MONTE GIOVI in Val d’Orcia
– Castello con chiesa plebana (S. Martino) nella Comunità Giurisdizione e circa due miglia toscane a maestrale di Castel del Piano, Diocesi di Montalcino, già di Chiusi, Compartimento di Siena.
Risiede il cassero col paese sopra un poggio quasi isolato di macigno, alla cui base verso grecale si avvicina per poco il precipitoso torrente Vivo, mentre dal lato opposto scorre il Zancona. Trovasi sul confine della gran mole trachitica che costituisce la cupola del Monte Amiata, in guisa che i paesi di Monte Giovi, di Monte Nero, e Monte Latrone dal lato occidentale costituiscono a piè del Mont’Amiata una cornice formata tutta di rocce nettuniane di origine secondaria.
Fra le carte appartenute alla Badia Amiatina, ora nell’Arch. Dipl. di Firenze, avvene una del 39 giugno 1262 rogata in Monte Giovi, con la quale i sindaci della comunità medesima da una parte, e Gualterotto del fu Monaldo conte di Monte Nero insieme con Inghiramo suo figlio dall’altra parte, compromisero in Ventura di altro Ventura di Rollando da Monte Latrone per conto delle liti fra essi vertenti a motivo di affitti, dazi e servigii. – Inoltre due altri documenti del 1271, e 1272 della stessa provenienza danno a conoscere uno dei conti di Monte Giovi, che appellossi Paganello figlio di altro C.
Paganello, il quale nel mese d’aprile del 1271 in Monte Latrone dettò al notaro Ranieri del fu Matteo il suo testamento, col quale lasciava tutti i suoi beni e ragioni al mon. di S. Salvatore sul Montamiata; mentre nel secondo istrumento scritto nel 23 aprile 1272 sulla piazza di Monte Nero, lo stesso C. Paganello vendeva a Grazia di Marco da Monte Giovi per il prezzo di lire 35 senesi un pezzo di terra vignata posto nel distretto di Monte Nero.
Io non ho ancora prove che bastino a decidere, se a questo Paganello conte di Monte Giovi, possa riferire un ben conservato e meglio scolpito sigillo da poco in quà discoperto in un orto di Montalcino, e a me favorito da quel monsignor vicario vescovile Can. Vincenzio Chiarini. Nel qual sigillo intorno all’emblema di famiglia (4 pannocchie di panico) sono scolpite le seguenti lettere + S. PAGANELLI COIS PANOCHIAR DI CIMP X IO. – Vedere MONTE NERO in Val d’Orcia.
Checché ne sia il Castello di Monte Giovi nel secolo XIV si trovava soggetto alla potestà di Cione Salimbeni di Siena, cui fu rilasciato in libero dominio nel 1368 dai Senesi per essersi la potente famiglia de’Salimbeni a quel governo popolare contro il partito dei nobili alleata.
Nel secolo XV il Castello di Monte Giovi fu assegnato in dote con titolo di feudo ad Antonia figlia di Cocco Salimbeni, allorché questa matrona rimasta vedova di Francesco Casale signor di Cortona, che virilmente benché indarno dal suo assassino difese, si rimaritò nel 1409 al celebre capitano Sforza da Cotignola; e fu appunto qui in Monte Giovi, dove nel 1411 nacque da tale matrimonio Buoso Sforza autore de’conti Sforza di S.
Fiora. – Peraltro il castello di Monte Giovi, poco tempo restò sotto i CC. Di S. Fiora, essendochè allo stesso secolo fu assalito e conquistato dalle truppe della Rep. di Siena, al cui dominio restò incorporato anche dopo che esso nel 1559 fu riunito e assoggettato alla corona granducale di Toscana. – (MALEVOLTI Istor. Sanesi P. II. – GIGLI, Diario Sanese P. II.) Nel 1625 Monte Giovi fu concesso con titolo di marchesato al cavaliere Filippo Niccolini, che lo rinunziò dodici anni dopo alla corona granducale, dalla quale ottenne in permuta il marchesato di Camugliano e Ponsacco, mediante un diploma del Granduca Ferdinando II in data del 13 ottobre 1637. – Vedere CAMUGLIANO.
Finalmente nel 1667 lo stesso Granduca Ferdinando II concedè a titolo di feudo il castello di Monte Giovi ad Antonio Argentina Bardi e suoi figliuoli, la quale concessione fu poi rinnovata nel 1738 dal primo Granduca dell’attuale dinastia felicemente regnante in favore del Marchese Girolamo Bartolomei; il qual marchesato cessò in lui medesimo al comparire della legge abolitiva dei feudi granducali. Allora il paese col distretto di Monte Giovi fu riunito al Granducato, sottoponendolo per l’amministrazione economica e per la giurisdizione civile alle magistrature di Castel del Piano, ed in quanto al criminale al vicario R. di Arcidosso.
La parrocchia di S. Martino a Monte Giovi nel 1595 aveva 265 abitanti; nel 1640 ne contava 288; nel 1718 faceva 266 anime, e nel 1833 noverava 360 abitanti.
Risiede il cassero col paese sopra un poggio quasi isolato di macigno, alla cui base verso grecale si avvicina per poco il precipitoso torrente Vivo, mentre dal lato opposto scorre il Zancona. Trovasi sul confine della gran mole trachitica che costituisce la cupola del Monte Amiata, in guisa che i paesi di Monte Giovi, di Monte Nero, e Monte Latrone dal lato occidentale costituiscono a piè del Mont’Amiata una cornice formata tutta di rocce nettuniane di origine secondaria.
Fra le carte appartenute alla Badia Amiatina, ora nell’Arch. Dipl. di Firenze, avvene una del 39 giugno 1262 rogata in Monte Giovi, con la quale i sindaci della comunità medesima da una parte, e Gualterotto del fu Monaldo conte di Monte Nero insieme con Inghiramo suo figlio dall’altra parte, compromisero in Ventura di altro Ventura di Rollando da Monte Latrone per conto delle liti fra essi vertenti a motivo di affitti, dazi e servigii. – Inoltre due altri documenti del 1271, e 1272 della stessa provenienza danno a conoscere uno dei conti di Monte Giovi, che appellossi Paganello figlio di altro C.
Paganello, il quale nel mese d’aprile del 1271 in Monte Latrone dettò al notaro Ranieri del fu Matteo il suo testamento, col quale lasciava tutti i suoi beni e ragioni al mon. di S. Salvatore sul Montamiata; mentre nel secondo istrumento scritto nel 23 aprile 1272 sulla piazza di Monte Nero, lo stesso C. Paganello vendeva a Grazia di Marco da Monte Giovi per il prezzo di lire 35 senesi un pezzo di terra vignata posto nel distretto di Monte Nero.
Io non ho ancora prove che bastino a decidere, se a questo Paganello conte di Monte Giovi, possa riferire un ben conservato e meglio scolpito sigillo da poco in quà discoperto in un orto di Montalcino, e a me favorito da quel monsignor vicario vescovile Can. Vincenzio Chiarini. Nel qual sigillo intorno all’emblema di famiglia (4 pannocchie di panico) sono scolpite le seguenti lettere + S. PAGANELLI COIS PANOCHIAR DI CIMP X IO. – Vedere MONTE NERO in Val d’Orcia.
Checché ne sia il Castello di Monte Giovi nel secolo XIV si trovava soggetto alla potestà di Cione Salimbeni di Siena, cui fu rilasciato in libero dominio nel 1368 dai Senesi per essersi la potente famiglia de’Salimbeni a quel governo popolare contro il partito dei nobili alleata.
Nel secolo XV il Castello di Monte Giovi fu assegnato in dote con titolo di feudo ad Antonia figlia di Cocco Salimbeni, allorché questa matrona rimasta vedova di Francesco Casale signor di Cortona, che virilmente benché indarno dal suo assassino difese, si rimaritò nel 1409 al celebre capitano Sforza da Cotignola; e fu appunto qui in Monte Giovi, dove nel 1411 nacque da tale matrimonio Buoso Sforza autore de’conti Sforza di S.
Fiora. – Peraltro il castello di Monte Giovi, poco tempo restò sotto i CC. Di S. Fiora, essendochè allo stesso secolo fu assalito e conquistato dalle truppe della Rep. di Siena, al cui dominio restò incorporato anche dopo che esso nel 1559 fu riunito e assoggettato alla corona granducale di Toscana. – (MALEVOLTI Istor. Sanesi P. II. – GIGLI, Diario Sanese P. II.) Nel 1625 Monte Giovi fu concesso con titolo di marchesato al cavaliere Filippo Niccolini, che lo rinunziò dodici anni dopo alla corona granducale, dalla quale ottenne in permuta il marchesato di Camugliano e Ponsacco, mediante un diploma del Granduca Ferdinando II in data del 13 ottobre 1637. – Vedere CAMUGLIANO.
Finalmente nel 1667 lo stesso Granduca Ferdinando II concedè a titolo di feudo il castello di Monte Giovi ad Antonio Argentina Bardi e suoi figliuoli, la quale concessione fu poi rinnovata nel 1738 dal primo Granduca dell’attuale dinastia felicemente regnante in favore del Marchese Girolamo Bartolomei; il qual marchesato cessò in lui medesimo al comparire della legge abolitiva dei feudi granducali. Allora il paese col distretto di Monte Giovi fu riunito al Granducato, sottoponendolo per l’amministrazione economica e per la giurisdizione civile alle magistrature di Castel del Piano, ed in quanto al criminale al vicario R. di Arcidosso.
La parrocchia di S. Martino a Monte Giovi nel 1595 aveva 265 abitanti; nel 1640 ne contava 288; nel 1718 faceva 266 anime, e nel 1833 noverava 360 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 399.
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