MORELLO (MONTE) o MURELLO

(Mons Maurillus, o Murellus) nel Val d’Arno Fiorentino.

– Vedere MONTE MORELLO, cui gioverà aggiungere alcunché relativo specialmente alle vicende sofferte da un monastero di cui restano alcune vestigia sulla più alta cima di questo monte.
È inutile sapere se il nome derivato da qualche antico possessore appellato Morello, o Maurillo, comecché di simili casi si conti più d’un esempio nella storia innanzi al mille. Dirò piuttosto che cotesto monte si chiamava Morello fino dai tempi longobardi, siccome me lo assicura una carta scritta in Firenze li 14 luglio del 790, quando i nipoti ed i pronipoti dei fondatori del monastero di S. Bartolommeo a Ripoli, detto già in Recavata, confermarono a quel luogo pio quattro poderi posti in Monte Morello (Maurillo).
Altri tre poderi situati nello stesso monte in luogo appellato Lonciano furono assegnati dal conte Lottario de’Cadolingi in dote alla badia di Settimo sino dal principio del mille; alla qual donazione ci richiama un diploma dell’Imperatore Arrigo, dato in Papajano nel 1015, mercé cui confermò al detto monastero anche tre case masserizie, ossiano poderi, situati in Monte Morello ubi dicitur Lontiano.
Finalmente la matrona fiorentina Gisla figlia di Ridolfo, essendo restata vedova di Azzo di Pagano, con atto pubblico del 27 novembre 1073, fra le molte possessioni donate al monastero di S. Pier Maggiore da esso lei fondato presso le mura del secondo cerchio di Firenze, vi comprese alcune sue case poste sul Monte Morello; donazione che fu poi confermata da tutto il clero maggiore di Firenze preseduto dal vescovo Ranieri mediante un decreto de’22 maggio 1074 – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte di S. Pier Maggiore).
Resta a dire qualche parola di un quarto monastero che non solo aveva beni costà, ma che fu edificato sulla sommità del Monte Morello in mezzo a un deserto.
È quel monastero di S. Maria di Gualdo che fu esentato, forse per la sua povertà, dalla colletta ecclesiastica imposta nel giugno del’anno 1299 alle chiese della diocesi fiorentina per ordine di Tommaso vescovo di Pistoja, stato a ciò delegato dal Pontefice. Agli Articoli GUALDO nel Val d’Arno fiorentino e MONTE MORELLO, dopo aver avvisato che il nome tedesco di Gualdo (Waldum) equivale a un bosco speciale e quasi bandita del padrone, dissi, che questo monte sino alla metà del secolo XVI era vestito intorno alla sommità di abeti e di altre piante silvestri. – Sotto qual regola o ordine monastico militassero i romiti di S. Maria di Gualdo, non m’è stato possibile rintracciare. Solamente dai libri della chiesa parrocchiale di S. Giusto a Gualdo si riscontra, che sulla sommità del monte in antico esisteva un convento o romitorio dedicato a S. Maria ed a S. Caterina in Monte Morello (già di Gualdo); e che col progredire degli anni essendo stato abbandonato dagli eremiti che conventualmente vi abitarono, andò in rovina il suo fabbricato. Era in tale stato quando il pievano di S. Andrea in Cercina, Antonio Pichini, ed il pievano di S. Martino a Sesto, Michele di Giovanni, supplicarono il Pontefice Niccolò V affinchè volesse accordare ai due pievani limitrofi i beni superstiti dell’abbandonato romitorio di Gualdo; lo che fù concesso dal Pontefice con suo breve, tra il 1450 e il 1455. Dopo di ciò la cappella di S. Maria e S. Caterina di Monte Morello divenne giuspadronato dei pievani delle chiese battesimali testè nominate, siccome apparisce dal Campione vecchio di campagna dell’Arch.
Arciv. di Firenze, il quale pone sotto il piviere di Sesto l’oratorio di S. Caterina di Monte Morello, di cui l’arcivescovo fiorentino nel dì I luglio 1539 diede l’investitura al prete Bartolommeo di Clemente de’Marigli per mancanza di presentazione, la quale spettava ai due pievani delle chiese sopra nominate. Finalmente nel 1618 essendo in visita sul Monte Morello l’Arcivescovo Alessandro MarziMedici, e avendo trovato in stato indecente quell’oratorio di S. Caterina, fu da esso interdetto. – Esistono tuttora nella chiesa di S. Giusto a Gualdo tre libri di canto gregoriano appartenuti a quell’eremo; ed è tradizione che provenisse di là anche la campana più piccola della chiesa di S. Giusto a Gualdo.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 607.