VIAREGGIO
(Via Regia) nella Valle inferiore del Serchio.
– Città moderna e ognora crescente presso la riva del mare con Porto Canale, attualmente con due chiese parrocchiali (S. Antonio e S. Andrea), capoluogo di Comune e di Giurisdizione nella Diocesi e Ducato di Lucca.
Risiede fra Pietrasanta e la foce del Serchio allo sbocco della Fossa Burlamacca nel Porto Canale sotto il grado 43°52’ di latitudine ed il grado 27°55’ di longitudine, 6 miglia toscane a ostro di Pietrasanta, circa due miglia toscane a ponente libeccio dalla posta di Montramito, intorno a 10 miglia toscane a maestrale di Pisa, e 13 a ponente di Lucca.
Vedesi Viareggio sul lido del mare quasi nel centro dell’insenatura che forma il bacino più occidentale della Toscana littoranea, la cui corda dal promontorio del Corvo sino a Montenero fu calcolata di 52 miglia geografiche quasi miglia 58 fiorentine.
Questa nuova città tagliata a guisa di parallelogramma ha strade larghe e diritte le quali, quantunque non siano ancora tutte fiancheggiate da pubblici e privati edifizj, pure vanno costì giornalmente aumentando le case, le chiese e le palazzine con regolarità, ordine e pulizia.
Fu misurata trigonometricamente la situazione di Viareggio dal Padre Generale Prof. Michele Bertini di Lucca, presa dalla sommità della Torre de’ Forzati, e trovò questa circa 42 braccia lucchesi superiori al livello del mare Mediterraneo; mentre dalle triangolazioni fatte dal Padre Generale Cavaliere Giovanni Inghirami risulta, che il piede della Torre medesima era braccia 2 fiorentine superiore al livello del vicino mare;lo che dimostrerebbe che la sommità della Torre de’ Forzati in Viareggio fosse circa braccia 40 fiorentine superiore al suolo, sul quale s’innalza.
Rispetto all’origine del nome di Viareggio sembra manifestarsi naturalmente nella Via Regia che nel medio evo fu tracciata lungo il littorale passando da Viareggio .
All’Articolo MIGLIARINO in Val di Serchio fu detto, che quella vastissima tenuta selvosa un dì faceva parte ed era compresa nella Selva Regia, nota in parte sotto il vocabolo speciale di Selva Parantina, la quale estendevasi dalla ripa destra della Valle inferiore del Serchio, a partire dall’origine della Fossa Nuova emissaria nel Lago di Massaciuccoli sino verso Montramito, e di là costeggiando il monte di Quiesa, prolungavasi sino al Termine della Scieparsa, lungo il littorale dove sboccava la Fossa di Motrone.
Che cotesta Selva Regia appartenesse, al pari di tutte le altre macchie che incontravansi lungo il littorale toscano alla Corte regia, ossia alla Corona d’Italia, dalla quale prese il titolo di Regia, non ne lasciano dubbio i documenti superstiti, ed il nome che dopo il mille fu dato al piccolo villaggio, ora città di Viareggio. Il qual nome fornivalo la località per trovarsi sul passo di una Via carraja o sterrata, che fin d’allora era tracciata lungo la marina della Selva regia.Cotesta Via, che divenne per lungo tempo postale da Pisa a Sarzana, non deve confondersi con l’antica Via Francesca, o Romea stata aperta molto tempo innanzi a piè del Monte di Quiesa sulle tracce a un dipresso della Via militare di Emilio Scauro; la quale passava poco discosta dagli emissarj del padule e Lago di Massaciuccoli, emissarj che forse dal suo autore Papirio ebbero nome di Fosse Papiriane, siccome più tardi la Fossa maggiore acquistò quello di un proprietario lucchese chiamandola Fossa Burlamacca, la quale imbocca nel Porto Canale di Viareggio. – Vedere FOSSA BURLAMACCA, e FOSSE PAPIRIANE.
A dimostrare l’origine non antica di Viareggio si presenta non solo la storia politica e l’ecclesiastica, ma la fisica di cotesta pianura littoranea, dove sboccano, al suo ostro i fiumi Serchio ed Arno, ed a settentrione maestrale la Magra, oltre molti torrenti e fiumane intermedie, le quali lasciano lungo quella spiaggia tanti arenosi depositi capaci di allontanare progressivamente la riva del mare dalla terraferma. – Vedere appresso l’Articolo COMUNITA’ DI VIAREGGIO.
Già si disse agli Articoli PISA e VALLE DELL’ARNO PISANO, che la spiaggia a Bocca d’Arno in 1800 anni si è aumentata di circa 11300 braccia toscane, equivalenti a metri 6595, e fu anche calcolato che l’aumento del littorale di Viareggio si valuta ad un dipresso fra le 4 e le 5 braccia per anno.
Epperò non farà meraviglia(soggiunge il Marchese Mazzarosa nella sua Guida del Forestiere per la città e contado di Lucca)il pensare che al tempo dei Romani il mare bagnasse le falde del poggio di Massaciuccoli, cui aggiungerei, e che allora i Pisani occupavano quello stretto littorale con le pendici meridionali de’ monti di Balbano, Massaciuccoli, Quiesa, ecc.
Infatti una delle memorie più antiche superstiti di Viareggio è posteriore alla prima metà del secolo XII, allorchè un esercito lucchese nel 1170 essendosi accampato costì presso, fu investito e vinto dai Pisani, i quali s’impadronirono del luogo di Viareggio.
Cotesto castelletto era allora cotanto piccola cosa che per lungo tempo esso mancò di una chiesa parrocchiale, non trovandola indicata né tra quelle del piviere di Massaciuccoli che fu della Diocesi pisana, e neppure nel catalogo delle chiese della Diocesi di Lucca del 1260, il cui vescovo molto dopo la sottopose con l’altra di Montramito alla pieve d’Ilice.
Aggiungeva inoltre l’annalista lucchese Tolomeo, di aver letto nell’antico registro del Comune di Lucca, qualmente nell’anno 1171 il governo della sua patria acquistò in compra da Truffa Mezzolombardi dei signori di Montramito la Selva con tutto il terreno lungo quel littorale, a partire cioè dalle foci del Serchio, dove esisteva una torre a guardia della marina, fino a Montramito; e che nel 1172 alle calende di gennajo i Lucchesi distrussero il Castello di Viareggio, occupato sino dal 1170 dalle armi dei Pisani, dopo essere stati questi ultimi messi in fuga dai primi.
Non starò poi ad esaminare, se sia autentico o no un diploma di Federigo II del 1221, dal quale alcuni arguiscono, che in quell’anno il castello col distretto di Viareggio fu dato in feudo ad un messere Pagano di Baldovino di Lucca, aggregandolo alla cittadinanza di Messina, e che restasse di quella famiglia fino a che nel 1283 il Comune di Lucca col favore del conte Ugolino della Gherardesca, allora signor di Pisa, poté riacquistarlo.
– (PTOLOM. LUCENS. Annal.).
Dirò solo che in Viareggio, verso il secolo XIV, fu edificata quella forte torre che serve di Bagno ai condannati di Lucca, da non confondersi con l’altra torre fabbricata sino dal 1171 presso la foce del Serchio.
In Viareggio vi si gode ampia veduta del mare dal promontorio del Corvo e dall’Isola Palmaria sino al Monte Nero di là da Livorno. La spiaggia essendo inclinatissima e aperta per tutto intorno, non affonda in vicinanza del lido che 9 piedi dal lato di mezzo dì, cioè sopravento, e piedi 27 dal lato di maestrale, cioè sottovento, siccome apparisce dalli scandagli fatti dal capitano Smith, in conferma di quanto fu avvisato dal chiarissimo Bernardino Zendrini nella sua Relazione edita in Lucca nel 1736. – Vedere l’Articolo COMUNITA’ DI VIAREGGIO.
In conseguenza non solo ai vascelli di alto bordo è impedito l’ingresso nel suo Porto Canale, ma essi neanche ponno dar fondo in quei paraggi. Solamente i legni a vela latina trovano costà un buon suolo per gettarvi l’ancora, ed anco internarsi nella città per mezzo del suo Canale corrispondente con la Fossa Burlamacca ed altre fosse emissarie del Lago di Massaciuccoli, o che raccolgono gli scoli di quella pianura. Lo chè peraltro basta pel vantaggio della pesca, che suol essere ricca assai, e per il comodo del commercio onde particolarmente cambiare gli olj ed i prodotti indigeni con quelli esteri e con le merci coloniali.
L’aria attualmente è cotanto sana in tutte le stagioni dell’anno e così temperata nell’inverno, che molte delle principali famiglie lucchesi vi possiedono palazzine e casini, dove costumano recarsi ad oggetto di godere del benefizio di quel clima nei rigori dell’inverno, mentre nell’estate vi accorrono anche dall’estero illustri personaggi per far uso de’ suoi bagni di mare.
Quando cotesto paese non contava che misere capanne, abitate da due in trecento malsani coloni e da poveri pescatori, vi fu eretto un convento della Riforma Francescana di S. Bernardino con chiesa annessa sotto l’invocazione di S. Antonio.
In seguito quest’ultima fu dichiarata cura suffraganea della pieve d’Ilice, e la prima volta che essa comparisce nel catalogo delle chiese parrocchiali, mi sembra quella indicata dal sinodo lucchese celebrato nel maggio dell’anno 1736.
Ma il vaso del tempio nella vistosa moltiplicazione del popolo di Viareggio era troppo angusto e richiedeva una chiesa suscettibile di ricevere non più di 300 ma 5 in 6000 persone lo che è stato eseguito in questi ultimi anni.
Avvegnachè nel 1839 il Duca di Lucca atteso l’aumento sempre crescente della popolazione decretò, che si erigesse in Viareggio una seconda chiesa parrocchiale, e, appena ottenuto sotto dì 21 luglio 1840 il breve pontificio, fu fabbricato più d’appresso alla spiaggia un tempio a tre navate ed un convento contiguo per una famiglia religiosa di Servi di Maria, i quali ne presero possesso nel 3 giugno del 1841.
La separazione della popolazione di Viareggio in due cure fu eseguita nel marzo del 1843 quando vennero assegnati alla nuova cura de’ serviti circa 2300 popolani.
La chiesa dedicata a S. Andrea Apostolo capace di contenere da 5000 persone è a croce latina adorna di statue nella facciata e di un impiantito di marmi di Carrara. Essa è fiancheggiata da un convento con comoda abitazione per 12 religiosi.
Varie manifatture sono state di corto introdotte fra cotesta popolazione, la quale si moltiplica prodigiosamente, sia per esservi i matrimoni frequenti e fecondissimi, sia per avere il vaccino estirpato il flagello del vajolo arabo che soleva fare strage nel littorale di Viareggio.
COMUNITA’ DI VIAREGGIO. – Della superficie territoriale di questa Comunità non si potrà indicare una misura esatta finché non sieno terminate le operazioni catastali del Ducato di Lucca; posso dire solamente che la Comunità in questione comparisce la più popolata e la più estesa di tutte quelle del Ducato di Lucca, qualora voglia eccettuarsi quella della sua capitale.
Confina con due Comunità del Ducato (Lucca e Camajore) con una del Granducato (Vecchiano) e con il littorale.Davanti a ponente maestrale finisce nel mare che lambisce per la lunghezza di circa 4 miglia toscane, cioè, dalla Torre di Migliarino sino alla foce del fiumicello Camajore, dove sottentra dirimpetto a settentrione la Comunità di Camajore, con la quale la nostra di Viareggio s’incammina da ponente a levante verso i colli di Pedona per girare sulla cima di quelli verso scirocco e passare sopra i poggi di Stiavola, della pieve d’Illice, di Massarosa e quindi arrivare sulla vetta del monte di Quiesa. A quel varco il territorio di Viareggio trova l’altro della Comunità di Lucca, col quale piegando da scirocco a ostro percorre dal monte di Quiesa il fianco occidentale di quello di Balbano, di dove s’incammina verso la gronda orientale del padule di Massaciuccoli. Costì arrivano i confini della Comunità di Vecchiano del Granducato, con l’ultima delle quali dirigesi per la Fossa Nuova nel padule prenominato che entrambe attraversano da scirocco a maestrale, nella parte più occidentale del Lago, finché voltando faccia a libeccio giungono per termini artificiali sul confine del littorale, che trovano alla Torre di Migliarino presso lo sbocco in mare della Fossa detta dell’Abbate.
Non vi sono fiumi che attraversino cotesta Comunità, qualora si eccettui la fiumana del Camafore, la quale costeggia il territorio comunitativo dal lato di maestrale a settentrione. Vi è compreso bensì per la maggior parte uno de’ Laghi più estesi della Toscana, con diverse fosse navigabili, come la Fossa detta del Malfante, quella di Stiavola e l’altra delle Quindici, oltre la Fossa maggiore, ossia la Burlamacca, le quali tutte o del Lago di Massaciuccoli, o del Laghetto di Montramito, o in linea parallela al lido dirigonsi nel Porto Canale di Viareggio.
In una parola le acque terrestri che ristagnano fra il Monte di Quiesa e la marina di Viareggio e che si raccolgono, o nel Lago di Massaciuccoli, oppure in altri minori Lagaccioli, si riducono in fosse che con lento declive per la pianura fluiscono nel Porto Canale predetto.
Niuno fra i territorj comunitativi della Toscana offre per avventura tanta messe allo studioso delle scienze fisiche e idrostatiche, quanta ne fornisce la Comunità di Viareggio nella sua pianura di recente acquisto poco distante dalla foce di due fiumi reali, coperta da vasti paduli, di due laghi e di frequenti fosse che lentamente s’incamminano verso una spiaggia inclinatissima all’orizzonte.
Due libri importanti per la scienza idraulica, onde anco conoscere lo stato fisico di cotesta contrada, nella prima metà del sec. XVIII, furono pubblicati in Lucca sotto gli anni 1736 e 1739. Spetta il primo al chiarissimo Bernardino Zendrini che scrisse sulla riforma di quel porto con un’Appendice intorno ai tristi effetti della macchia di Viareggio, mentre il secondo spettante al celebre matematico Giovanni Poleni giova a confermare l’opinione del primo.
Le quali riforme eseguite pochi anni dopo dalla Repubblica di Lucca a seconda dei pareri esternati da quei due sommi matematici, recarono alla contrada un cotal successo, che in grazia del taglio della macchia, e più ancora delle cataratte a bilico poste sull’ingresso della Fossa Burlamacca nel Porto Canale di Viareggio onde impedire la promiscuità dell’acqua salsa con la dolce, non solamente cessarono costà di vedersi Quei volti lividi e confusi Perché l’aere gli era nimica, ma d’allora in poi crebbe vistosamente sana e longeva la sua popolazione.
Cotesto fenomeno pertanto della migliorata qualità dell’aria avvenne dopo che nel 1740 per opera del prelodato idraulico Berardino Zendrini furono poste in opera le cataratte a porte mobili fra le fosse emissarie dell’acqua dolce ed il Porto di Viareggio; la quale operazione recò tal benefizio reale da non lasciare più dubbio che ciò derivasse dalla miscela dei due liquidi, stante che appena quelle cataratte mobili si guastarono, tornò la malaria a portare la morte a quegli abitanti, finché riparate e rimessele nel pristino stato, sparvero le febbri maremmane, e la popolazione di Viareggio riprese a prosperare e ad accrescersi successivamente, in guisa che questa florida Terra nel 1832 fu eretto in seconda città del Ducato di Lucca.
Nel 1782 comparve alla luce un terzo libro dell’Abate Leonardo Ximenes sul progetto di un nuovo Ozzeri che meditava introdursi nel Lago di Massaciuccoli e di là pel Canale di Viareggio in mare, dove si trattava anche di qualche riforma atta a giovare a quel Porto. Allo stesso progetto del Ximenes frattanto facevano corredo importantissime riflessioni di altri due chiari idraulici di quel secolo, l’Abate Ruggiero Giuseppe Boscovich ed il matematico Eustachio Zanotti.
Non starò qui a ripetere ciò che fu detto agli Articoli FOSSE PAPIRIANE, MASSAROSA, MASSACIUCCOLI e suo LAGO, se non per rammentare, che la pianura fra Massaciuccoli e il mare era palustre fino dai tempi romani, e che il terreno attualmente scoperto attorno al Lago e alle fosse medesime è di una natura calcarea argillosa, affatto diversa da quella di arena silicea e marina che cuopre il fondo del Lago stesso di Massaciuccoli, e che suole raccogliersi per inviare quella qualità di arena per uso delle seghe de’ marmi a Serravezza ed a Carrara.
Non debbo per altro tacere, qualmente fu in questa Comunità, dove pochi anni addietro l’aria tornò a danneggiare gli abitanti fra Massarosa e Montramito stante la coltivazione introdottavi delle Risaje: coltivazione che eccitò molti reclami e rammarichi di quegli abitanti che l’avvicinavano, oltre non pochi discorsi scientifici, fra i quali citerò per tutti un libro del Prof. Francesco Puccinotti, una memoria del marchese Mazzarosa ed altra memoria col titolo di Note di Michele Giannini medico di Viareggio.
La pianura di Montramito, di Massarosa e la marina di Viareggio sono mantenute palustri non solo dai frequenti capezzali che arrestano lo scolo delle acque terrestri al mare in un piano poco superiore al suo livello, ma vi concorrono altresì a conservarla in tal guisa molte scaturigini perenni di fonti che pullulano dai monti superiori di Quiesa fino a quelli di Montramito, e che attualmente servono solamente a mettere in moto le macine di un mulino a granaglie e quelle di un frantojo.
Si suppone da taluni che le acque delle fonti del monte pullulanti alla destra della strada postale fra Massarosa e Montramito, allacciante che fossero, sarebbero suscettibili di esser portate a sufficiente altezza da servire almeno all’irrigazioni della pianura circostante al piccolo Laghetto di Montramito.
“Una sola trave, diceva il dottore Michele Giannini nelle sue Note sulle Risaje della marina lucchese, una sola trave posta sulla bocca della Fossa Selice basta ad elevare in breve tempo circa un mezzo braccio l’acqua del Laghetto di Montramito, nel cui fondo scorgendosi dei muri, fu creduto dal popolo che costà esistesse un convento sprofondato, non si sa come, né quando. Dal fondo di quel Laghetto sorge un’altra polla, in guisa che con le sole acque del Laghetto medesimo si mantenevano le Risaje state seminate innanzi che il quinto Congresso degli Scienziati italiani tenuto in Lucca, nella seduta del 25 settembre 1843, per organo di una commissione incaricata di studiare e riferire sull’influenza igienica delle Risaje, fece tale rapporto, dal quale resultava, che generalmente la cultura del riso era nociva all’economia pubblica e causa accrescente di malaria, resa mofetica e di pessimo odore dall’esalazione delle parti organiche macerate e fermentate nelle ripetute vicende di stagnazione e di lento corso delle acque che irrigano le umide Risaje.
Volete voi vedere, esclamava il Professor Puccinotti nella sua opera, rispetto all’introduzione delle Risaje in Toscana, volete voi vedere rovinato il più regolare sistema idraulico di un paese? Introducetevi le Risaje.
Non senza maraviglia, egli prosegue, io vidi queste Risaje di Montramito (li 7 giugno del 1843) avere verso la strada regia (postale) i loro argini quasi ai piedi delle viti, degli olmi e dei pioppi da un lato; dall’altro lato, ed allo stesso livello, piantagioni verdeggianti di granturco (mais) e di fagiuoli; in qualche parte con un passo che attraversasse un piccolo fosso trovarsi subito in mezzo a fertilissimo campo di un grano che arrivava alle spalle; in qualche altro punto poche braccia traverse di strade maestre dividere un bellissimo oliveto dalle meste e fetenti Risaje.
Allora fu che alle piante acquatiche costituenti quei pantani, come sarebbe l’Arundo phragmitis (Spazzola di padule) al Typha Latifolia (Sala di padule) allo Sparganium erectum (Sparganio) al Syrpus lacustris (Giunco da stoje) alla Chara vulgaris, (Erba calcinaja) venne surrogato il riso, pianta che doveva crescere e fruttificare sotto le condizioni medesime di cultura: cosichè il principio di fecondazione di tutte le piante palustri ed acquatiche può dirsi comune ed invariabile anche al riso; né vi sarà mai, è l’A. che parla) alcuno al mondo che possa conciliare insieme una Risaja con la salubrità”.
In realtà che la cultura delle Risaje di Montramito influisse anche a danno degli abitanti di Viareggio, sebbene due miglia da esse distanti, lo asseriva il medico condotto Dottor Michele Giannini, dicendo “che innanzi l’introduzione di quelle Risaje si poteva stare in qualunque ora della notte per le vie di Viareggio e per le vicine campagne senza vestito e con la testa scoperta senza pericolo della propria salute.
Il nostro banco, soggiungeva il Dottor Giannini, ed il monte, fertili d’ogni frutto non conservano assai umidità nelle state per fornire legumi e granturco, il cui prodotto suole costituire il vitto ordinario della maggior parte del popolo.
Il nostro banco , soggiungeva il Dottor Giannini, ed il monte, fertili d’ogni frutto non conservano assai umidità nelle state per fornire legumi e granturco, il cui prodotto suole costituire il vitto ordinario della maggior parte del popolo.
L’industria perciò diresse la coltivazione di questi generi sopra i costi detti marzuoli in quella parte di padule migliorata sì, ma che ancora non restava asciutta se non verso la fine di maggio sino a settembre”.
Dondechè i contadini nell’aspettativa della futura raccolta, ed i marinari stante la cessazione della pesca, sogliono ricavare con poco lavoro tanto frutto per corrispondere ai fitti e campare dall’inverno le loro famiglie.
Nella deliziosa vallecola di Stiava, soggiungeva il Dottor Giannini (nota 21), gli attaccati da febbre intermittenti dal mese di marzo al mese di luglio del 1843 sino stati circa 130, fra i quali molti sono ricaduti sei sette volte.
E prima delle Risaje non si ammalavano che sei, o otto individui in tutto l’anno fra i molti che frequentavano il padule”.
Arroge a ciò una sugosa memoria del Marchese Antonio Mazzarosa letta al quarto Congresso scientifico di Padova sulle antiche Risaje del Lucchese e loro tristi effetti, sicché il governo di quella repubblica pubblicò nel dì 4 maggio del 1612 un editto, col quale si proibiva sotto pena severissima la coltivazione di riso per tutto quanto lo stato lucchese.
Per buona sorte dell’umanità e per poca sorte di avidi speculatori, dal 1843 in poi tali Risaje sono scomparse in tutta la Toscana, ed a Montramito sono ritornate a crescere naturalmente la Sala, la Spazzola di padule, e più comunemente il Giunco da stoje , le quali piante servono non solo di foraggio, ma accoppiate ad altri falaschi dei paduli costituiscono il letto delle stalle coloniche, sicché, macerate forniscono una specie d’ingrasso a quell’umida pianura, mentre nei luoghi resi meno palustri mediante le fosse di scolo si seminano e vi fertilizzano piante leguminacee e granoturco.
Peraltro la risorsa agraria principale di questo territorio consiste nei frequenti e ben tenuti oliveti, i quali rivestono i fianchi meridionali dei colli fra Massaciuccoli, Montramito, Campo Romano e Stiavola, alternanti con viti a filari e con frequenti campi di granaglie, mentre a questi fanno corona nei seni e nella parte più elevata dei poggi estese selve di castagni.
Anche la pianura di Viareggio va di anno in anno guadagnando in consistenza ed in estensione. Infatti rispetto alla consistenza non sono ancora 40 anni che la strada rotabile fra Viareggio e Montramito era fangosa, in guisa che bene spesso bisognava rialzarla onde mantenerla per quanto era possibile asciutta.
Inoltre presso Montramito esisteva una sottile crosta di cuora che s’innalzava ed abbassava secondo che l’acqua cresceva o diminuiva, ed oggi invece si veggono sulla strada terre alte, consistenti e intorno a quella stazione orti copiosi e fertilissimi.
>”L’aria è salubre, asserisce il medico di Viareggio, le nebbie non più viste da molti anni di giorno sono rarissime in qualche notte di autunno, le quali, se innanzi la coltura delle Risaje da Montramito potevano giungere da Viareggio, non vi era più memoria di averle vedute costì dopo il levare del sole.
La peste non ha mai penetrato, aggiunge il Giannini, in cotesta contrada; in guisa che in un clima così temperato e sano il popolo ben nutrito vive lungamente robusto e si moltiplica prodigiosamente”.
Fra i prodotti di suolo utilissimi a questa contrada sarebbero i bestiami da frutto e da lavoro, dei primi de’ quali si faceva dai Viareggini nei tempi andati un commercio utilissimo al colono ed al proprietario.
La pesca del Lago di Massaciuccoli mantiene altresì molte famiglie, ed il governo ne ritrae un vistoso provento; ma assai maggiore è il numero dei marinai ed il lucro che ne ritrae il Principe da quella più copiosa che ottengono i pescatori dal mare di Viareggio.
“In quanto alla crescente estensione del territorio, tanto lungo i margini del lido, come a piedi dei colli, sono prodigiosi gli acquisti; e la coltivazione specialmente intorno alle gronde del padule di Massaciuccoli si è estesa in molti luoghi che nei secoli decorsi erano coperti in inverno dalle acque. Lo che starebbe a provare il naturale rialzamento del suolo che si effettua più sollecitamente ed in maggiore quantità di quello che non faccia il ritiramento del mare”.
A coteste osservazioni fisiche del medico condotto di Viareggio mi vi sottoscrivo di buon animo; così potessi farlo dall’altra osservazione, quale si è quella di credere egli, che non solo l’accostamento d’arena lungo il littorale di Viareggio aumenti di circa cinque braccia per anno, ma che in proporzione si abbassi il livello del mare; comecchè egli aggiunga in nota (10) intendere di voler riferire all’abbassamento del livello del mare non in quanto a se stesso, ma relativamente al nostro banco (di Viareggio) e alla nostra palude.
La quale opinione del medico Viareggino sarebbe opposta affatto alle osservazioni instituite costà circa cent’anni innanzi dal matematico Bernardino Zendrini, il quale invece nell’opera di sopra citata opinava, che il livello del mare fosse in qualche aumento, deducendolo dai terreni di alcune case situate poco lungi dalla Torre dei Forzati, che all’età del Zendrini erano quasi sempre sommerse dalle acque del mare, mentre allora la livellazione del Lago di Massaciuccoli si trovava ad un braccio, once 2 e 3/4 superiore al suo livello.
Ricompensati largamente dalla propria industria i Viareggini innalzano nella loro patria case e palazzetti quasi ad un tratto capaci di dare comoda stanza agli stranieri, i quali attirati della purità dalle acque salse, dalla salubrità del paese e dalla gradevole sua posizione, si recano annualmente in copia a bagnarsi a quella spiaggia, somministrando così un nuovo mezzo di civilizzazione ed un moderno ramo di ricchezza, mentre altro ramo è fornito dalla marina ai Viareggini, che tentano di già solcare l’Oceano per portare fino a Buenos Aires il commercio della sua giovane patria.
In Viareggio risiedeva un Governatore, un Comandante militare, un Giusdicente civile e criminale, ed una Dogana principale per lo Scalo del Porto e la Via Littorale. La conservazione delle Ipoteche, la Direzione delle acque e strade, ed il Tribunale di seconda istanza sono in Lucca, sede di quel Governo Ducale.
PROSPETTO della Popolazione della COMUNITA’ di VIAREGGIO all’anno 1832 e 1844 .
- nome del luogo: Bargecchia, titolo della chiesa: S.
Martino (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 500, abitanti anno 1844 n° 591 - nome del luogo: Bozzano, titolo della chiesa: SS.
Prospero e Caterina (Cappella curata), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 880, abitanti anno 1844 n° 1113 - nome del luogo: Campignano o Compignano, titolo della chiesa: - (Cappella curata), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 112, abitanti anno 1844 n° 127 - nome del luogo: Corsanico, titolo della chiesa: S.
Michele (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 628, abitanti anno 1844 n° 719 - nome del luogo: Gualdo, titolo della chiesa: S. Niccolao (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 189, abitanti anno 1844 n° 209 - nome del luogo: Massaciuccoli, titolo della chiesa: S.
Lorenzo (Pieve), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 173, abitanti anno 1844 n° 218 - nome del luogo: Massarosa, titolo della chiesa: SS.
Jacopo e Andrea (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 802, abitanti anno 1844 n° 1033 - nome del luogo: Mommio, titolo della chiesa: S. Andrea (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 176, abitanti anno 1844 n° 245 - nome del luogo: Montigiano, titolo della chiesa: S.
Lucia (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 269, abitanti anno 1844 n° 330 - nome del luogo: Pieve a Ilice, titolo della chiesa: S.
Pantaleone (Pieve), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 432, abitanti anno 1844 n° 489 - nome del luogo: Quiesa, titolo della chiesa: SS. Stefano e Michele (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 176, abitanti anno 1844 n° - nome del luogo: Stiava, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 725, abitanti anno 1844 n° 968 - nome del luogo: Torre al Lago, titolo della chiesa: S.
Giuseppe (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 694, abitanti anno 1844 n° - nome del luogo: VIAREGGIO (città), titolo della chiesa: S. Antonio (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 4883, abitanti anno 1844 n° 4350 - nome del luogo: VIAREGGIO (città), titolo della chiesa: S. Andrea (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° -, abitanti anno 1844 n° 2196 - Totale abitanti anno 1832: n° 11166 - Totale abitanti anno 1844: n° 14145 N.B. La Comunità di Viareggio nel 1744, cioè 4 anni dopo l’applicazione delle cateratte a bilico contava solamente Abitanti 2279.
Risiede fra Pietrasanta e la foce del Serchio allo sbocco della Fossa Burlamacca nel Porto Canale sotto il grado 43°52’ di latitudine ed il grado 27°55’ di longitudine, 6 miglia toscane a ostro di Pietrasanta, circa due miglia toscane a ponente libeccio dalla posta di Montramito, intorno a 10 miglia toscane a maestrale di Pisa, e 13 a ponente di Lucca.
Vedesi Viareggio sul lido del mare quasi nel centro dell’insenatura che forma il bacino più occidentale della Toscana littoranea, la cui corda dal promontorio del Corvo sino a Montenero fu calcolata di 52 miglia geografiche quasi miglia 58 fiorentine.
Questa nuova città tagliata a guisa di parallelogramma ha strade larghe e diritte le quali, quantunque non siano ancora tutte fiancheggiate da pubblici e privati edifizj, pure vanno costì giornalmente aumentando le case, le chiese e le palazzine con regolarità, ordine e pulizia.
Fu misurata trigonometricamente la situazione di Viareggio dal Padre Generale Prof. Michele Bertini di Lucca, presa dalla sommità della Torre de’ Forzati, e trovò questa circa 42 braccia lucchesi superiori al livello del mare Mediterraneo; mentre dalle triangolazioni fatte dal Padre Generale Cavaliere Giovanni Inghirami risulta, che il piede della Torre medesima era braccia 2 fiorentine superiore al livello del vicino mare;lo che dimostrerebbe che la sommità della Torre de’ Forzati in Viareggio fosse circa braccia 40 fiorentine superiore al suolo, sul quale s’innalza.
Rispetto all’origine del nome di Viareggio sembra manifestarsi naturalmente nella Via Regia che nel medio evo fu tracciata lungo il littorale passando da Viareggio .
All’Articolo MIGLIARINO in Val di Serchio fu detto, che quella vastissima tenuta selvosa un dì faceva parte ed era compresa nella Selva Regia, nota in parte sotto il vocabolo speciale di Selva Parantina, la quale estendevasi dalla ripa destra della Valle inferiore del Serchio, a partire dall’origine della Fossa Nuova emissaria nel Lago di Massaciuccoli sino verso Montramito, e di là costeggiando il monte di Quiesa, prolungavasi sino al Termine della Scieparsa, lungo il littorale dove sboccava la Fossa di Motrone.
Che cotesta Selva Regia appartenesse, al pari di tutte le altre macchie che incontravansi lungo il littorale toscano alla Corte regia, ossia alla Corona d’Italia, dalla quale prese il titolo di Regia, non ne lasciano dubbio i documenti superstiti, ed il nome che dopo il mille fu dato al piccolo villaggio, ora città di Viareggio. Il qual nome fornivalo la località per trovarsi sul passo di una Via carraja o sterrata, che fin d’allora era tracciata lungo la marina della Selva regia.Cotesta Via, che divenne per lungo tempo postale da Pisa a Sarzana, non deve confondersi con l’antica Via Francesca, o Romea stata aperta molto tempo innanzi a piè del Monte di Quiesa sulle tracce a un dipresso della Via militare di Emilio Scauro; la quale passava poco discosta dagli emissarj del padule e Lago di Massaciuccoli, emissarj che forse dal suo autore Papirio ebbero nome di Fosse Papiriane, siccome più tardi la Fossa maggiore acquistò quello di un proprietario lucchese chiamandola Fossa Burlamacca, la quale imbocca nel Porto Canale di Viareggio. – Vedere FOSSA BURLAMACCA, e FOSSE PAPIRIANE.
A dimostrare l’origine non antica di Viareggio si presenta non solo la storia politica e l’ecclesiastica, ma la fisica di cotesta pianura littoranea, dove sboccano, al suo ostro i fiumi Serchio ed Arno, ed a settentrione maestrale la Magra, oltre molti torrenti e fiumane intermedie, le quali lasciano lungo quella spiaggia tanti arenosi depositi capaci di allontanare progressivamente la riva del mare dalla terraferma. – Vedere appresso l’Articolo COMUNITA’ DI VIAREGGIO.
Già si disse agli Articoli PISA e VALLE DELL’ARNO PISANO, che la spiaggia a Bocca d’Arno in 1800 anni si è aumentata di circa 11300 braccia toscane, equivalenti a metri 6595, e fu anche calcolato che l’aumento del littorale di Viareggio si valuta ad un dipresso fra le 4 e le 5 braccia per anno.
Epperò non farà meraviglia(soggiunge il Marchese Mazzarosa nella sua Guida del Forestiere per la città e contado di Lucca)il pensare che al tempo dei Romani il mare bagnasse le falde del poggio di Massaciuccoli, cui aggiungerei, e che allora i Pisani occupavano quello stretto littorale con le pendici meridionali de’ monti di Balbano, Massaciuccoli, Quiesa, ecc.
Infatti una delle memorie più antiche superstiti di Viareggio è posteriore alla prima metà del secolo XII, allorchè un esercito lucchese nel 1170 essendosi accampato costì presso, fu investito e vinto dai Pisani, i quali s’impadronirono del luogo di Viareggio.
Cotesto castelletto era allora cotanto piccola cosa che per lungo tempo esso mancò di una chiesa parrocchiale, non trovandola indicata né tra quelle del piviere di Massaciuccoli che fu della Diocesi pisana, e neppure nel catalogo delle chiese della Diocesi di Lucca del 1260, il cui vescovo molto dopo la sottopose con l’altra di Montramito alla pieve d’Ilice.
Aggiungeva inoltre l’annalista lucchese Tolomeo, di aver letto nell’antico registro del Comune di Lucca, qualmente nell’anno 1171 il governo della sua patria acquistò in compra da Truffa Mezzolombardi dei signori di Montramito la Selva con tutto il terreno lungo quel littorale, a partire cioè dalle foci del Serchio, dove esisteva una torre a guardia della marina, fino a Montramito; e che nel 1172 alle calende di gennajo i Lucchesi distrussero il Castello di Viareggio, occupato sino dal 1170 dalle armi dei Pisani, dopo essere stati questi ultimi messi in fuga dai primi.
Non starò poi ad esaminare, se sia autentico o no un diploma di Federigo II del 1221, dal quale alcuni arguiscono, che in quell’anno il castello col distretto di Viareggio fu dato in feudo ad un messere Pagano di Baldovino di Lucca, aggregandolo alla cittadinanza di Messina, e che restasse di quella famiglia fino a che nel 1283 il Comune di Lucca col favore del conte Ugolino della Gherardesca, allora signor di Pisa, poté riacquistarlo.
– (PTOLOM. LUCENS. Annal.).
Dirò solo che in Viareggio, verso il secolo XIV, fu edificata quella forte torre che serve di Bagno ai condannati di Lucca, da non confondersi con l’altra torre fabbricata sino dal 1171 presso la foce del Serchio.
In Viareggio vi si gode ampia veduta del mare dal promontorio del Corvo e dall’Isola Palmaria sino al Monte Nero di là da Livorno. La spiaggia essendo inclinatissima e aperta per tutto intorno, non affonda in vicinanza del lido che 9 piedi dal lato di mezzo dì, cioè sopravento, e piedi 27 dal lato di maestrale, cioè sottovento, siccome apparisce dalli scandagli fatti dal capitano Smith, in conferma di quanto fu avvisato dal chiarissimo Bernardino Zendrini nella sua Relazione edita in Lucca nel 1736. – Vedere l’Articolo COMUNITA’ DI VIAREGGIO.
In conseguenza non solo ai vascelli di alto bordo è impedito l’ingresso nel suo Porto Canale, ma essi neanche ponno dar fondo in quei paraggi. Solamente i legni a vela latina trovano costà un buon suolo per gettarvi l’ancora, ed anco internarsi nella città per mezzo del suo Canale corrispondente con la Fossa Burlamacca ed altre fosse emissarie del Lago di Massaciuccoli, o che raccolgono gli scoli di quella pianura. Lo chè peraltro basta pel vantaggio della pesca, che suol essere ricca assai, e per il comodo del commercio onde particolarmente cambiare gli olj ed i prodotti indigeni con quelli esteri e con le merci coloniali.
L’aria attualmente è cotanto sana in tutte le stagioni dell’anno e così temperata nell’inverno, che molte delle principali famiglie lucchesi vi possiedono palazzine e casini, dove costumano recarsi ad oggetto di godere del benefizio di quel clima nei rigori dell’inverno, mentre nell’estate vi accorrono anche dall’estero illustri personaggi per far uso de’ suoi bagni di mare.
Quando cotesto paese non contava che misere capanne, abitate da due in trecento malsani coloni e da poveri pescatori, vi fu eretto un convento della Riforma Francescana di S. Bernardino con chiesa annessa sotto l’invocazione di S. Antonio.
In seguito quest’ultima fu dichiarata cura suffraganea della pieve d’Ilice, e la prima volta che essa comparisce nel catalogo delle chiese parrocchiali, mi sembra quella indicata dal sinodo lucchese celebrato nel maggio dell’anno 1736.
Ma il vaso del tempio nella vistosa moltiplicazione del popolo di Viareggio era troppo angusto e richiedeva una chiesa suscettibile di ricevere non più di 300 ma 5 in 6000 persone lo che è stato eseguito in questi ultimi anni.
Avvegnachè nel 1839 il Duca di Lucca atteso l’aumento sempre crescente della popolazione decretò, che si erigesse in Viareggio una seconda chiesa parrocchiale, e, appena ottenuto sotto dì 21 luglio 1840 il breve pontificio, fu fabbricato più d’appresso alla spiaggia un tempio a tre navate ed un convento contiguo per una famiglia religiosa di Servi di Maria, i quali ne presero possesso nel 3 giugno del 1841.
La separazione della popolazione di Viareggio in due cure fu eseguita nel marzo del 1843 quando vennero assegnati alla nuova cura de’ serviti circa 2300 popolani.
La chiesa dedicata a S. Andrea Apostolo capace di contenere da 5000 persone è a croce latina adorna di statue nella facciata e di un impiantito di marmi di Carrara. Essa è fiancheggiata da un convento con comoda abitazione per 12 religiosi.
Varie manifatture sono state di corto introdotte fra cotesta popolazione, la quale si moltiplica prodigiosamente, sia per esservi i matrimoni frequenti e fecondissimi, sia per avere il vaccino estirpato il flagello del vajolo arabo che soleva fare strage nel littorale di Viareggio.
COMUNITA’ DI VIAREGGIO. – Della superficie territoriale di questa Comunità non si potrà indicare una misura esatta finché non sieno terminate le operazioni catastali del Ducato di Lucca; posso dire solamente che la Comunità in questione comparisce la più popolata e la più estesa di tutte quelle del Ducato di Lucca, qualora voglia eccettuarsi quella della sua capitale.
Confina con due Comunità del Ducato (Lucca e Camajore) con una del Granducato (Vecchiano) e con il littorale.Davanti a ponente maestrale finisce nel mare che lambisce per la lunghezza di circa 4 miglia toscane, cioè, dalla Torre di Migliarino sino alla foce del fiumicello Camajore, dove sottentra dirimpetto a settentrione la Comunità di Camajore, con la quale la nostra di Viareggio s’incammina da ponente a levante verso i colli di Pedona per girare sulla cima di quelli verso scirocco e passare sopra i poggi di Stiavola, della pieve d’Illice, di Massarosa e quindi arrivare sulla vetta del monte di Quiesa. A quel varco il territorio di Viareggio trova l’altro della Comunità di Lucca, col quale piegando da scirocco a ostro percorre dal monte di Quiesa il fianco occidentale di quello di Balbano, di dove s’incammina verso la gronda orientale del padule di Massaciuccoli. Costì arrivano i confini della Comunità di Vecchiano del Granducato, con l’ultima delle quali dirigesi per la Fossa Nuova nel padule prenominato che entrambe attraversano da scirocco a maestrale, nella parte più occidentale del Lago, finché voltando faccia a libeccio giungono per termini artificiali sul confine del littorale, che trovano alla Torre di Migliarino presso lo sbocco in mare della Fossa detta dell’Abbate.
Non vi sono fiumi che attraversino cotesta Comunità, qualora si eccettui la fiumana del Camafore, la quale costeggia il territorio comunitativo dal lato di maestrale a settentrione. Vi è compreso bensì per la maggior parte uno de’ Laghi più estesi della Toscana, con diverse fosse navigabili, come la Fossa detta del Malfante, quella di Stiavola e l’altra delle Quindici, oltre la Fossa maggiore, ossia la Burlamacca, le quali tutte o del Lago di Massaciuccoli, o del Laghetto di Montramito, o in linea parallela al lido dirigonsi nel Porto Canale di Viareggio.
In una parola le acque terrestri che ristagnano fra il Monte di Quiesa e la marina di Viareggio e che si raccolgono, o nel Lago di Massaciuccoli, oppure in altri minori Lagaccioli, si riducono in fosse che con lento declive per la pianura fluiscono nel Porto Canale predetto.
Niuno fra i territorj comunitativi della Toscana offre per avventura tanta messe allo studioso delle scienze fisiche e idrostatiche, quanta ne fornisce la Comunità di Viareggio nella sua pianura di recente acquisto poco distante dalla foce di due fiumi reali, coperta da vasti paduli, di due laghi e di frequenti fosse che lentamente s’incamminano verso una spiaggia inclinatissima all’orizzonte.
Due libri importanti per la scienza idraulica, onde anco conoscere lo stato fisico di cotesta contrada, nella prima metà del sec. XVIII, furono pubblicati in Lucca sotto gli anni 1736 e 1739. Spetta il primo al chiarissimo Bernardino Zendrini che scrisse sulla riforma di quel porto con un’Appendice intorno ai tristi effetti della macchia di Viareggio, mentre il secondo spettante al celebre matematico Giovanni Poleni giova a confermare l’opinione del primo.
Le quali riforme eseguite pochi anni dopo dalla Repubblica di Lucca a seconda dei pareri esternati da quei due sommi matematici, recarono alla contrada un cotal successo, che in grazia del taglio della macchia, e più ancora delle cataratte a bilico poste sull’ingresso della Fossa Burlamacca nel Porto Canale di Viareggio onde impedire la promiscuità dell’acqua salsa con la dolce, non solamente cessarono costà di vedersi Quei volti lividi e confusi Perché l’aere gli era nimica, ma d’allora in poi crebbe vistosamente sana e longeva la sua popolazione.
Cotesto fenomeno pertanto della migliorata qualità dell’aria avvenne dopo che nel 1740 per opera del prelodato idraulico Berardino Zendrini furono poste in opera le cataratte a porte mobili fra le fosse emissarie dell’acqua dolce ed il Porto di Viareggio; la quale operazione recò tal benefizio reale da non lasciare più dubbio che ciò derivasse dalla miscela dei due liquidi, stante che appena quelle cataratte mobili si guastarono, tornò la malaria a portare la morte a quegli abitanti, finché riparate e rimessele nel pristino stato, sparvero le febbri maremmane, e la popolazione di Viareggio riprese a prosperare e ad accrescersi successivamente, in guisa che questa florida Terra nel 1832 fu eretto in seconda città del Ducato di Lucca.
Nel 1782 comparve alla luce un terzo libro dell’Abate Leonardo Ximenes sul progetto di un nuovo Ozzeri che meditava introdursi nel Lago di Massaciuccoli e di là pel Canale di Viareggio in mare, dove si trattava anche di qualche riforma atta a giovare a quel Porto. Allo stesso progetto del Ximenes frattanto facevano corredo importantissime riflessioni di altri due chiari idraulici di quel secolo, l’Abate Ruggiero Giuseppe Boscovich ed il matematico Eustachio Zanotti.
Non starò qui a ripetere ciò che fu detto agli Articoli FOSSE PAPIRIANE, MASSAROSA, MASSACIUCCOLI e suo LAGO, se non per rammentare, che la pianura fra Massaciuccoli e il mare era palustre fino dai tempi romani, e che il terreno attualmente scoperto attorno al Lago e alle fosse medesime è di una natura calcarea argillosa, affatto diversa da quella di arena silicea e marina che cuopre il fondo del Lago stesso di Massaciuccoli, e che suole raccogliersi per inviare quella qualità di arena per uso delle seghe de’ marmi a Serravezza ed a Carrara.
Non debbo per altro tacere, qualmente fu in questa Comunità, dove pochi anni addietro l’aria tornò a danneggiare gli abitanti fra Massarosa e Montramito stante la coltivazione introdottavi delle Risaje: coltivazione che eccitò molti reclami e rammarichi di quegli abitanti che l’avvicinavano, oltre non pochi discorsi scientifici, fra i quali citerò per tutti un libro del Prof. Francesco Puccinotti, una memoria del marchese Mazzarosa ed altra memoria col titolo di Note di Michele Giannini medico di Viareggio.
La pianura di Montramito, di Massarosa e la marina di Viareggio sono mantenute palustri non solo dai frequenti capezzali che arrestano lo scolo delle acque terrestri al mare in un piano poco superiore al suo livello, ma vi concorrono altresì a conservarla in tal guisa molte scaturigini perenni di fonti che pullulano dai monti superiori di Quiesa fino a quelli di Montramito, e che attualmente servono solamente a mettere in moto le macine di un mulino a granaglie e quelle di un frantojo.
Si suppone da taluni che le acque delle fonti del monte pullulanti alla destra della strada postale fra Massarosa e Montramito, allacciante che fossero, sarebbero suscettibili di esser portate a sufficiente altezza da servire almeno all’irrigazioni della pianura circostante al piccolo Laghetto di Montramito.
“Una sola trave, diceva il dottore Michele Giannini nelle sue Note sulle Risaje della marina lucchese, una sola trave posta sulla bocca della Fossa Selice basta ad elevare in breve tempo circa un mezzo braccio l’acqua del Laghetto di Montramito, nel cui fondo scorgendosi dei muri, fu creduto dal popolo che costà esistesse un convento sprofondato, non si sa come, né quando. Dal fondo di quel Laghetto sorge un’altra polla, in guisa che con le sole acque del Laghetto medesimo si mantenevano le Risaje state seminate innanzi che il quinto Congresso degli Scienziati italiani tenuto in Lucca, nella seduta del 25 settembre 1843, per organo di una commissione incaricata di studiare e riferire sull’influenza igienica delle Risaje, fece tale rapporto, dal quale resultava, che generalmente la cultura del riso era nociva all’economia pubblica e causa accrescente di malaria, resa mofetica e di pessimo odore dall’esalazione delle parti organiche macerate e fermentate nelle ripetute vicende di stagnazione e di lento corso delle acque che irrigano le umide Risaje.
Volete voi vedere, esclamava il Professor Puccinotti nella sua opera, rispetto all’introduzione delle Risaje in Toscana, volete voi vedere rovinato il più regolare sistema idraulico di un paese? Introducetevi le Risaje.
Non senza maraviglia, egli prosegue, io vidi queste Risaje di Montramito (li 7 giugno del 1843) avere verso la strada regia (postale) i loro argini quasi ai piedi delle viti, degli olmi e dei pioppi da un lato; dall’altro lato, ed allo stesso livello, piantagioni verdeggianti di granturco (mais) e di fagiuoli; in qualche parte con un passo che attraversasse un piccolo fosso trovarsi subito in mezzo a fertilissimo campo di un grano che arrivava alle spalle; in qualche altro punto poche braccia traverse di strade maestre dividere un bellissimo oliveto dalle meste e fetenti Risaje.
Allora fu che alle piante acquatiche costituenti quei pantani, come sarebbe l’Arundo phragmitis (Spazzola di padule) al Typha Latifolia (Sala di padule) allo Sparganium erectum (Sparganio) al Syrpus lacustris (Giunco da stoje) alla Chara vulgaris, (Erba calcinaja) venne surrogato il riso, pianta che doveva crescere e fruttificare sotto le condizioni medesime di cultura: cosichè il principio di fecondazione di tutte le piante palustri ed acquatiche può dirsi comune ed invariabile anche al riso; né vi sarà mai, è l’A. che parla) alcuno al mondo che possa conciliare insieme una Risaja con la salubrità”.
In realtà che la cultura delle Risaje di Montramito influisse anche a danno degli abitanti di Viareggio, sebbene due miglia da esse distanti, lo asseriva il medico condotto Dottor Michele Giannini, dicendo “che innanzi l’introduzione di quelle Risaje si poteva stare in qualunque ora della notte per le vie di Viareggio e per le vicine campagne senza vestito e con la testa scoperta senza pericolo della propria salute.
Il nostro banco, soggiungeva il Dottor Giannini, ed il monte, fertili d’ogni frutto non conservano assai umidità nelle state per fornire legumi e granturco, il cui prodotto suole costituire il vitto ordinario della maggior parte del popolo.
Il nostro banco , soggiungeva il Dottor Giannini, ed il monte, fertili d’ogni frutto non conservano assai umidità nelle state per fornire legumi e granturco, il cui prodotto suole costituire il vitto ordinario della maggior parte del popolo.
L’industria perciò diresse la coltivazione di questi generi sopra i costi detti marzuoli in quella parte di padule migliorata sì, ma che ancora non restava asciutta se non verso la fine di maggio sino a settembre”.
Dondechè i contadini nell’aspettativa della futura raccolta, ed i marinari stante la cessazione della pesca, sogliono ricavare con poco lavoro tanto frutto per corrispondere ai fitti e campare dall’inverno le loro famiglie.
Nella deliziosa vallecola di Stiava, soggiungeva il Dottor Giannini (nota 21), gli attaccati da febbre intermittenti dal mese di marzo al mese di luglio del 1843 sino stati circa 130, fra i quali molti sono ricaduti sei sette volte.
E prima delle Risaje non si ammalavano che sei, o otto individui in tutto l’anno fra i molti che frequentavano il padule”.
Arroge a ciò una sugosa memoria del Marchese Antonio Mazzarosa letta al quarto Congresso scientifico di Padova sulle antiche Risaje del Lucchese e loro tristi effetti, sicché il governo di quella repubblica pubblicò nel dì 4 maggio del 1612 un editto, col quale si proibiva sotto pena severissima la coltivazione di riso per tutto quanto lo stato lucchese.
Per buona sorte dell’umanità e per poca sorte di avidi speculatori, dal 1843 in poi tali Risaje sono scomparse in tutta la Toscana, ed a Montramito sono ritornate a crescere naturalmente la Sala, la Spazzola di padule, e più comunemente il Giunco da stoje , le quali piante servono non solo di foraggio, ma accoppiate ad altri falaschi dei paduli costituiscono il letto delle stalle coloniche, sicché, macerate forniscono una specie d’ingrasso a quell’umida pianura, mentre nei luoghi resi meno palustri mediante le fosse di scolo si seminano e vi fertilizzano piante leguminacee e granoturco.
Peraltro la risorsa agraria principale di questo territorio consiste nei frequenti e ben tenuti oliveti, i quali rivestono i fianchi meridionali dei colli fra Massaciuccoli, Montramito, Campo Romano e Stiavola, alternanti con viti a filari e con frequenti campi di granaglie, mentre a questi fanno corona nei seni e nella parte più elevata dei poggi estese selve di castagni.
Anche la pianura di Viareggio va di anno in anno guadagnando in consistenza ed in estensione. Infatti rispetto alla consistenza non sono ancora 40 anni che la strada rotabile fra Viareggio e Montramito era fangosa, in guisa che bene spesso bisognava rialzarla onde mantenerla per quanto era possibile asciutta.
Inoltre presso Montramito esisteva una sottile crosta di cuora che s’innalzava ed abbassava secondo che l’acqua cresceva o diminuiva, ed oggi invece si veggono sulla strada terre alte, consistenti e intorno a quella stazione orti copiosi e fertilissimi.
>”L’aria è salubre, asserisce il medico di Viareggio, le nebbie non più viste da molti anni di giorno sono rarissime in qualche notte di autunno, le quali, se innanzi la coltura delle Risaje da Montramito potevano giungere da Viareggio, non vi era più memoria di averle vedute costì dopo il levare del sole.
La peste non ha mai penetrato, aggiunge il Giannini, in cotesta contrada; in guisa che in un clima così temperato e sano il popolo ben nutrito vive lungamente robusto e si moltiplica prodigiosamente”.
Fra i prodotti di suolo utilissimi a questa contrada sarebbero i bestiami da frutto e da lavoro, dei primi de’ quali si faceva dai Viareggini nei tempi andati un commercio utilissimo al colono ed al proprietario.
La pesca del Lago di Massaciuccoli mantiene altresì molte famiglie, ed il governo ne ritrae un vistoso provento; ma assai maggiore è il numero dei marinai ed il lucro che ne ritrae il Principe da quella più copiosa che ottengono i pescatori dal mare di Viareggio.
“In quanto alla crescente estensione del territorio, tanto lungo i margini del lido, come a piedi dei colli, sono prodigiosi gli acquisti; e la coltivazione specialmente intorno alle gronde del padule di Massaciuccoli si è estesa in molti luoghi che nei secoli decorsi erano coperti in inverno dalle acque. Lo che starebbe a provare il naturale rialzamento del suolo che si effettua più sollecitamente ed in maggiore quantità di quello che non faccia il ritiramento del mare”.
A coteste osservazioni fisiche del medico condotto di Viareggio mi vi sottoscrivo di buon animo; così potessi farlo dall’altra osservazione, quale si è quella di credere egli, che non solo l’accostamento d’arena lungo il littorale di Viareggio aumenti di circa cinque braccia per anno, ma che in proporzione si abbassi il livello del mare; comecchè egli aggiunga in nota (10) intendere di voler riferire all’abbassamento del livello del mare non in quanto a se stesso, ma relativamente al nostro banco (di Viareggio) e alla nostra palude.
La quale opinione del medico Viareggino sarebbe opposta affatto alle osservazioni instituite costà circa cent’anni innanzi dal matematico Bernardino Zendrini, il quale invece nell’opera di sopra citata opinava, che il livello del mare fosse in qualche aumento, deducendolo dai terreni di alcune case situate poco lungi dalla Torre dei Forzati, che all’età del Zendrini erano quasi sempre sommerse dalle acque del mare, mentre allora la livellazione del Lago di Massaciuccoli si trovava ad un braccio, once 2 e 3/4 superiore al suo livello.
Ricompensati largamente dalla propria industria i Viareggini innalzano nella loro patria case e palazzetti quasi ad un tratto capaci di dare comoda stanza agli stranieri, i quali attirati della purità dalle acque salse, dalla salubrità del paese e dalla gradevole sua posizione, si recano annualmente in copia a bagnarsi a quella spiaggia, somministrando così un nuovo mezzo di civilizzazione ed un moderno ramo di ricchezza, mentre altro ramo è fornito dalla marina ai Viareggini, che tentano di già solcare l’Oceano per portare fino a Buenos Aires il commercio della sua giovane patria.
In Viareggio risiedeva un Governatore, un Comandante militare, un Giusdicente civile e criminale, ed una Dogana principale per lo Scalo del Porto e la Via Littorale. La conservazione delle Ipoteche, la Direzione delle acque e strade, ed il Tribunale di seconda istanza sono in Lucca, sede di quel Governo Ducale.
PROSPETTO della Popolazione della COMUNITA’ di VIAREGGIO all’anno 1832 e 1844 .
- nome del luogo: Bargecchia, titolo della chiesa: S.
Martino (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 500, abitanti anno 1844 n° 591 - nome del luogo: Bozzano, titolo della chiesa: SS.
Prospero e Caterina (Cappella curata), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 880, abitanti anno 1844 n° 1113 - nome del luogo: Campignano o Compignano, titolo della chiesa: - (Cappella curata), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 112, abitanti anno 1844 n° 127 - nome del luogo: Corsanico, titolo della chiesa: S.
Michele (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 628, abitanti anno 1844 n° 719 - nome del luogo: Gualdo, titolo della chiesa: S. Niccolao (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 189, abitanti anno 1844 n° 209 - nome del luogo: Massaciuccoli, titolo della chiesa: S.
Lorenzo (Pieve), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 173, abitanti anno 1844 n° 218 - nome del luogo: Massarosa, titolo della chiesa: SS.
Jacopo e Andrea (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 802, abitanti anno 1844 n° 1033 - nome del luogo: Mommio, titolo della chiesa: S. Andrea (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 176, abitanti anno 1844 n° 245 - nome del luogo: Montigiano, titolo della chiesa: S.
Lucia (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 269, abitanti anno 1844 n° 330 - nome del luogo: Pieve a Ilice, titolo della chiesa: S.
Pantaleone (Pieve), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 432, abitanti anno 1844 n° 489 - nome del luogo: Quiesa, titolo della chiesa: SS. Stefano e Michele (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 176, abitanti anno 1844 n° - nome del luogo: Stiava, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 725, abitanti anno 1844 n° 968 - nome del luogo: Torre al Lago, titolo della chiesa: S.
Giuseppe (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca (già Pisa), abitanti anno 1832 n° 694, abitanti anno 1844 n° - nome del luogo: VIAREGGIO (città), titolo della chiesa: S. Antonio (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° 4883, abitanti anno 1844 n° 4350 - nome del luogo: VIAREGGIO (città), titolo della chiesa: S. Andrea (Rettoria), diocesi cui appartiene: Lucca, abitanti anno 1832 n° -, abitanti anno 1844 n° 2196 - Totale abitanti anno 1832: n° 11166 - Totale abitanti anno 1844: n° 14145 N.B. La Comunità di Viareggio nel 1744, cioè 4 anni dopo l’applicazione delle cateratte a bilico contava solamente Abitanti 2279.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1843, Volume V, p. 740.
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