MONTE S. SAVINO, o DI SANSOVINO
in Val di Chiana.
â Grossa e nobil Terra, capo luogo di ComunitĂ e di Giurisdizione con chiesa arecipresbiterale (SS. Egidio e Savino) nella Diocesi e Compartimento di Arezzo.
Risiede sulla sommitĂ di un colle facente parte del monte di Palazzuolo che gli sovrasta dalla parte di maestro sulla strada Regia di Arezzo a Siena, a una elevatezza di 600 braccia fiorentine, fra il grado 29° 23â di longitudine e il grado 43° 20â 1" di latitudine, 13 miglia a libeccio di Arezzo; 6 miglia a maestro di Lucignano; 10 miglia a ponente di Castiglion Fiorentino, e 22 miglia a levante di Siena.
Questa Terra, già castello, al pari di molti altri paesi dovè prendere il nome dal santo titolare della sua chiesa parrocchiale (S. Sabino).
Della chiesa plebana di S. Savino si hanno notizie fino dal secolo XI, quando questo luogo si appellava in Barbajano, prima di tutto in un istrumento del novembre 1072 dellâArchivio della cattedrale dâArezzo, in cui si tratta di una cospicua donazione fatta al capitolo aretino da due fratelli, figli, di un conte Benzolino, di varie possessioni ereditate da un loro fratello, forse uterino, cioè dal conte Rigone nel fu Conte Rodolfo; i quali beni si dichiarano compresi nel piviere di S. Savino sito Barbajano. Aggiungasi che nellâanno 1073 un tale Liutolfo figlio del fu Ildebrando offrĂŹ alla badia deâBenedettini di S. Fiora e Lucilla di Arezzo un manso posto infra plebem S. Savini in Barbajano; la qual donazione fu confermata dieci anni dopo da Costantino vescovo di Arezzo.
Nel 1083 Ranieri di Teuzzone con altri due fratelli, Morando e Guglielmo, stando in Arezzo offrirono alla badia di S. Maria dâAgnano altre sostanze châessi possedevano nei pivieri di S. Maria al Toppo, di S. Felice a Lucignano, di S. Pietro in Ugello (a Marciano) e di S.
Sabino in Barbajano, e segnatamente il giuspadronato delle chiese di S. Martino a Fabbrica in loco Quarantola, e di quella di S. Cristofano a Nasciano con tutti i loro diritti e giurisdizioni.
Nel 1109 Giovanni del fu Teuzzone (forse un altro fratello dei tre sopra nominati della consorteria degli Ubertini) donò al Monastero stesso dâAgnano alcuni beni del contado aretino situati nel piviere di S. Sabino in Barbajano, dove domandavasi al Colle; lo che accadeva nellâanno medesimo in cui altra pia persona donava allâEremo di Cama ldoli alcune terre situate nel distretto del piviere di S. Savino in Barbajano, e precisamente nella Corte di Vertighe.
Anche nel 1131 Wuinildo del fu Pagano e Berta del fu Guglielmo sua moglie, mentre abitavano nel Castello di Marciano in Val di Chiana, donarono alla stessa badia dâAgnano la chiesa di S. Quirico a Vicione (Battifolle in Val di Chiana) con i beni ad essa annessi, situati nel piviere di S. Maria al Toppo, nelle corti o distretti dei due Vicioni, a partire dal torrente Vingone fino a Toro, e dal fiume Chiana fino a Barbajano. â (ANNAL. CAMALD.
T. III.). Vedere BATTIFOLLE di Val di Chiana.
Questi ultimi due documenti bastano essi soli per assicurare che la pieve di S. Savino a Barbajano corrispondeva alla chiesa battesimale da cui sembra che avesse origine e nome il castello, poi Terra del Monte S.
Savino.
Fino a che pertanto non sâincontreranno documenti relativi alla chiesa parrocchiale di S. Savino a Barbajano, o al Castello di Monte S. Savino di una piĂš vetusta etĂ , non si può senza tema dâingannarci, o dâingannare, azzardare di supporre come fece il monaco D. Agostino Fortunio, autore di una Cronichetta del Monte S. Savino in Toscana lâesistenza del castello in discorso anteriore al sec. XI.
Progredendo verso il secolo XIII sâincontra nel 1228 una determinazione presa da Martino vescovo di Arezzo, il quale avendo trovato le chiese di S. Maria di Vertighe e di S. Agata, entrambe del pievanato del Monte S. Savino, male amministrate, le consegnò allâabate del monastero di S. Maria di Agnano, perchè dâallora in poi egli ed i suoi successori nominassero i respettivi rettori, salva però la dipendenza e il solito tributo di 4 soldi ai vescovi di Arezzo, e la dovuta reverenza al pievano del Monte S.
Savino.
Della chiesa di S. Maria di Vertighe, ora convento di Frati Francescani, se ne farĂ parola allâArticolo VERTIGHE. â Quella di S. Agata fuori del Castello di Monte S. Savino, fu parrocchia prima di padronato dei Camaldolensi di Agnano, poi di quelli degli Angioli di Firenze fino al 1791, epoca della sua soppressione.
Dopo aver accennato di volo alcune notizie ecclesiastiche, dalle quali forse si debbono ripetere quelle poche civili che ne conseguitarono relativamente al paese del Monte S.
Savino, passerò a far parola delle vicende politiche, cui dal 1200 fino alla nostra etĂ fu esso soggetto. Dico dal 1200, poichè nulla di certo la storia ci ha lasciato di questo castello, checchè il monaco Camaldolense don Agostino Fortunio nella citata Cronichetta del Monte San Savino in Toscana dicesse cose maravigliose e stupende, attribuendone perfino la prima origine al patriarca Noè!!! Ma lasciando neâloro abbandonati scaffali cotesta sorta di libri, dirò che Montesansavino nel 1282 era giĂ paese di qualche considerazione come quello che aveva i propri magnati o cattani di fazione guelfa della consorteria degli Ubertini fondatori e patroni della badia dâAgnano. â (ANNAL. CAMALD. T. V.).
Il Monte S. Savino a quel tempo doveva aver forma di castello tostochè vi si fortificarono i Guelfi discacciati dâArezzo, i quali ottenuta châebbero a loro sostegno lâamicizia della Signoria di Firenze, diedero occasione ad una nuova guerra tra il Comune di Firenze di parte Guelfa e quello di Arezzo di parte ghibellina; guerra che fu il preludio della gran giornata di Campaldino, dove rimase oppresso e rotto lâesercito aretino. In conseguenza della qual giornata campale lâoste fiorentina innanzi che si riconducesse a casa, presidiò in Val di Chiana Castiglion Fiorentino, Montecchio, Civitella, Lucignano e Monte Sansavino, molte delle quali castella furono armata mano in quellâoccasione conquistate, sebbene alcune di esse giĂ guadagnate prima. Di questo numero era Monte San Savino, il quale riguardavasi dal governo di Firenze qual baluardo di frontiera anche nel 1306 quando i Tarlati cacciarono da Arezzo i Guelfi che erano stati rimessi in patria con lâaiuto di Uguccione della Faggiuola. Per la qual cosa i Fiorentini nel maggio di detto anno con 200 cavalieri, un certo numero di fanti e la masnada de Catalani col maliscalco del duca di Calabria vicario Regio della Repubblica fiorentiua, cavalcarono infino al Monte Sansavino, che infin da quel tempo era della repubblica, e di lĂ andarono a danneggiare il contado dâArezzo, ardendo e guastando il paese insino alle porte della cittĂ . â (G.VILLANI Cronica Lib.VIII.C. 110).
Una delle pergamene della Certosa di Firenze, attualmente nel Regio archivio diplomatico ci fornisce la conferma che Monte Sansavino alla predetta epoca era sotto la custodia della Repubblica Fiorentina, mentre nel primo giugno 1310 fu data la consegna del castel del Monte Sansavino al nuovo capitano di guerra Monte figlio del fu Mannino Acciajoli cittadino fiorentino per mano di Nello della Torre notaro e ufiziale del Comune a Monte Sansavino.
Ma giunti alla fine di settembre del 1335 cotesto paese cadde nelle mani di un tale che ne fece orribile scempio.
Imperocchè appena gli abitanti di Monte Sansavino intesero la grave sconfitta deâFiorentini allâAltopascio, spaventati dallâevento si renderono alle intimazioni mandate da Guido Tarlati vescovo e signore di Arezzo, il quale, dopo essersi impadronito del castello, per asserto di Giovanni Villani istorico contemporaneo (Lib. IX Cap.
314 della sua Cronica), fece abbattere le mura alla detta terra, perchè vâerano molti guelfi e avevano mandato aiuto di loro gente allâoste deâFiorentini.â âE poi a dĂŹ 11 maggio vegnente vi cavalcò il vescovo Guido con sua gente, e trasse del castello tutti i terrazzani, arse e fece disfare tutta la terra, che non vi rimase pietra sopra pietra ; e sĂŹ vâavea piĂš di mille abitanti, che tutti gli disperse quĂ e lĂ , acciocchè mai non potessero rifare la terra.â (Opera cit.).
Peraltro che lo scempio non fosse tanto grande quanto ce lo rappresenta lo storico fiorentino, e che Monte Sansavino tornasse in breve ad essere abitato di gente e di case, lo dĂ a conoscere il fatto del 1337, quando Pier Saccone Tarlati sottopose la cittĂ di Arezzo col suo contado alla potestĂ e dominio deâFiorentini, cui poco dopo tenne dietro altro accordo, mercè del quale si rilasciarono ai Perugini per otto anni e mezzo le terre e distretti di Fojano, di Lucignano, del Monte Sansavino e di Anghiari. â (AMMIR. Istor. Fior. Lib. VIII.).
Anche un istrumento dellâ8 dicembre 1338 fu rogato nel castel di Civitella da Tuccio figlio di ser Guidone notaro del Monte Sansavino, cui assisterono fra i testimoni Naldo Grazioli di detto luogo e don Giovanni monaco e priore della chiesa di S. Gaudenzio presso il Monte Sansavino.
Finalmente nel 1385 dopo esser tornato Arezzo e tutto il suo contado allâobbedienza del Comune di Firenze, e dopo essersi largamente disputato tra la stessa Repubblica ed i Sanesi per conto delle castella che questi tenevano del territorio di Arezzo, ambedue le parti risolverono di rimettere allâarbitrio deâBolognesi la vertenza sopra la terra di Lucignano che si era data ai Fiorentini, e che intanto i Sanesi rendessero alla Repubblica di Firenze le terre e castella del Monte Sansavino, di Palazzuolo, di Gargonza e di S. Pancrazio in Val dâAmbra. Appena che il Monte Sansavino fu per effetto del lodo suddetto rilasciato libero al Comune di Firenze, la Signoria concedè agli abitanti di detta Terra, che allâarme del paese inquartassero quella del giglio rosso in campo bianco della repubblica fiorentina, la quale poco dopo destinò Monte Sansavino sede di un capitano. â (AMMIR. Istor. fior. lib.
XV).
Fu in detta circostanza che il Comune di Firenze sotto dÏ 6 novembre 1385 accordò ai Montesansavinesi onorevoli capitolazioni, state in seguito dalla Signoria confermate negli anni 1481, e 1514.
Si rinnovarono però in quel popolo le angosce, sia nel 1440 allâoccasione della guerra mossa ai Fiorentini dal re Alfonso dâAragona, sia quando nel 1478 con maggior rabbia e piĂš poderosa oste i Papalini ed i Napoletani invasero la Val di Chiana ed il Chianti, accampandosi fra Civitella e la Castellina. Avvegnachè lâesercito fiorentino per quanto fosse propinquo tre miglia al Monte Sansavino, per la disunione deâsuoi capitani perdè lâoccasione di soccorrere quegli abitanti, i quali per timore di un saccheggio a dĂŹ 4 novembre di detto anno inviarono i loro sindaci a intavolare capitolazioni col nemico con la promessa di arrendersi, salvo lâavere e le persone, ogni qualvolta dentro gli otto dĂŹ della tregua non fossero stati occorsi. Terminato il tempo prescritto, i nemici di fronte alle genti nostre (dice il Machiavelli) quel castello occuparono. Ma essendo sopraggiunto il verno, quellâoste per ridursi alle stanze in luoghi comodi, dentro il territorio sanese si ritirò. Frattanto per opera di Lorenzo il Magnifico riconciliatisi i Fiorentini col re di Napoli, e quindi col Papa, furono loro restituite col Monte Sansavino le castella che il duca di Calabria, generale dellâesercito napoletano, alla custodia deâSanesi aveva affidato. â (MACHIAVELLI, Istor. Fior. Lib. VIII).
Due altre volte finalmente il Monte Sansavino aprĂŹ le porte al primo romore di ostilitĂ ; vale a dire nellâestate del 1502, quando senza aspettare nè assedio, nè assalto li rese a una mano di armati inviati costĂ da Vitellozzo Vitelli, che poco innanzi aveva cacciato la guarnigione fiorentina dalla cittĂ dâArezzo, sebbene al 20 settembre dello stesso anno Montesansavino tornasse alla devozione della Repubblica, dalla quale i suoi abitanti impetrarono le consuete esenzioni.
La seconda volta che il popolo di Montesansavino accolse truppe straniere, fu pochi giorni innanzi la battaglia di Scannagallo presso Marciano sulla fine di luglio del 1554) quando quel magistrato comunitativo, piĂš ardito del comandante del castello, il quale non sapendo che partito prendersi, se nâera fuggito, negò allâintimazione avuta di somministrare vettovaglie allâesercito franco-sanese comandato dal maresciallo Strozzi, onde questo voltosi contro il castello non durò molta fatica a costringere quei di dentro a discrezione; e che peggio non gli avvenisse, aggiunge lâAmmirato, fu causa il rispetto portato al Papa Giulio III nativo del luogo. â (AMMIR. Istor. Fior. Lib.
XXVIII).
GiĂ quattrâanni innanzi la capitolazione di Siena questo paese dal duca Cosimo era stato dato in feudo con titolo di contea a Baldovino di Monte, fratello del Pontefice allora creato. Lâelezione del quale (20 giugno 1550) appena conosciuta dal Cosimo I, egli distaccò dal suo governo il paese e territorio di Montesansavino insieme con Gargonza, Palazzuolo e Alberoro per farne una contea, della quale fa investito il prenominato fratello del Pontefice Giulio III coi di lui successori.
Il privilegio era a favore di Baldovino, deâfigli e deâdiscendenti legittimi, da passare in mancanza di questi nella linea di Fabiano di Monte, quindi del Cardinale Innocenzo, detto il Bertuccio, suo figlio adottivo, a condizione che estinte coteste tre linee il feudo del Monte Sansavino dovesse tornare alla corona di Toscana, col patto al feudatario di non erigervi alcuna fortificazione, e dâinviare ognâanno a Firenze lâomaggio di una tazza di argento il giorno festivo di S. Giovanni Battista.
Godè appena sei anni Baldovino di questa contea, il quale con suo testamento nel caso dellâestinzione di sua famiglia chiamava allâereditĂ dello stesso feudo Giambattista Simonelli di Orvieto nato da una sua figlia, ed i di lui figliuoli maschi per ordine di primogenitura con obbligo di prendere il cognome e lo stemma del Monte.
Estinto il conte Baldovino (anno 1556) fu rinnovato lâatto feudale nella persona di Fabiano di Monte figlio legittimato del conte, a cui gli uomini del Monte Sansavino prestarono giuramento di fedeltĂ , salva la preeminenza di dominio del duca di Firenze.
Ma il conte Fabiano appena maritato a Vittoria dâJacopo Appiani signor di Piombino si recò in Francia comandante di un corpo di truppe inviato da Cosimo I in aiuto del re contro gli Ugonotti; dai quali nel 1569 in una giornata campale il Conte Fabiano fu ucciso. Alla sua morte pertanto si estinse la famiglia di Giulio III, ed il feudo del Montesansavino ritornò al Granduca, chiamato per testamento dal Conte Fabiano medesimo allâereditĂ di tutti i suoi beni; lo che aprĂŹ il campo a lunga fierissima lite con i Simonelli di Orvieto, che in mancanza di eredi erano stati nominati alla successione dal conte Baldovino primo feudatario.
La seconda infeudazione del Montesansavino seguĂŹ nel 1604, quando il Granduca Ferdinando I, volendo stabilire una permuta con la contea di Pitigliano, erose nuovamente in feudo con titolo di contea il Monte Sansavino a favore del conte Gianantonio Orsini e della sua discendenza mascolina legittima e naturale, ed in mancanza chiamava quella deâConti Bertoldo e Cosimo Orsini, fratelli dello stesso Conte Gianantonio, loro eredi e discendenti maschi. Altronde il conte Orsini con atto pubblico del 9 giugno 1604 si obbligò cedere al Gran Duca Ferdinando I la sua contea Pitigliano salvo lâassenso di Sua MaestĂ Cesarea. E perchè lâapprovazione non venne prima del 1608, 1âeffettuazione del contratto ebbe luogo solamente nel 1609. â Ma nel 1640 per morte del conte Alessandro di Bertoldo Orsini senza discendenza, il feudo del Monte Sansavino ritornò al Granduca Ferdinando II, dal quale per atto pubblico del 19 maggio 1644 fu concesso vita durante al principe Mattias fratello dello stesso sovrano; alla grata memoria del quale signore i Montesansavinesi eressero quellâobelisco che vedesi nella piazza del loro mercato.
Mancato nel 1666 il principe Mattias, Monte Sansavino con suoi annessi fu dal Granduca medesimo con motuproprio del 24 febbrajo 1668 lasciato in amministrazione alla Granduchessa sua moglie, Vittoria dâUrbino madre e direttrice dellâeducazione di Cosimo III.
La quale Granduchessa, resse per 20 anni questo paese, essendo mancata ai vivi nel marzo del 1697, senza che i suoi feudatari nè gli altri sudditi Toscani manifestassero alcun sentimento di dolore per tale perdita. Ciò non ostante il governo del Montesansavino continuò anche dopo ad amministrare separatamente dagli altri paesi del Granducato fino a che per motuproprio del Granduca Francesco II in data dellâ8 febbrajo 1745 (stile fior.) la Terra del Montesansavino con tutta lâantica contea fu riunita al Granducato, e costituitane una comunitĂ di questo nome.
Chiese e Stabilimenti pii. â Lâantica chiesa battesimale di S. Sabino era situata fuori del castello nel luogo denominato tuttora la pieve; quindi col progredire del tempo ne fu fabbricata una dentro il paese, e dichiarata arcipretura, i cui titoli finalmente a tempi nostri sono stati traslocati nella chiesa assai piĂš vasta di S. Agostino dopo la soppressione di quella famiglia di religiosi Romitani.
La qual chiesa di S. Agostino conta la sua prima fondazione dal principio del secolo XIV, stata però ingrandita nel sec. XVI, avendovi concorso per la parte architettonica il celebre Andrea scultore che dalla patria ebbe il sopranome di Sansovino, e per la parte pittorica Giorgio Vasari, che dipinse nella tribuna.
Nella chiesa dellâantica arcipretura esiste il deposito di Fabiano e di Pier Paolo di Monte, il primo deâquali abbandonò il cognome Ciocchi per quello di Monte, derivativo della sua patria.
Da Pier Paolo di Monte nacquero fra gli altri figli Giammaria che fu poi Pontefice col nome di Giulio III, e BaldovĂŹno nominato primo conte del Montesansavino.
Lo stesso Pier Paolo di Monte fu gonfaloniere della sua patria nel 1512, un anno dopo la promozione alla sacra porpora del di lui fratello Antonio, di colui che aprĂŹ la strada alla grandezza deâsuoi nipoti, ed al quale Monte Sansavino deve il palazzo di Monte , attualmente pretorio con la gran loggia che gli sta dirimpetto, ambedue opere di Antonio da Sangallo.
Oltre il convento degli Agostiniani e gli antichi priorati o chiese di S. Agata, di S. Cristofano e di S. Angelo in Pranzatojo che i Camaldolensi possedevano a Monte Sansavino o nel distretto, vi erano molti altri monasteri; fra i quali la soppressa badia di Badicorte deâCamaldolensi, rammentata allâArticolo BADICORTE, e il convento deâCappuccini fondato dal Conte Baldovino a mezzo miglio circa a libeccio della Terra.
Fra i conventi tuttora esistenti nella stessa comunità vi è quello di S. Maria delle Vertighe, la cui collina diede il nome a una delle antiche porte del castello; il qual convento, continuamente abitato dai Frati Francescani della Riforma, è posto un miglio a levante del Montesansavino, mentre dentro il paese esiste sempre un monastero di monache Benedettine.
Tra le pie instituzioni è da rammentarsi un Monte Pio fondato nel 1578, cui somministrarono i primi capitali due compagnie secolari, che una appellata deâBianchi e lâaltra deâNeri.
In luogo aperto, comodo e ben ventilato è stato fabbricato fuori delle mura il nuovo spedale capace di 34 letti, comeccchè uno spedaletto esistesse fino dal secolo XII, siccome lo dimostra un istrumento del febbrajo 1203 fatto in Montesan Savino in cui si tratta di un pezzo di terra ortiva posto presso la porta di Vertighe venduta allo spedale di S. Giovanni di detto castello. â (ARCH. DIPL.
FIOR. Carte deâDomenicani di Arezzo).
In una contrada separata gli Ebrei ebbero in Montesansavino, dal secolo XV fino al principio del XIX, abitazioni e una scuola, o sinagoga. Tra le famiglie piĂš cospicue del Monte primeggia quella deâCiocchi, ossia di Monte, la quale non solamente ha dato un Pontefice, e il primo conte di Montesansavino, ma ancora quel Cardinale Antonio mercè cui Montesansavino possiede le due piĂš belle fabbriche testè rammentate. â Anche le casate deâCattanei, deâGuidalotti, deâCungi, deâPurazzi e deâBucci Mattei , sono originarie e benemerite del paese, perchè da questâultima ottennero i Montesansavinesi il benefĂŹzio di poter far uso della biblioteca privata di quella casa, e alle pie disposizioni deâCungi e deâPuruzzi devesi la fondazione di alcuni posti gratuiti allo studio di Siena e di Arezzo in favore dei giovanetti loro concittadini.
CENSIMENTO della Popolazione della Terra di MONTESANSAVINO a tre epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1745: Impuberi maschi 202; femmine 331; adulti maschi 376, femmine 499; coniugati dei due sessi 997; ecclesiastici dei due sessi 143; ebrei dei due sessi 104; numero delle famiglie 597; totalitĂ della popolazione 2652.
ANNO 1833: Impuberi maschi 622; femmine 569; adulti maschi 584; femmine 703; coniugati dei due sessi 1273; ecclesiastici dei due sessi 74; ebrei dei due sessi -; numero delle famiglie 691; totalitĂ della popolazione 3825.
ANNO 1839: Impuberi maschi 599; femmine 517; adulti maschi 735, femmine 839; coniugati dei due sessi 1321; ecclesiastici dei due sessi 87; ebrei dei due sessi -; numero delle famiglie 718; totalitĂ della popolazione 4098.
ComunitĂ di Montesansavino. â Il territorio di questa comunitĂ abbraccia una superficie di 26365 quadrati, 597 dei quali spettano a corsi dâacqua e a strade.
Nel 1833 vi si trovavano 6695 abitanti a ragione di circa 218 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
La figura del di lei territorio è assai irregolare e bislunga, poichè da levante a ponente attraversa tutta la parte occidentale della Val di Chiana a partire dal Canal maestro sino al di lĂ del giogo di Palazzuolo, nel totale 12 miglia toscane di tragitto, mentre da settentrione a ostro oltrepassa di poco le tre miglia toscane e mezzo, e in alcuni punti non arriva alla metĂ . â Confina con sei ComunitĂ .
Dal lato di levante ha di fronte il territorio comunitativo di Arezzo mediante il Canal maestro della Chiana, il di cui corso seconda da ostro a settentrione; cioè, dalla strada di S. Giovanni, o deâViallesi, fino ai Ponti dâArezzo sulla strada R. di Siena. CostĂŹ lasciando a levante il Canal maestro prende la direzione di ponente avendo di fronte la ComunitĂ di Civitella, da primo mediante il fosso Tegoleto poi per termini artificiali sale il poggio di Oliveto, attraversando la strada rotabile che va da Civitella al Monte Sansavino, quindi davanti a Verniana entra nel torrente. Esse che rimonta di conserva con la suddetta comunitĂ sino alla confluenza del fosso Trove sotto Montaltuzzo. A questo punto sottentra a confine la ComunitĂ del Bucine di Val dâAmbra, colla quale lâaltra seguita a salire sul monte per un mezzo miglio contro il corso dellâEsse, poi mediante un suo influente il borro Rogheto fino presso la strada provinciale che scende da Palazzuolo in Val dâAmbra. In questa eminenza piegando verso libeccio passa sulla schiena del poggio di Palazzuolo alto dove entra nel borro di Bonello, poi nel torrente di Lusignano, indi nel borro di Balta suo tributario sino alla strada regia sanese. Qua sottentra a confine il territorio della ComunitĂ di Rapolano, col quale lâaltro del Monte Sansavino dirimpetto a libeccio entra nel ramo della Foenna detta deâBoschi che percorre sino passata la confluenza dellâaltro ramo della Foenna che scende a ostro di Palazzuolo basso. A questo punto, lasciando a libeccio la Foenna, sottentra di fronte a ostro la ComunitĂ di Lucignano, di conserva alla quale si dirige, da primo per termini artificiali, poi mediante il torrente Vescina alla base orientale del poggio deâCappuccini, lungo il quale taglia la strada rotabile fra il Montesansavino e il Calcione. Di lĂ girando col torrente stesso da maestrale a libeccio e quindi a piè del poggio di Pastina da libeccio a levante attraversa la strada rotabile da Lucignano a Montesansavino per ritornare sullâEsse a scirocco del capoluogo, lĂ dove confluisce il torrente Rialto. Passato lâEsse lungo la strada che corre sulla ripa sinistra dellâEsse, presentasi a confine la ComunitĂ di Marciano, colla quale la nostra taglia il fosso Gargiolo, passando a ostro delle Vertighe entra nel fosso Leprone.
Mediante questo volta faccia da scirocco a levante per andare incontro al rio del Fossatone, dirigendosi a grecale, e poscia per termini artificiali ripiglia la direzione di scirocco. In questâultimo tragitto passa davanti la fattoria di Tanaceto per entrare nella via deâViallesi, con la quale incamminandosi a levante attraversa la strada Longitudinale per tornare nel Canal maestro della Chiana dirimpetto alla comunitĂ di Arezzo.
Molte strade rotabili sono aperte in questo territorio; 1. la via regia fra Siena e Arezzo che lâattraversa nella sua maggior lunghezza passando pel capoluogo; 2. la provinciale Longitudinale che corre al suo levante 3. le comunitative che dal Montesansavino dirigonsi a Marciano, a Civitella, a Lucignano, a Montagnano, a Gargonza e a Calcione, senza dire dei tronchi di vie rotabili per Alberoro, Tanaceto, Badicorte, Vertighe e Tremoleto.
Fra i corsi maggiori dâacqua, oltre il Canal Maestro della Chiana, la Foenna e lâEsse di Fojano attraversano una porzione del territorio di Montesansavino, nel cui capoluogo sono state condotte alcune fonti perenni.
Il monte piĂš elevato spettante a questa comunità è quello di Palazzuolo, il quale calcolato dalla Torre di Belvedere dei Casini, esistente sopra un risalto del monte di Palazzuolo basso, fu trovato dal Pad. Inghirami braccia 1046,6 superiore al livello del mare Mediterraneo. â La seconda montuositĂ misurata è quella del Castello di Gargonza, châè allâaltezza di braccia 951,2 sopra lo stesso livello.
In quanto alla natura del terreno che costituisce la superficie di questa comunitĂ , esso può riguardarsi come una continuazione di quello giĂ descritto allâArticolo LUCIGNANO ComunitĂ , vale a dire, che dalle falde del poggio dove siede la terra del Montesansavino sino alla sommitĂ del monte di Palazzuolo queâpoggi consistono in rocce secondarie del nostro Appennino, e specialmente in varie modificazioni dellâarenaria-macigno, di tinta piĂš o meno giallastra o cerulea, di consistenza piĂš o meno solida, di grana piĂš o meno fine, e in molti luoghi simile alla pietra serena di Fiesole, e sempre in strati tramezzati dallo schisto marnoso (biscajo).
Allâincontro lâalti-piano della sottostante valle, che nasconde la base deâpoggi predetti, e che a guisa di una serie di corrose colline ricuopre una grande estensione di paese fra lâEsse e il Canal Maestro della Chiana, consiste in marne argillose e tufi di origine marina, coperti essi pure neâfianchi alla e base da terra alluviale e di trasporto; ed è in questa qualitĂ di terreno dove si trovano avanzi fossili di quadrupedi terrestri di razze perdute. â Ă poi singolare fra le altre la collina di Montagnano per essere in gran parte formata di altissimi depositi di ghiaja e di ciottoli derivati da rocce di arenaria e di calcarea compatta. Del qual deposito ghiajoso si giovano glâingegneri di Circondario per rifiorire le larghe e frequenti vie della Val di Chiana occidenlale. â Vedere MONTAGNANO.
La piĂš bassa pianura di questa comunitĂ fu giĂ per la massima parte bonificata dalle colmate dellâEsse e del Canal Maestro della Chiana, mercĂŠ cui sono stati aumentati e restituiti allâindustria molti bassi fondi della fattoria di Tegoleto deâduchi Salviati, ora deâprincipi Borghesi, e di quella della Fonte a Ronco spettante alle RR. possessioni. â Vedere FONTE A RONCO, e TEGOLETO.
I principali prodotti di suolo si riducono a granaglie, olio, vino, seta, legname da lavoro e da carbone; ma specialmente a bestiami vaccino, pecorino e porcino.
Gli animali (dice il Prof. Giulj nella sua Statistica agraria della Val di Chiana) gli animali che alleggeriscono la fatica, allâuomo nei lavori del campo nel territorio di questa comunitĂ , allâanno 1825 ascendevano a 2094, e lo spazio del suolo coltivabile fu calcolato dallo stesso autore a circa 18 miglia quadrate. Finalmente chi bramasse una nota di quanto bestiame domestico nello stesso anno trovava nutrimento nel territorio del Montesansavino, eccone la nota somministrata dal prenominato scrittore.
Bovi aranti N° 1644 Vacche N° 1062 Vitelli N° 600 Cavalli N° 50 Cavalle N° 200 Pecore N° 8000 Capre N° 200 Majali N° 600 Somari N° 50 Somare N° 150 Totale deâCapi N° 12556 La quantitĂ poi del terreno, che annualmente in tutta la comunitĂ allora si destinava alla sementa delle graniglie fu valutata dal Prof. Giulj a stajate 13000.
Le seconde semente, stando alla statistica medesima, ascendevano nel poggio a mille stajate per gli orzi e fave, 200 stajate per i prati annui invernali, e 300 stufate per quelli estivi.
Lâaltra metĂ del terreno montuoso che resta a seminarsi e che costĂ suol lasciarsi a maggese, fu calcolato dallo stesso autore potesse ammontare a quadrati 3000 e avere sopra di se 20,000 viti.
Nel totale il terreno della parte montuosa che il Prof. Giulj assegna a questa comunità , ascende a quadrati 11,936; sicchÊ gli 8936 quadrati che avanzano dai 3000 coltivati sono tutti a bosco ceduo, o di alto fusto, compresavi però una buona porzione di selve di castagni.
Nella collina, che egli calcolava essere di quadrati 8000, tra i quali quadrati 3000 incolti, si destinano per le semente estive mille stajate a orzo, 500 a fave, mille a prati annui estivi, 500 a prati invernali, ed il restante a maggese; e cosĂŹ nei quadrati 5000 di suolo coltivato si computarono d a 300,000 viti, e 15,000 olivi. â Rispetto poi alla porzione pianeggiante, ovvero alla cosĂŹ detta pianura, essa fa valutata di circa quadrati 6000. Cotesta pianura suol essere coltivata mediante la rotazione qui appresso. Nella stagione estiva, a sementa di gran turco stajate cento; per i legumi i stajate 500, a canapa e lino stajate mille, a prati annui invernali stajate mille, e altrettante stajate per i prati estivi, e quadrati 500 lasciati a maggese.
Le viti fu calcolato che potessero essere in detta pianura 1,224,000, e le piante di gelsi 3700. Non sono registrati in quella statistica gli altri alberi da frutto, sebbene non manchino nella stessa comunitĂ .
In Montesansavino non esistono orti ne industrie manifatturiere che non sieno comuni a quelle di molti altri paesi, fra le quali si può citare una tintoria e una buona fabbrica di cappelli di pelo.
Con Motuproprio del dĂŹ 14 novembre 1774, in aumento a quanto fu dichiarato con quello del dĂŹ 8 febbrajo 1747 che riunĂŹ lâantica contea del Montesansavino al Granducato di Toscana, costituendone una delle comunitĂ distrettuali del territorio fiorentino, fu deliberato, che sotto la medesima amministrazione economica oltre i popoli e comuni di Alberoro, di Gargonza e di Palazzuolo costituenti per lâinnanzi insieme con quello del Montesansavino la contea di questo nome, venisse staccata della comunitĂ e giuris dizione di Civitella la popolazione di Montagnano, la quale dal 1775 in poi fa parte della ComunitĂ in discorso.
La comunitĂ provvede alle scuole elementari e di belle lettere. Allâeducazione delle fanciulle prendono cura alcune maestre pie.
Si tiene in Montesansavino un copioso e frequentato mercato settimanale, il quale cade nel giorno di mercoledĂŹ.
â Vi si praticano pure diverse fiere annuali, che hanno luogo nel lunedĂŹ dopo la Pasqua di Pentecoste, e nel 13 agosto; ma la fiera di maggior concorso è quella che cade dal 26 sino a tutto il di 29 novembre.
In Montesansavino risiedono un medico e un chirurgo condotti, e un secondo medico pure condotto sta in Alberoro .
La giurisdizione del vicario R. del Montesansavino abbraccia quattro comunità ; cioè, Montesansavino, Civitella, Lucignano e Fojano.
Vi si trova una cancelleria comunitativa, la quale serve a questa sola comunitĂ , dove risiede un ingegnere di Circondario ajuto di quello dâArezzo. â Lâufizio dellâesazione del Registro è in Lucignano, la conservazione dellâIpoteche e il tribunale di Prima Istanza sono in Arezzo.
N. B. Nel QUADRO che segue manca la popolazione della prima epoca della ComunitĂ di Monte Sansavino, perchĂŠ nel 1551 dipendeva giĂ da un anno dal conte Baldovino di MONTE suo primo toparca.
QUADRO della Popolazione della ComunitĂ di MONTESANSAVINO a tre epoche diverse.
- nome del luogo: Alberoro, titolo della chiesa: S. Marco (Pieve), diocesi cui appartiene: Arezzo, popolazione anno 1745 n° 1019, popolazione anno 1833 n° 1290, popolazione anno 1839 n° 1450 - nome del luogo: Gargonza, titolo della chiesa: S.
Tribuzio (Pieve), diocesi cui appartiene: Arezzo, popolazione anno 1745 n° 412, popolazione anno 1833 n° 564, popolazione anno 1839 n° 547 - nome del luogo: Montagnano, titolo della chiesa: S.
Prospero (Rettoria), diocesi cui appartiene: Arezzo, popolazione anno 1745 n° 463, popolazione anno 1833 n° 807, popolazione anno 1839 n° 758 - nome del luogo: MONTESANSAVINO, titolo della chiesa: SS. Egidio e Savino (Pieve Arcipretura), diocesi cui appartiene: Arezzo, popolazione anno 1745 n° 2652, popolazione anno 1833 n° 3825, popolazione anno 1839 n° 4098 - nome del luogo: Palazzuolo, titolo della chiesa: S.
Giusto già S. Pietro (Pieve), diocesi cui appartiene: Arezzo, popolazione anno 1745 n° 104, popolazione anno 1833 n° 209, popolazione anno 1839 n° 232 - Totale abitanti anno 1745 n° 4650 - Totale abitanti anno 1833 n° 6695 - Totale abitanti anno 1839 n° 7085
Risiede sulla sommitĂ di un colle facente parte del monte di Palazzuolo che gli sovrasta dalla parte di maestro sulla strada Regia di Arezzo a Siena, a una elevatezza di 600 braccia fiorentine, fra il grado 29° 23â di longitudine e il grado 43° 20â 1" di latitudine, 13 miglia a libeccio di Arezzo; 6 miglia a maestro di Lucignano; 10 miglia a ponente di Castiglion Fiorentino, e 22 miglia a levante di Siena.
Questa Terra, già castello, al pari di molti altri paesi dovè prendere il nome dal santo titolare della sua chiesa parrocchiale (S. Sabino).
Della chiesa plebana di S. Savino si hanno notizie fino dal secolo XI, quando questo luogo si appellava in Barbajano, prima di tutto in un istrumento del novembre 1072 dellâArchivio della cattedrale dâArezzo, in cui si tratta di una cospicua donazione fatta al capitolo aretino da due fratelli, figli, di un conte Benzolino, di varie possessioni ereditate da un loro fratello, forse uterino, cioè dal conte Rigone nel fu Conte Rodolfo; i quali beni si dichiarano compresi nel piviere di S. Savino sito Barbajano. Aggiungasi che nellâanno 1073 un tale Liutolfo figlio del fu Ildebrando offrĂŹ alla badia deâBenedettini di S. Fiora e Lucilla di Arezzo un manso posto infra plebem S. Savini in Barbajano; la qual donazione fu confermata dieci anni dopo da Costantino vescovo di Arezzo.
Nel 1083 Ranieri di Teuzzone con altri due fratelli, Morando e Guglielmo, stando in Arezzo offrirono alla badia di S. Maria dâAgnano altre sostanze châessi possedevano nei pivieri di S. Maria al Toppo, di S. Felice a Lucignano, di S. Pietro in Ugello (a Marciano) e di S.
Sabino in Barbajano, e segnatamente il giuspadronato delle chiese di S. Martino a Fabbrica in loco Quarantola, e di quella di S. Cristofano a Nasciano con tutti i loro diritti e giurisdizioni.
Nel 1109 Giovanni del fu Teuzzone (forse un altro fratello dei tre sopra nominati della consorteria degli Ubertini) donò al Monastero stesso dâAgnano alcuni beni del contado aretino situati nel piviere di S. Sabino in Barbajano, dove domandavasi al Colle; lo che accadeva nellâanno medesimo in cui altra pia persona donava allâEremo di Cama ldoli alcune terre situate nel distretto del piviere di S. Savino in Barbajano, e precisamente nella Corte di Vertighe.
Anche nel 1131 Wuinildo del fu Pagano e Berta del fu Guglielmo sua moglie, mentre abitavano nel Castello di Marciano in Val di Chiana, donarono alla stessa badia dâAgnano la chiesa di S. Quirico a Vicione (Battifolle in Val di Chiana) con i beni ad essa annessi, situati nel piviere di S. Maria al Toppo, nelle corti o distretti dei due Vicioni, a partire dal torrente Vingone fino a Toro, e dal fiume Chiana fino a Barbajano. â (ANNAL. CAMALD.
T. III.). Vedere BATTIFOLLE di Val di Chiana.
Questi ultimi due documenti bastano essi soli per assicurare che la pieve di S. Savino a Barbajano corrispondeva alla chiesa battesimale da cui sembra che avesse origine e nome il castello, poi Terra del Monte S.
Savino.
Fino a che pertanto non sâincontreranno documenti relativi alla chiesa parrocchiale di S. Savino a Barbajano, o al Castello di Monte S. Savino di una piĂš vetusta etĂ , non si può senza tema dâingannarci, o dâingannare, azzardare di supporre come fece il monaco D. Agostino Fortunio, autore di una Cronichetta del Monte S. Savino in Toscana lâesistenza del castello in discorso anteriore al sec. XI.
Progredendo verso il secolo XIII sâincontra nel 1228 una determinazione presa da Martino vescovo di Arezzo, il quale avendo trovato le chiese di S. Maria di Vertighe e di S. Agata, entrambe del pievanato del Monte S. Savino, male amministrate, le consegnò allâabate del monastero di S. Maria di Agnano, perchè dâallora in poi egli ed i suoi successori nominassero i respettivi rettori, salva però la dipendenza e il solito tributo di 4 soldi ai vescovi di Arezzo, e la dovuta reverenza al pievano del Monte S.
Savino.
Della chiesa di S. Maria di Vertighe, ora convento di Frati Francescani, se ne farĂ parola allâArticolo VERTIGHE. â Quella di S. Agata fuori del Castello di Monte S. Savino, fu parrocchia prima di padronato dei Camaldolensi di Agnano, poi di quelli degli Angioli di Firenze fino al 1791, epoca della sua soppressione.
Dopo aver accennato di volo alcune notizie ecclesiastiche, dalle quali forse si debbono ripetere quelle poche civili che ne conseguitarono relativamente al paese del Monte S.
Savino, passerò a far parola delle vicende politiche, cui dal 1200 fino alla nostra etĂ fu esso soggetto. Dico dal 1200, poichè nulla di certo la storia ci ha lasciato di questo castello, checchè il monaco Camaldolense don Agostino Fortunio nella citata Cronichetta del Monte San Savino in Toscana dicesse cose maravigliose e stupende, attribuendone perfino la prima origine al patriarca Noè!!! Ma lasciando neâloro abbandonati scaffali cotesta sorta di libri, dirò che Montesansavino nel 1282 era giĂ paese di qualche considerazione come quello che aveva i propri magnati o cattani di fazione guelfa della consorteria degli Ubertini fondatori e patroni della badia dâAgnano. â (ANNAL. CAMALD. T. V.).
Il Monte S. Savino a quel tempo doveva aver forma di castello tostochè vi si fortificarono i Guelfi discacciati dâArezzo, i quali ottenuta châebbero a loro sostegno lâamicizia della Signoria di Firenze, diedero occasione ad una nuova guerra tra il Comune di Firenze di parte Guelfa e quello di Arezzo di parte ghibellina; guerra che fu il preludio della gran giornata di Campaldino, dove rimase oppresso e rotto lâesercito aretino. In conseguenza della qual giornata campale lâoste fiorentina innanzi che si riconducesse a casa, presidiò in Val di Chiana Castiglion Fiorentino, Montecchio, Civitella, Lucignano e Monte Sansavino, molte delle quali castella furono armata mano in quellâoccasione conquistate, sebbene alcune di esse giĂ guadagnate prima. Di questo numero era Monte San Savino, il quale riguardavasi dal governo di Firenze qual baluardo di frontiera anche nel 1306 quando i Tarlati cacciarono da Arezzo i Guelfi che erano stati rimessi in patria con lâaiuto di Uguccione della Faggiuola. Per la qual cosa i Fiorentini nel maggio di detto anno con 200 cavalieri, un certo numero di fanti e la masnada de Catalani col maliscalco del duca di Calabria vicario Regio della Repubblica fiorentiua, cavalcarono infino al Monte Sansavino, che infin da quel tempo era della repubblica, e di lĂ andarono a danneggiare il contado dâArezzo, ardendo e guastando il paese insino alle porte della cittĂ . â (G.VILLANI Cronica Lib.VIII.C. 110).
Una delle pergamene della Certosa di Firenze, attualmente nel Regio archivio diplomatico ci fornisce la conferma che Monte Sansavino alla predetta epoca era sotto la custodia della Repubblica Fiorentina, mentre nel primo giugno 1310 fu data la consegna del castel del Monte Sansavino al nuovo capitano di guerra Monte figlio del fu Mannino Acciajoli cittadino fiorentino per mano di Nello della Torre notaro e ufiziale del Comune a Monte Sansavino.
Ma giunti alla fine di settembre del 1335 cotesto paese cadde nelle mani di un tale che ne fece orribile scempio.
Imperocchè appena gli abitanti di Monte Sansavino intesero la grave sconfitta deâFiorentini allâAltopascio, spaventati dallâevento si renderono alle intimazioni mandate da Guido Tarlati vescovo e signore di Arezzo, il quale, dopo essersi impadronito del castello, per asserto di Giovanni Villani istorico contemporaneo (Lib. IX Cap.
314 della sua Cronica), fece abbattere le mura alla detta terra, perchè vâerano molti guelfi e avevano mandato aiuto di loro gente allâoste deâFiorentini.â âE poi a dĂŹ 11 maggio vegnente vi cavalcò il vescovo Guido con sua gente, e trasse del castello tutti i terrazzani, arse e fece disfare tutta la terra, che non vi rimase pietra sopra pietra ; e sĂŹ vâavea piĂš di mille abitanti, che tutti gli disperse quĂ e lĂ , acciocchè mai non potessero rifare la terra.â (Opera cit.).
Peraltro che lo scempio non fosse tanto grande quanto ce lo rappresenta lo storico fiorentino, e che Monte Sansavino tornasse in breve ad essere abitato di gente e di case, lo dĂ a conoscere il fatto del 1337, quando Pier Saccone Tarlati sottopose la cittĂ di Arezzo col suo contado alla potestĂ e dominio deâFiorentini, cui poco dopo tenne dietro altro accordo, mercè del quale si rilasciarono ai Perugini per otto anni e mezzo le terre e distretti di Fojano, di Lucignano, del Monte Sansavino e di Anghiari. â (AMMIR. Istor. Fior. Lib. VIII.).
Anche un istrumento dellâ8 dicembre 1338 fu rogato nel castel di Civitella da Tuccio figlio di ser Guidone notaro del Monte Sansavino, cui assisterono fra i testimoni Naldo Grazioli di detto luogo e don Giovanni monaco e priore della chiesa di S. Gaudenzio presso il Monte Sansavino.
Finalmente nel 1385 dopo esser tornato Arezzo e tutto il suo contado allâobbedienza del Comune di Firenze, e dopo essersi largamente disputato tra la stessa Repubblica ed i Sanesi per conto delle castella che questi tenevano del territorio di Arezzo, ambedue le parti risolverono di rimettere allâarbitrio deâBolognesi la vertenza sopra la terra di Lucignano che si era data ai Fiorentini, e che intanto i Sanesi rendessero alla Repubblica di Firenze le terre e castella del Monte Sansavino, di Palazzuolo, di Gargonza e di S. Pancrazio in Val dâAmbra. Appena che il Monte Sansavino fu per effetto del lodo suddetto rilasciato libero al Comune di Firenze, la Signoria concedè agli abitanti di detta Terra, che allâarme del paese inquartassero quella del giglio rosso in campo bianco della repubblica fiorentina, la quale poco dopo destinò Monte Sansavino sede di un capitano. â (AMMIR. Istor. fior. lib.
XV).
Fu in detta circostanza che il Comune di Firenze sotto dÏ 6 novembre 1385 accordò ai Montesansavinesi onorevoli capitolazioni, state in seguito dalla Signoria confermate negli anni 1481, e 1514.
Si rinnovarono però in quel popolo le angosce, sia nel 1440 allâoccasione della guerra mossa ai Fiorentini dal re Alfonso dâAragona, sia quando nel 1478 con maggior rabbia e piĂš poderosa oste i Papalini ed i Napoletani invasero la Val di Chiana ed il Chianti, accampandosi fra Civitella e la Castellina. Avvegnachè lâesercito fiorentino per quanto fosse propinquo tre miglia al Monte Sansavino, per la disunione deâsuoi capitani perdè lâoccasione di soccorrere quegli abitanti, i quali per timore di un saccheggio a dĂŹ 4 novembre di detto anno inviarono i loro sindaci a intavolare capitolazioni col nemico con la promessa di arrendersi, salvo lâavere e le persone, ogni qualvolta dentro gli otto dĂŹ della tregua non fossero stati occorsi. Terminato il tempo prescritto, i nemici di fronte alle genti nostre (dice il Machiavelli) quel castello occuparono. Ma essendo sopraggiunto il verno, quellâoste per ridursi alle stanze in luoghi comodi, dentro il territorio sanese si ritirò. Frattanto per opera di Lorenzo il Magnifico riconciliatisi i Fiorentini col re di Napoli, e quindi col Papa, furono loro restituite col Monte Sansavino le castella che il duca di Calabria, generale dellâesercito napoletano, alla custodia deâSanesi aveva affidato. â (MACHIAVELLI, Istor. Fior. Lib. VIII).
Due altre volte finalmente il Monte Sansavino aprĂŹ le porte al primo romore di ostilitĂ ; vale a dire nellâestate del 1502, quando senza aspettare nè assedio, nè assalto li rese a una mano di armati inviati costĂ da Vitellozzo Vitelli, che poco innanzi aveva cacciato la guarnigione fiorentina dalla cittĂ dâArezzo, sebbene al 20 settembre dello stesso anno Montesansavino tornasse alla devozione della Repubblica, dalla quale i suoi abitanti impetrarono le consuete esenzioni.
La seconda volta che il popolo di Montesansavino accolse truppe straniere, fu pochi giorni innanzi la battaglia di Scannagallo presso Marciano sulla fine di luglio del 1554) quando quel magistrato comunitativo, piĂš ardito del comandante del castello, il quale non sapendo che partito prendersi, se nâera fuggito, negò allâintimazione avuta di somministrare vettovaglie allâesercito franco-sanese comandato dal maresciallo Strozzi, onde questo voltosi contro il castello non durò molta fatica a costringere quei di dentro a discrezione; e che peggio non gli avvenisse, aggiunge lâAmmirato, fu causa il rispetto portato al Papa Giulio III nativo del luogo. â (AMMIR. Istor. Fior. Lib.
XXVIII).
GiĂ quattrâanni innanzi la capitolazione di Siena questo paese dal duca Cosimo era stato dato in feudo con titolo di contea a Baldovino di Monte, fratello del Pontefice allora creato. Lâelezione del quale (20 giugno 1550) appena conosciuta dal Cosimo I, egli distaccò dal suo governo il paese e territorio di Montesansavino insieme con Gargonza, Palazzuolo e Alberoro per farne una contea, della quale fa investito il prenominato fratello del Pontefice Giulio III coi di lui successori.
Il privilegio era a favore di Baldovino, deâfigli e deâdiscendenti legittimi, da passare in mancanza di questi nella linea di Fabiano di Monte, quindi del Cardinale Innocenzo, detto il Bertuccio, suo figlio adottivo, a condizione che estinte coteste tre linee il feudo del Monte Sansavino dovesse tornare alla corona di Toscana, col patto al feudatario di non erigervi alcuna fortificazione, e dâinviare ognâanno a Firenze lâomaggio di una tazza di argento il giorno festivo di S. Giovanni Battista.
Godè appena sei anni Baldovino di questa contea, il quale con suo testamento nel caso dellâestinzione di sua famiglia chiamava allâereditĂ dello stesso feudo Giambattista Simonelli di Orvieto nato da una sua figlia, ed i di lui figliuoli maschi per ordine di primogenitura con obbligo di prendere il cognome e lo stemma del Monte.
Estinto il conte Baldovino (anno 1556) fu rinnovato lâatto feudale nella persona di Fabiano di Monte figlio legittimato del conte, a cui gli uomini del Monte Sansavino prestarono giuramento di fedeltĂ , salva la preeminenza di dominio del duca di Firenze.
Ma il conte Fabiano appena maritato a Vittoria dâJacopo Appiani signor di Piombino si recò in Francia comandante di un corpo di truppe inviato da Cosimo I in aiuto del re contro gli Ugonotti; dai quali nel 1569 in una giornata campale il Conte Fabiano fu ucciso. Alla sua morte pertanto si estinse la famiglia di Giulio III, ed il feudo del Montesansavino ritornò al Granduca, chiamato per testamento dal Conte Fabiano medesimo allâereditĂ di tutti i suoi beni; lo che aprĂŹ il campo a lunga fierissima lite con i Simonelli di Orvieto, che in mancanza di eredi erano stati nominati alla successione dal conte Baldovino primo feudatario.
La seconda infeudazione del Montesansavino seguĂŹ nel 1604, quando il Granduca Ferdinando I, volendo stabilire una permuta con la contea di Pitigliano, erose nuovamente in feudo con titolo di contea il Monte Sansavino a favore del conte Gianantonio Orsini e della sua discendenza mascolina legittima e naturale, ed in mancanza chiamava quella deâConti Bertoldo e Cosimo Orsini, fratelli dello stesso Conte Gianantonio, loro eredi e discendenti maschi. Altronde il conte Orsini con atto pubblico del 9 giugno 1604 si obbligò cedere al Gran Duca Ferdinando I la sua contea Pitigliano salvo lâassenso di Sua MaestĂ Cesarea. E perchè lâapprovazione non venne prima del 1608, 1âeffettuazione del contratto ebbe luogo solamente nel 1609. â Ma nel 1640 per morte del conte Alessandro di Bertoldo Orsini senza discendenza, il feudo del Monte Sansavino ritornò al Granduca Ferdinando II, dal quale per atto pubblico del 19 maggio 1644 fu concesso vita durante al principe Mattias fratello dello stesso sovrano; alla grata memoria del quale signore i Montesansavinesi eressero quellâobelisco che vedesi nella piazza del loro mercato.
Mancato nel 1666 il principe Mattias, Monte Sansavino con suoi annessi fu dal Granduca medesimo con motuproprio del 24 febbrajo 1668 lasciato in amministrazione alla Granduchessa sua moglie, Vittoria dâUrbino madre e direttrice dellâeducazione di Cosimo III.
La quale Granduchessa, resse per 20 anni questo paese, essendo mancata ai vivi nel marzo del 1697, senza che i suoi feudatari nè gli altri sudditi Toscani manifestassero alcun sentimento di dolore per tale perdita. Ciò non ostante il governo del Montesansavino continuò anche dopo ad amministrare separatamente dagli altri paesi del Granducato fino a che per motuproprio del Granduca Francesco II in data dellâ8 febbrajo 1745 (stile fior.) la Terra del Montesansavino con tutta lâantica contea fu riunita al Granducato, e costituitane una comunitĂ di questo nome.
Chiese e Stabilimenti pii. â Lâantica chiesa battesimale di S. Sabino era situata fuori del castello nel luogo denominato tuttora la pieve; quindi col progredire del tempo ne fu fabbricata una dentro il paese, e dichiarata arcipretura, i cui titoli finalmente a tempi nostri sono stati traslocati nella chiesa assai piĂš vasta di S. Agostino dopo la soppressione di quella famiglia di religiosi Romitani.
La qual chiesa di S. Agostino conta la sua prima fondazione dal principio del secolo XIV, stata però ingrandita nel sec. XVI, avendovi concorso per la parte architettonica il celebre Andrea scultore che dalla patria ebbe il sopranome di Sansovino, e per la parte pittorica Giorgio Vasari, che dipinse nella tribuna.
Nella chiesa dellâantica arcipretura esiste il deposito di Fabiano e di Pier Paolo di Monte, il primo deâquali abbandonò il cognome Ciocchi per quello di Monte, derivativo della sua patria.
Da Pier Paolo di Monte nacquero fra gli altri figli Giammaria che fu poi Pontefice col nome di Giulio III, e BaldovĂŹno nominato primo conte del Montesansavino.
Lo stesso Pier Paolo di Monte fu gonfaloniere della sua patria nel 1512, un anno dopo la promozione alla sacra porpora del di lui fratello Antonio, di colui che aprĂŹ la strada alla grandezza deâsuoi nipoti, ed al quale Monte Sansavino deve il palazzo di Monte , attualmente pretorio con la gran loggia che gli sta dirimpetto, ambedue opere di Antonio da Sangallo.
Oltre il convento degli Agostiniani e gli antichi priorati o chiese di S. Agata, di S. Cristofano e di S. Angelo in Pranzatojo che i Camaldolensi possedevano a Monte Sansavino o nel distretto, vi erano molti altri monasteri; fra i quali la soppressa badia di Badicorte deâCamaldolensi, rammentata allâArticolo BADICORTE, e il convento deâCappuccini fondato dal Conte Baldovino a mezzo miglio circa a libeccio della Terra.
Fra i conventi tuttora esistenti nella stessa comunità vi è quello di S. Maria delle Vertighe, la cui collina diede il nome a una delle antiche porte del castello; il qual convento, continuamente abitato dai Frati Francescani della Riforma, è posto un miglio a levante del Montesansavino, mentre dentro il paese esiste sempre un monastero di monache Benedettine.
Tra le pie instituzioni è da rammentarsi un Monte Pio fondato nel 1578, cui somministrarono i primi capitali due compagnie secolari, che una appellata deâBianchi e lâaltra deâNeri.
In luogo aperto, comodo e ben ventilato è stato fabbricato fuori delle mura il nuovo spedale capace di 34 letti, comeccchè uno spedaletto esistesse fino dal secolo XII, siccome lo dimostra un istrumento del febbrajo 1203 fatto in Montesan Savino in cui si tratta di un pezzo di terra ortiva posto presso la porta di Vertighe venduta allo spedale di S. Giovanni di detto castello. â (ARCH. DIPL.
FIOR. Carte deâDomenicani di Arezzo).
In una contrada separata gli Ebrei ebbero in Montesansavino, dal secolo XV fino al principio del XIX, abitazioni e una scuola, o sinagoga. Tra le famiglie piĂš cospicue del Monte primeggia quella deâCiocchi, ossia di Monte, la quale non solamente ha dato un Pontefice, e il primo conte di Montesansavino, ma ancora quel Cardinale Antonio mercè cui Montesansavino possiede le due piĂš belle fabbriche testè rammentate. â Anche le casate deâCattanei, deâGuidalotti, deâCungi, deâPurazzi e deâBucci Mattei , sono originarie e benemerite del paese, perchè da questâultima ottennero i Montesansavinesi il benefĂŹzio di poter far uso della biblioteca privata di quella casa, e alle pie disposizioni deâCungi e deâPuruzzi devesi la fondazione di alcuni posti gratuiti allo studio di Siena e di Arezzo in favore dei giovanetti loro concittadini.
CENSIMENTO della Popolazione della Terra di MONTESANSAVINO a tre epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1745: Impuberi maschi 202; femmine 331; adulti maschi 376, femmine 499; coniugati dei due sessi 997; ecclesiastici dei due sessi 143; ebrei dei due sessi 104; numero delle famiglie 597; totalitĂ della popolazione 2652.
ANNO 1833: Impuberi maschi 622; femmine 569; adulti maschi 584; femmine 703; coniugati dei due sessi 1273; ecclesiastici dei due sessi 74; ebrei dei due sessi -; numero delle famiglie 691; totalitĂ della popolazione 3825.
ANNO 1839: Impuberi maschi 599; femmine 517; adulti maschi 735, femmine 839; coniugati dei due sessi 1321; ecclesiastici dei due sessi 87; ebrei dei due sessi -; numero delle famiglie 718; totalitĂ della popolazione 4098.
ComunitĂ di Montesansavino. â Il territorio di questa comunitĂ abbraccia una superficie di 26365 quadrati, 597 dei quali spettano a corsi dâacqua e a strade.
Nel 1833 vi si trovavano 6695 abitanti a ragione di circa 218 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
La figura del di lei territorio è assai irregolare e bislunga, poichè da levante a ponente attraversa tutta la parte occidentale della Val di Chiana a partire dal Canal maestro sino al di lĂ del giogo di Palazzuolo, nel totale 12 miglia toscane di tragitto, mentre da settentrione a ostro oltrepassa di poco le tre miglia toscane e mezzo, e in alcuni punti non arriva alla metĂ . â Confina con sei ComunitĂ .
Dal lato di levante ha di fronte il territorio comunitativo di Arezzo mediante il Canal maestro della Chiana, il di cui corso seconda da ostro a settentrione; cioè, dalla strada di S. Giovanni, o deâViallesi, fino ai Ponti dâArezzo sulla strada R. di Siena. CostĂŹ lasciando a levante il Canal maestro prende la direzione di ponente avendo di fronte la ComunitĂ di Civitella, da primo mediante il fosso Tegoleto poi per termini artificiali sale il poggio di Oliveto, attraversando la strada rotabile che va da Civitella al Monte Sansavino, quindi davanti a Verniana entra nel torrente. Esse che rimonta di conserva con la suddetta comunitĂ sino alla confluenza del fosso Trove sotto Montaltuzzo. A questo punto sottentra a confine la ComunitĂ del Bucine di Val dâAmbra, colla quale lâaltra seguita a salire sul monte per un mezzo miglio contro il corso dellâEsse, poi mediante un suo influente il borro Rogheto fino presso la strada provinciale che scende da Palazzuolo in Val dâAmbra. In questa eminenza piegando verso libeccio passa sulla schiena del poggio di Palazzuolo alto dove entra nel borro di Bonello, poi nel torrente di Lusignano, indi nel borro di Balta suo tributario sino alla strada regia sanese. Qua sottentra a confine il territorio della ComunitĂ di Rapolano, col quale lâaltro del Monte Sansavino dirimpetto a libeccio entra nel ramo della Foenna detta deâBoschi che percorre sino passata la confluenza dellâaltro ramo della Foenna che scende a ostro di Palazzuolo basso. A questo punto, lasciando a libeccio la Foenna, sottentra di fronte a ostro la ComunitĂ di Lucignano, di conserva alla quale si dirige, da primo per termini artificiali, poi mediante il torrente Vescina alla base orientale del poggio deâCappuccini, lungo il quale taglia la strada rotabile fra il Montesansavino e il Calcione. Di lĂ girando col torrente stesso da maestrale a libeccio e quindi a piè del poggio di Pastina da libeccio a levante attraversa la strada rotabile da Lucignano a Montesansavino per ritornare sullâEsse a scirocco del capoluogo, lĂ dove confluisce il torrente Rialto. Passato lâEsse lungo la strada che corre sulla ripa sinistra dellâEsse, presentasi a confine la ComunitĂ di Marciano, colla quale la nostra taglia il fosso Gargiolo, passando a ostro delle Vertighe entra nel fosso Leprone.
Mediante questo volta faccia da scirocco a levante per andare incontro al rio del Fossatone, dirigendosi a grecale, e poscia per termini artificiali ripiglia la direzione di scirocco. In questâultimo tragitto passa davanti la fattoria di Tanaceto per entrare nella via deâViallesi, con la quale incamminandosi a levante attraversa la strada Longitudinale per tornare nel Canal maestro della Chiana dirimpetto alla comunitĂ di Arezzo.
Molte strade rotabili sono aperte in questo territorio; 1. la via regia fra Siena e Arezzo che lâattraversa nella sua maggior lunghezza passando pel capoluogo; 2. la provinciale Longitudinale che corre al suo levante 3. le comunitative che dal Montesansavino dirigonsi a Marciano, a Civitella, a Lucignano, a Montagnano, a Gargonza e a Calcione, senza dire dei tronchi di vie rotabili per Alberoro, Tanaceto, Badicorte, Vertighe e Tremoleto.
Fra i corsi maggiori dâacqua, oltre il Canal Maestro della Chiana, la Foenna e lâEsse di Fojano attraversano una porzione del territorio di Montesansavino, nel cui capoluogo sono state condotte alcune fonti perenni.
Il monte piĂš elevato spettante a questa comunità è quello di Palazzuolo, il quale calcolato dalla Torre di Belvedere dei Casini, esistente sopra un risalto del monte di Palazzuolo basso, fu trovato dal Pad. Inghirami braccia 1046,6 superiore al livello del mare Mediterraneo. â La seconda montuositĂ misurata è quella del Castello di Gargonza, châè allâaltezza di braccia 951,2 sopra lo stesso livello.
In quanto alla natura del terreno che costituisce la superficie di questa comunitĂ , esso può riguardarsi come una continuazione di quello giĂ descritto allâArticolo LUCIGNANO ComunitĂ , vale a dire, che dalle falde del poggio dove siede la terra del Montesansavino sino alla sommitĂ del monte di Palazzuolo queâpoggi consistono in rocce secondarie del nostro Appennino, e specialmente in varie modificazioni dellâarenaria-macigno, di tinta piĂš o meno giallastra o cerulea, di consistenza piĂš o meno solida, di grana piĂš o meno fine, e in molti luoghi simile alla pietra serena di Fiesole, e sempre in strati tramezzati dallo schisto marnoso (biscajo).
Allâincontro lâalti-piano della sottostante valle, che nasconde la base deâpoggi predetti, e che a guisa di una serie di corrose colline ricuopre una grande estensione di paese fra lâEsse e il Canal Maestro della Chiana, consiste in marne argillose e tufi di origine marina, coperti essi pure neâfianchi alla e base da terra alluviale e di trasporto; ed è in questa qualitĂ di terreno dove si trovano avanzi fossili di quadrupedi terrestri di razze perdute. â Ă poi singolare fra le altre la collina di Montagnano per essere in gran parte formata di altissimi depositi di ghiaja e di ciottoli derivati da rocce di arenaria e di calcarea compatta. Del qual deposito ghiajoso si giovano glâingegneri di Circondario per rifiorire le larghe e frequenti vie della Val di Chiana occidenlale. â Vedere MONTAGNANO.
La piĂš bassa pianura di questa comunitĂ fu giĂ per la massima parte bonificata dalle colmate dellâEsse e del Canal Maestro della Chiana, mercĂŠ cui sono stati aumentati e restituiti allâindustria molti bassi fondi della fattoria di Tegoleto deâduchi Salviati, ora deâprincipi Borghesi, e di quella della Fonte a Ronco spettante alle RR. possessioni. â Vedere FONTE A RONCO, e TEGOLETO.
I principali prodotti di suolo si riducono a granaglie, olio, vino, seta, legname da lavoro e da carbone; ma specialmente a bestiami vaccino, pecorino e porcino.
Gli animali (dice il Prof. Giulj nella sua Statistica agraria della Val di Chiana) gli animali che alleggeriscono la fatica, allâuomo nei lavori del campo nel territorio di questa comunitĂ , allâanno 1825 ascendevano a 2094, e lo spazio del suolo coltivabile fu calcolato dallo stesso autore a circa 18 miglia quadrate. Finalmente chi bramasse una nota di quanto bestiame domestico nello stesso anno trovava nutrimento nel territorio del Montesansavino, eccone la nota somministrata dal prenominato scrittore.
Bovi aranti N° 1644 Vacche N° 1062 Vitelli N° 600 Cavalli N° 50 Cavalle N° 200 Pecore N° 8000 Capre N° 200 Majali N° 600 Somari N° 50 Somare N° 150 Totale deâCapi N° 12556 La quantitĂ poi del terreno, che annualmente in tutta la comunitĂ allora si destinava alla sementa delle graniglie fu valutata dal Prof. Giulj a stajate 13000.
Le seconde semente, stando alla statistica medesima, ascendevano nel poggio a mille stajate per gli orzi e fave, 200 stajate per i prati annui invernali, e 300 stufate per quelli estivi.
Lâaltra metĂ del terreno montuoso che resta a seminarsi e che costĂ suol lasciarsi a maggese, fu calcolato dallo stesso autore potesse ammontare a quadrati 3000 e avere sopra di se 20,000 viti.
Nel totale il terreno della parte montuosa che il Prof. Giulj assegna a questa comunità , ascende a quadrati 11,936; sicchÊ gli 8936 quadrati che avanzano dai 3000 coltivati sono tutti a bosco ceduo, o di alto fusto, compresavi però una buona porzione di selve di castagni.
Nella collina, che egli calcolava essere di quadrati 8000, tra i quali quadrati 3000 incolti, si destinano per le semente estive mille stajate a orzo, 500 a fave, mille a prati annui estivi, 500 a prati invernali, ed il restante a maggese; e cosĂŹ nei quadrati 5000 di suolo coltivato si computarono d a 300,000 viti, e 15,000 olivi. â Rispetto poi alla porzione pianeggiante, ovvero alla cosĂŹ detta pianura, essa fa valutata di circa quadrati 6000. Cotesta pianura suol essere coltivata mediante la rotazione qui appresso. Nella stagione estiva, a sementa di gran turco stajate cento; per i legumi i stajate 500, a canapa e lino stajate mille, a prati annui invernali stajate mille, e altrettante stajate per i prati estivi, e quadrati 500 lasciati a maggese.
Le viti fu calcolato che potessero essere in detta pianura 1,224,000, e le piante di gelsi 3700. Non sono registrati in quella statistica gli altri alberi da frutto, sebbene non manchino nella stessa comunitĂ .
In Montesansavino non esistono orti ne industrie manifatturiere che non sieno comuni a quelle di molti altri paesi, fra le quali si può citare una tintoria e una buona fabbrica di cappelli di pelo.
Con Motuproprio del dĂŹ 14 novembre 1774, in aumento a quanto fu dichiarato con quello del dĂŹ 8 febbrajo 1747 che riunĂŹ lâantica contea del Montesansavino al Granducato di Toscana, costituendone una delle comunitĂ distrettuali del territorio fiorentino, fu deliberato, che sotto la medesima amministrazione economica oltre i popoli e comuni di Alberoro, di Gargonza e di Palazzuolo costituenti per lâinnanzi insieme con quello del Montesansavino la contea di questo nome, venisse staccata della comunitĂ e giuris dizione di Civitella la popolazione di Montagnano, la quale dal 1775 in poi fa parte della ComunitĂ in discorso.
La comunitĂ provvede alle scuole elementari e di belle lettere. Allâeducazione delle fanciulle prendono cura alcune maestre pie.
Si tiene in Montesansavino un copioso e frequentato mercato settimanale, il quale cade nel giorno di mercoledĂŹ.
â Vi si praticano pure diverse fiere annuali, che hanno luogo nel lunedĂŹ dopo la Pasqua di Pentecoste, e nel 13 agosto; ma la fiera di maggior concorso è quella che cade dal 26 sino a tutto il di 29 novembre.
In Montesansavino risiedono un medico e un chirurgo condotti, e un secondo medico pure condotto sta in Alberoro .
La giurisdizione del vicario R. del Montesansavino abbraccia quattro comunità ; cioè, Montesansavino, Civitella, Lucignano e Fojano.
Vi si trova una cancelleria comunitativa, la quale serve a questa sola comunitĂ , dove risiede un ingegnere di Circondario ajuto di quello dâArezzo. â Lâufizio dellâesazione del Registro è in Lucignano, la conservazione dellâIpoteche e il tribunale di Prima Istanza sono in Arezzo.
N. B. Nel QUADRO che segue manca la popolazione della prima epoca della ComunitĂ di Monte Sansavino, perchĂŠ nel 1551 dipendeva giĂ da un anno dal conte Baldovino di MONTE suo primo toparca.
QUADRO della Popolazione della ComunitĂ di MONTESANSAVINO a tre epoche diverse.
- nome del luogo: Alberoro, titolo della chiesa: S. Marco (Pieve), diocesi cui appartiene: Arezzo, popolazione anno 1745 n° 1019, popolazione anno 1833 n° 1290, popolazione anno 1839 n° 1450 - nome del luogo: Gargonza, titolo della chiesa: S.
Tribuzio (Pieve), diocesi cui appartiene: Arezzo, popolazione anno 1745 n° 412, popolazione anno 1833 n° 564, popolazione anno 1839 n° 547 - nome del luogo: Montagnano, titolo della chiesa: S.
Prospero (Rettoria), diocesi cui appartiene: Arezzo, popolazione anno 1745 n° 463, popolazione anno 1833 n° 807, popolazione anno 1839 n° 758 - nome del luogo: MONTESANSAVINO, titolo della chiesa: SS. Egidio e Savino (Pieve Arcipretura), diocesi cui appartiene: Arezzo, popolazione anno 1745 n° 2652, popolazione anno 1833 n° 3825, popolazione anno 1839 n° 4098 - nome del luogo: Palazzuolo, titolo della chiesa: S.
Giusto già S. Pietro (Pieve), diocesi cui appartiene: Arezzo, popolazione anno 1745 n° 104, popolazione anno 1833 n° 209, popolazione anno 1839 n° 232 - Totale abitanti anno 1745 n° 4650 - Totale abitanti anno 1833 n° 6695 - Totale abitanti anno 1839 n° 7085
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 519.
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