MONACORO, o MONICORO

nel Val d’Arno superiore.

– Villa, già casa torrita nel popolo di S. Pietro a Viesca, piviere di Cascia, Comunità Giurisdizione e circa 4 miglia toscane a libeccio di Reggello, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Firenze. Siede sulla vetta di umile collina presso la riva destra dell’Arno, fra le chiese di Viesca e di Rona. Fu uno dei possessi dei conti Guidi insieme con Petrojo , che è pur essa una villa compresa nel distretto di Viesca. Infatti fra le notizie dei conti Guidi si trova un ricordo dell’anno 1218, che dice; qualmente gli uomini di Rona per atto pubblico rogato nella chiesa di S.
Lorenzo di Rona del vescovato fiesolano attestano, che il castello di Viesca con la sua curia era dei figli del conte Guido Guerra, siccome lo erano le ville di Rona, di Monacoro e di Petrojo della curia di quello stesso castello. (P. ILDEFONSO, Delizie degli eruditi, T.VIII).
Fra le membrane dell’ospedale di Bonifazio trovasene una del 13 agosto 1404 rogata in Firenze, nella quale si tratta della vendita di un pezzo di terra coltivato, in luogo detto alle Pile, ovvero a Monicoro , che Giovanni di Ser Ristoro di Ser Jacopo (autore della nobil famiglia Serristori di Firenze già di Figline) alienò per fiorini 53 d’oro a Cerbone del popolo di S. Biagio all’Incisa. (ARCHIVIO DIPLOMATICO FIORENTINO Carte dello Spedale di Bonifazio). Attualmente la villa di Monacoro con i beni annessi spetta alla famiglia Testa.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 250.