PESCIA NUOVA

– Questa terza fiumana che ha origine da una gora o canale della Pescia maggiore, la quale percorre la sua ripa sinistra sopra e sotto la città porta il titolo di Pescia nuova perché il suo alveo fu aperto artificialmente verso l’anno 1560 nella pianura delle Comunità di Pescia, Uzzano e Buggiano.
Al qual proposito reca qualche lume una lettera scritta da Pescia nel 22 dicembre 1558 da Lorenzo Pagni a Bartolommeo Concini segretario di Cosimo I, come quella ch’è relativa al progetto di voltare direzione alla Pescia di Pescia “Il Cav. Baccio Bandinelli, diceva il Pugni, che è come VS. sa, inquieto ed ambizioso, venne questa mattina a trovarmi e per cattivarsi la benevolenza da me mi disse, che per l’interesse che io avevo in certo negozio del fiume della Pescia di Pescia non voleva sopportare che detto fiume si volgesse da una banda dove pareva che fusse stato disegnato, nella quale mi poteva cuoprire certi terreni lavorativi vitati, ed i prodotti che io ho in quel luogo, se lui non vedeva prima la pianta del fiume e del luogo dove s’aveva a volgere, e se non conosceva che fosse benefizio universale e non danno. Al che io gli risposi, che Alamanno de’Medici provveditore alla Parte, che s’era trasferito sul luogo, me ne aveva parlato, e promesso che io non sarò dannificato fuori del dovere, ed in caso che li miei terreni avessero a restar sotto le acque, e a diventar ghiareti, mi saranno pagati a soldi 20 per lira, ecc. “ – (GAYE, Carteggio inedito di artisti Vol. III.) Questa notizia del provvedimento che stava allora per prendersi onde creare un’altro ramo colla Pescia di Pescia ci richiama a una legge del 13 gennajo 1543 esistente nell’Archivio della Parte, dalla quale risulta che fino da quei tempi il fiume Pescia di Pescia dava acqua a due gore, l’una a destra e l’altra a sinistra del suo corso, destinate per diversi opificj e mulina. È noto oltre a ciò che sino dal 1542 Niccolò Tribolo fiorentino era stato destinato dal duca Cosimo in capo maestro, ossia ingegnere sopra il rassettamento del fiume Pescia fino a che il Tribolo con relazione del 14 gennajo 1543 (stile comune) determinò la larghezza e direzione da darsi alla Pescia di Pescia verso la tenuta di Bellavista prima di entrare nel Padule.
Dalla lettera del Pagni di sopra accennata sembra che al Tribolo succedesse nella stessa carica Baccio Bandinelli, siccome al Bandinelli sottentrarono più tardi Francesco di Bernardo Buontalenti, Luigi Masini, Davidde Fontini, Simone da Gagliano, Gherardo Merlini e varii altri ingegneri e capo maestri del Magistrato della Parte, ossia de’Ponti e Strade.
Certo è che alla Pescia Nuova era stato aperto il suo letto nel 1588, siccome ne dà riscontro un rapporto fatto agli ufiziali della Parte sotto il 7 maggio di detto anno dal loro ingegnere Simone di Francesco da Gagliano, riportato dal Targioni nel suo Ragionamento sopra le cause e sopra i rimedj dell’insalubrità dell’aria della Val di Nievole, T. I.
pag. 37. All’occasione di dover tracciare il letto della Pescia Nuova fu pur voltalo il rio del Fio, il quale nell’attraversare la pianura della Comunità di Uzzano soleva nelle piene cagionare gravi danni a que’terreni.
Coteste variazioni di letto o dir si voglia questo taglio fatto a un ramo della Pescia di Pescia promosse una lite fra le Comunità di Uzzano e Buggiano e lo scrittojo delle RR. Possessioni che aveva ordinato cotesto lavoro onde colmare molti bassi fondi della tenuta di Bellavista, ed il così detto Pellicino del Lago .
Ma se da un lato la Pescia Nuova apportò qualche acquisto al palustre terreno della tenuta di Bellavista, dall’altro lato la Pescia di Pescia, cui fu mutato pure poco dopo l’alveo inferiore per lo spazio di 18 mesi che in esso scorse nocque assaissimo al clima ed alla salute di quegli abitanti; per cui dopo avervi speso una somma vistosissima, si fu costretti levarla di là e rimetterla nel cammino antico.
Anche la Pescia Nuova al pari delle altre due Pescie entra e perde il suo nome nel Padule di Fucecchio.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 136.