PORTIGLIONE o PORTIGLIONI
nel litorale di Scarlino.
(forse l'antico Porto Scarpi). – È uno scalo sul corno orientale dello stagno di Scarlino, che diede il vocabolo ad una chiesa sotto l'invocazione di S. Severo, nella parrocchia di Scarlino, Comunità e circa 12 miglia a libeccio di Gavorrano, Diocesi e Compartimento di Grosseto.
Esiste lungo la spiaggia toscana fra lo stagno di Scarlino e la foce dell'Alma presso al promontorio della Torre delle Civetta.
Il nome generico benchè peggiorativo di Portiglione fa conoscere che costà anticamente fuvvi un porto da alcuni geografi moderni non senza qualche ragione creduto il porto di Scarpi accennato da Tito Livio.
Dello scalo di Portiglione si trova ricordo fino dal principio del secolo XII, in un contratto del 22 settembre 1104 rogato in Portiglione presso la chiesa di S. Severo.
Riferisce alla vendita fatta da due fratelli all'abate di Sestinga per il suo monastero di tutto ciò ch'essi possedevano in cotesti luoghi, a partire dal Monte Aquilone fino al castel di Pietra, e dal castel di Ravi fino alla Bruna, in Giuncarico e in Sestinga. – (ARCH. DIPL.
FIOR. Carte di S. Agostino di Siena). – Vedere BADIA DI SESTINGA.
All'Articolo ALMA fu citato un istrumento del 1075 (15 dicembre) col quale due coniugi della prosapia de’conti della Gherardesca alienarono per la somma di soldi 1040 la metà del castello e del porto di Alma con la metà dei monti e valli situati dentro i seguenti confini : cioè dalla via cavalcaria, o mulattiera, che guida dal lido Albo sù per la serra del monte Ulcetra fino ai confini fra la corte di Alma e quella di Scarlino, di dove riscendendo dalla parte di occidente verso il predetto Castello di Alma si ritorna al mare. Parimente comprendevasi nel distretto di quella tenuta la metà di un'altra terra posta vicino al lido del mare presso la foce del fiume Alma, e di là nello Stagno passando per il capo del monte S. Quirico fino al mare, compresavi la m età delle colline, valli, pinete, selve, ecc.
con tutte le terre situate nei confini del sopradetto monte S. Quirico; quindi rimontando verso la serra che divide la corte di Alma da quella de'Longobardi di Buriano, voltando nella direzione di ostro e poscia di occidente, si ritorna sul lido del mare. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte del Monastero di S. Lorenzo alla Rivolta).
Da cotesto documento per tanto sembra risultare che il distretto del perduto Castello d'Alma abbracciava una buona estensione di territorio, partendo cioè dalla marina di Portiglioni fino al capo S. Quirico (forse della Troja) e di là dentro terra salendo il poggio di Scarlino fino alla serra de’monti (di Tirli), dove cominciava il territorio de’Longobardi, ossia nobili di Buriano.
Forse la cappella di S. Severo era una delle chiese filiali di Alma, pieve che fu rammentata nella bolla spedita dal Pontefice Clemente III, sotto dì 12 aprile dell'anno 1188, a Gualfredo vescovo di Grosseto.
Anche il Breve ossia statuto pisano del 1286 alla rubrica 12 del Libro IV rammenta la via selciata che passava dove era lo stagno detto allora di Portiglione ed attualmente di Scarlino, strada ch'è stata scoperta pochi anni addietro nell'eseguire alcuni lavori idraulici intorno allo stagno di Scarlino. In quella rubrica pertanto il potestà e capitano di Pisa promettevano: Portilionis Silicem quae est in Stagno Portilionis per homines et Comuni Scherlini et homines Castilionis Piscariae circum circa de bonis palis longis signari faciemus infra quatuor menses. etc.
Che poi lo scalo di Portiglioni fosse praticato a guisa di un piccolo porto anche nel secolo XIV, lo manifesta una sentenza data in Pisa li 14 settembre del 1311 (stile comune) dal conte Federigo da Montefeltro potestà di quella città, colla quale fu condannato un tal Chellino Picciuoli di Piombino in lire cento per aver scaricato dalla sua barca il grano nel porto di Portiglione invece di portarlo, come doveva, a Piombino. – Vedere PIOMBINO e SCARLINO.
Esiste lungo la spiaggia toscana fra lo stagno di Scarlino e la foce dell'Alma presso al promontorio della Torre delle Civetta.
Il nome generico benchè peggiorativo di Portiglione fa conoscere che costà anticamente fuvvi un porto da alcuni geografi moderni non senza qualche ragione creduto il porto di Scarpi accennato da Tito Livio.
Dello scalo di Portiglione si trova ricordo fino dal principio del secolo XII, in un contratto del 22 settembre 1104 rogato in Portiglione presso la chiesa di S. Severo.
Riferisce alla vendita fatta da due fratelli all'abate di Sestinga per il suo monastero di tutto ciò ch'essi possedevano in cotesti luoghi, a partire dal Monte Aquilone fino al castel di Pietra, e dal castel di Ravi fino alla Bruna, in Giuncarico e in Sestinga. – (ARCH. DIPL.
FIOR. Carte di S. Agostino di Siena). – Vedere BADIA DI SESTINGA.
All'Articolo ALMA fu citato un istrumento del 1075 (15 dicembre) col quale due coniugi della prosapia de’conti della Gherardesca alienarono per la somma di soldi 1040 la metà del castello e del porto di Alma con la metà dei monti e valli situati dentro i seguenti confini : cioè dalla via cavalcaria, o mulattiera, che guida dal lido Albo sù per la serra del monte Ulcetra fino ai confini fra la corte di Alma e quella di Scarlino, di dove riscendendo dalla parte di occidente verso il predetto Castello di Alma si ritorna al mare. Parimente comprendevasi nel distretto di quella tenuta la metà di un'altra terra posta vicino al lido del mare presso la foce del fiume Alma, e di là nello Stagno passando per il capo del monte S. Quirico fino al mare, compresavi la m età delle colline, valli, pinete, selve, ecc.
con tutte le terre situate nei confini del sopradetto monte S. Quirico; quindi rimontando verso la serra che divide la corte di Alma da quella de'Longobardi di Buriano, voltando nella direzione di ostro e poscia di occidente, si ritorna sul lido del mare. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte del Monastero di S. Lorenzo alla Rivolta).
Da cotesto documento per tanto sembra risultare che il distretto del perduto Castello d'Alma abbracciava una buona estensione di territorio, partendo cioè dalla marina di Portiglioni fino al capo S. Quirico (forse della Troja) e di là dentro terra salendo il poggio di Scarlino fino alla serra de’monti (di Tirli), dove cominciava il territorio de’Longobardi, ossia nobili di Buriano.
Forse la cappella di S. Severo era una delle chiese filiali di Alma, pieve che fu rammentata nella bolla spedita dal Pontefice Clemente III, sotto dì 12 aprile dell'anno 1188, a Gualfredo vescovo di Grosseto.
Anche il Breve ossia statuto pisano del 1286 alla rubrica 12 del Libro IV rammenta la via selciata che passava dove era lo stagno detto allora di Portiglione ed attualmente di Scarlino, strada ch'è stata scoperta pochi anni addietro nell'eseguire alcuni lavori idraulici intorno allo stagno di Scarlino. In quella rubrica pertanto il potestà e capitano di Pisa promettevano: Portilionis Silicem quae est in Stagno Portilionis per homines et Comuni Scherlini et homines Castilionis Piscariae circum circa de bonis palis longis signari faciemus infra quatuor menses. etc.
Che poi lo scalo di Portiglioni fosse praticato a guisa di un piccolo porto anche nel secolo XIV, lo manifesta una sentenza data in Pisa li 14 settembre del 1311 (stile comune) dal conte Federigo da Montefeltro potestà di quella città, colla quale fu condannato un tal Chellino Picciuoli di Piombino in lire cento per aver scaricato dalla sua barca il grano nel porto di Portiglione invece di portarlo, come doveva, a Piombino. – Vedere PIOMBINO e SCARLINO.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 592.
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