MONTONE fiume in Romagna
– Questo fiume, che dà il nome a una Valle transappenninica la più estesa della Romagna granducale, ha origine da tre torrenti, designati coi vocaboli di Acquacheta, o Acquabella de’Romiti, del Rio Destro e del Troncalosso; il primo de’quali dopo aver corso placido e cheto sull’altipiano de’Romiti a libeccio del Castel di S. Benedetto in Alpe, precipita per ripide balze di macigno in una profonda gola, mentre Rimbomba là sovra San Benedetto Dall’Alpe per cadere ad una scesa.
DANTE, Inf. C. XVI.
E costà i tre torrenti da tre opposte direzioni della montagna riuniti là dove dovria per mille esser ricetto, perdono il loro nome in quello di Montone. – Dondeché da S. Benedetto in giù cotesto fiume se ne corre spumante fra profonde insenature, ora più strette, ora più larghe e sempre tortuose de’monti di macigno schistoso disposto a strati quasi sempre orizzontali, da prima passando per il borghetto di Boccone, quindi radendo le falde del castello di Portico, donde s’inoltra per un’angusta gola verso la Terra della Rocca S. Casciano che costeggia per scendere a Dovadola e di là per CastroCaro e Terra del Sole, dove dopo il cammino di circa 24 miglia toscane dai confini della Romagna granducale entra nella pianura di Forlì, in mezzo alla quale il fiume Montone appena accolto il tributo del Rabbi si dirige per variato alveo, e variati nomi sotto Ravenna nel mare Adriatico.
Per quanto il fiume Montone non sia povero di acque; per quanto esso percorra, come dissi, la valle più estesa della Romagna transappennina, non sembra che nei tempi antichi fino al secolo decimo terzo il Montone sino a Forlì avesse nome proprio. Dondeché il poeta delle tre visioni ebbe ragione di cantare: (loc. cit.) Come quel fiume ch’ha proprio cammino Prima da monte Veso in ver levante Dalla sinistra costa d’Appennino, Che si chiama Acquacheta suso, avante Che si divalli giù nel basso letto E a Forlì di quel nome è vacante, Rimbomba là sovra San Benedetto, ecc.
Infatti né Polibio, né Tito Livio, né Plinio il vecchio fecero parola d i questo fiume, che un dì scendeva dall’Appennino de’Liguri nella regione dei Galli Boj; mentre essi non omisero di rammentare l’Utente, ossia Viti, che è il fiume Bedese di Plinio, ossia Bidente sul confine della Romagna con gli Umbri Sarsinati.
Tutte le carte degli archivii di Ravenna dei secoli X, XI e XII, quando parlano del fiume, cui poi fu dato il nome di Montone, lo designano col vocabolo di fluvius Liviensis, cioè di quel fiume che a Forlì di quel nome è vacante.
Mancano notizie per asserire quale fosse il suo antico corso e quante variazioni avesse il suo alveo nella pianura della Romagna pontificia prima che entrasse nel Porto di Classe, e quindi posteriormente deviasse il cammino per avvicinarsi a Ravenna. Ma la notizia più interessante è la certa scoperta dell’origine del nome di Montone, che ci dà una carta del febbrajo 974, pubblicata dagli annalisti Camaldolensi e dal Fantuzzi nei Monumenti Ravennati.
Imperroché da quella carta rilevasi, che il fiume di Forlì, a quell’epoca scorreva poco lungi a mezzodì di quest’ultima città; e che da quel punto si partiva una fossa detta la Rotta, la quale sboccava nelle vicine paludi che si chiamavano Montoni; paludi rammentate in due altre pergamene del 1028 e 1059, dalle quali resulta, che allora esisteva presso Forlì un Canale nella così detta Valle de’Montoni . Nell’anno 1228 il Canale, che le paludi interrò, fu chiamato fiume Montone, nome che si propagò nel secolo XIV e che si mantenne anche quando in quel Canale fu introdotto il fiume di Forlì per dirigersi nel Ronco, o sia Bidente di Ravenna, innanzi di sboccare pei Fiumi riuniti nel mare Adriatico. – Vedere BIDENTE.
DANTE, Inf. C. XVI.
E costà i tre torrenti da tre opposte direzioni della montagna riuniti là dove dovria per mille esser ricetto, perdono il loro nome in quello di Montone. – Dondeché da S. Benedetto in giù cotesto fiume se ne corre spumante fra profonde insenature, ora più strette, ora più larghe e sempre tortuose de’monti di macigno schistoso disposto a strati quasi sempre orizzontali, da prima passando per il borghetto di Boccone, quindi radendo le falde del castello di Portico, donde s’inoltra per un’angusta gola verso la Terra della Rocca S. Casciano che costeggia per scendere a Dovadola e di là per CastroCaro e Terra del Sole, dove dopo il cammino di circa 24 miglia toscane dai confini della Romagna granducale entra nella pianura di Forlì, in mezzo alla quale il fiume Montone appena accolto il tributo del Rabbi si dirige per variato alveo, e variati nomi sotto Ravenna nel mare Adriatico.
Per quanto il fiume Montone non sia povero di acque; per quanto esso percorra, come dissi, la valle più estesa della Romagna transappennina, non sembra che nei tempi antichi fino al secolo decimo terzo il Montone sino a Forlì avesse nome proprio. Dondeché il poeta delle tre visioni ebbe ragione di cantare: (loc. cit.) Come quel fiume ch’ha proprio cammino Prima da monte Veso in ver levante Dalla sinistra costa d’Appennino, Che si chiama Acquacheta suso, avante Che si divalli giù nel basso letto E a Forlì di quel nome è vacante, Rimbomba là sovra San Benedetto, ecc.
Infatti né Polibio, né Tito Livio, né Plinio il vecchio fecero parola d i questo fiume, che un dì scendeva dall’Appennino de’Liguri nella regione dei Galli Boj; mentre essi non omisero di rammentare l’Utente, ossia Viti, che è il fiume Bedese di Plinio, ossia Bidente sul confine della Romagna con gli Umbri Sarsinati.
Tutte le carte degli archivii di Ravenna dei secoli X, XI e XII, quando parlano del fiume, cui poi fu dato il nome di Montone, lo designano col vocabolo di fluvius Liviensis, cioè di quel fiume che a Forlì di quel nome è vacante.
Mancano notizie per asserire quale fosse il suo antico corso e quante variazioni avesse il suo alveo nella pianura della Romagna pontificia prima che entrasse nel Porto di Classe, e quindi posteriormente deviasse il cammino per avvicinarsi a Ravenna. Ma la notizia più interessante è la certa scoperta dell’origine del nome di Montone, che ci dà una carta del febbrajo 974, pubblicata dagli annalisti Camaldolensi e dal Fantuzzi nei Monumenti Ravennati.
Imperroché da quella carta rilevasi, che il fiume di Forlì, a quell’epoca scorreva poco lungi a mezzodì di quest’ultima città; e che da quel punto si partiva una fossa detta la Rotta, la quale sboccava nelle vicine paludi che si chiamavano Montoni; paludi rammentate in due altre pergamene del 1028 e 1059, dalle quali resulta, che allora esisteva presso Forlì un Canale nella così detta Valle de’Montoni . Nell’anno 1228 il Canale, che le paludi interrò, fu chiamato fiume Montone, nome che si propagò nel secolo XIV e che si mantenne anche quando in quel Canale fu introdotto il fiume di Forlì per dirigersi nel Ronco, o sia Bidente di Ravenna, innanzi di sboccare pei Fiumi riuniti nel mare Adriatico. – Vedere BIDENTE.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 592.
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