MOTTA (LA)

in Val di Magra.

– Piccolo Casale nella parrocchia di S. Venanzio a Cerignano, Comunità Giurisdizione e appena un terzo di miglia toscane a levante-scirocco di Fivizzano, Diocesi di Pontremoli, già di Luni-Sarzana, Compartimento di Pisa.
Risiede in costa sulla pendice occidentale del Monte Chiaro che scende a Fivizzano fino al Rosaro .
In cotesto casalecchio nacque verso la metà del secolo XIV il poeta Giovanni Manzini da Fivizzano, che fu istruttore di Gabbriello Maria Visconti, cui il padre lasciò il governo di Pisa, dove nel 1404 il Manzini cuoprì a nome di questo signore la carica di potestà e capitano. – (TRONCI, Annal. Pis.) II Manzini lasciò varie lettere MSS. pubblicate dal Pad.
Lazzeri ne’suoi Anecdota Romana. Fra quelle dallo stesso gesuita, estratte da un codice del Collegio Romano, non sarà inutile per noi indicare il loro titolo e i nomi dei personaggi cui furono dirette.
La prima lettera, scritta intorno al 1388 la diresse al figlio di Pasquino de’Cappelli suo allievo, cui dà notizia della conquista di Verona fatta da Galeazzo Visconti. – La seconda è diretta allo stesso Galeazzo Visconti per confortarlo sulla morte di Bianca di Savoja di lui madre. – La terza verte sopra il Pontefice Urbano VI e sulla pace ristabilita (circa l’anno 1389). – La quarta è diretta a Francesco di Bartolommeo Casini archiatro di Urbano VI.
– La quinta discorre di una sua gita da Sarzana, dov’era a studio, a Fivizzano. – La sesta è scritta nel 1388 al bresciano Andreolo de Ochis, per dargli contezza specialmente della morte del Petrarca, il cui racconto è alquanto diverso da quello di altri biografi del sommo cantore, e tanto più meritevole di fede in quanto chè il Manzini scriveva questa lettera 14 anni dopo il caso avvenuto; dicendo che il Petrarca fu trovato morto col capo sopra un libro nella sua biblioteca, nel modo stesso che era avvenuto al pontefice Urbano V. – La settima lettera fu diretta a Giovanni detto dell’Orologio da Padova (Gio. Dondo inventore degli orologi da torre). – L’ottava a Rizardo de’Villani consigliere di Galeazzo Visconti. – La nona dà un’idea della peste che allora serpeggiava e della principale occupazione dell’autore nel’istruire il figlio di Pasquino de’Cappelli. – La decima del 14 gennajo 1388 è diretta a Jacopo del Verme consigliere di Galeazzo signor di Milano. Tratta di una provocazione letteraria; oltre di ciò vi si rammenta il marchese Spinetta Malaspina di Fivizzano che il Manzini dichiara di lui signore. – La decimaprima del 13 febbrajo di detto anno è la risposta d’Jacopo del Verme. – La decimaseconda è diretta a Benedetto, e la decimaterza al di lui fratello Lorenzo, figli entrambi di Pietro Gambacorti signor di Pisa; l’ultimo dei quali fu ucciso insieme col padre nel 1392 da Jacopo Appiano. – La decimaquarta al nobil Francesco di Dallo studente in Bologna. – La decimaquinta al predetto Lorenzo Gambacorti con l’avviso che il Benincasa, famigliare de’Gambacorti, era venuto delegato a Galeazzo Visconti – La decimasesta è una lettera officiosa inviata a Battista di Marciaso in Lunigiana. – La decimasettima è indiritta al Marchese Spinetta Malaspina figlio di Gabbriello e fratello di Azolino di Fivizzano di lui padrone. – La decimottava è una risposta del Manzini a una provoca letteraria inviatagli da Giovanni de’Travesi maestro di belle lettere. – La decimanona è scritta da Pavia li 17 gennajo 1388 al magnifico Benedetto de’Gambacorti, in cui lo informa di una navigazione fatta per canale o per fiume (forse pel Ticino o pel Navilio) e si sottoscrive: Johannes Manzinus de Motta. – La ventesima datata dagli accampamenti di Galeazzo Visconti, è diretta al Prof. di grammatica maestro Ippolito da Parma. – Con la ventesimaprima scrive al preclaro Pasquino de’Cappelli onorevole segretario del signor di Milano. – La ventesimaseconda inviata a maestro Bartolommeo del Regno, Prof. di grammatica in Bologna, porta la data del 22 marzo 1388. – Nella ventesimaterza a Matteo da Pescia descrive la Val di Nievole e l’amenità della medesima dove l’autore trovò che fiorivano a tempo medesimo tre rari ingegni, cioè Coluccio da Stignano, Matteo da Pescia e il fratello di quest’ultimo. – La ventesimaquarta è diretta al perito uomo Giov. Belardo da Parma. – La ventesimaquinta è la risposta a una lettera di amicizia del vicentino Antonio de’Loschi poeta. – La ventesimasesta all’amico Filippo di Val di Aosta. – La ventesimasettima al magnifico Andreazzo Cavalcabò di Cremona. – La ventesimaottava a Pasquino de’Cappelli scritta dal figlio di lui affidato alla cura letteraria del Manzini. – La ventesimanona a Guglielmo de’signori d’Aragona. – La trentesima al medico maestro Ugone del Regno, è una lettera di condoglianza sulla morte del fratello. – La trentesimaprima al suo fratello Antonio Manzini, ortatoria alla virtù. – La trentesimaseconda è inviata a maestro Tebaldo da Como medico fisico in risposta ad altra di lui; nella quale si sottoscrisse: Johannes Manzinus de Motta de Lunexana . – La trentesimaterza a Bartolommeo degli Oradini di Carrara suo zio materno. – La trentesimaquarta finalmente è diretta a Ippolito da Parma, che il Manzini chiama suo maestro, nella quale tratta dell’imitazione de’più celebri scrittori.
Che Giovanni Manzini fosse nato nella villa della Motta e non già a Ponzano, come fu creduto dal bizzarro poeta Cesare Orsini, denominato Maestro Stoppino , oltre la dichiarazione da lui stesso fatta appiè di due lettere (decimanona e trentesimaprima) qui sopra indicate, lo qualifica una lettera officiale che scriveva li 14 marzo 1404 da Casola di Lunigiana Giovanni Sernicolai, ivi potestà, a Paolo e Guinigi Signor di Lucca, dalla quale risulta che mess. Giovanni Manzini in quel mese era tornato in patria. – Vedere CASOLA, e CERIGNANO in Val di Magra.
Di un’altra opera del Manzini ignorata dal Pad. Lazzari, e resa di pubblico diritto dal Baluzi nel T. IV pag. 127 e segg. delle sue Miscellanee, devesi la scoperta al dotto Arciv. lucchese Gio. Domenico Mansi. Consiste essa in un estratto di varie cronache, delle quali Mons. Manzi dice, che fu autore l’egregio dottore nell’uno e l’altro diritto D. Giovanni Manzini, oriundo del castel di Fivizzano in Lunigiana.
La qual sinopsi di cronache per asserto del Manzini medesimo fu scritta da lui nella biblioteca di Berna nel marzo del 1401. Ed è lì, dove facendo menzione della guerra tra Gio. Galeazzo conte di Virtù e Francesco di Carrara, dice, che a que’tempi fioriva un altro fonte di eloquenza in Coluccio di Piero cancellier fiorentino che egli appella suo maestro, siccome suoi precettori per egual modo sono ivi qualificati Giovanni Baldo e Angelo perugino.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 622.