PALAGIO DEL CASENTINO, ossia PALAGIO FIORENTINO
nel Val d'Arno Casentinese.
– Porta tuttora il nome di Palagio dentro e Palagio fuori una parte del castello superiore di Stia, la cui comunità abbraccia quelle che furono del Palagio Fiorentino e della contea d’Urbech.
Fù il castel di Palagio dei conti Guidi, ed era posseduto dal Conte Antonio figlio del C. Francesco del Palagio, quando egli nell’anno 1402 essendosi unito coi nemici della repubblica fiorentina, di ottobre corse con essi a predare molto bestiame che pascolava sulle terre del conte Piero da Porciano raccomandato de’Fiorentini, ai quali apparteneva. Per la qual cosa i Decemviri della guerra dettero 600 uomini a cavallo e 1000 soldati a piedi al conte Piero da Porciano, affinché, passando con quelle masnade nelle terre del Conte Antonio nel Casentino, le ingiurie fatte a lui ed alla repubblica vendicasse.
L’impresa, dice l’Ammirato, fu molto facile; imperrocché il conte Antonio non si aspettando tanta oste, rinchiuso con poca gente dentro il suo castel di Palagio, per minacce dei suoi vassalli stessi fu costretto a venire a patti coi Fiorentini, e cedere loro il castello che per antica successione dei suoi maggiori possedeva, a condizione che egli e la sua famiglia coi beni mobili che esistevano nel Palagio e sue attinenze potessero andar liberamente ovunque volessero. – Le quali capitolazioni dai Dieci della guerra sotto dì 5 ottobre 1402 essendo state confermate, ne avvenne, che tutte le ville di antica pertinenza dei conti Guidi di Palagio, consistenti nel Borgo e luogo di Stia, in Stia vecchia , in Monte Mezzano, Lonnano , e Papiana, si riunirono in un sol corpo e università, chiamandola d’allora in poi la Comunità del Palagio Fiorentino , cui fu dato per arme un leone rampante, che teneva con le branche una bandiera bianca entrovi un giglio rosso. Nel tempo stesso fu proibito al conte Antonio, ed a tutti i conti Guidi di Modigliana, non che agli Ubertini del Casentino di riprendere giurisdizione sotto qualsiasi pretesto nella comunità del Palagio Fiorentino.
Per la qual cosa d’allora in poi i popoli della Comunità di Palagio furono compresi nel contado fiorentino, e come tali contemplati a tutti gli effetti di ragione.
Forse accadde in uno di quei trambusti di guerra che i conti Guidi di Palagio, con l’intenzione di salvare i loro tesori, nascondessero nella parte più inospita del sovrastante monte della Falterona nel loro territorio di Monte Mezzano quella ricca collezione di statuine, di arnesi, di ornati metallici e armi di vario stile ed età, stante non ha guari scoperte su quella montagna presso la sorgente del torrente Ciliegete senza indizio di alcuna fabbrica dall’età o dagli uomini distrutta.
Fù il castel di Palagio dei conti Guidi, ed era posseduto dal Conte Antonio figlio del C. Francesco del Palagio, quando egli nell’anno 1402 essendosi unito coi nemici della repubblica fiorentina, di ottobre corse con essi a predare molto bestiame che pascolava sulle terre del conte Piero da Porciano raccomandato de’Fiorentini, ai quali apparteneva. Per la qual cosa i Decemviri della guerra dettero 600 uomini a cavallo e 1000 soldati a piedi al conte Piero da Porciano, affinché, passando con quelle masnade nelle terre del Conte Antonio nel Casentino, le ingiurie fatte a lui ed alla repubblica vendicasse.
L’impresa, dice l’Ammirato, fu molto facile; imperrocché il conte Antonio non si aspettando tanta oste, rinchiuso con poca gente dentro il suo castel di Palagio, per minacce dei suoi vassalli stessi fu costretto a venire a patti coi Fiorentini, e cedere loro il castello che per antica successione dei suoi maggiori possedeva, a condizione che egli e la sua famiglia coi beni mobili che esistevano nel Palagio e sue attinenze potessero andar liberamente ovunque volessero. – Le quali capitolazioni dai Dieci della guerra sotto dì 5 ottobre 1402 essendo state confermate, ne avvenne, che tutte le ville di antica pertinenza dei conti Guidi di Palagio, consistenti nel Borgo e luogo di Stia, in Stia vecchia , in Monte Mezzano, Lonnano , e Papiana, si riunirono in un sol corpo e università, chiamandola d’allora in poi la Comunità del Palagio Fiorentino , cui fu dato per arme un leone rampante, che teneva con le branche una bandiera bianca entrovi un giglio rosso. Nel tempo stesso fu proibito al conte Antonio, ed a tutti i conti Guidi di Modigliana, non che agli Ubertini del Casentino di riprendere giurisdizione sotto qualsiasi pretesto nella comunità del Palagio Fiorentino.
Per la qual cosa d’allora in poi i popoli della Comunità di Palagio furono compresi nel contado fiorentino, e come tali contemplati a tutti gli effetti di ragione.
Forse accadde in uno di quei trambusti di guerra che i conti Guidi di Palagio, con l’intenzione di salvare i loro tesori, nascondessero nella parte più inospita del sovrastante monte della Falterona nel loro territorio di Monte Mezzano quella ricca collezione di statuine, di arnesi, di ornati metallici e armi di vario stile ed età, stante non ha guari scoperte su quella montagna presso la sorgente del torrente Ciliegete senza indizio di alcuna fabbrica dall’età o dagli uomini distrutta.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 25.
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