Fiesole e di Volterra, del Conte Guido, del C. Manente di Sarteano, del C. Cacciaguerra, e di molti altri testimoni; mercè della quale convenzione restò fissato il confine dei due contadi nel Chianti alto Tornano, Campi, alla villa di Larginano, alla chiesa e villa di S.
Giusto a Rentennano ec.
Che poi fino dalla stessa epoca vi fosse in S. Giusto a Rentennano un monastero di donne lo fa credere una pergamena del 12 febbrajo 1206 riguardante una transazione di lite che verteva tra le monache dei SS.
Giusto e Clemente a Rentennano ed i fratelli Guido, Spinello, e Currado di Cerreto, a cagione di mulini che avevano in comune nel Pian di Arsiccia e in quello di Valle nel distretto di Quercia Grossa; lo conferma un atto del 2 luglio 1211 fatto nel Chianti, col quale i fratelli Ugo e Ranieri, con Uggiero e Bernardino, figli del suddetto Ugo della Valle, rifiutarono ogni diritto ed azione che avevano sui beni del mon. di S. Giusto. – Vedere CERRETO DEL CHIANTI.
Finalmente a dimostrare nel secolo XIII la conservazione del mon. medesimo si potrebbe aggiungere una bolla degli 11 marzo 1277 del Pont. Giovanni XI diretta alla badessa e alle monache di S. Giusto a Rentennano della diocesi aretina, con la quale dispensa quell’asceterio dalle pubbliche imposte, con obbligo però alle monache di non dare ad enfiteusi alcuna delle loro possessioni.
Le stesse recluse di Rentennano godevano il giuspadronato della vicina chiesa parrocchiale di S.
Cristina, mentre esse, con partito degli 8 aprile 1279, elessero il rettore della medesima nella persona del prete Pietro Canonico di S. Manellino del Chianti, Diocesi di Arezzo, al qual piviere apparteneva il monastero di S.
Giusto. In altra membrana del 17 febbrajo 1296, della stessa provenienza, si aggiunge, che il mon. di S. Giusto e S. Clemente a Rentennano trovasi nella diocesi di Arezzo e nel Contado fiorentino. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Trafisse o del Santuccio di Siena.) Ma non era ancora compito l’anno 1297, che le monache di S. Giusto furono traslatate nel mon. di S. Maria Novella di Siena, e queste poi unite alle Cistercensi di S.
Prospero nella Castellaccia, dette in seguito del Santuccio, o delle Trafisse. (loc. cit.) Restò peraltro il nome di S. Giusto alle monache al primitivo monastero, il quale fu acquistato e ridotto in fortilizio della nobile famiglia de’Ricasoli, che nel Chianti fu sempre molto potente.
Lo possedeva nell’anno 1390 Agnolo Ricasoli che fu poi vescovo di Arezzo, fratello di Albertaccio e di Bettino valorosi guerrieri, capi di parte guelfa a Firenze. Il quale Agnolo avendo cognizione del paese, teneva nel suo castello di S. Giusto d’Arbia una mano di fedeli armati, e cogliendo essi l’opportunità facevano di costà frequenti danni al contado di Siena, città allora dominata dai Visconti di Milano. Onde il governo senese inviò in detto anno ad assalire cotesto castello il valente capitan di guerra Giovanni Ubaldini con tutte le sue genti; il quale, dopo varii inutili assalti con perdita di molti di loro, avendo recato da Siena le bombarde, istrumento di guerra forse per la prima volta adoprato in Toscana, cominciò a bombardare il castello. A così fatta batteria non potendo reggere le mura castellane di S. Giusto, dopo cadute una buona parte di esse, gli assediati, avendo date molte prove di valore, si resero gli 8 di giugno a patti che gli fussero salve le persone e i loro averi. Frutto di tal vittoria, che pure costò la vita poco dopo al capitano Ubaldini per i disagi patiti, fu la demolizione del soggiogato castello di S. Giusto alle monache, sulle cui vestigia venne in seguito innalzata la villa che attualmente con i predii intorno appartiene al pupillo Bentivogli di Firenze. (AMMIR.
Istor. Fior. Lib. XV. – MALAVOLTI, Istor. di Siena Part. II.)
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 459.