PAVANA

nella Va lle superiore del Reno.

– Villaggio con chiesa parrocchiale (S. Maria, già S. Frediano) nel piviere, Comunità Giurisdizione e circa miglia toscane 1 e 1\2 a settentrione-grecale della Sambuca, Diocesi di Pistoja, in origine di Bologna, Compartimento di Firenze.
È situato sull’estremo confine nel Granducato lungo la ripa sinistra del torrente Limentra poco innanzi la sua confluenza nel fiume Reno, nella strada maestra che guida da Pistoja per la Porretta a Bologna.
Fu questo villaggio feudo de’vescovi di Pis toja, confermato loro dall’Imperatore Ottone III con diploma spedito da Roma li 27 aprile 997 ad Antonio vescovo di Pistoja.
Una pergamena del 12 settembre 1044 appartenuta al vescovado di Pistoja, attualmente nell’Arch. Dipl. Fior., fu scritta nel Vico di Pavana del piviere di S. Giovanni in Sucita, territorio bolognese, mentre un'altra membrana della stessa provenienza è un'istrumento rogato nel luglio del 1055 presso la corte di Pavana nel castello della Sambuca, giudicaria di Pistoja .
Infatti quest’ultima carta racchiude una promessa fatta da diversi consorti e signori di contado a Martino vescovo di Pistoja e ai di lui successori di non molestare le persone alle quali il detto vescovo aveva dato facoltà di fabbricare case nel territorio della Sambuca, e di non contendere al prelato medesimo parte alcuna di quest'ultimo castello e sue pertinenze, sottoponendosi in caso d’infrazione alla penale di cento lire.
Questo fatto serve a provare che i vescovi pistojesi possedevano anche il Castello col distretto della Sambuca molti anni prima di quello che scrisse il Fioravanti nelle sue Memorie istoriche di Pistoja, seppure la donazione del Castello Medesimo fatta al vescovo Pietro sotto dì 15 giugno 1086, non sia di considerarsi una conferma della precedente cessione del 1055. – Comunque sia, tanto l'occupazione di Pavana quanto quella della Sambuca furono cagione di ostinate fazioni guerresche fra il Comune di Bologna e quello di Pistoja; l’ultimo de’quali sosteneva le ragioni de’suoi prelati, fondandosi sulle donazioni sopraccennate. Che perciò nel principio del sec.
XII gli abitanti di Pavana e della Sambuca essendosi ribellati ai vescovi di Pistoja, fu rimesso il giudizio in Ubaldo da Carpineta, in Bellone d'Everardo da Ferrara , in Bonuto, Placito e Raginerio pistojesi, i quali essendo stati eletti arbitri dalle parti, alla presenza del legato apostolico Card. Bernardo degli Uberti, di Dodone Vescovo di Modena, della contessa Matilda che ivi si qualifica figlia singolare di S. Pietro, di Arderigo giudice di Lodi, dopo sentito il parere degli avvocati Aldigerio da Nonantola , di Gandolfo d’Argelata, e di Sigifredo causidico da Panzano , nel 1104 sentenziarono, che il vescovo pistojese fosse restituito nel possesso primiero del castello della Sambuca, della villa di Pavana e loro distretti con tutti i diritti e giurisdizioni che legalmente gli si competevano.
Cotesto giudizio firmato di proprio pugno da Dodone vescovo di Modena e dagli altri sei giudici soprannominati, fu confermato dal Card. Bernardo degli Uberiti, che lo trasmise alla venerabile sorella (sic) contessa Matilde, nel tempo che questa principessa, dopo calmate le sedizioni della Lombardia contro il partito della S. Sede apostolica, era tornata in Toscana.
Non omise frattanlo il vescovo di Pistoja di chiedere la conferma della sentenza predetta al Pontefice Pasquale II ed anche alla contessa Matilde marchesa di Toscana e l’ottenne; dal primo con breve dato in Roma lì 14 novembre 1105 a favore d’Ildebrando Vescovo di Pistoja e de’suoi successori. Col quale atto inerendo alle disposizioni del Pontefice Urbano II, il quale con sua bolla aveva designato i termini della diocesi pistojese, confermò tutto ciò che in essa fu determinato, compresi i tributi che alla mensa pistojese pagavano gli abitanti della Sambuca e di Pavana. – (loc. cit.) In quanto alla contessa Matilde marchesa di Toscana, essa aderì alle istanze dello stesso vescovo Ildebrando, nel tempo che stava coi suoi fedeli all'assedio di Prato nel territorio pistojese, di dove spedì il suo rescritto nell’anno 1110 a conferma dei diritti del vescovo di Pistoja a tenore del lodo dagli arbitri pronunziato nel 1104. – (FIORENTINI, Memor. di Matilda ec.) Finalmente con breve spedito da Pisa li 21 dicembre 1134 dal Pontefice Innocenzo II, ad Alto Vescovo di Pistoja, si confermarono le bolle dei Pontefici Urbano II e di Pasquale II, nelle quali trovasi compresa la corte di Pavana nel contado pistoiese col castello della Sambuca, luoghi entrambi (dice il breve) stati restituiti al Vescovo di Pistoja Ildebrando dalla contessa Matilde figlia S.
Pietro mediante il giudizio del Card. Bernardo delegato apostolico. – (ARCH. DIPL. FIOR. loc. cit.) Fu pure stipulato in Pavana nel 18 giugno del 1254 un istrumento col quale due individui del villaggio suddetto nello steso giorno in cui cadeva la festa di S.
Bartolomnneo, titolare dello spedale al Prato del Vescovo (ora detto lo Spedaletto sulla Limentra) annunziarono in favore di questo luogo pio ad ogni ragione che essi avevano sopra un pezzo di terra posto nel distretto di Pavana presso il detto spedale.
La parrocchia di Pavana con l’altre del pievanato della Sambuca fu staccata dalla diocesi di Bologna e riunita a quella di Pistoja per breve del Pontefice Pio VI dato in Roma il 16 ottobre del 1785. – Vedere SAMBUCA.
La popolazione della parrocchia di S. Maria a Pavana nel 1833 ascendeva a 507 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 75.