MONSINDOLI, o MONSENDOLI

già Monte Sindoli , in Val d’Arbia.

– Casale con chiesa parrocchiale (S. Pietro) nel piviere di Fogliano, vicaria foranea di Barontoli, fra la Comunità di Monteroni e quella delle Masse di Città, nella Giurisdizione Diocesi e Compartimento di Siena, dalla qual città la chiesa di Monsindoli è 3 miglia toscane a ostro. Risiede sopra una collina cretosa, fra il torrente Tressa, che scorre al suo levante, e quello della Sorra che gli passa a ponente. Questa collina, detta Monte Sindoli , o Monsindoli, trasse forse il nomignolo dal signore del luogo, giacché all’anno 715 fra i testimoni esaminati in Siena in causa delle pievi contoverse fra il vescovo sanese e l’aretino, fu sentito il deposto di un Sindoli che fu centenario (sorta d’impiego civico) d’un villaggio o casale. Il giuspadronato della chiesa di S. Pietro a Monte Sindoli fu confermato insieme coi suoi beni ed altre chiese del territorio sanese, al Monastero di S. Eugenio presso Siena degl’Imperatori Arrigo IV e Federigo I, mediante diplomi dati, uno in Roma nel 1081, l’altro presso Montalcino nel dì 8 agosto 1185. Ma il documento fra tutti più importante e più autentico fu rogato presso la chiesa di S. Pietro a Montesindoli del contado senese nel 1118, mentre governava la Toscana il marchese Rabodone. Parlo di un istrumento, che a scanso di ogni sinistro evento il suo autore volle che s’incidesse distesamente sopra la predella dell’altar maggiore, sui gradini e nella colonna destra dell’altare di mezzo al grandioso tempio della badia di S. Antimo in Val d’Orcia nella pietra di alabastro calcare delle cave di Castelnuovo dell’Abate. – Vedere ABAZIA DI S. ANTIMO.
È un atto di donazione fra i vivi, che comincia: Bernardus Comes filus Bernardi Comitis dedit et confirmavit Ildibrando filio Rustici totum quod habebat, aut alii per illum habebant in toto Regno Italico, etc… e termina; Ildebrandus… sicut recepit a supradicto Bernardo omnia supradicta in hoc monasterio S. Antimi universa jure proprietatis germanus ejus Fortis et arid… in perpetuum.
Hujus scripturae finis est in Columna completum… pro precepto quod Imperator Henrigus voluntate Rabodonis Marchionis etc…..
Infatti il compimento del rogito leggesi nella prossima colonna della navata di mezzo a cornu Evangelii scolpito in forma circolare intorno al fusto della colonna ed ivi occupa tre righi e mezzo; in guisa che il fine di ciascun rigo s’incontra con quello del suo principio. – Termina pertanto come appresso: Actum in Comitatu senes apud Sanctum Petrum in Monte Sindoli per manum Ugolini iudicis. – Seguono i nomi di sei testimoni, e finalmente del notaro Ugolino che compì e consegnò il rogito costà: Ecclesiae Sancti Antimi hoc monasterio dedit. + Anni ab incarnatione Domini MCXVIII, indictione X. Gli statuti di Siena riformati nel 1270 ordinano fra le altre cose, che si faccia un castellare, o bastione a Monte Sindoli, e che si costruisca un ponte sottostante torrente Sorra.
Nell’aggiunte fatte nel 1290 ai medesimi statuti si prescrive la ricostruzione della via di Monte Sindoli, e della fonte sulla Tressa presso il casale di Trojola. La chiesa e la canonica di Monsindoli cadevano in rovina, allorché versi il 1470 il cardinal Giacomo Ammannati lucchese, possessore di beni a Monsindoli, restaurò l’una e l’altra aumentando la dote al parroco. Dondechè il Pontefice Sisto IV nel 1474 accordò a quel cardinale il giuspadronato della chiesa di Monsindoli, che dopo due anni egli rinunziò a favore del consiglio del popolo sanese; se non che dopo la caduta di Siena Cosimo I trasferì la collazione della stessa chiesa nel magistrato supremo di Firenze. Fra i popoli, che nei tempi andati furono aggregati a questo di S. Pietro a Monsindoli, si contano quello di S. Agostino sulla destra della Tressa, detto S. Agostinello, l’altro di S. Lucia alla Trojola, ch’era un miglio toscano a ostro di Monsindoli, oltre la chiesa di S. Martino a Sorra , della quale non si conosce l’ubicazione precisa. Fra i parrochi distinti Monsindoli ebbe due Palmieri; il primo de’quali di nome Cristofano nel 1727 fu eletto vescovo di Sovana, l’altro (Pier Luigi), che la resse nel principio del secolo corrente, e che fabbricò nel 1806 quasi per un intiero la chiesa e la canonica contigua. La tela del maggior altare di Monsindoli è di Domenico di Rutilio Manetti; la S. Agata nell’altare a sinistra è opera del Rustichino, di cui sono alcuni affreschi della cappella del Cerajolo, vicina a Monsindoli. La parrocchia di S. Pietro a Monsiondoli nel 1833 noverava 231 abitanti dei quali 26 spettavano alla Comunità di Monteroni, tutti gli altri erano compresi nel circondario comunitativo della Masse di Città.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 256.