MONTE MORELLO, o MONTE MURELLO

(Mons Maurillus) nel Val d’Arno fiorentino.

È la montuosità più prominente del Val d’Arno fiorentino e dei contorni di Firenze, poichè la sua cima si alza braccia 1564,8 sopra il livello del mare Mediterraneo, vale a dire tre braccia e mezzo più alta del giogo della Futa, e nove braccia superiore alla Colla di Casaglia che sono due de’più frequentati gioghi dell’Appennino toscano.
La cima di Monte Morello è compresa nella Comunità di Sesto, fra il grado 28° 56’ di longitudine e il grado 43° 52’ 84’ (ERRATA: di longitudine) di latitudine, circa 8 miglia a settentrione-maestro di Firenze, e altrettante a levante di Prato, 12 miglia a libeccio di S. Piero a Sieve, e 12 miglia a ostro di Barberino di Mugello.
Monte Morello costituisce uno dei principali contrafforti che scendono dall’Appennino di Monte Piano, il quale dal monte della Calvana piegando da ostro a levante si deprime nel poggio alle Croci per rialzarsi fra le sorgenti di due opposte fiumane, la Marina tributaria del Bisenzio e la Carza influente nella Sieve; donde prosegue verso il giogo dell’Uccellatojo di Pratolino, e di là per Monte Senario, Monte Rotondo e Monte Giovi si distende sino alla ripa destra del fiume Sieve dirimpetto alla Rufina.
Infatti Monte Morello ha sulle spalle porzione dei territori comunitativi di Vaglia e di Barberino di Mugello, mentre la sua fronte volta verso l’Arno spetta alle comunità di Calenzano e di Sesto.
La sommità del Monte Morello, che fu già da gran tempo spogliata di alberi, era vestita ai tempi della Repubblica Fiorentina di annosi abeti, i quali furono in gran parte atterrati sotto il governo di Cosimo I per fare la travatura alle tettoje della grandiosa fabbrica Regia degli Uffizi di Firenze.
Rapporto alla parte storica di questo monte non s’incontrano notizie prima del secolo VIII. Esso ha dato il titolo a una chiesa parrocchiale denominata attualmente S.
Maria a Morello. – Vedere MORELLO (S. MARIA A).
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 439.