MONTE CASTELLI

in Val di Cecina.

– Villaggio già castello che ha chiesa plebana (SS. Jacopo e Filippo) capoluogo di Comunità riunita a quella di Castelnuovo di Val di Cecina, nella Giurisdizione e circa 6 miglia toscane a scirocco di Pomarance, Diocesi di Volterra, Compartimento di Pisa.
È situato sopra un poggio di gabbro, al ponente del quale scorre per una profonda gola il torrente Pavone, mentre la sua base a levante e a grecale è lambita dal fiume Cecina che dal lato di settentrione il nominato torrente accoglie.
Non è da confondere questo di Val di Cecina col Monte Castelli del Chianti, ne con quello di Strove in Val d’Elsa, molto meno col Monte Castello di Val d’Era. – Imperocché questo di Val di Cecina nei primi secoli dopo il mille apparteneva ai vescovi di Volterra, quello del Chianti ai nobili da Ricasoli, e l’altro di Strove alla Badia a Isola.
Il Monte Castelli in Val di Cecina fu cagione di gravi e lunghe dispute fra i vescovi e il Com. di Volterra; poiché i primi pretendevano giurisdizione temporale sul castello medesimo, affacciando i privilegj concessi da Arrigo VI (anno 1186) al Vescovo Ildebrando de'Pannocchieschi; e da Federigo II (anno 1224) a Pagano, pure de’Pannocchieschi, vescovo di Volterra confermati. A tenore dei quali diplomi la chiesa volterrana fra gli altri luoghi ottenne non solo il Monte Castelli della Val di Cecina, ma anche l’altro di Val d'Elsa, tostochè fu dato in feudo, totum podium Montis Castelli situm juxta Bucignanum et podium totum Montis Castelli situm juxta Strove. – Vedere BUCIGNANO.
Infatti nel 1292 gli abitanti del castello di Monte Castelli, dopo aver fatto istianza e ottenuto il richiesto consenso dal vescovo di Volterra, loro signore, elessero in potestà Francesco de’Pannocchieschi dei nobili della Pietra.
Per altro anche innanzi a questo tempo gli uomini del Comune di Monte Castelli giuravano fedeltà al Com. di Volterra, come resulta da un atto pubblico del 1204, esistente fra le membrane di quella Comunità, attualmente riunite nell’Arch. Dipl. di Firenze.
Non citerò una quietanza del 12 gennajo 1249, con la quale mess. Alberto di Ruggieri da Cuona con atto pubblico rogato in Poggibonsi dichiarò di aver ricevuto dall’università di Monte Castelli lire 25 per salario dei nove mesi che fu rettore di Monte Castelli. Non parlerò dell’elezione fatta nel 10 dicembre 1255 allo stesso ufficio di Filiano della Suvera né di quella del 21 dicembre 1255 di Ubertino da Gaville, e nel 4 settembre del 1265 di Chianni Conte da Gangalandi; dirò bensì, che molti luoghi del contado di Volterra, nei quali avevano giurisdizione, nel 1252 e 1253, i Vescovi dopo la suddetta età si sottomisero al Comune di Volterra.
Arroge che i reggitori di detta città intorno a quell’epoca acquistarono in compra da diversi signori del luogo una parte del castello e poggio di Monte Castelli coi diritti di signoria sopra quei vassalli, siccome lo dimostrano gl’istrumenti archetipi della stessa Comunità. Da essi pertanto apparisce, che nel 1300 conte Gherardo del fu Guido da Fosini de’conti d’Elci, stando in Volterra, vendè al Com. medesimo 5 dodicesime della metà che gli appartenevano di beni posti in Monte Castelli con la giurisdizione, diritti, e dominio sul castello stesso e suoi vassalli, comprese le cave d’argento. Per la quale cessione il C. Gherardo d’Elci ricevè dal Comune di Volterra il prezzo di lire 4000 di argento.
Similmente con atto del 19 settmbre 1307 donna Ardinghesca vedova di Nello di Ruggerotto da Monte Castelli assieme coi figli vendè per cento fiorini d’oro al Com. di Volterra un palazzo, o torre con un’altra casa , il tutto situato dentro il Castello di Monte Castelli.
Anche nel 1305 il Vescovo Panieri de forti, trovandosi in disputa col Comune di Volterra per la giurisdizione di Monte Castelli e di altri luoghi del suo Vescovato, ricorse al Pontefice Clemente V; da cui ottenne un breve nel 22 gennajo 1306 che rimise la causa all’esame e giudizio del vescovo di Siena. In conseguenza di ciò per istrumento del 25 novemb re 1318 il Vescovo Ranieri de’Belforti concedè in feudo perpetuo al Comune di Volterra la porzione che gli apparteneva del territorio e castello di Monte Castelli col mero e misto impero e con tutti gli altri diritti, rendite e tributi. Infatti poco dopo (3 gennajo 1319) trovo che gli uomini di Monte Castelli prestano giuramento di fedeltà al Comune di Volterra. – (loc. cit) Inoltre per atto del 3 settembre 1333 il Comune medesimo comprò per lire 850 da Onesto figlio del fu Conticino de’Cacciaconti di Colle in Val d’Elsa la metà di casa posta nel cassero di Monte Castelli, più l’ottava parte di quanto a lui si perveniva di fedeli, di beni e di giurisdizione sopra detto luogo. Anche nel 3 gennajo 1336 Andrea del fu Conticino, altro fratello del sunnominato Onesto, erede per metà del patrimonio paterno, rinunziò in favore del Comune di Volterra, tutti i diritti e giurisdizioni che possedeva in Monte Castelli con i fedeli e vassalli in quell'istrumento nominati, per cui egli ricevè il pagamento di mille lire.
Finalmente nel 7 luglio 1337 la Comunità di Monte Castelli nominò i sindaci per giurare nuovamente obbedienza ai difensori della città di Volterra. – (ARCH.
DIPL. FIOR. Carte della Com. di Volterra .) Tali notizie inedite possono servire di corredo a quelle raccolte dell'Ammirato; il quale ultimo aggiunge, che il vescovo Ranuccio dovè rappresentare al Pontefice Benedetto XII, come non ostante le trattative del vescovo Ranieri suo antecessore rispetto al Cast. di Monte Castelli attinente per la maggior parte alla sua mensa, egli non poteva goderne il frutto. Dondechè il Pontefice scrisse lettere apostoliche, nelle calende di maggio dell'anno V del suo Pontificato (anno 1340), al Vescovo di Firenze, affinchè verificasse la convenienza della permuta progettata. – Finalmente dopo lunghe dispute avute a cagione della giurisdizione di questo paese, il tutto restò appianato sotto il Vesc. Filippo Belforti, col rinunziare alle ragioni sopra Monte Castelli a condizione, che tal cessione previo il beneplacito pontificio venisse conguagliata colla somma di 16000 lire di moneta volterrana da pagarsi dal Com. di Volterra alla mensa vescovile. Nella supplica diretta nel 34 maggio 1352 dal vescovo Filippo al Papa si esponeva, come la chiesa volterrana possedeva di pieno diritto Monte Castelli; ma che sino all'anno 1296, affacciatosi il Comune di Vollerra di avervi sopra una giurisdizione, invase ostilmente e distrusse il cassero, il palazzo e la torre di pertinenza dei vescovi, sicché d'allora in poi i governanti di detta città si ritennero il paese. E conoscendo i vescovi di Volterra essere loro impossibile per le vie di fatto di ricuperare il detto castello, per il quale oggetto dagi ultimi due antecessori immediati di Filippo erano state aperte trattative di concordia, le quali però restarono senza effetto; onde è che il Vescovo preaccennato aveva rinnovate le istanze per la restituzione di detto castello.
Ma vedendo che il Com. di Volterra era disposto a sostenere qualunque grave processo, egli per rimuovere le dissensioni e gli scandali deliberò quanto sopra.
Non corsero però molti anni che gli abitanti di Monte Castelli, nel 1370, chiesero di stare sotto l'accomandigia de'Fiorentini, dai quali furono accolti con patti assai vantaggiosi. Ma venendo reclamato il paese dai Volterrani, fu dalla Signoria di Firenze nel 1381 restituito loro. Dopo però le turbolenze che seguirono in Volterra nel 1429 a cagione del catasto, fra i castelli che si diedero ai Fiorentini fuvvi anche Monte Castelli, il quale poco dopo (maggio 1431) fu investito e preso da Niccolò Piccinino, riacquistato nell'ottobre dai Fiorentini.
Finalmente nel 1447 lo stesso Castello resistè all'oste napoletana del rè Alfonso d'Aragona che inutilmente assediò.
Dopo detta epoca Monte Castelli fu riunito, come lo era stato sempre, al contado di Volterra, e perciò al distretto fiorentino. Verso il declinare del secolo XVIII la sua comunità fu incorporata a quella di Castelnuovo di Val di Cecina, conservando però il doppio titolo di Comunità di Castelnuvo, e Monte Castelli.
Più interessante della civile riesce per i naturalisti la storia fisica del poggio di Monte Castelli, coperto da rocce serpentinose attraversate da filoni metalliferi, di che fu dato non ha guari una giusta descrizione dal Prof. Paolo Savi nelle sue Memorie pubblicate nel 1838-39 nel Nuovo Giornale de’Letterati di Pisa.
Nè si creda che siano sempre le stesse sostanze minerali quelle che costituiscono i filoni di Monte Castelli; poiché sebbene, in quanto alla consistenza, tenacità e proprietà dei filoni, esse si accostino alla natura del serpentino, da cui è costituito il monte, ne differiscono però per la tessitura schistosa; hanno la superficie polverulenta, sono untuosi al tatto; e portano noccioletti simili al gabbro, quantunque non diallagici.
È poi dentro i filoni, da cui sono attraversate le masse ofiolitiche di Monte Castelli, dove incontransi indizii di rame carbonato, e solforato unitamente a delle piriti di ferro, e talvolta anche a del solfuro di piombo argentifero.
Per estrarre da quest’ultimo minerale l'argento, io dubito che nei tempi andati si aprissero le cave nelle pendici di Monte Castelli, alle quali devesi riferire il documento del 1300 di sopra citato. La quale miniera d'argento, situata fra Monte Castelli e Silano, nel secolo XIII apparteneva ai vescovi di Volterra. – (GIOV. TARGIONI TOZZETTI loc. cit.) La parrocchia de’SS. Jacopo e Filippo a Monte Castelli nel secolo XIV era filiale della pieve di Silano, allorqando le fu aggregato il popolo di S. Lorenzo a Valiano.
Che a quell'epoca fossero entrambe chiese parrocchiali lo da a conoscere una carta del 14 marzo 1328 data in Monte Castelli, colla quale il prete Vanni rettore della chiesa di S. Lorenzo a Vallano nel piviere di Silano, dopo essere stato eletto in compromissario de'Cacciaconti di Colle, patroni della chiesa de'SS. Filippo e Jacopo di Monte Castelli, nominò in rettore della medesima il prete Jacopo di Guglielmo, già rettore della chiese di Ancajano nel piviere di S. Giusto. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Com. di Volterra). – Vedere SILANO in Val di Cecina.
Nel 1833 la parrocchia di Monte Castelli contava 696 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 340.