MONTISONI, o MONTISONE

già MONTE GHISONI in Val d’Ema.

– È un poggio assai prominente, cui Monte Masso resta dalla parte di ostro, mentre dal lato di grecale ha quello di S. Donato in Collina. È da questa eminenza donde si gode una delle più imponenti prospettive della città di Firenze e dei suoi contorni.
Di Montisoni porta il vocabolo la parrocchia di S.
Lorenzo a Montisoni nel piviere dell’Antella, Comunità e Giurisdizione e quasi 4 miglia toscane a ostro-scirocco del Bagno a Ripoli, Diocesi e Compartimento di Firenze.
Questo monte, col distintivo di Ghisoni, è rammentato in una carta della badia di Passignano dell’anno 1058 esistente nell’Arch. Dipl. di Firenze.
Da Montisoni prese anche il nomignolo un monastero di donne, sotto l’invocazione della Croce, alle quali recluse lasciò un legato di lire 200 la contessa Beatrice figlia del C. Rodolfo di Capraja con suo testamento del 1278. Era quel monastero situato presso l’attual chiesa parrocchiale, da non doverlo però confondere con un altro monastero edificato più tardi e intitolato a S. Luca in Montisoni, le cui rovine s’incontrano a mezza costa circa un miglio toscano più basso della chiesa parrocchiale di S. Lorenzo in un podere della fattoria che la nobil casa Peruzzi possiede sopra l’Antella, dove non ha guari fu scoperto un grandioso pozzo.
Nel popolo di Montisoni ha origine il rio che dà nome alla contrada dell’Antella, e in esso è compresa l’antica villa di Lonchio del celebre Lorenzo Magalotti, ridotta oggidì a casa colonica e a un podere della nobil famiglia Venturi che ne fu erede.
All’Articolo LONCHIO (VILLA di) facendo la descrizione di questa contrada, a tenore di una lettera del lodato Magalotti, la dissi compresa nella parrocchia di S.
Giorgio a Ruballa.
In quella lettera si trovano indicati, per scherzo più che per verità, alcuni bagni, il cui fabbricato, al dire di quel letterato, si manteneva a suo tempo con gli acquedotti e l’acqua, chiamandoli Terme Zenobiane a Montisone, o come altri appellarono Monte di Esone, antico gigante della storia favolosa. Il perché il gran Redi nel noto suo Ditirambo rammentando la porpora, che in Monte Roppoli da neri grappoli sì bella spremesi, suggerisce a’beoni, Che la maritino Col dolce mammolo Che colà imbottasi Dove salvatico Il Magalotti in mezzo al sol Leone Trova l’autunno a quella stessa fonte, Ansi a quel sasso, onde l’antico Esone Dié nome e fama al solitario monte.
Presso questo monte fu trovata un’iscrizione tenuta molto tempo murata nella pieve di S. Pietro a Ripoli; quindi traslocata in casa Antinori in via de’Serragli a Firenze. – In essa si legge: Cn. Tullio - Cn. L. Acio Medico.
La chiesa di S. Lorenzo a Montisoni è di padronato delle monache di Rosano e della famiglia Nobili di Firenze.
La sua parrocchia nel 1833, contava 153 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 591.