RADICOFANI
fra la Val dâOrcia e la Val di Paglia.
â Castello con Terra sottostante che siede sopra un monte omonimo, capoluogo di ComunitĂ e di Giurisdizione, con pieve arcipretura (S. Pietro) nella Diocesi di Chiusi, Compartimento di Siena.
Esiste la rocca sulla sommitĂ del monte di Radicofani ad una elevatezza di 1558 braccia calcolata dalla cima del torrino della semidistrutta fortezza, la quale è posta a cavaliere della Terra, e questa al di sopra della strada regia romana, dove è una stazione postale con dogana di frontiera. â Trovasi nel grado 29° 26â di longitudine e (ERRATA: 52° 54â) 42° 54â di latitudine 46 miglia toscane a scirocco di Siena, 16 a libeccio di Chiusi, 7 miglia toscane a maestrale della Torricella di Pontecentino sul confine del Granducato e quasi altrettante a levante grecale dellâAbbadia S. Salvadore sul Monte Amiata.
Fu questo luogo uno degli antichi feudi dei monaci della badia del Monte Amiata. â Infatti nelle pergamene appartenute a cotesto cenobio avvene molte che rammentano il Castello di Radicofani fino dal secolo XI.
Fra le altre ne citerò una del gennaio 1075 scritta in Chiusi, relativa ad una donazione fatta a quella badia di varj effetti, fra i quali un predio situato nel piviere di S.
Donato a Radicofani.
PiĂš importanti per altro per la storia di Radicofani reputo i cinque seguenti: il I.° è una bolla concistoriale del 23 febbrajo 1143 del Pontefice Celestino II diretta a don Ranieri abbate del Monastero di S. Salvadore al Montamiata, con la quale conferma a quei claustrali tutti i beni che possedeva la loro badia, comprese le chiese ed il castello di Radicofani, e dichiarando il monastero medesimo sotto la protezione della Santa sede apostolica, alla quale doveva retribuire annualmente 220 denari dâoro.
Anche piĂš solenne è il 2.° documento, in cui si tratta di una convenzione fatta in Roma lĂŹ 29 maggio 1153, sottoscritta dal Pontefice Eugenio III e da diversi magnati e consoli dellâalma cittĂ , documento stato pubblicato dallâUghelli nellâItalia sacra sotto i Vescovi di Chiusi. â Ă un trattato concluso dallâabate Ranieri e dai monaci della badia Amiatina, i quali, previo il consenso scritto dei vassalli di Radicofani, cederono al Pontefice Eugenio III ed ai suoi successori la metĂ di cotesto paese con la sua corte e col sottostante borgo di Callemala, compresovi i diritti dei bandi, placiti eccetera, ad eccezione però del giuspadronato delle chiese situate nel castello e nel borgo di Radicofani, di cui i monaci si riservarono le rendite e le pensioni dovute a quelle chiese. In vigore di ciò la Camera apostolica si obbligò a pagare ai monaci Amiatini lâannuo censo di sei marche di argento, a condizione che mancando tre paghe successive, nel quarto anno sâintendesse annullato il trattato in guisa che il Castello col distretto di Radicofani ed il borgo di Callemala dovessero ritornare in pieno diritto dellâabbate e monaci della badia di S. Salvadore.
A cotesto atto aggiungerò per 3.° una bolla concistoriale del 19 febbraio 1187, con la quale il Pontefice Clemente III confermò a Rolando abbate ed ai monaci della badia predetta i privilegj concessi dai suoi predecessori, oltre di chĂŠ riconosceva i medesimi in signori della metĂ del castello di Radicofani , e la Sante Sede debitrice dellâannuo censo di 6 marche dâargento per lâaltra metĂ .
Il quarto documento riguarda un breve del 13 maggio 1196 diretto dal Pontefice Celestino III al priore del Monastero del vivo e abbate della badia di S. Pietro in campo, cui inibisce lâedificazione di una chiesa che i suoi monaci volevano erigere nel distretto di Radicofani in pregiudizio della badia di S. Salvadore, ai quali spettava la giurisdizione sul Castello e distretto di Radicofani.
Il quinto documento che offre la storia di Radicofani è un abolla spedita lĂŹ 8 maggio del 1200 dal pontefice Innocenzo III, dalla quale si conosce che sino dâallora risiedeva in Radicofani un castellano, e che vi esercitava cotesto uffizio un accolito di Sua SantitĂ ; lo che armonizza con quanto registrò neâsuoi Annali Tolomeo lucchese, quando sotto il 1159 scrisse, che in quellâanno Papa Adriano (IV) fece in Radicofani il girone (cassero) che munĂŹ di torri.
Inoltre aggiungasi un istrumento del 9 novembre del 1203, col quale lo stesso abbate Rolando, previo il consenso dei monaci della badia di S. Salvadore nel Montamiata dellâOrdine di S. Benedetto, considerando cosa utile al Monastero avere per feudatarj, ossia fittuarj e fedeli, i nobili uomini di Pietro con i suoi nipoti Arnolfo, Guilichino ed altri, concedĂŠ loro a titolo di feudo due mulini posti sul fiume Paglia, uno deâquali nei contorni di Callemala appellato il mulino deâLambardi, e lâaltro situato presso il borgo di Voltole, per lâannuo tributo di 24 staja di grano alla misura di Radicofani da recarsi al monastero sul Montamiata.
AllâArticolo MORRO (CASTEL) rinviai il lettore a questo di RADICOFANI per dirgli, che costĂ donde prese e conserva il nome la fonte di Castel Morro esisteva un fortilizio e fuvvi per molti secoli una chiesa sotto il titolo di S. Andrea. Es sa è rammentata specialmente in una carta del 7 giugno 1241 della provenienza preindicata, nella quale si dichiarano manuali della pieve di Radicofani le chiese di S. Andrea del Castel Morro e di S.
Pietro del Borgo maggiore di Radicofani, tutte soggette allâabate del Montamiata. Che la chiesa di Castel Morro fino dâallora fosse parrocchiale, lo asseriscono altre 4 pergamene scritte tutte nellâanno 1255. Esse appellano ai reclami fatti dagli abitanti del borgo di Marmigliari, premurosi di avere una chiesa, perchĂŠ la parrocchiale di S.
Andrea di Castel Morro, dicevano essi, di notte non era accessibile agli uomini di detto borgo per motivo di tenere chiuse le porte di quel castello.
Anche un istrumento del 13 ottobre 1248 fu rogato nel cassero di Radicofani mezzo secolo dopo che, al dire del Boccaccio, vi signoreggiò il nerboruto Ghino di Tacco da Torrita, quando fece rinchiudere e medicare lo stomaco in modo singolare al ricco abbate di Cluny nel passare che faceva egli ed il suo seguito di sotto a Radicofani per recarsi a far uso deâvicini bagni minerali di S. Casciano.
Alla stessa rocca di Radicofani ci richiama un altro istrumento del 12 aprile 1256, col quale Simone Albo castellano di Radicofani, di Proceno e di Acquapendente, di commissione avuta da Leone fortebracci rettore del patrimonio di S. Pietro in toscana, per lettere del 27 marzo, diede facoltĂ allâabate e monaci del Monastero amiatino di far ricostruire un mulino sul fiume Paglia nel luogo dove era stato portato via dalla inondazione del fiume.
Al che arroge altro contratto del 1 febbrajo 1262, col quale lâabbate ed i monaci di detta badia nominarono un loro procuratore per recarsi a protestare davanti al vicario di don Manfredi vescovo eletto di Verona e rettore del patrimonio di S. Pietro in Toscana, non solo rispetto al loro possesso dei mulini sul fiume Paglia, ma ancora per il castello di Radicofani che insieme col suo distretto apparteneva al monastero amiatino.
Passo sotto silenzio molti documenti relativi al feudo delle Rocchette nel distretto di Radicofani, una parte del qual feudo dipendeva dalla badia amiatina, e di cui farò cenno allâArticolo ROCCHETTE DI RADICOFANI; bensĂŹ ne indicherò uno scritto lĂŹ 6 marzo del 1274 riguardante la procura fatta da quei monaci in testa don Gherardo loro abbate per riscuotere dalla camera apostolica le sei marche dâargento dellâannuo censo che la Santa Sede doveva per la metĂ del castello di Radicofani. â (loc. cit.).
Alla qual procura vanno accoppiati quattro rotoli di carte relative ad atti giuridici fatti nella lite accesa nel 1276 sotto il pontificato dâInnocenzo V e continuata sotto Giovanni XXI, fra la Santa Sede ed i monaci amiatini, a cagione dei diritti sul castello e corte di Radicofani.
Come cotesta lite andasse a terminare nĂŠ la storia nĂŠ le carte amiatine ce lo dicono; bensĂŹ una membrana del 2 gennaio dellâanno 1282, in cui trattasi della vendita fatta per conto del Monastero prenominato di un pezzo di terra posto nel distretto di Radicofani, fu rogata nel palazzo del conte in Radicofani .
Che però la vittoria restasse dalla parte dei cenobiti amiatini lo danno a credere i due documenti seguenti: uno è del 20 ottobre 1294, col quale don Pietro abbate del Montamiata col consenso dei suoi monaci costituisce un suo confratello in procuratore per ricevere dal Papa, e per esso dalla Camera apostolica, le sei marche dâargento per lâannuo censo della metĂ del castello e corte di Radicofani. Lâaltro istrumento è del dĂŹ 8 dicembre dellâanno stesso 1294, il quale fu scritto nel palazzo del vicario e castellano di Radicofani. Esso ne avvisa, che allora un Fortebraccio esercitava costĂ lâufizio di castellano in nome del governatore del patrimonio di S.
Pietro in Toscana. Finalmente per contratto del 21 agosto 1300 diversi uomini di Radicofani e del castello dellâAbbadia S: Salvadore convennero dellâutile da darsi al monastero amiatino allâoccasione che quei cenobiti accordarono a quegli uomini licenza di vendere le vettovaglie ai passeggeri lungo la via Francesca della Paglia nel borgo di Callemala.
Rispetto poi alla chiesa parrocchiale, ora arcipretura di S.
Pietro a Radicofani, vien essa rammentata in un istrumento del 22 ottobre 1236 fatto in Radicofani nella chiesa di S. Pietro che dicesi posta nel Borgo maggiore. â (loc. cit.).
Che la pieve di Radicofani al pari di tutte le chiese battesimali avesse per primo contitolare S. Giovanni Battista, si deduce anche da una bolla del Pontefice Innocenzo III del 18 aprile 1253 diretta da Perugia ai pievani di Radicofani, di Lamole, e di S. Maria del castello dellâAbbadia, e da un breve del Pontefice Onorio IV inviato nel 5 giugno 1285 al pievano di S. Giovanni di Radicofani. Nel 15 e 28 del novembre 1328 si esaminarono i testimoni per provare il padronato e giurisdizionale dei monaci Amiatini sulla chiesa di S.
Maria Assunta del Castello di Contignano, e su tutte le altre chiese comprese nel distretto di Radicofani, fra le quali eravi pur quella di S. Andrea a Castel Morro, finchĂŠ quei monaci per bolla del Pontefice Sisto IV dellâ8 aprile, anno 1478, permutarono il padronato di questâultima con lâaltro della chiesa di S. Maria nella Terra di S. Quirico spettante al vescovo di Pienza.
Che la corte di Roma anche dopo la metĂ del secolo XIV seguitasse a tenere giurisdizione in Radicofani, e che i suoi soldati ne custodissero le fortezze a spese comuni con i monaci del MontâAmiata, lo dimostrano fra gli altri i documenti del 29 agosto, 30 settembre, 10 ottobre, e 3 novembre dellâanno 1369 esistenti fra le carte di detta badia. I primi due spettano ad una quietanza del camarlingo del Comune di Radicofani fatta allâabbate di detto monastero di fiorini 27 e mezzo dâoro pagati in saldo dello stipendio mensuale di dieci soldati che il Comune predetto teneva di guardia alla Rocchetta dâordine del Papa. La terza membrana del 30 settembre è una lettera di Arnaldo Arcivescovo di Osimo e camarlingo della Santa Sede, scritta da Viterbo in nome del Papa a Giovanni abbate del Monastero amiatino, perchĂŠ questo ricusava di pagare al castellano di Radicofani lo stipendio per le dieci guardie della Rocchetta , sicchĂŠ egli ingiunge allâabbate o di pagare detto stipendio mensuale di fiorini 27 e 1/2 di oro, o altrimenti permettere che si distrugga la detta Rocchetta.
Finalmente il quarto documento del 3 novembre 1369 contiene copia delle lettere che lâabbate amiatino diresse al potestĂ e difensori del castello di Radicofani, ai quali fece intendere che il suo monastero non potendo sopportare lâaggravio dello stipendio per i custodi della Rocchetta , dopo ottenuto il consenso deâsuoi monaci, accordava che quel fortilizio fosse abbattuto e diroccato. â (loc. cit.).
Ma pochi anni innanzi i fuoriusciti di Radicofani, senza urtare lâautoritĂ papale, tentarono di togliere la loro patria alla giurisdizione dei monaci amiatini, tostochĂŠ nellâArchivio Diplomatico di Siena si conservano due istrumenti dellâ8 e 11 ottobre 1352, col primo deâquali varj membri del consiglio della Terra di Radicofani, adunatisi in Siena, elessero un sindaco per convenire con i Signori Nove sulle condizioni della sottomissione di Radicofani alla repubblica; ed il secondo contiene i patti di quelle capitolazioni, fra i quali vi era lâobbligo per parte di quei fuoriusciti di consegnare ai Sanesi la Terra di Radicofani, eccettuando la rocca e il cassero, e di eseguire i comandamenti della repubblica, salve le regioni del pontefice, della corte romana e del capitano del patrimonio di S. Pietro in Toscana. Obbligando i fuoriusciti radicofanesi di mandare a Siena per la S. Maria dâagosto un palio di seta del valore di fiorini 15, eccetera.
â (loc. cit.; Kaleffo Nero N°130 e 131).
Cotesto fatto ci richiama alla memoria una piĂš antica aggressione fatta dai Sanesi contro il castello e distretto di Radicofani, quando il Pontefice Gregorio IX con breve diretto da Perugia lĂŹ 25 giugno dellâanno 1235 al vescovo di Palestrina lo notiziava che, stante i danni apportati dai Sanesi agli abitanti di Radicofani sudditi della Santa Sede, egli aveva fulminato la scomunica contro gli aggressori accordando al vescovo medesimo facoltĂ di assolverli dalle censure tostochĂŠ i sanesi avessero dato cauzione del rifacimento dei danni apportati. â (Kaleffo Nero N°673).
Infatti il sindaco del Comune di Siena nel 17 settembre dello stesso anno 1235 sborsò al sindaco del comune di Radicofani nella piazza di Monticchiello lire 1257 e soldi 16 in sconto dei danni recati a quel paese e suo distretto. â (loc. cit.).
Cionnonostante le masnade della Repubblica di Siena dovettero tornare presto a danneggiare maggiormente il territorio di Radicofani, tostochĂŠ il Pontefice Bonifazio VIII nel 28 ottobre 1299 dirigeva da Rieti una bolla ai Signori Nove per dir loro che a cagione dei danni apportati dalle genti di quella repubblica al castello, corte ed uomini di Radicofani dello stato della Chiesa i Sanesi avevano meritato che dal Pontefice Urbano IV suo predecessore fossero condannati a pagare alla Santa Sede 8000 marche dâargento, e 2000 al Comune di Radicofani.
In conseguenza di ciò il Pontefice Bonifazio VIII confermando la condanna per le 8000 marche pretese dalla Camera apostolica, accordava con questa bolla facoltĂ alla Repubblica sanese di comporsi con il Comune di Radicofani rispetto al pagamento delle altre 2000 marche assegnategli. â (ivi, Kaleffo Nero N°635.).
questâultima clausula per altro fa conoscere che gli uomini di Radicofani erano giĂ costituiti in comune siccome in eguale condizione apparisce che si mantenevano nel 1369 da un lodo del 31 aprile di quellâanno, pronunziato nel borgo maggiore del castello di Radicofani dentro il Palazzo del Comune. â Vedere S. CASCIANO DEâBAGNI.
Finalmente nel 1411 essendosi accesa la guerra fra i Sanesi da una parte ed il re Ladislao di Napoli dallâaltra parte, appena entrato in campo il generale Tartaglia prese il castello di Radicofani, e, messo che lâebbe a sacco, lo vendĂŠ ai Sanesi ai quali nel 24 maggio dellâanno stesso gli uomini di Radicofani prestarono giuramento di sudditanza, e nella circostanza medesima il suo popolo ottenne dalla repubblica larghi privilegj. Arroge a ciò come fu resa molto piĂš valida tal dedizione dal Pontefice Giovanni XXIII tostochĂŠ egli con bolla del 27 maggio di quellâanno stesso concedĂŠ al Comune di Siena per 60 anni a incominciare dal 1412, il castello e il distretto di Radicofani, con lâobbligo di pagare alla Camera apostolica lâannuo censo di lire 40, e per una volta tanto 6000 fiorini dâoro. â (localitĂ citata Kaleffo Lupa N°172).
Frattanto la Repubblica di Siena nel 1417 fece metter mano alla edificazione di una nuova fortezza sopra Radicofani servendosi di 4 capi maestri muratori Lombardi, cioè, di Aliotto di Cambio, Simone di Ciccarello, Giovanni del Gonfusia, e Francesco di Giovanni. â (ROMAGNOLI appunti storico- artistici Mss).
Ed è quella stessa fortezza che inutilmente assalita nella primavera del 1555 da Chiappin Vitelli generale di Cosimo I, quindi da questo primo Granduca resa piĂš forte fu fatta saltare in aria nel secolo ultimo decorso insieme con lâuffiziale della guarnigione che diede fuoco alla S.
Barbera.
Per decreto della stessa repubblica di Siena (anno 1442) sotto la rocca di Radicofani fu guastata lâunica strada maestra rotabile, la Francesca, che guidava a Roma per il varco piĂš depresso fra la Val dâOrcia e la Val di Paglia e vi fu sostituita da postale attuale che passa sotto la Terra di Radicofani, ad oggetto dâimpedire piĂš facilmente alle compagnie di ventura che dallo stato pontificio venivano ad infestare il territorio di Siena.
Infine essendo stato innalzato alla cattedra di S. Pietro il Pontefice sanese Pio II Piccolomini, questi con bolla del 1469 concedĂŠ Radicofani col suo distretto in vicariato perpetuo al Comune di Siena, previo il consueto tributo annuale, senza far piĂš menzione in quella bolla degli antichi padroni di cotesto paese, come lo furono i monaci del Montamiata.
Dâallora in poi Radicofani seguitò la sorte politica di Siena fino alla caduta di Montalcino, poco innanzi dalla qual epoca il castello di Radicofani soffrĂŹ molto ed in particolar modo nel 1555 allorchĂŠ Chiappino Vitelli generale di Cosimo I tentò con grossa artiglieria ogni maniera sebbene inutilmente, di espugnarlo. Caduta però con Montalcino lâultima sede dei repubblicani sanesi, anco gli abitanti di Radicofani nel 17 agosto del 1559 prestarono giuramento alla corona di Toscana, la quale per censo di cotesta Terra continuò a pagare alla Camera apostolica scudi nove da paoli dieci a scudo rinnovando il trattato nel 1580 fra il Granduca Francesco I e il Pontefice Gregorio VIII. â (ARCH. DELLE RIFORMAG. DI FIR.).
Poco innanzi coteste vicende, gli uomini di Radicofani avevano riformato lo statuto comunitativo, châè nellâArchivio delle Riformagioni di Siena. In quello del 1574 si fa menzione del soppresso convento di S.
Francesco deâMinori Conventuali edificato in Radicofani nel 1257, siccome lo dichiara unâiscrizione nella facciata della chiesa di S. Agnese.
Sussiste bensĂŹ fuori di Radicofani altro convento di cappuccini presso la strada regia, lungo la quale avvi la posta delle lettere, quella deâcavalli ed una buona locanda.
Fu da Radicofani uno sperimentato militare, Guasta di Messer Jacopino, che nel 1311 venne eletto dal Comune di Firenze in capitano del popolo, e nel 1325 dalla Signoria ricevĂŠ il comando delle sue genti per difendere Firenze dallâirruzione ostile che portò fino alle sue mura il lucchese Castruccio Antelminelli. â Anche un Dino da Radicofani che dopo essere stato arcivescovo di Genova fu innalzato alla sede di Pisa che resse dal 1342 al 1349, è qualificato dallâUghelli per uomo di animo grande e peritissimo nel trattare gli affari della Santa Chiesa e fu lo stesso arcivescovo Dino quegli che elesse in suo vicario in Pisa il celebre Guido Septe, lâamico intrinseco del Petrarca, arcidiacono poi arcivescovo di Genova.
CENSIMENTO della Popolazione della TERRA di RADICOFANI a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1640: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici secolari e regolari -; numero delle famiglie 257; totale della popolazione 1580.
ANNO 1745: Impuberi maschi 175; femmine 159; adulti maschi 207, femmine 224; coniugati dei due sessi 159; ecclesiastici secolari e regolari 33; numero delle famiglie 193; totale della popolazione 957.
ANNO 1833: Impuberi maschi 385; femmine 341; adulti maschi 334, femmine 312; coniugati dei due sessi 686; ecclesiastici secolari e regolari 20; numero delle famiglie 380; totale della popolazione 2078.
ANNO 1840: Impuberi maschi 393; femmine 357; adulti maschi 355, femmine 385; coniugati dei due sessi 700; ecclesiastici secolari e regolari 19; numero delle famiglie 481; totale della popolazione 2209.
ComunitĂ di Radicofani. â Il territorio di questa ComunitĂ occupa una superficie di 33215 quadrati, 1433 dei quali sono presi da corsi dâacqua e da strade. â Nel 1833 vi abitavano 2412 persone, a proporzione di 61 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Confina con cinque comunitĂ del Granducato, poichĂŠ dirimpetto a grecale fronteggia col territorio comunitativo di Pienza, mediante il fiume Orcia, a partire dal suo confluente Formone fino alla confluenza del torrente Spineta. CostĂ di fronte a settentrione sottentra a confine la comunitĂ di Sarteano, con la quale prosegue a percorrere contrâacqua lâalveo dellâOrcia rimontando verso la sua sorgente che trova sul Monte Presis, ossia sulla schiena del monte di Cetona, e di lĂ sulla strada provinciale di Radicofani a Sarteano. Ivi succede in faccia a grecale il territorio comunitativo di S. Casciano deâBagni, e con esso lâaltro fronteggia, correndo verso scirocco; dove passa per il poggio Bianco, di lĂ dal quale i due territorj entrano nel torrente Rigo, col quale scendono fino al fiume Paglia. CostĂŹ alla Novella sottentra il territorio comunitativo dellâAbbadia S. Salvadore, col quale il nostro dirigendosi a ponente- libeccio varca i poggi che scendono dal Montamiata fra la valle della paglia e quella dellâOrcia per entrare in questâultima mediante il torrente Formone, finchĂŠ a mezza via di detto torrente incontra il territorio della ComunitĂ di Castiglion dâOrcia. Con questâultimo il nostro si accompagna lungo il torrente medesimo fino al suo sbocco in Orcia dove dirimpetto al fiume ritorna la ComunitĂ di Pienza.
Delle strade rotabili che passano per Radicofani, o che attraversano la sua montagna se ne contano due; cioè, la regia postale Romana e la strada provinciale che da Radicofani conduce a Sarteano. Rispetto allâantica via Francesca tracciata alla base meridionale del monte di Radicofani nel varco piĂš depresso, disfatta, come dissi, dai Sanesi nel 1442, non vi sono rimaste quasi piĂš tracce.
Fra i maggiori corsi dâacqua citerò le due fiumane della Paglia e dellâOrcia, le cui acque bagnano in due lati opposti le falde della montagna di Radicofani scorrendo quasi intermedio ad entrambe il torrente Formone.
Ma la montagna di Radicofani si rende piĂš dâogni altra interessante alla storia naturale, specialmente per i geologi che trovano costĂ sopra il cratere di un antico vulcano spento, un cono di lave e di tufi basaltici che si alza in rupi quasi perpendicolari sulle spalle di un monte, i di cui fianchi sono rivestiti di terreno marnoso terziario, insieme con la parte inferiore della Valle dellâOrcia.
Infatti il cono basaltico che si alza al di sopra di una montagna di origine marina offre unâapparenza assai caratteristica di un cataclismo ivi accaduto in tempi remotissimi; nella quale emergenza si aprĂŹ costĂ sopra un vero cratere, donde la forza deâfluidi gassosi compressi spinsero fuori con violenta esplosione ceneri, lave fuse, lave che in seguito raffreddate acquistarono una struttura spugnosa come quella delle masse vulcaniche esistenti sul picco di Radicofani, cui fanno corona grandi rupi di colonne basaltiche.
Sopra infatti al pinnacolo dove esistono gli avanzi della fortezza veggonsi grandi masse di lava rossastra esternamente cellulosa, internamente piĂš dura e tanto piĂš compatta quanto piĂš si interna e si avvicina al letto inferiore, in guisa da servire questa ad uso di macine da mulino.
Il Santi che nel suo secondo Viaggio per le Provincie senesi volle riconoscere i limiti fino dove si estendeva, non dirò il picco vulcanico di Radicofani, ma il detritus delle sue rocce laviche e basaltiche, riscontrò che dalla parte di ostro i suoi detritus terminavano al fosso della Quercia, e di lĂ fino alla Corbaja , due miglia circa lungi dalla loro sede; a levante li seguitò dal poggio Casano fino a quello del Fibbia; a settentrione fino al poggio Sassetta, dove fu una delle Rocchette di Radicofani, un miglio circa distante dal paese; ed a libeccio sino al poggio Nebbiali, che è sulla diritta della strada postale Romana venendo da Siena piĂš di due miglia lungi dal cono di Radicofani. Ai luoghi di sopra indicati cessano le rocce vulcaniche trascinate dalla loro sede ed ivi apparisce totalmente scoperta la marna conchiliare cerulea subappennina del Brocchi, la quale, eccettuando la porzione che spetta al monte Amiata costituisce quasi sola parte inferiore della Val dâOrcia. AllâArticolo MONTAMIATA (Vol. III pagina 319) credei a proposito indicare, essere a un dipresso allâaltezza medesima il picco vulcanico di Radicofani ed il brusco passaggio delle rocce nettuniane alle trachitiche del Montamiata. â Nella stessa circostanza aggiunsi lâaltra avvertenza che sebbene vicini, uno può dirsi dallâaltro monte isolato, e niuna delle due formazioni vulcaniche, cioè, la cupola trachitica del Montamiata, ed il picco basaltico di Radicofani, trovasi vestita da terreni nettuniani della seconda o della terza epoca. Da ciò mi sembrò poter concludere che quella cupola o quel picco dovette traboccare dal suolo di unâepoca posteriore a quella deâdepositi terziarj marini di cotesta contrada. â Vedere MONTAMIATA.
La marna conchiliare cerulea che cuopre i fianchi del monte di Radicofani, specialmente dalla parte di Val dâOrcia, vedesi di tratto in tratto interrotta da banchi di minuta ghiaja sciolta o cementata da un glutine insieme con dei frammenti di rocce calcaree e arenarie stratiformi compatte, le quali costituiscono il corpo inferiore del Montamiata.
Questâultima qualitĂ di terreno riesce sterile anzichenò; al contrario è fertile il suolo intorno al paese di Radicofani, come quello che sino ad un miglio sotto al capoluogo è ricoperto dai detritus di rocce vulcaniche. Realmente è nella porzione superiore della montagna dove abbondano le produzioni agrarie, e donde scaturiscono fonti perenni, copiose e salubri, come sono quella ai Cappuccini e a Castel Morro , la fonte grande, e la fonte Antese.
Rispetto alla costituzione fisica ed economica del clima di Radicofani e sue adiacenze, nĂŠ fu dato un sunto in una lettera del dottor Luigi Vilifranchi, stato medico condotto in Radicofani, e pubblicata nel 1832 in Pisa nel Nuovo Giornale deâLetterati.
Da quella lettera pertanto si apprende, che il clima di Radicofani, per quanto il paese sia alto va soggetto alle nebbie ed è umido, châè dominato dai venti australi, mentre i settentrionali sono riparati dal picco vulcanico superiore al caseggiato.
In essa lettera si aggiunge la notizia economica rispetto ai cammini delle case, in poche delle quali il fumo viene diretto opportunamente fuori dai tetti. Inoltre spiace di sentire allâetĂ nostra che molte di quelle abitazioni manchino di latrine.
Rispetto alla coltivazione del suolo vi si dice, che a tre miglia di distanza dal paese sono le sue vigne il cui prodotto serve a due terzi della popolazione; pochi altri vigneti suppliscono al restante. Vi si aggiunge la notizia che la raccolta media del grano, il prodotto maggiore di cotesta Comunità , ascende a circa 1600 stja; che la porzione piÚ estesa della montagna è tenuta a pascoli naturali, dove si nutrono mandre di pecore e di capre, le quali fruttano caci saporiti e carni squisite in agnelli e capretti; ma il granturco è la vettovaglia piÚ ricercata dal popolo di Radicofani, che lo semina in alcune parti del territorio, dove mancano affatto e per ogni dove gli ulivi.
Fra le malattie dominanti sono ivi indicate, allâetĂ dellâinfanzia le ostruzioni glandulari; nelle fanciulle adulte la clorosi; ed in ambi i sessi i mali provenienti da ostruzioni, le febbri periodiche ecc.
Dal regolamento del 3 giugno 1777, relativo allâorganizzazione economica delle ComunitĂ della Provincia superiore sanese, si rileva che questa di Radicofani allora era composta da due ComunitĂ , cioè di questa di Radicofani e dellâaltra di Contignano, alle quali due ComunitĂ spettavano i tre comunelli di Castelvecchio del Sasso delle Rocchette e del Palazzo dâOrcia.
Risiede in Radicofani un vicario regio di terza classe che estende la sua giurisdizione tanto civile come criminale anche sulla comunitĂ di S. Casciano deâBagni.
Inoltre vi è un ingegnere di circondario, un cancelliere comunitativo che abbraccia, oltre la ComunitĂ di Radicofani, quelle dellâAbbadia S. Salvadore, di Pian Castagnajo e di S. Cascian deâBagni. Vi è un doganiere di seconda classe che soprintende alla dogana di 3.° classe di S. Giovanni delle Contee. La conservazione delle ipoteche è in Montepulciano, lâufizio deâlâesazione del Registro in Sarteano ed il tribunale di Prima istanza in Siena.
QUADRO della Popolazione della COMUNITAâ di RADICOFANI a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Castelvecchio (*), titolo della chiesa: S. Eustachio (Pieve), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Chiusi), abitanti anno 1640 n° 125, abitanti anno 1745 n° 183, abitanti anno 1833 n° 210, abitanti anno 1840 n° 226 - nome del luogo: Contignano, titolo della chiesa: S.
Maria Assunta (Pieve), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Chiusi), abitanti anno 1640 n° 195, abitanti anno 1745 n° 144, abitanti anno 1833 n° 204, abitanti anno 1840 n° - nome del luogo: RADICOFANI, titolo della chiesa: S.
Pietro (Arcipretura), diocesi cui appartiene: Chiusi, abitanti anno 1640 n° 1580, abitanti anno 1745 n° 957, abitanti anno 1833 n° 2078, abitanti anno 1840 n° 2209 - Totale abitanti anno 1640: n° 1900 - Totale abitanti anno 1745: n° 1284 - Totale abitanti anno 1833: n° 2492 - Totale abitanti anno 1840: n° 2678 N. B. La parrocchia di Castelvecchio contrassegnata con lâasterisco (*) negli anni 1833 e 1840 mandava nella ComunitĂ limitrofa di Castiglion dâOrcia - anno 1833 abitanti n° 80 - anno 1840 abitanti n° 82 RESTANO - anno 1833 abitanti n° 2412 - anno 1840 abitanti n° 2596
Esiste la rocca sulla sommitĂ del monte di Radicofani ad una elevatezza di 1558 braccia calcolata dalla cima del torrino della semidistrutta fortezza, la quale è posta a cavaliere della Terra, e questa al di sopra della strada regia romana, dove è una stazione postale con dogana di frontiera. â Trovasi nel grado 29° 26â di longitudine e (ERRATA: 52° 54â) 42° 54â di latitudine 46 miglia toscane a scirocco di Siena, 16 a libeccio di Chiusi, 7 miglia toscane a maestrale della Torricella di Pontecentino sul confine del Granducato e quasi altrettante a levante grecale dellâAbbadia S. Salvadore sul Monte Amiata.
Fu questo luogo uno degli antichi feudi dei monaci della badia del Monte Amiata. â Infatti nelle pergamene appartenute a cotesto cenobio avvene molte che rammentano il Castello di Radicofani fino dal secolo XI.
Fra le altre ne citerò una del gennaio 1075 scritta in Chiusi, relativa ad una donazione fatta a quella badia di varj effetti, fra i quali un predio situato nel piviere di S.
Donato a Radicofani.
PiĂš importanti per altro per la storia di Radicofani reputo i cinque seguenti: il I.° è una bolla concistoriale del 23 febbrajo 1143 del Pontefice Celestino II diretta a don Ranieri abbate del Monastero di S. Salvadore al Montamiata, con la quale conferma a quei claustrali tutti i beni che possedeva la loro badia, comprese le chiese ed il castello di Radicofani, e dichiarando il monastero medesimo sotto la protezione della Santa sede apostolica, alla quale doveva retribuire annualmente 220 denari dâoro.
Anche piĂš solenne è il 2.° documento, in cui si tratta di una convenzione fatta in Roma lĂŹ 29 maggio 1153, sottoscritta dal Pontefice Eugenio III e da diversi magnati e consoli dellâalma cittĂ , documento stato pubblicato dallâUghelli nellâItalia sacra sotto i Vescovi di Chiusi. â Ă un trattato concluso dallâabate Ranieri e dai monaci della badia Amiatina, i quali, previo il consenso scritto dei vassalli di Radicofani, cederono al Pontefice Eugenio III ed ai suoi successori la metĂ di cotesto paese con la sua corte e col sottostante borgo di Callemala, compresovi i diritti dei bandi, placiti eccetera, ad eccezione però del giuspadronato delle chiese situate nel castello e nel borgo di Radicofani, di cui i monaci si riservarono le rendite e le pensioni dovute a quelle chiese. In vigore di ciò la Camera apostolica si obbligò a pagare ai monaci Amiatini lâannuo censo di sei marche di argento, a condizione che mancando tre paghe successive, nel quarto anno sâintendesse annullato il trattato in guisa che il Castello col distretto di Radicofani ed il borgo di Callemala dovessero ritornare in pieno diritto dellâabbate e monaci della badia di S. Salvadore.
A cotesto atto aggiungerò per 3.° una bolla concistoriale del 19 febbraio 1187, con la quale il Pontefice Clemente III confermò a Rolando abbate ed ai monaci della badia predetta i privilegj concessi dai suoi predecessori, oltre di chĂŠ riconosceva i medesimi in signori della metĂ del castello di Radicofani , e la Sante Sede debitrice dellâannuo censo di 6 marche dâargento per lâaltra metĂ .
Il quarto documento riguarda un breve del 13 maggio 1196 diretto dal Pontefice Celestino III al priore del Monastero del vivo e abbate della badia di S. Pietro in campo, cui inibisce lâedificazione di una chiesa che i suoi monaci volevano erigere nel distretto di Radicofani in pregiudizio della badia di S. Salvadore, ai quali spettava la giurisdizione sul Castello e distretto di Radicofani.
Il quinto documento che offre la storia di Radicofani è un abolla spedita lĂŹ 8 maggio del 1200 dal pontefice Innocenzo III, dalla quale si conosce che sino dâallora risiedeva in Radicofani un castellano, e che vi esercitava cotesto uffizio un accolito di Sua SantitĂ ; lo che armonizza con quanto registrò neâsuoi Annali Tolomeo lucchese, quando sotto il 1159 scrisse, che in quellâanno Papa Adriano (IV) fece in Radicofani il girone (cassero) che munĂŹ di torri.
Inoltre aggiungasi un istrumento del 9 novembre del 1203, col quale lo stesso abbate Rolando, previo il consenso dei monaci della badia di S. Salvadore nel Montamiata dellâOrdine di S. Benedetto, considerando cosa utile al Monastero avere per feudatarj, ossia fittuarj e fedeli, i nobili uomini di Pietro con i suoi nipoti Arnolfo, Guilichino ed altri, concedĂŠ loro a titolo di feudo due mulini posti sul fiume Paglia, uno deâquali nei contorni di Callemala appellato il mulino deâLambardi, e lâaltro situato presso il borgo di Voltole, per lâannuo tributo di 24 staja di grano alla misura di Radicofani da recarsi al monastero sul Montamiata.
AllâArticolo MORRO (CASTEL) rinviai il lettore a questo di RADICOFANI per dirgli, che costĂ donde prese e conserva il nome la fonte di Castel Morro esisteva un fortilizio e fuvvi per molti secoli una chiesa sotto il titolo di S. Andrea. Es sa è rammentata specialmente in una carta del 7 giugno 1241 della provenienza preindicata, nella quale si dichiarano manuali della pieve di Radicofani le chiese di S. Andrea del Castel Morro e di S.
Pietro del Borgo maggiore di Radicofani, tutte soggette allâabate del Montamiata. Che la chiesa di Castel Morro fino dâallora fosse parrocchiale, lo asseriscono altre 4 pergamene scritte tutte nellâanno 1255. Esse appellano ai reclami fatti dagli abitanti del borgo di Marmigliari, premurosi di avere una chiesa, perchĂŠ la parrocchiale di S.
Andrea di Castel Morro, dicevano essi, di notte non era accessibile agli uomini di detto borgo per motivo di tenere chiuse le porte di quel castello.
Anche un istrumento del 13 ottobre 1248 fu rogato nel cassero di Radicofani mezzo secolo dopo che, al dire del Boccaccio, vi signoreggiò il nerboruto Ghino di Tacco da Torrita, quando fece rinchiudere e medicare lo stomaco in modo singolare al ricco abbate di Cluny nel passare che faceva egli ed il suo seguito di sotto a Radicofani per recarsi a far uso deâvicini bagni minerali di S. Casciano.
Alla stessa rocca di Radicofani ci richiama un altro istrumento del 12 aprile 1256, col quale Simone Albo castellano di Radicofani, di Proceno e di Acquapendente, di commissione avuta da Leone fortebracci rettore del patrimonio di S. Pietro in toscana, per lettere del 27 marzo, diede facoltĂ allâabate e monaci del Monastero amiatino di far ricostruire un mulino sul fiume Paglia nel luogo dove era stato portato via dalla inondazione del fiume.
Al che arroge altro contratto del 1 febbrajo 1262, col quale lâabbate ed i monaci di detta badia nominarono un loro procuratore per recarsi a protestare davanti al vicario di don Manfredi vescovo eletto di Verona e rettore del patrimonio di S. Pietro in Toscana, non solo rispetto al loro possesso dei mulini sul fiume Paglia, ma ancora per il castello di Radicofani che insieme col suo distretto apparteneva al monastero amiatino.
Passo sotto silenzio molti documenti relativi al feudo delle Rocchette nel distretto di Radicofani, una parte del qual feudo dipendeva dalla badia amiatina, e di cui farò cenno allâArticolo ROCCHETTE DI RADICOFANI; bensĂŹ ne indicherò uno scritto lĂŹ 6 marzo del 1274 riguardante la procura fatta da quei monaci in testa don Gherardo loro abbate per riscuotere dalla camera apostolica le sei marche dâargento dellâannuo censo che la Santa Sede doveva per la metĂ del castello di Radicofani. â (loc. cit.).
Alla qual procura vanno accoppiati quattro rotoli di carte relative ad atti giuridici fatti nella lite accesa nel 1276 sotto il pontificato dâInnocenzo V e continuata sotto Giovanni XXI, fra la Santa Sede ed i monaci amiatini, a cagione dei diritti sul castello e corte di Radicofani.
Come cotesta lite andasse a terminare nĂŠ la storia nĂŠ le carte amiatine ce lo dicono; bensĂŹ una membrana del 2 gennaio dellâanno 1282, in cui trattasi della vendita fatta per conto del Monastero prenominato di un pezzo di terra posto nel distretto di Radicofani, fu rogata nel palazzo del conte in Radicofani .
Che però la vittoria restasse dalla parte dei cenobiti amiatini lo danno a credere i due documenti seguenti: uno è del 20 ottobre 1294, col quale don Pietro abbate del Montamiata col consenso dei suoi monaci costituisce un suo confratello in procuratore per ricevere dal Papa, e per esso dalla Camera apostolica, le sei marche dâargento per lâannuo censo della metĂ del castello e corte di Radicofani. Lâaltro istrumento è del dĂŹ 8 dicembre dellâanno stesso 1294, il quale fu scritto nel palazzo del vicario e castellano di Radicofani. Esso ne avvisa, che allora un Fortebraccio esercitava costĂ lâufizio di castellano in nome del governatore del patrimonio di S.
Pietro in Toscana. Finalmente per contratto del 21 agosto 1300 diversi uomini di Radicofani e del castello dellâAbbadia S: Salvadore convennero dellâutile da darsi al monastero amiatino allâoccasione che quei cenobiti accordarono a quegli uomini licenza di vendere le vettovaglie ai passeggeri lungo la via Francesca della Paglia nel borgo di Callemala.
Rispetto poi alla chiesa parrocchiale, ora arcipretura di S.
Pietro a Radicofani, vien essa rammentata in un istrumento del 22 ottobre 1236 fatto in Radicofani nella chiesa di S. Pietro che dicesi posta nel Borgo maggiore. â (loc. cit.).
Che la pieve di Radicofani al pari di tutte le chiese battesimali avesse per primo contitolare S. Giovanni Battista, si deduce anche da una bolla del Pontefice Innocenzo III del 18 aprile 1253 diretta da Perugia ai pievani di Radicofani, di Lamole, e di S. Maria del castello dellâAbbadia, e da un breve del Pontefice Onorio IV inviato nel 5 giugno 1285 al pievano di S. Giovanni di Radicofani. Nel 15 e 28 del novembre 1328 si esaminarono i testimoni per provare il padronato e giurisdizionale dei monaci Amiatini sulla chiesa di S.
Maria Assunta del Castello di Contignano, e su tutte le altre chiese comprese nel distretto di Radicofani, fra le quali eravi pur quella di S. Andrea a Castel Morro, finchĂŠ quei monaci per bolla del Pontefice Sisto IV dellâ8 aprile, anno 1478, permutarono il padronato di questâultima con lâaltro della chiesa di S. Maria nella Terra di S. Quirico spettante al vescovo di Pienza.
Che la corte di Roma anche dopo la metĂ del secolo XIV seguitasse a tenere giurisdizione in Radicofani, e che i suoi soldati ne custodissero le fortezze a spese comuni con i monaci del MontâAmiata, lo dimostrano fra gli altri i documenti del 29 agosto, 30 settembre, 10 ottobre, e 3 novembre dellâanno 1369 esistenti fra le carte di detta badia. I primi due spettano ad una quietanza del camarlingo del Comune di Radicofani fatta allâabbate di detto monastero di fiorini 27 e mezzo dâoro pagati in saldo dello stipendio mensuale di dieci soldati che il Comune predetto teneva di guardia alla Rocchetta dâordine del Papa. La terza membrana del 30 settembre è una lettera di Arnaldo Arcivescovo di Osimo e camarlingo della Santa Sede, scritta da Viterbo in nome del Papa a Giovanni abbate del Monastero amiatino, perchĂŠ questo ricusava di pagare al castellano di Radicofani lo stipendio per le dieci guardie della Rocchetta , sicchĂŠ egli ingiunge allâabbate o di pagare detto stipendio mensuale di fiorini 27 e 1/2 di oro, o altrimenti permettere che si distrugga la detta Rocchetta.
Finalmente il quarto documento del 3 novembre 1369 contiene copia delle lettere che lâabbate amiatino diresse al potestĂ e difensori del castello di Radicofani, ai quali fece intendere che il suo monastero non potendo sopportare lâaggravio dello stipendio per i custodi della Rocchetta , dopo ottenuto il consenso deâsuoi monaci, accordava che quel fortilizio fosse abbattuto e diroccato. â (loc. cit.).
Ma pochi anni innanzi i fuoriusciti di Radicofani, senza urtare lâautoritĂ papale, tentarono di togliere la loro patria alla giurisdizione dei monaci amiatini, tostochĂŠ nellâArchivio Diplomatico di Siena si conservano due istrumenti dellâ8 e 11 ottobre 1352, col primo deâquali varj membri del consiglio della Terra di Radicofani, adunatisi in Siena, elessero un sindaco per convenire con i Signori Nove sulle condizioni della sottomissione di Radicofani alla repubblica; ed il secondo contiene i patti di quelle capitolazioni, fra i quali vi era lâobbligo per parte di quei fuoriusciti di consegnare ai Sanesi la Terra di Radicofani, eccettuando la rocca e il cassero, e di eseguire i comandamenti della repubblica, salve le regioni del pontefice, della corte romana e del capitano del patrimonio di S. Pietro in Toscana. Obbligando i fuoriusciti radicofanesi di mandare a Siena per la S. Maria dâagosto un palio di seta del valore di fiorini 15, eccetera.
â (loc. cit.; Kaleffo Nero N°130 e 131).
Cotesto fatto ci richiama alla memoria una piĂš antica aggressione fatta dai Sanesi contro il castello e distretto di Radicofani, quando il Pontefice Gregorio IX con breve diretto da Perugia lĂŹ 25 giugno dellâanno 1235 al vescovo di Palestrina lo notiziava che, stante i danni apportati dai Sanesi agli abitanti di Radicofani sudditi della Santa Sede, egli aveva fulminato la scomunica contro gli aggressori accordando al vescovo medesimo facoltĂ di assolverli dalle censure tostochĂŠ i sanesi avessero dato cauzione del rifacimento dei danni apportati. â (Kaleffo Nero N°673).
Infatti il sindaco del Comune di Siena nel 17 settembre dello stesso anno 1235 sborsò al sindaco del comune di Radicofani nella piazza di Monticchiello lire 1257 e soldi 16 in sconto dei danni recati a quel paese e suo distretto. â (loc. cit.).
Cionnonostante le masnade della Repubblica di Siena dovettero tornare presto a danneggiare maggiormente il territorio di Radicofani, tostochĂŠ il Pontefice Bonifazio VIII nel 28 ottobre 1299 dirigeva da Rieti una bolla ai Signori Nove per dir loro che a cagione dei danni apportati dalle genti di quella repubblica al castello, corte ed uomini di Radicofani dello stato della Chiesa i Sanesi avevano meritato che dal Pontefice Urbano IV suo predecessore fossero condannati a pagare alla Santa Sede 8000 marche dâargento, e 2000 al Comune di Radicofani.
In conseguenza di ciò il Pontefice Bonifazio VIII confermando la condanna per le 8000 marche pretese dalla Camera apostolica, accordava con questa bolla facoltĂ alla Repubblica sanese di comporsi con il Comune di Radicofani rispetto al pagamento delle altre 2000 marche assegnategli. â (ivi, Kaleffo Nero N°635.).
questâultima clausula per altro fa conoscere che gli uomini di Radicofani erano giĂ costituiti in comune siccome in eguale condizione apparisce che si mantenevano nel 1369 da un lodo del 31 aprile di quellâanno, pronunziato nel borgo maggiore del castello di Radicofani dentro il Palazzo del Comune. â Vedere S. CASCIANO DEâBAGNI.
Finalmente nel 1411 essendosi accesa la guerra fra i Sanesi da una parte ed il re Ladislao di Napoli dallâaltra parte, appena entrato in campo il generale Tartaglia prese il castello di Radicofani, e, messo che lâebbe a sacco, lo vendĂŠ ai Sanesi ai quali nel 24 maggio dellâanno stesso gli uomini di Radicofani prestarono giuramento di sudditanza, e nella circostanza medesima il suo popolo ottenne dalla repubblica larghi privilegj. Arroge a ciò come fu resa molto piĂš valida tal dedizione dal Pontefice Giovanni XXIII tostochĂŠ egli con bolla del 27 maggio di quellâanno stesso concedĂŠ al Comune di Siena per 60 anni a incominciare dal 1412, il castello e il distretto di Radicofani, con lâobbligo di pagare alla Camera apostolica lâannuo censo di lire 40, e per una volta tanto 6000 fiorini dâoro. â (localitĂ citata Kaleffo Lupa N°172).
Frattanto la Repubblica di Siena nel 1417 fece metter mano alla edificazione di una nuova fortezza sopra Radicofani servendosi di 4 capi maestri muratori Lombardi, cioè, di Aliotto di Cambio, Simone di Ciccarello, Giovanni del Gonfusia, e Francesco di Giovanni. â (ROMAGNOLI appunti storico- artistici Mss).
Ed è quella stessa fortezza che inutilmente assalita nella primavera del 1555 da Chiappin Vitelli generale di Cosimo I, quindi da questo primo Granduca resa piĂš forte fu fatta saltare in aria nel secolo ultimo decorso insieme con lâuffiziale della guarnigione che diede fuoco alla S.
Barbera.
Per decreto della stessa repubblica di Siena (anno 1442) sotto la rocca di Radicofani fu guastata lâunica strada maestra rotabile, la Francesca, che guidava a Roma per il varco piĂš depresso fra la Val dâOrcia e la Val di Paglia e vi fu sostituita da postale attuale che passa sotto la Terra di Radicofani, ad oggetto dâimpedire piĂš facilmente alle compagnie di ventura che dallo stato pontificio venivano ad infestare il territorio di Siena.
Infine essendo stato innalzato alla cattedra di S. Pietro il Pontefice sanese Pio II Piccolomini, questi con bolla del 1469 concedĂŠ Radicofani col suo distretto in vicariato perpetuo al Comune di Siena, previo il consueto tributo annuale, senza far piĂš menzione in quella bolla degli antichi padroni di cotesto paese, come lo furono i monaci del Montamiata.
Dâallora in poi Radicofani seguitò la sorte politica di Siena fino alla caduta di Montalcino, poco innanzi dalla qual epoca il castello di Radicofani soffrĂŹ molto ed in particolar modo nel 1555 allorchĂŠ Chiappino Vitelli generale di Cosimo I tentò con grossa artiglieria ogni maniera sebbene inutilmente, di espugnarlo. Caduta però con Montalcino lâultima sede dei repubblicani sanesi, anco gli abitanti di Radicofani nel 17 agosto del 1559 prestarono giuramento alla corona di Toscana, la quale per censo di cotesta Terra continuò a pagare alla Camera apostolica scudi nove da paoli dieci a scudo rinnovando il trattato nel 1580 fra il Granduca Francesco I e il Pontefice Gregorio VIII. â (ARCH. DELLE RIFORMAG. DI FIR.).
Poco innanzi coteste vicende, gli uomini di Radicofani avevano riformato lo statuto comunitativo, châè nellâArchivio delle Riformagioni di Siena. In quello del 1574 si fa menzione del soppresso convento di S.
Francesco deâMinori Conventuali edificato in Radicofani nel 1257, siccome lo dichiara unâiscrizione nella facciata della chiesa di S. Agnese.
Sussiste bensĂŹ fuori di Radicofani altro convento di cappuccini presso la strada regia, lungo la quale avvi la posta delle lettere, quella deâcavalli ed una buona locanda.
Fu da Radicofani uno sperimentato militare, Guasta di Messer Jacopino, che nel 1311 venne eletto dal Comune di Firenze in capitano del popolo, e nel 1325 dalla Signoria ricevĂŠ il comando delle sue genti per difendere Firenze dallâirruzione ostile che portò fino alle sue mura il lucchese Castruccio Antelminelli. â Anche un Dino da Radicofani che dopo essere stato arcivescovo di Genova fu innalzato alla sede di Pisa che resse dal 1342 al 1349, è qualificato dallâUghelli per uomo di animo grande e peritissimo nel trattare gli affari della Santa Chiesa e fu lo stesso arcivescovo Dino quegli che elesse in suo vicario in Pisa il celebre Guido Septe, lâamico intrinseco del Petrarca, arcidiacono poi arcivescovo di Genova.
CENSIMENTO della Popolazione della TERRA di RADICOFANI a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1640: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici secolari e regolari -; numero delle famiglie 257; totale della popolazione 1580.
ANNO 1745: Impuberi maschi 175; femmine 159; adulti maschi 207, femmine 224; coniugati dei due sessi 159; ecclesiastici secolari e regolari 33; numero delle famiglie 193; totale della popolazione 957.
ANNO 1833: Impuberi maschi 385; femmine 341; adulti maschi 334, femmine 312; coniugati dei due sessi 686; ecclesiastici secolari e regolari 20; numero delle famiglie 380; totale della popolazione 2078.
ANNO 1840: Impuberi maschi 393; femmine 357; adulti maschi 355, femmine 385; coniugati dei due sessi 700; ecclesiastici secolari e regolari 19; numero delle famiglie 481; totale della popolazione 2209.
ComunitĂ di Radicofani. â Il territorio di questa ComunitĂ occupa una superficie di 33215 quadrati, 1433 dei quali sono presi da corsi dâacqua e da strade. â Nel 1833 vi abitavano 2412 persone, a proporzione di 61 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Confina con cinque comunitĂ del Granducato, poichĂŠ dirimpetto a grecale fronteggia col territorio comunitativo di Pienza, mediante il fiume Orcia, a partire dal suo confluente Formone fino alla confluenza del torrente Spineta. CostĂ di fronte a settentrione sottentra a confine la comunitĂ di Sarteano, con la quale prosegue a percorrere contrâacqua lâalveo dellâOrcia rimontando verso la sua sorgente che trova sul Monte Presis, ossia sulla schiena del monte di Cetona, e di lĂ sulla strada provinciale di Radicofani a Sarteano. Ivi succede in faccia a grecale il territorio comunitativo di S. Casciano deâBagni, e con esso lâaltro fronteggia, correndo verso scirocco; dove passa per il poggio Bianco, di lĂ dal quale i due territorj entrano nel torrente Rigo, col quale scendono fino al fiume Paglia. CostĂŹ alla Novella sottentra il territorio comunitativo dellâAbbadia S. Salvadore, col quale il nostro dirigendosi a ponente- libeccio varca i poggi che scendono dal Montamiata fra la valle della paglia e quella dellâOrcia per entrare in questâultima mediante il torrente Formone, finchĂŠ a mezza via di detto torrente incontra il territorio della ComunitĂ di Castiglion dâOrcia. Con questâultimo il nostro si accompagna lungo il torrente medesimo fino al suo sbocco in Orcia dove dirimpetto al fiume ritorna la ComunitĂ di Pienza.
Delle strade rotabili che passano per Radicofani, o che attraversano la sua montagna se ne contano due; cioè, la regia postale Romana e la strada provinciale che da Radicofani conduce a Sarteano. Rispetto allâantica via Francesca tracciata alla base meridionale del monte di Radicofani nel varco piĂš depresso, disfatta, come dissi, dai Sanesi nel 1442, non vi sono rimaste quasi piĂš tracce.
Fra i maggiori corsi dâacqua citerò le due fiumane della Paglia e dellâOrcia, le cui acque bagnano in due lati opposti le falde della montagna di Radicofani scorrendo quasi intermedio ad entrambe il torrente Formone.
Ma la montagna di Radicofani si rende piĂš dâogni altra interessante alla storia naturale, specialmente per i geologi che trovano costĂ sopra il cratere di un antico vulcano spento, un cono di lave e di tufi basaltici che si alza in rupi quasi perpendicolari sulle spalle di un monte, i di cui fianchi sono rivestiti di terreno marnoso terziario, insieme con la parte inferiore della Valle dellâOrcia.
Infatti il cono basaltico che si alza al di sopra di una montagna di origine marina offre unâapparenza assai caratteristica di un cataclismo ivi accaduto in tempi remotissimi; nella quale emergenza si aprĂŹ costĂ sopra un vero cratere, donde la forza deâfluidi gassosi compressi spinsero fuori con violenta esplosione ceneri, lave fuse, lave che in seguito raffreddate acquistarono una struttura spugnosa come quella delle masse vulcaniche esistenti sul picco di Radicofani, cui fanno corona grandi rupi di colonne basaltiche.
Sopra infatti al pinnacolo dove esistono gli avanzi della fortezza veggonsi grandi masse di lava rossastra esternamente cellulosa, internamente piĂš dura e tanto piĂš compatta quanto piĂš si interna e si avvicina al letto inferiore, in guisa da servire questa ad uso di macine da mulino.
Il Santi che nel suo secondo Viaggio per le Provincie senesi volle riconoscere i limiti fino dove si estendeva, non dirò il picco vulcanico di Radicofani, ma il detritus delle sue rocce laviche e basaltiche, riscontrò che dalla parte di ostro i suoi detritus terminavano al fosso della Quercia, e di lĂ fino alla Corbaja , due miglia circa lungi dalla loro sede; a levante li seguitò dal poggio Casano fino a quello del Fibbia; a settentrione fino al poggio Sassetta, dove fu una delle Rocchette di Radicofani, un miglio circa distante dal paese; ed a libeccio sino al poggio Nebbiali, che è sulla diritta della strada postale Romana venendo da Siena piĂš di due miglia lungi dal cono di Radicofani. Ai luoghi di sopra indicati cessano le rocce vulcaniche trascinate dalla loro sede ed ivi apparisce totalmente scoperta la marna conchiliare cerulea subappennina del Brocchi, la quale, eccettuando la porzione che spetta al monte Amiata costituisce quasi sola parte inferiore della Val dâOrcia. AllâArticolo MONTAMIATA (Vol. III pagina 319) credei a proposito indicare, essere a un dipresso allâaltezza medesima il picco vulcanico di Radicofani ed il brusco passaggio delle rocce nettuniane alle trachitiche del Montamiata. â Nella stessa circostanza aggiunsi lâaltra avvertenza che sebbene vicini, uno può dirsi dallâaltro monte isolato, e niuna delle due formazioni vulcaniche, cioè, la cupola trachitica del Montamiata, ed il picco basaltico di Radicofani, trovasi vestita da terreni nettuniani della seconda o della terza epoca. Da ciò mi sembrò poter concludere che quella cupola o quel picco dovette traboccare dal suolo di unâepoca posteriore a quella deâdepositi terziarj marini di cotesta contrada. â Vedere MONTAMIATA.
La marna conchiliare cerulea che cuopre i fianchi del monte di Radicofani, specialmente dalla parte di Val dâOrcia, vedesi di tratto in tratto interrotta da banchi di minuta ghiaja sciolta o cementata da un glutine insieme con dei frammenti di rocce calcaree e arenarie stratiformi compatte, le quali costituiscono il corpo inferiore del Montamiata.
Questâultima qualitĂ di terreno riesce sterile anzichenò; al contrario è fertile il suolo intorno al paese di Radicofani, come quello che sino ad un miglio sotto al capoluogo è ricoperto dai detritus di rocce vulcaniche. Realmente è nella porzione superiore della montagna dove abbondano le produzioni agrarie, e donde scaturiscono fonti perenni, copiose e salubri, come sono quella ai Cappuccini e a Castel Morro , la fonte grande, e la fonte Antese.
Rispetto alla costituzione fisica ed economica del clima di Radicofani e sue adiacenze, nĂŠ fu dato un sunto in una lettera del dottor Luigi Vilifranchi, stato medico condotto in Radicofani, e pubblicata nel 1832 in Pisa nel Nuovo Giornale deâLetterati.
Da quella lettera pertanto si apprende, che il clima di Radicofani, per quanto il paese sia alto va soggetto alle nebbie ed è umido, châè dominato dai venti australi, mentre i settentrionali sono riparati dal picco vulcanico superiore al caseggiato.
In essa lettera si aggiunge la notizia economica rispetto ai cammini delle case, in poche delle quali il fumo viene diretto opportunamente fuori dai tetti. Inoltre spiace di sentire allâetĂ nostra che molte di quelle abitazioni manchino di latrine.
Rispetto alla coltivazione del suolo vi si dice, che a tre miglia di distanza dal paese sono le sue vigne il cui prodotto serve a due terzi della popolazione; pochi altri vigneti suppliscono al restante. Vi si aggiunge la notizia che la raccolta media del grano, il prodotto maggiore di cotesta Comunità , ascende a circa 1600 stja; che la porzione piÚ estesa della montagna è tenuta a pascoli naturali, dove si nutrono mandre di pecore e di capre, le quali fruttano caci saporiti e carni squisite in agnelli e capretti; ma il granturco è la vettovaglia piÚ ricercata dal popolo di Radicofani, che lo semina in alcune parti del territorio, dove mancano affatto e per ogni dove gli ulivi.
Fra le malattie dominanti sono ivi indicate, allâetĂ dellâinfanzia le ostruzioni glandulari; nelle fanciulle adulte la clorosi; ed in ambi i sessi i mali provenienti da ostruzioni, le febbri periodiche ecc.
Dal regolamento del 3 giugno 1777, relativo allâorganizzazione economica delle ComunitĂ della Provincia superiore sanese, si rileva che questa di Radicofani allora era composta da due ComunitĂ , cioè di questa di Radicofani e dellâaltra di Contignano, alle quali due ComunitĂ spettavano i tre comunelli di Castelvecchio del Sasso delle Rocchette e del Palazzo dâOrcia.
Risiede in Radicofani un vicario regio di terza classe che estende la sua giurisdizione tanto civile come criminale anche sulla comunitĂ di S. Casciano deâBagni.
Inoltre vi è un ingegnere di circondario, un cancelliere comunitativo che abbraccia, oltre la ComunitĂ di Radicofani, quelle dellâAbbadia S. Salvadore, di Pian Castagnajo e di S. Cascian deâBagni. Vi è un doganiere di seconda classe che soprintende alla dogana di 3.° classe di S. Giovanni delle Contee. La conservazione delle ipoteche è in Montepulciano, lâufizio deâlâesazione del Registro in Sarteano ed il tribunale di Prima istanza in Siena.
QUADRO della Popolazione della COMUNITAâ di RADICOFANI a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Castelvecchio (*), titolo della chiesa: S. Eustachio (Pieve), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Chiusi), abitanti anno 1640 n° 125, abitanti anno 1745 n° 183, abitanti anno 1833 n° 210, abitanti anno 1840 n° 226 - nome del luogo: Contignano, titolo della chiesa: S.
Maria Assunta (Pieve), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Chiusi), abitanti anno 1640 n° 195, abitanti anno 1745 n° 144, abitanti anno 1833 n° 204, abitanti anno 1840 n° - nome del luogo: RADICOFANI, titolo della chiesa: S.
Pietro (Arcipretura), diocesi cui appartiene: Chiusi, abitanti anno 1640 n° 1580, abitanti anno 1745 n° 957, abitanti anno 1833 n° 2078, abitanti anno 1840 n° 2209 - Totale abitanti anno 1640: n° 1900 - Totale abitanti anno 1745: n° 1284 - Totale abitanti anno 1833: n° 2492 - Totale abitanti anno 1840: n° 2678 N. B. La parrocchia di Castelvecchio contrassegnata con lâasterisco (*) negli anni 1833 e 1840 mandava nella ComunitĂ limitrofa di Castiglion dâOrcia - anno 1833 abitanti n° 80 - anno 1840 abitanti n° 82 RESTANO - anno 1833 abitanti n° 2412 - anno 1840 abitanti n° 2596
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 709.
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