PRATO VECCHIO
(Pratum vetus) nel Val dâArno casentinese.
â Borgo, ora Terra distinta con chiesa plebana (SS. Nome di GesĂš) che fu lungo tempo cappellania curata sotto la parrocchia di S. Maria a Poppiena nel piviere di Stia, comecchè il paese sia da lunga mano capoluogo di ComunitĂ e di Giurisdizione, nella Diocesi di Fiesole, Compartimento di Arezzo.
Siede cotesta Terra lungo la ripa sinistra dellâArno in unâangusta pianura fra il poggio di Romena e quelli di Lonnano e Casalino, attraversata dalla strada rotabile che viene da Stia e che continua fino a che si congiunge con la provinciale casentinese. Il fiume Arno, che bagna le sue mura è cavalcato costĂ da un ponte nuovo, per dove passa un tronco di strada che viene dalla Consuma, dirimpetto al poggio di Romena. â Ă posta fra il grado 29° 17â longitudine, ed il grado 43° 47â 2â latitudine, circa due terzi di miglio toscano a levante della pieve di Romena, quasi a un miglio a scirocco di Stia, 6 miglia toscane a settentrione-maestrale di Poppi, altrettante almeno a ponente-libeccio dellâEremo di Camaldoli, e 7 in 8 miglia toscane dal giogo dellâAppennino denominato il Poggio Scali.
Per quanto di questa terra non si conosca lâorigine pure lâepiteto di Vecchio dato a questo di Prato, in confronto di un altro castello omonimo del Casentino che fu pur esso deâConti Guidi, basta per caratterizzarlo piĂš antico di quello che mancava come si disse di chiese parrocchiali anco alla fine del secolo XIII.
Per quanto Pratovecchio fosse uno deâcastelli deâconti Guidi del ramo di Battifolle, esso non è rammentato innanzi che vi si stabilissero le monache Camaldolensi, le quali sembra che tenessero un qualche dominio sopra gli uomini di Pratovecchio. Della qual cosa dĂ a dubitare un privilegio concesso nellâaprile del 1247 dallâImperatore Federigo II ai due fratelli Conti Simone e Guido Novello da Battifolle, cui quellâimperatore fra gli altri feudi concedè il diritto sopra due parti degli uomini che furono una volta del monastero di Pratovecchio .
Di un altro Conte Guido che fu del Conte Guido Guerra, privilegiato nel 1191 dallâImperatore Arrigo VI, tratta una donazione alla Badia di Strumi, scritta in Prato Vecchio nel dicembre del 1185, dalla quale apparisce che in una giurisdizione feudale giĂ acquistata sopra cotesto paese dal ramo deâconti di Poppi, ossia da Battifolle, giurisdizione che essi ritennero fino allâanno 1440.
Infatti che donna Sofia figlia del Conte Guido da Battifolle avo deâdue fratelli sunnominati fosse proposta in badessa nel 1134 della badia di Poppiena del priore di Camaldoli e che ella si trovi poi nel 1143 e nel 1151 abbadessa del monastero di S. Giovanni Evangelista in Pratovecchio lo attestano tre documenti in quegli anni pubblicati dagli Annalisti Camaldolensi. I quali discorrendo allâanno 1134 della preghiera porta dalla contessa Emilia vedova del Conte Guido da Battifolle e dal conte Guido suo figliuolo ad Azzone priore di Camaldoli affinchĂŠ volesse ridurre a monastero di donne il suo di Poppiena per mettervi badessa la figlia e respettivamente sorella Sofia, quei dotti scrittori dedussero da ciò lâorigine del monastero di S. Giovanni Evangelista a Pratovecchio. Se non che un monastero in questo stesso paese esisteva un secolo innanzi al fatto testè narrato, siccome lo dichiara un altro documento dellâaprile 1054 pubblicato esso pure dagli Annalisti medesimi e dallâAbate Camici nella sua continuazione deâ Marchesi di Toscana, istrumento rogato in Stia nella camera del pievano, presente fra gli altri testimoni il prete Duccio cappellano del monastero di Pratovecchio.
Dirò frattanto che sebbene il castello di Pratovecchio dalla Signoria di Firenze fosse confermato ai conti di Poppi, allorchĂŠ con atto del 24 giugno 1367 prese sotto la sua accomandigia il Conte Guido del fu Conte Ugo da Battifolle, e piĂš tardi, nel 27 agosto 1439, Il conte Francesco del fu Conte Roberto di Poppi, non sempre il castello predetto fu, nĂŠ totalmente appartenente al ramo deâconti Guidi da Battifolle. I prelodati Annalisti Camaldolensi nella loro grandâopera resero di pubblico diritto documenti tali da dover concludere che, nella prima metĂ del secolo XIV, il ramo deâconti Guidi di Dovadola esercitassero libero dominio sopra Pratovecchio.
PoichĂŠ senza far conto di una deliberazione presa in un capitolo generale celebrato dai Camaldolensi lĂŹ 27 maggio 1319 nel Monastero di S. Zeno a Pisa, mercĂŠ la quale quei PP., per la riverenza che avevano al conte Salvatico di Dovadola e al Conte Ruggieri di lui figlio, dispemsarono dal vestir lâabito Camaldolense nel monastero di Pratovecchio donna Margherita figlia del Conte Ruggieri e nipote del Conte Salvatico di Dovadola; se non vuolsi far caso di ciò, merita attenzione per la storia di Pratovecchio il fatto da quegli Annalisti nel 1334 riportato, quando il Conte Marcovaldo di Dovadola figlio del Conte Ruggieri prenominato imprese a circondare di mura e di fossi il borgo di Pratovecchio, per cui dovendo con le mura passare per la clausura delle monache di S.
Giovanni Evangelista, egli stabilĂŹ in quellâanno una permuta con quelle claustrali, delle quali allora era badessa donna Beatrice che cedĂŠ al conte Marcovaldo per altri beni il luogo dove fu il loro parlatorio. Di piĂš una precedente permuta era stata fatta nel 1325 fra le monache di Pratovecchio ed il Conte Ruggieri del fu Conte salvatico di Dovadola.
Contuttochè il prenominato Conte marcovaldo si comportasse verso il Comune di Firenze in modo ostile, trovo che i di lui figli nel 1347 tenevano in Pratovecchio un visconte, il quale in detto anno adunò a consiglio gli uomini di Pratovecchio perchĂŠ deliberasse se dovevano esimersi dalle imposizioni comunali i beni che alcune pie persone viventi avevano donato alla badia di Poppiena. â (ANNAL. CAMALD. T.V.) Peraltro nel 1367 Pratovecchio doveva essere tornato sotto il dominio deâconti Guidi di Poppi nel modo che lo danno a conoscere lâaccomandigia di sopra citata, ed un atto del 25 ottobre 1392 scritto nel cassero del castel di Pratovecchio presente il conte Roberto figlio del Conte Carlo e padre dellâultimo conte di Poppi, il quale Conte Roberto ivi si dichiara vero e legittimo signore del castel di Pratovecchio e suo distretto. â (ANNAL. CAMALD.
T.V. e VI).
Dopo tuttociò resta dubbio se la Repubblica Fiorentina, avendo espulso nel 1440 da tutto il Casentino il conte Francesco di Battifolle, munisse di nuove mura il Castello di Pratovecchio, dove esistono di epoca posteriore al secolo XIV le due porte, una allâingresso e lâaltra allâuscita della strada principale, fiancheggiata dentro il borgo da portici e da decenti abitazioni, quasi tutte però di unâarchitettura piĂš moderna delle mura castellane.
Crescendo la popolazione, il giro delle mura non bastò, talchè fuori dalla porta meridionale di Pratovecchio Havvi un vasto piazzale rettangolare fiancheggiato da nuove case e comodissimo in occasione di fiere.
Dentro alla Terra sono compresi i due monasteri, uno antichissimo di donne camaldolensi, lâaltro contiguo di claustrali Domenicane eretto nel 1567 a spese della ComunitĂ .
Sulla ripa sinistra del torrente Fiumicello quasi dirimpetto alla parrocchia di Poppiena e al chiesino profanato di S.
Michele a Poppiena avendo di mezzo la strada maestra, vi è la strada costruita sotto il granducato di S. M. I, Francesco II per i ministri della macchia dellâOpera, ed è costĂ dove attualmente si trova lâuffizio dellâispezione forestale delle Regie Possessioni, cui la vasta macchia predetta attualmente appartiene.
La chiesa plebana di Pratovecchio è quella di aver fornito alle scienze e alle lettere un numero straordinario dâingegni. Avvegnachè fu da Pratovecchio il pittore Jacopo Ammannato, detto del Casentino dalla provincia in cui nacque, il quale nel secolo XIV riescĂŹ uno deâbuoni discepoli di Taddeo Gaddi, e fu sepolto nella soppressa chiesina di S. Michele a Poppiena dopo 80 anni che ebbe di vita.
Appartiene allo stesso secolo il letterato distinto Donato da Pratovecchio anchâesso appellato il Casentinese, che tenne frequente ed amorevole carteggio col Petrarca, da esso chiamato lâAppennigena , che conobbe a Venezia dove Donato dava lezioni di grammatica, e in seguito fu stimato e onorato dal Boccaccio e da Coluccio Salutati.
Invitato piĂš tardi il Donato a Ferrara ad istruirvi il Marchese Niccolò dâEste, dâordine di questo principe tradusse nella lingua italiana il libro degli uomini illustri del Petrarca, ed in seguito trasportò pure in volgare quello delle donne illustri del Boccaccio.
Dalla stessa famiglia di Jacopo da Pratovecchio, e precisamente da un suo nipote nacque Cristofano Landini, uno deâpiĂš famosi cultori di belle lettere nello studio fiorentino, illustratore della divina Cantica dellâAlighieri e segretario benemerito della Repubblica fiorentina. Egli finĂŹ di vivere nel 1504 nel Borgo alla Collina, dove riposano le sue mortali spoglie, per tre buoni secoli rimaste intatte, ma che attualmente vanno risolvendosi in polvere.
Contemporanei del Landino furono due altri dotti conterranei, Bartolommeo da Pratovecchio professore di belle lettere nellâUniversitĂ pisana, e Antonio da Pratovecchio della famiglia deâMinnucci, sommo nella legge che insegnò nelle UniversitĂ di Bologna, di Padova, negli Studi di Firenze e di Siena, non mancandovi scrittori che lo hanno detto maestro di Francesco Accolti aretino.
I compilatori del Calendario casentinese per lâanno 1840 discorrendo degli uomini celebri nativi, ovvero oriundi di Pratovecchio, aggiungono che nel medesimo secolo XV fiorĂŹ don Basilio Nardi da Pratovecchio monaco Camaldolense, uomo intrepido e sagace, per la di cui opera sorse il palazzo della Musolea, villa e fattoria degli eremiti di Camaldoli, ed è quello stesso che nel 1498 trovandosi abate della badia di S. Felice in Piazza a Firenze, lasciò la mitra e la cocolla per impugnare la spada onde liberare Camaldoli e tutto il Casentino dalle truppe veneziane che lâavevano invaso e devastato. â Vedere BAGNO e POPPI.
Nel secolo passato la Terra di Pratovecchio ebbe la gloria di vedere sorgere dal suo seno due uomini celebri, cioè, lâavvocato Migliorotto Maccioni, giureconsulto, letterato e professore distinto dellâUniversitĂ di Pisa, diplomatico dirigente, e autore di varie scritture sul diritto feudale; lâaltro fu il dottore Luigi Tramontani, agronomo, naturalista e fisico zelante, il quale riunĂŹ nella casa paterna di Pratovecchio varie produzioni del Casentino con tutte lâopere a stampa di scrittori casentinesi.
CENSIMENTO della Popolazione della TERRA di PRATOVECCHIO a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 102; totale della popolazione 527.
ANNO 1745: Impuberi maschi 115; femmine 92; adulti maschi 103, femmine 115; coniugati dei due sessi 196; ecclesiastici dei due sessi 101; numero delle famiglie 135; totale della popolazione 722.
ANNO 1833: Impuberi maschi 129; femmine 136; adulti maschi 76, femmine 101; coniugati dei due sessi 250; ecclesiastici dei due sessi 77; numero delle famiglie 152; totale della popolazione 769.
ANNO 1840: Impuberi maschi 118; femmine 122; adulti maschi 76, femmine 118; coniugati dei due sessi 258; ecclesiastici dei due sessi 75; numero delle famiglie 167; totale della popolazione 767.
ComunitĂ di Pratovecchio . â Il territorio di questa comunitĂ occupa una superficie di 21917 quadrati dei quali 647 spettano a corsi dâacqua e a strade.
Nel 1833 vi stanziavano 3703 persone a proporzione di 140 abitanti per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
â Il suo territorio è spartito in due appezzamenti diversi e staccati fra loro; mentre il piĂš piccolo è attorniato da quello della ComunitĂ di Stia che lo accompagna presso la cima del monte della Falterona. Cotesto appezzamento costituiva in gran parte il distretto della contea di Urbech dopo la perizia locale del 20 dicembre 1561, ed i termini appositi nel 30 dicembre dello stesso anno, a partire dalla strada verso Porciano fino al torrente Staggia , e di lĂ salendo sino alla cima della Falterona, dove si tocca con i territorii transappennini delle ComunitĂ di Premilcore e di S. Godenzo, acquapendente il primo nel fiume Rabbi e lâaltro nel Montone. â Vedere URBECH.
Lâaltro piĂš esteso appezzamento del distretto di Pratovecchio, nel quale risiede la Terra capoluogo, attraversa quasi tutta la valle superiore del Casentino, dal poggio Secchieto, châè di lĂ da Camaldoli, fino a mezza costa della Consuma. â Esso è circondato dai territorj di sei ComunitĂ ; vale a dire, dirimpetto a ostro da quello della ComunitĂ di Castel S. Niccolò, a partire dal fianco orientale del monte di Vallombrosa sotto le sorgenti del fosso di S. Giusto, mercĂŠ del quale percorre nella direzione di libeccio a grecale innanzi di entrare nel fosso detto del Rio ed in altri minori fossatelli, coi quali arriva sulla strada nuova provinciale casentinese che dirigesi verso il Borgo alla Collina, innanzi che le due ComunitĂ entrino nella via vecchia casentinese con la quale scendono sullâArno. CostĂ nellâopposta ripa del fiume la ComunitĂ di Pratovecchio trova dirimpetto a ostro- scirocco il territorio comunitativo di Poppi, con il quale da primo in termini artificiali si dirige a levante fino a che sopra la chiesa di Sprugnano il territorio di Pratovecchio forma un angolo retto per rivolgersi da scirocco a grecale sulla strada romagnuola , mercĂŠ cui arriva a incrociare con quella mulattiera che da Pratovecchio conduce a Camaldoli, fino a che i due territori sul poggio della Lastra piegano da grecale a settentrione escono poco dopo dalla via di Camaldoli, e di lĂ per una direzione di ponente-maestrale entrano nel torrente Fiumicello. Dopo aver per breve tratto rimontato cotesto torrente lo attraversano per raggiungere la strada deâlegni verso Casalino, e di lĂ sâincamminano sulla sommitĂ del monte a maestrale dellâEremo di Camaldoli sinchè arrivano sul giogo denominato Secchieto . CostassĂš cessa dal lato di levante la ComunitĂ di Poppi e sottentra mediante la cresta deâmonti la ComunitĂ transappennina di Bagno, di conserva alla quale la nostra percorre nella direzione di maestrale per circa un miglio la sommitĂ dellâAppennino che divide la valle cisappennina dellâArno dalla transappennina del Bidente di Ridraccoli , dopo di che continuando per altro mezzo miglio la criniera del monte si tocca con la ComunitĂ di Premilcore alle sorgenti del Bidente, appellato del Corniolo, con la quale fronteggia finchĂŠ arriva sulle spalle del monte Falterona.
Di costĂ piegando da maestrale a ostro-libeccio il territorio di Pratovecchio trova nella faccia meridionale della Falterona la ComunitĂ di Stia, mediante lâappezzamento isolato che separa in due parti questo comunitativo di Pratovecchio, e col quale lâaltro di Stia fronteggia passando per il Castellaccio di Monte Mezzano, sotto cui i due territorj trovano il fosso che scende da Monte-Mezzano, e per esso entrano in quello del Gorgone che poco appresso confluisce nel rio Ruscello, e piĂš sotto nel fosso detto della Madonna lunga, mediante il quale attraversano la strada maestra Casentinese fra Stia e Pratovecchio e di lĂ scendono nellâArno. Da cotesto punto i territorii di Pratovecchio e di Stia, mercĂŠ il corso inverso del fiume dirigendosi da scirocco a maestrale passano sopra il ponte di Stia e arrivano presso Porciano, dove il territorio comunitativo di Pratovecchio lascia alla sua destra lâArno per incamminarsi dirimpetto a maestro sul monte della Consuma, da primo mediante il fosso di Rimaggio, quindi dirigendosi a libeccio per termini artificiali, giunge sul fianco della Consuma dove sbocca la strada vecchia Casentinese. A quel punto cessa la ComunitĂ di Stia e sottentra a confine dirimpetto a ponente quella di Monte Mignajo , costeggiando con la nostra per la strada vecchia preindicata sino a che essa attraversa la via nuova casentinese al luogo detto lâOmo morto, a ostro della quale entra in una strada comunale che avviasi per i poggi di Ristonchi e sulla schiena del monte di Vallombrosa, finchĂŠ alle scaturigini del fosso di S. Giusto ritorna a contatto il territorio comunitativo del Castel S. Niccolò.
Spettano alle maggiori montuositĂ di questo territorio, una punta della Falterona e un fianco della Consuma , sebbene le piĂš elevate cime di questa e di quella si trovino fuori del territorio di Pratovecchio.
Fra i maggiori corsi dâacqua contasi la sezione dellâArno che attraversa da grecale a ostro-scirocco per il cammino di circa due miglia il territorio in questione; e fra i torrenti meno poveri dâacqua e di un piĂš lungo tragitto, si conta il solo Fiumicello che ha la sua origine nel Monte Moschioso sulle pendici orientali del contrafforte di Ama, dove si unisce al fosso Asqua, ed accresciuto per via di altri rivi presso il Casalino prende il nome di Fiumicello che conserva fino allâArno.
Fra le strade rotabili, oltre i bracci che staccansi dalla provinciale per Stia, per Pratovecchio e per Romena, e lâaltra piĂš nuova che per mezzo miglio rimonta in linea retta la riva sinistra del Fiumicello, dove fanno capo le due strade deâ legni che vengono trainati dalla macchia transappennina dellâOpera, o delle Regie possessioni, fino al piazzale della casa dâIspezione forestale, altrimenti detta del porto di Poppiena, o della Badia.
Una delle montuositĂ piĂš elevate di questo territorio trovasi sul giogo dellâAppennino fra Camaldoli e la Falterona, al cosĂŹ detto Poggio Sacli , donde lâAriosto segnalò il mare schiavo e il tosco. Non meno elevati del poggio Scali e il suo vicino Secchieto, a ostro del quale trovasi quello del Prato al Soglio , confine settentrionale della foresta di Camaldoli con quello della macchia di Strabatenza, poi dellâOpera, ora delle Regie Possessioni.
Avvegnachè il Poggio del Prato al Soglio fu designato nel diploma dellâImperatore Carlo IV agli eremiti di Camaldoli, come uno dei confini della ComunitĂ di Bagno in Romagna rammentato a quellâarticolo. â Vedere BAGNO ComunitĂ .
Fra le nuove strade aperte in cotesto Appennino per il traino degli abeti, e che entrano nel territorio di Pratovecchio, due sono le principali, cioè, quella che dallâabetina di Campigna, rimontando la valle del Bidente di Ridraccoli, passa il giogo dellâAppennino al Sodo deâConti, luogo dove entra a confine con questa di Pratovecchio la ComunitĂ di Premilcore, nel di cui territorio dâallora in poi attraversano le vie deâlegni, che una diretta per Gaviserri e lâaltra per Casalino finchĂŠ entrambe si riuniscono al Fiumicello. Unâaltra strada nuova parte dalle Lame sul rovescio pure dellâAppennino di Bagno, sale al giogo Secchieto dove fanno capo diverse altre diramazioni provenienti dallâAppennino di Premilcore per scendere nel Casentino lungo la costa dello sprone che divide le acque del torrente Staggia da quelle del Fiumicello, e la ComunitĂ di Stia dal territorio di Pratovecchio. Entrambe le quali strade riunite si dirigono sulla ripa sinistra dellâArno sotto Pratovecchio, piazzale del porto di Poppiena.
Se gli abitanti di Pratovecchio e del suo distretto trovarono nei secoli trapassati maniera di campare la vita coi lavori che somministravano loro i vasti possessi delle monache vecchie di Pratovecchio, degli Eremiti di Camaldoli , e della Macchia dellâOpera , dacchè questâultima è stata riunita alle Regie Possessioni il porto della Badia è diventato un emporio forestale, poichĂŠ costĂ fanno capo e si depositano le travi, le abetelle, i correnti e le tavole segate dentro la macchia stessa, trainando cotesto legname 200 e piĂš paja di bovi; costĂ dove trovano lavoro per circa otto mesi dellâanno da un centinajo e piĂš segatori e guastatori. Quindi una parte di quelle travi dal porto della Badia è trasportata a Firenze e a Livorno, o per la via di terra, da cento carri tirati da 4 in 500 muli, o per la via dellâArno, mediante foderi, senza dire dei molti lavoranti raccolti da tutto il Casentino e dalle ComunitĂ transappennine di bagno e di Premilcore, sie per atterrare le macchie deâfaggi e ridurle in carbone o in legname, ossia per fare le chiuse opportune alle nuove semente di abeti nostrali, di Moscovia e di Larici, due qualitĂ di piante fin ora non applicate in grande nelle foreste della Toscana, e quellâIspettore ha seminato o piantato con previdenza economica, sostituendo lâutile abeto alle macchie deâfaggi. Finalmente molta gente trova occasione di lavoro nella costruzione delle strade per trainare il legname dellâestesissima macchia dellâOpera .
La qual macchia occupa 18000 quadrati agrarj, (circa miglia 23 e 1/2) di superficie nella sinistra costa dellâAppennino: talchè senza timore di errare si può concludere, che per cura dellâattuale amministrazione forestale delle Regie Possessioni, in meno di mezzo secolo i nostri nipoti potranno vedere quella parte dellâAppennino rivestita della sua piĂš naturale e piĂš fruttuosa foresta, donde intanto ritraggono mezzi sicuri dio vivere circa 300 capi di famiglia, la maggior parte del distretto di Pratovecchio; in guisa che da pochi anni cotestâazienda ha fatto cambiar faccia al paese, il quale languido e tristo mostravasi innanzi il 1838.
Tutto ciò rispetto allâindustria forestale che fornisce la maggior risorsa agli abitanti del territorio di Pratovecchio ed a molti altri della restante provincia del Casentino, mentre da qualche tempo è cessata in Pratovecchio ognâaltra industria, compresa quella che fino al terminare del secolo XVIII diede lavoro a molte braccia nei tessuti ordinarj di un lanificio, forse il piĂš grande che esistesse nel Casentino innanzi lo stabilimento di quelli a macchina della vicina Terra di Stia.
Un altro mezzo benchĂŠ esile di traffico, proprio deâmontagnoli e specialmente degli abitanti di Papiano e di Lonnano, spettanti alla ComunitĂ di Pratovecchio, ritraesi dalla fattura di vasi e altri lavori di legname di faggio e di abeto, specialmente in barili, bigonce, scatole, stecche da biliardo e da ombrelli, in remi, pAle ed latro, i quali lavori sogliono esitarsi per la piĂš parte al mercato settimanale in Stia.
Rispetto al terreno ridotto a cultura esso è limitato ai poderi situati nelle pendici dei colli che fiancheggiano la valle superiore del Casentino, cioè, alla destra dellâArno sino sopra Romena per la via della Consuma; ed alla sinistra, fino sopra a Lonnano e Casalino; poichĂŠ sopra ed anco sotto i detti luoghi trovansi selve di castagni, le quali continuano dal lato di Camaldoli e di Papiano sino alle praterie naturali ed alle foreste di faggi e di abeti.
La maggior parte deâpoderi è tenuta a mano dai possidenti, il restante è a colonĂŹa. dai poderi e dai sovrastanti castagneti i compilatori del Calendario casentinese calcolarono a un dipresso per la ComunitĂ di Pratovecchio la raccolta annua seguente: Grano di varie qualitĂ , Staja 28700 Granturco, Staja 450 Biade diverse, Staja 5300 Castagne, Staja 9800 In tutto, Staja 44250 Vino, Barili 6000 Bozzoli, Libbre 500 Bestiame vaccino da macello e da lavoro, Capi 1060 Pecore a stalla, Capi 3000 Pecore vaganti, Capi 4900 Capre, Capi 800 Cavalle da razza, Capi 110 Majali, Capi 640 In tutto, Capi 10510 N. B. Manca il numero deâcavalli, dei muli e delle bestie asinine che pure ve ne sono.
La Terra di Pratovecchio dopo che fu unita al distretto fiorentino (anno 1440) fu dichiarata residenza di un potestĂ , la cui giurisdizione nellâanno 1551 abbracciava, oltre i distretti di Pratovecchio e Stia, quello di S. Lorino in Val di Sieve, nella qual giurisdizione in detto anno esisteva una popolazione di 7692 abitanti.
Dal regolamento del 16 settembre 1776 relativo alla nuova organizzazione economica della ComunitĂ di Pratovecchio risulta, che allora facevano parte del suo territorio comunitativo quattro Comuni, con i popoli seguenti: 1. Nome del Comune: Pratovecchio Nome deâPopoli: S. Maria a Poppiena S. Biagio a Ama S. Donato a Brenda S. Croce a Sprugnano S. Maria a Gricciano 2. Nome del Comune: Palagio Nome deâPopoli: SS. Guido e Modesto a Lonnano S. Romolo a Valiana S. Maria al Casalino S. Salvatore a Basilica 3. Nome del Comune: Romena Nome deâPopoli: S. Pietro a Romena S. Jacopo a Tartiglia S. Bartolommeo a Strapetegnoli S. Paolo a Ponte S. Donato a Coffia S. Margherita a Campi (una parte) S. Maria a Stia (piccola porzione) 4. Nome del Comune: Papiano giĂ feudo dâUrbek Nome deâPopoli: S. Cristina a Papiano, (porzione) Da cotesto regolamento pertanto risulta che la Terra di Pratovecchio nel 1776 non aveva cura staccata, ma che era sempre, come lo fu per altri 9 anni compresa nella parrocchia abaziale di Poppiena, dalla quale venne staccata allorchĂŠ la cappella curata del SS. Nome di GesĂš nellâanno 1783 da Monsignor Mancini vescovo di Fiesole fu eretta in chiesa plebana, staccando il popolo di Pratovecchio dalla parrocchia di Poppiena e dalla pieve di Stia, nel tempo che assegnò in suffraganee della nuova battesimale le chiese parrocchiali di Poppiena, di Lonnano, Mandrioli, Casalino, Valiana, Ama e Gualdo, limitando però il popolo della nuova pieve agli abitanti dentro le mura di Pratovecchio, e riservando allâantica parrocchia di Poppiena la giurisdizione fuori delle mura di detta Terra.
La ComunitĂ di Pratovecchio mantiene un maestro di scuola, un medico e un chirurgo.
Non vi sono mercati settimanali, e solo una fiera annua cade nel 27 e 28 settembre.
Risiede in Pratovecchio un potestĂ che ha la giurisdizione civile anche sulla ComunitĂ di Stia, siccome serve ad entrambe la cancelleria comunitativa esistente in Pratovecchio, dove si trova pure un ingegnere di Circondario, mentre lâUfizio di esazione del Registro ed il vicario Regio sono in Poppi, la conservazione delle Ipoteche e il tribunale di Prima istanza in Arezzo.
QUADRO della Popolazione della COMUNITAâ di PRATOVECCHIO a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Ama, titolo della chiesa: S. Biagio (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 41, abitanti anno 1833 n° 87, abitanti anno 1840 n° 81 - nome del luogo: Brenda con lâannesso di Gricciano, titolo della chiesa: S. Donato con lâannesso di S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 164 (S. Donato) e n° 163 (S. Maria), abitanti anno 1745 n° 67 (S. Donato) e n° 70 (S. Maria), abitanti anno 1833 n° 148, abitanti anno 1840 n° 147 - nome del luogo: Campolombardo (*), titolo della chiesa: S. Margherita (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 168, abitanti anno 1745 n° 207, abitanti anno 1833 n° 215, abitanti anno 1840 n° 180 - nome del luogo: Casalino, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 115, abitanti anno 1745 n° 246, abitanti anno 1833 n° 312, abitanti anno 1840 n° 350 - nome del luogo: Coffia, titolo della chiesa: S. Donato (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 173, abitanti anno 1745 n° 80, abitanti anno 1833 n° 69, abitanti anno 1840 n° 86 - nome del luogo: Lonnano, titolo della chiesa: SS. Vito e Modesto (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 271, abitanti anno 1745 n° 191, abitanti anno 1833 n° 247, abitanti anno 1840 n° 276 - nome del luogo: Mandrioli, titolo della chiesa: S. Jacopo (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 112, abitanti anno 1745 n° 34, abitanti anno 1833 n° 55, abitanti anno 1840 n° 59 - nome del luogo: Papiano, titolo della chiesa: S. Cristina (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 226, abitanti anno 1745 n° 761, abitanti anno 1833 n° 822, abitanti anno 1840 n° 862 - nome del luogo: Ponte (*), titolo della chiesa: S. Paolo (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 71, abitanti anno 1833 n° 95, abitanti anno 1840 n° 101 - nome del luogo: Poppiena, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 256, abitanti anno 1745 n° 722 (con SS. Nome di GesĂš a Pratovecchio), abitanti anno 1833 n° 298, abitanti anno 1840 n° 339 - nome del luogo: PRATOVECCHIO, titolo della chiesa: SS. Nome di GesĂš (Pieve), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 660, abitanti anno 1745 n° 722 (con S. Maria a Poppiena), abitanti anno 1833 n° 769, abitanti anno 1840 n° 767 - nome del luogo: Romena, titolo della chiesa: S. Pietro (Pieve), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 88, abitanti anno 1745 n° 46, abitanti anno 1833 n° 53, abitanti anno 1840 n° 42 - nome del luogo: Sprugnano, titolo della chiesa: S. Croce (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 57, abitanti anno 1745 n° 77, abitanti anno 1833 n° 215 (con Tartiglia e Strapetegnoli), abitanti anno 1840 n° 220 (con Tartiglia e Strapetegnoli) - nome del luogo: Tartiglia con Strapetegnoli, titolo della chiesa: S. Jacopo con S. Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 124, abitanti anno 1745 n° 99, abitanti anno 1833 n° 215 (con Sprugnano), abitanti anno 1840 n° 220 (con Sprugnano) - nome del luogo: Valiana, titolo della chiesa: S. Romolo (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 51, abitanti anno 1833 n° 42, abitanti anno 1840 n° 40 - Totale abitanti anno 1551: n° 2854 - Totale abitanti anno 1745: n° 3010 - Totale abitanti anno 1833: n° 3605 - Totale abitanti anno 1840: n° 3758 N. B. Le tre parrocchie contrassegnate con lâasterisco (*) nel 1833 e 1840 mandavano fuori di questa ComunitĂ gli abitanti che qui si defalcano: - anno 1833 abitanti n° 190 - anno 1840 abitanti n° 210 RESTANO - anno 1833 abitanti n° 3415 - anno 1840 abitanti n° 3548 Altronde dalle cure di Gaviserri, Porciano, Sala e Stia entravano da altre in questa ComunitĂ - anno 1833 abitanti n° 288 - anno 1840 abitanti n° 372 - Totale abitanti anno 1833: n° 3703 - Totale abitanti anno 1840: n° 3920
Siede cotesta Terra lungo la ripa sinistra dellâArno in unâangusta pianura fra il poggio di Romena e quelli di Lonnano e Casalino, attraversata dalla strada rotabile che viene da Stia e che continua fino a che si congiunge con la provinciale casentinese. Il fiume Arno, che bagna le sue mura è cavalcato costĂ da un ponte nuovo, per dove passa un tronco di strada che viene dalla Consuma, dirimpetto al poggio di Romena. â Ă posta fra il grado 29° 17â longitudine, ed il grado 43° 47â 2â latitudine, circa due terzi di miglio toscano a levante della pieve di Romena, quasi a un miglio a scirocco di Stia, 6 miglia toscane a settentrione-maestrale di Poppi, altrettante almeno a ponente-libeccio dellâEremo di Camaldoli, e 7 in 8 miglia toscane dal giogo dellâAppennino denominato il Poggio Scali.
Per quanto di questa terra non si conosca lâorigine pure lâepiteto di Vecchio dato a questo di Prato, in confronto di un altro castello omonimo del Casentino che fu pur esso deâConti Guidi, basta per caratterizzarlo piĂš antico di quello che mancava come si disse di chiese parrocchiali anco alla fine del secolo XIII.
Per quanto Pratovecchio fosse uno deâcastelli deâconti Guidi del ramo di Battifolle, esso non è rammentato innanzi che vi si stabilissero le monache Camaldolensi, le quali sembra che tenessero un qualche dominio sopra gli uomini di Pratovecchio. Della qual cosa dĂ a dubitare un privilegio concesso nellâaprile del 1247 dallâImperatore Federigo II ai due fratelli Conti Simone e Guido Novello da Battifolle, cui quellâimperatore fra gli altri feudi concedè il diritto sopra due parti degli uomini che furono una volta del monastero di Pratovecchio .
Di un altro Conte Guido che fu del Conte Guido Guerra, privilegiato nel 1191 dallâImperatore Arrigo VI, tratta una donazione alla Badia di Strumi, scritta in Prato Vecchio nel dicembre del 1185, dalla quale apparisce che in una giurisdizione feudale giĂ acquistata sopra cotesto paese dal ramo deâconti di Poppi, ossia da Battifolle, giurisdizione che essi ritennero fino allâanno 1440.
Infatti che donna Sofia figlia del Conte Guido da Battifolle avo deâdue fratelli sunnominati fosse proposta in badessa nel 1134 della badia di Poppiena del priore di Camaldoli e che ella si trovi poi nel 1143 e nel 1151 abbadessa del monastero di S. Giovanni Evangelista in Pratovecchio lo attestano tre documenti in quegli anni pubblicati dagli Annalisti Camaldolensi. I quali discorrendo allâanno 1134 della preghiera porta dalla contessa Emilia vedova del Conte Guido da Battifolle e dal conte Guido suo figliuolo ad Azzone priore di Camaldoli affinchĂŠ volesse ridurre a monastero di donne il suo di Poppiena per mettervi badessa la figlia e respettivamente sorella Sofia, quei dotti scrittori dedussero da ciò lâorigine del monastero di S. Giovanni Evangelista a Pratovecchio. Se non che un monastero in questo stesso paese esisteva un secolo innanzi al fatto testè narrato, siccome lo dichiara un altro documento dellâaprile 1054 pubblicato esso pure dagli Annalisti medesimi e dallâAbate Camici nella sua continuazione deâ Marchesi di Toscana, istrumento rogato in Stia nella camera del pievano, presente fra gli altri testimoni il prete Duccio cappellano del monastero di Pratovecchio.
Dirò frattanto che sebbene il castello di Pratovecchio dalla Signoria di Firenze fosse confermato ai conti di Poppi, allorchĂŠ con atto del 24 giugno 1367 prese sotto la sua accomandigia il Conte Guido del fu Conte Ugo da Battifolle, e piĂš tardi, nel 27 agosto 1439, Il conte Francesco del fu Conte Roberto di Poppi, non sempre il castello predetto fu, nĂŠ totalmente appartenente al ramo deâconti Guidi da Battifolle. I prelodati Annalisti Camaldolensi nella loro grandâopera resero di pubblico diritto documenti tali da dover concludere che, nella prima metĂ del secolo XIV, il ramo deâconti Guidi di Dovadola esercitassero libero dominio sopra Pratovecchio.
PoichĂŠ senza far conto di una deliberazione presa in un capitolo generale celebrato dai Camaldolensi lĂŹ 27 maggio 1319 nel Monastero di S. Zeno a Pisa, mercĂŠ la quale quei PP., per la riverenza che avevano al conte Salvatico di Dovadola e al Conte Ruggieri di lui figlio, dispemsarono dal vestir lâabito Camaldolense nel monastero di Pratovecchio donna Margherita figlia del Conte Ruggieri e nipote del Conte Salvatico di Dovadola; se non vuolsi far caso di ciò, merita attenzione per la storia di Pratovecchio il fatto da quegli Annalisti nel 1334 riportato, quando il Conte Marcovaldo di Dovadola figlio del Conte Ruggieri prenominato imprese a circondare di mura e di fossi il borgo di Pratovecchio, per cui dovendo con le mura passare per la clausura delle monache di S.
Giovanni Evangelista, egli stabilĂŹ in quellâanno una permuta con quelle claustrali, delle quali allora era badessa donna Beatrice che cedĂŠ al conte Marcovaldo per altri beni il luogo dove fu il loro parlatorio. Di piĂš una precedente permuta era stata fatta nel 1325 fra le monache di Pratovecchio ed il Conte Ruggieri del fu Conte salvatico di Dovadola.
Contuttochè il prenominato Conte marcovaldo si comportasse verso il Comune di Firenze in modo ostile, trovo che i di lui figli nel 1347 tenevano in Pratovecchio un visconte, il quale in detto anno adunò a consiglio gli uomini di Pratovecchio perchĂŠ deliberasse se dovevano esimersi dalle imposizioni comunali i beni che alcune pie persone viventi avevano donato alla badia di Poppiena. â (ANNAL. CAMALD. T.V.) Peraltro nel 1367 Pratovecchio doveva essere tornato sotto il dominio deâconti Guidi di Poppi nel modo che lo danno a conoscere lâaccomandigia di sopra citata, ed un atto del 25 ottobre 1392 scritto nel cassero del castel di Pratovecchio presente il conte Roberto figlio del Conte Carlo e padre dellâultimo conte di Poppi, il quale Conte Roberto ivi si dichiara vero e legittimo signore del castel di Pratovecchio e suo distretto. â (ANNAL. CAMALD.
T.V. e VI).
Dopo tuttociò resta dubbio se la Repubblica Fiorentina, avendo espulso nel 1440 da tutto il Casentino il conte Francesco di Battifolle, munisse di nuove mura il Castello di Pratovecchio, dove esistono di epoca posteriore al secolo XIV le due porte, una allâingresso e lâaltra allâuscita della strada principale, fiancheggiata dentro il borgo da portici e da decenti abitazioni, quasi tutte però di unâarchitettura piĂš moderna delle mura castellane.
Crescendo la popolazione, il giro delle mura non bastò, talchè fuori dalla porta meridionale di Pratovecchio Havvi un vasto piazzale rettangolare fiancheggiato da nuove case e comodissimo in occasione di fiere.
Dentro alla Terra sono compresi i due monasteri, uno antichissimo di donne camaldolensi, lâaltro contiguo di claustrali Domenicane eretto nel 1567 a spese della ComunitĂ .
Sulla ripa sinistra del torrente Fiumicello quasi dirimpetto alla parrocchia di Poppiena e al chiesino profanato di S.
Michele a Poppiena avendo di mezzo la strada maestra, vi è la strada costruita sotto il granducato di S. M. I, Francesco II per i ministri della macchia dellâOpera, ed è costĂ dove attualmente si trova lâuffizio dellâispezione forestale delle Regie Possessioni, cui la vasta macchia predetta attualmente appartiene.
La chiesa plebana di Pratovecchio è quella di aver fornito alle scienze e alle lettere un numero straordinario dâingegni. Avvegnachè fu da Pratovecchio il pittore Jacopo Ammannato, detto del Casentino dalla provincia in cui nacque, il quale nel secolo XIV riescĂŹ uno deâbuoni discepoli di Taddeo Gaddi, e fu sepolto nella soppressa chiesina di S. Michele a Poppiena dopo 80 anni che ebbe di vita.
Appartiene allo stesso secolo il letterato distinto Donato da Pratovecchio anchâesso appellato il Casentinese, che tenne frequente ed amorevole carteggio col Petrarca, da esso chiamato lâAppennigena , che conobbe a Venezia dove Donato dava lezioni di grammatica, e in seguito fu stimato e onorato dal Boccaccio e da Coluccio Salutati.
Invitato piĂš tardi il Donato a Ferrara ad istruirvi il Marchese Niccolò dâEste, dâordine di questo principe tradusse nella lingua italiana il libro degli uomini illustri del Petrarca, ed in seguito trasportò pure in volgare quello delle donne illustri del Boccaccio.
Dalla stessa famiglia di Jacopo da Pratovecchio, e precisamente da un suo nipote nacque Cristofano Landini, uno deâpiĂš famosi cultori di belle lettere nello studio fiorentino, illustratore della divina Cantica dellâAlighieri e segretario benemerito della Repubblica fiorentina. Egli finĂŹ di vivere nel 1504 nel Borgo alla Collina, dove riposano le sue mortali spoglie, per tre buoni secoli rimaste intatte, ma che attualmente vanno risolvendosi in polvere.
Contemporanei del Landino furono due altri dotti conterranei, Bartolommeo da Pratovecchio professore di belle lettere nellâUniversitĂ pisana, e Antonio da Pratovecchio della famiglia deâMinnucci, sommo nella legge che insegnò nelle UniversitĂ di Bologna, di Padova, negli Studi di Firenze e di Siena, non mancandovi scrittori che lo hanno detto maestro di Francesco Accolti aretino.
I compilatori del Calendario casentinese per lâanno 1840 discorrendo degli uomini celebri nativi, ovvero oriundi di Pratovecchio, aggiungono che nel medesimo secolo XV fiorĂŹ don Basilio Nardi da Pratovecchio monaco Camaldolense, uomo intrepido e sagace, per la di cui opera sorse il palazzo della Musolea, villa e fattoria degli eremiti di Camaldoli, ed è quello stesso che nel 1498 trovandosi abate della badia di S. Felice in Piazza a Firenze, lasciò la mitra e la cocolla per impugnare la spada onde liberare Camaldoli e tutto il Casentino dalle truppe veneziane che lâavevano invaso e devastato. â Vedere BAGNO e POPPI.
Nel secolo passato la Terra di Pratovecchio ebbe la gloria di vedere sorgere dal suo seno due uomini celebri, cioè, lâavvocato Migliorotto Maccioni, giureconsulto, letterato e professore distinto dellâUniversitĂ di Pisa, diplomatico dirigente, e autore di varie scritture sul diritto feudale; lâaltro fu il dottore Luigi Tramontani, agronomo, naturalista e fisico zelante, il quale riunĂŹ nella casa paterna di Pratovecchio varie produzioni del Casentino con tutte lâopere a stampa di scrittori casentinesi.
CENSIMENTO della Popolazione della TERRA di PRATOVECCHIO a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 102; totale della popolazione 527.
ANNO 1745: Impuberi maschi 115; femmine 92; adulti maschi 103, femmine 115; coniugati dei due sessi 196; ecclesiastici dei due sessi 101; numero delle famiglie 135; totale della popolazione 722.
ANNO 1833: Impuberi maschi 129; femmine 136; adulti maschi 76, femmine 101; coniugati dei due sessi 250; ecclesiastici dei due sessi 77; numero delle famiglie 152; totale della popolazione 769.
ANNO 1840: Impuberi maschi 118; femmine 122; adulti maschi 76, femmine 118; coniugati dei due sessi 258; ecclesiastici dei due sessi 75; numero delle famiglie 167; totale della popolazione 767.
ComunitĂ di Pratovecchio . â Il territorio di questa comunitĂ occupa una superficie di 21917 quadrati dei quali 647 spettano a corsi dâacqua e a strade.
Nel 1833 vi stanziavano 3703 persone a proporzione di 140 abitanti per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
â Il suo territorio è spartito in due appezzamenti diversi e staccati fra loro; mentre il piĂš piccolo è attorniato da quello della ComunitĂ di Stia che lo accompagna presso la cima del monte della Falterona. Cotesto appezzamento costituiva in gran parte il distretto della contea di Urbech dopo la perizia locale del 20 dicembre 1561, ed i termini appositi nel 30 dicembre dello stesso anno, a partire dalla strada verso Porciano fino al torrente Staggia , e di lĂ salendo sino alla cima della Falterona, dove si tocca con i territorii transappennini delle ComunitĂ di Premilcore e di S. Godenzo, acquapendente il primo nel fiume Rabbi e lâaltro nel Montone. â Vedere URBECH.
Lâaltro piĂš esteso appezzamento del distretto di Pratovecchio, nel quale risiede la Terra capoluogo, attraversa quasi tutta la valle superiore del Casentino, dal poggio Secchieto, châè di lĂ da Camaldoli, fino a mezza costa della Consuma. â Esso è circondato dai territorj di sei ComunitĂ ; vale a dire, dirimpetto a ostro da quello della ComunitĂ di Castel S. Niccolò, a partire dal fianco orientale del monte di Vallombrosa sotto le sorgenti del fosso di S. Giusto, mercĂŠ del quale percorre nella direzione di libeccio a grecale innanzi di entrare nel fosso detto del Rio ed in altri minori fossatelli, coi quali arriva sulla strada nuova provinciale casentinese che dirigesi verso il Borgo alla Collina, innanzi che le due ComunitĂ entrino nella via vecchia casentinese con la quale scendono sullâArno. CostĂ nellâopposta ripa del fiume la ComunitĂ di Pratovecchio trova dirimpetto a ostro- scirocco il territorio comunitativo di Poppi, con il quale da primo in termini artificiali si dirige a levante fino a che sopra la chiesa di Sprugnano il territorio di Pratovecchio forma un angolo retto per rivolgersi da scirocco a grecale sulla strada romagnuola , mercĂŠ cui arriva a incrociare con quella mulattiera che da Pratovecchio conduce a Camaldoli, fino a che i due territori sul poggio della Lastra piegano da grecale a settentrione escono poco dopo dalla via di Camaldoli, e di lĂ per una direzione di ponente-maestrale entrano nel torrente Fiumicello. Dopo aver per breve tratto rimontato cotesto torrente lo attraversano per raggiungere la strada deâlegni verso Casalino, e di lĂ sâincamminano sulla sommitĂ del monte a maestrale dellâEremo di Camaldoli sinchè arrivano sul giogo denominato Secchieto . CostassĂš cessa dal lato di levante la ComunitĂ di Poppi e sottentra mediante la cresta deâmonti la ComunitĂ transappennina di Bagno, di conserva alla quale la nostra percorre nella direzione di maestrale per circa un miglio la sommitĂ dellâAppennino che divide la valle cisappennina dellâArno dalla transappennina del Bidente di Ridraccoli , dopo di che continuando per altro mezzo miglio la criniera del monte si tocca con la ComunitĂ di Premilcore alle sorgenti del Bidente, appellato del Corniolo, con la quale fronteggia finchĂŠ arriva sulle spalle del monte Falterona.
Di costĂ piegando da maestrale a ostro-libeccio il territorio di Pratovecchio trova nella faccia meridionale della Falterona la ComunitĂ di Stia, mediante lâappezzamento isolato che separa in due parti questo comunitativo di Pratovecchio, e col quale lâaltro di Stia fronteggia passando per il Castellaccio di Monte Mezzano, sotto cui i due territorj trovano il fosso che scende da Monte-Mezzano, e per esso entrano in quello del Gorgone che poco appresso confluisce nel rio Ruscello, e piĂš sotto nel fosso detto della Madonna lunga, mediante il quale attraversano la strada maestra Casentinese fra Stia e Pratovecchio e di lĂ scendono nellâArno. Da cotesto punto i territorii di Pratovecchio e di Stia, mercĂŠ il corso inverso del fiume dirigendosi da scirocco a maestrale passano sopra il ponte di Stia e arrivano presso Porciano, dove il territorio comunitativo di Pratovecchio lascia alla sua destra lâArno per incamminarsi dirimpetto a maestro sul monte della Consuma, da primo mediante il fosso di Rimaggio, quindi dirigendosi a libeccio per termini artificiali, giunge sul fianco della Consuma dove sbocca la strada vecchia Casentinese. A quel punto cessa la ComunitĂ di Stia e sottentra a confine dirimpetto a ponente quella di Monte Mignajo , costeggiando con la nostra per la strada vecchia preindicata sino a che essa attraversa la via nuova casentinese al luogo detto lâOmo morto, a ostro della quale entra in una strada comunale che avviasi per i poggi di Ristonchi e sulla schiena del monte di Vallombrosa, finchĂŠ alle scaturigini del fosso di S. Giusto ritorna a contatto il territorio comunitativo del Castel S. Niccolò.
Spettano alle maggiori montuositĂ di questo territorio, una punta della Falterona e un fianco della Consuma , sebbene le piĂš elevate cime di questa e di quella si trovino fuori del territorio di Pratovecchio.
Fra i maggiori corsi dâacqua contasi la sezione dellâArno che attraversa da grecale a ostro-scirocco per il cammino di circa due miglia il territorio in questione; e fra i torrenti meno poveri dâacqua e di un piĂš lungo tragitto, si conta il solo Fiumicello che ha la sua origine nel Monte Moschioso sulle pendici orientali del contrafforte di Ama, dove si unisce al fosso Asqua, ed accresciuto per via di altri rivi presso il Casalino prende il nome di Fiumicello che conserva fino allâArno.
Fra le strade rotabili, oltre i bracci che staccansi dalla provinciale per Stia, per Pratovecchio e per Romena, e lâaltra piĂš nuova che per mezzo miglio rimonta in linea retta la riva sinistra del Fiumicello, dove fanno capo le due strade deâ legni che vengono trainati dalla macchia transappennina dellâOpera, o delle Regie possessioni, fino al piazzale della casa dâIspezione forestale, altrimenti detta del porto di Poppiena, o della Badia.
Una delle montuositĂ piĂš elevate di questo territorio trovasi sul giogo dellâAppennino fra Camaldoli e la Falterona, al cosĂŹ detto Poggio Sacli , donde lâAriosto segnalò il mare schiavo e il tosco. Non meno elevati del poggio Scali e il suo vicino Secchieto, a ostro del quale trovasi quello del Prato al Soglio , confine settentrionale della foresta di Camaldoli con quello della macchia di Strabatenza, poi dellâOpera, ora delle Regie Possessioni.
Avvegnachè il Poggio del Prato al Soglio fu designato nel diploma dellâImperatore Carlo IV agli eremiti di Camaldoli, come uno dei confini della ComunitĂ di Bagno in Romagna rammentato a quellâarticolo. â Vedere BAGNO ComunitĂ .
Fra le nuove strade aperte in cotesto Appennino per il traino degli abeti, e che entrano nel territorio di Pratovecchio, due sono le principali, cioè, quella che dallâabetina di Campigna, rimontando la valle del Bidente di Ridraccoli, passa il giogo dellâAppennino al Sodo deâConti, luogo dove entra a confine con questa di Pratovecchio la ComunitĂ di Premilcore, nel di cui territorio dâallora in poi attraversano le vie deâlegni, che una diretta per Gaviserri e lâaltra per Casalino finchĂŠ entrambe si riuniscono al Fiumicello. Unâaltra strada nuova parte dalle Lame sul rovescio pure dellâAppennino di Bagno, sale al giogo Secchieto dove fanno capo diverse altre diramazioni provenienti dallâAppennino di Premilcore per scendere nel Casentino lungo la costa dello sprone che divide le acque del torrente Staggia da quelle del Fiumicello, e la ComunitĂ di Stia dal territorio di Pratovecchio. Entrambe le quali strade riunite si dirigono sulla ripa sinistra dellâArno sotto Pratovecchio, piazzale del porto di Poppiena.
Se gli abitanti di Pratovecchio e del suo distretto trovarono nei secoli trapassati maniera di campare la vita coi lavori che somministravano loro i vasti possessi delle monache vecchie di Pratovecchio, degli Eremiti di Camaldoli , e della Macchia dellâOpera , dacchè questâultima è stata riunita alle Regie Possessioni il porto della Badia è diventato un emporio forestale, poichĂŠ costĂ fanno capo e si depositano le travi, le abetelle, i correnti e le tavole segate dentro la macchia stessa, trainando cotesto legname 200 e piĂš paja di bovi; costĂ dove trovano lavoro per circa otto mesi dellâanno da un centinajo e piĂš segatori e guastatori. Quindi una parte di quelle travi dal porto della Badia è trasportata a Firenze e a Livorno, o per la via di terra, da cento carri tirati da 4 in 500 muli, o per la via dellâArno, mediante foderi, senza dire dei molti lavoranti raccolti da tutto il Casentino e dalle ComunitĂ transappennine di bagno e di Premilcore, sie per atterrare le macchie deâfaggi e ridurle in carbone o in legname, ossia per fare le chiuse opportune alle nuove semente di abeti nostrali, di Moscovia e di Larici, due qualitĂ di piante fin ora non applicate in grande nelle foreste della Toscana, e quellâIspettore ha seminato o piantato con previdenza economica, sostituendo lâutile abeto alle macchie deâfaggi. Finalmente molta gente trova occasione di lavoro nella costruzione delle strade per trainare il legname dellâestesissima macchia dellâOpera .
La qual macchia occupa 18000 quadrati agrarj, (circa miglia 23 e 1/2) di superficie nella sinistra costa dellâAppennino: talchè senza timore di errare si può concludere, che per cura dellâattuale amministrazione forestale delle Regie Possessioni, in meno di mezzo secolo i nostri nipoti potranno vedere quella parte dellâAppennino rivestita della sua piĂš naturale e piĂš fruttuosa foresta, donde intanto ritraggono mezzi sicuri dio vivere circa 300 capi di famiglia, la maggior parte del distretto di Pratovecchio; in guisa che da pochi anni cotestâazienda ha fatto cambiar faccia al paese, il quale languido e tristo mostravasi innanzi il 1838.
Tutto ciò rispetto allâindustria forestale che fornisce la maggior risorsa agli abitanti del territorio di Pratovecchio ed a molti altri della restante provincia del Casentino, mentre da qualche tempo è cessata in Pratovecchio ognâaltra industria, compresa quella che fino al terminare del secolo XVIII diede lavoro a molte braccia nei tessuti ordinarj di un lanificio, forse il piĂš grande che esistesse nel Casentino innanzi lo stabilimento di quelli a macchina della vicina Terra di Stia.
Un altro mezzo benchĂŠ esile di traffico, proprio deâmontagnoli e specialmente degli abitanti di Papiano e di Lonnano, spettanti alla ComunitĂ di Pratovecchio, ritraesi dalla fattura di vasi e altri lavori di legname di faggio e di abeto, specialmente in barili, bigonce, scatole, stecche da biliardo e da ombrelli, in remi, pAle ed latro, i quali lavori sogliono esitarsi per la piĂš parte al mercato settimanale in Stia.
Rispetto al terreno ridotto a cultura esso è limitato ai poderi situati nelle pendici dei colli che fiancheggiano la valle superiore del Casentino, cioè, alla destra dellâArno sino sopra Romena per la via della Consuma; ed alla sinistra, fino sopra a Lonnano e Casalino; poichĂŠ sopra ed anco sotto i detti luoghi trovansi selve di castagni, le quali continuano dal lato di Camaldoli e di Papiano sino alle praterie naturali ed alle foreste di faggi e di abeti.
La maggior parte deâpoderi è tenuta a mano dai possidenti, il restante è a colonĂŹa. dai poderi e dai sovrastanti castagneti i compilatori del Calendario casentinese calcolarono a un dipresso per la ComunitĂ di Pratovecchio la raccolta annua seguente: Grano di varie qualitĂ , Staja 28700 Granturco, Staja 450 Biade diverse, Staja 5300 Castagne, Staja 9800 In tutto, Staja 44250 Vino, Barili 6000 Bozzoli, Libbre 500 Bestiame vaccino da macello e da lavoro, Capi 1060 Pecore a stalla, Capi 3000 Pecore vaganti, Capi 4900 Capre, Capi 800 Cavalle da razza, Capi 110 Majali, Capi 640 In tutto, Capi 10510 N. B. Manca il numero deâcavalli, dei muli e delle bestie asinine che pure ve ne sono.
La Terra di Pratovecchio dopo che fu unita al distretto fiorentino (anno 1440) fu dichiarata residenza di un potestĂ , la cui giurisdizione nellâanno 1551 abbracciava, oltre i distretti di Pratovecchio e Stia, quello di S. Lorino in Val di Sieve, nella qual giurisdizione in detto anno esisteva una popolazione di 7692 abitanti.
Dal regolamento del 16 settembre 1776 relativo alla nuova organizzazione economica della ComunitĂ di Pratovecchio risulta, che allora facevano parte del suo territorio comunitativo quattro Comuni, con i popoli seguenti: 1. Nome del Comune: Pratovecchio Nome deâPopoli: S. Maria a Poppiena S. Biagio a Ama S. Donato a Brenda S. Croce a Sprugnano S. Maria a Gricciano 2. Nome del Comune: Palagio Nome deâPopoli: SS. Guido e Modesto a Lonnano S. Romolo a Valiana S. Maria al Casalino S. Salvatore a Basilica 3. Nome del Comune: Romena Nome deâPopoli: S. Pietro a Romena S. Jacopo a Tartiglia S. Bartolommeo a Strapetegnoli S. Paolo a Ponte S. Donato a Coffia S. Margherita a Campi (una parte) S. Maria a Stia (piccola porzione) 4. Nome del Comune: Papiano giĂ feudo dâUrbek Nome deâPopoli: S. Cristina a Papiano, (porzione) Da cotesto regolamento pertanto risulta che la Terra di Pratovecchio nel 1776 non aveva cura staccata, ma che era sempre, come lo fu per altri 9 anni compresa nella parrocchia abaziale di Poppiena, dalla quale venne staccata allorchĂŠ la cappella curata del SS. Nome di GesĂš nellâanno 1783 da Monsignor Mancini vescovo di Fiesole fu eretta in chiesa plebana, staccando il popolo di Pratovecchio dalla parrocchia di Poppiena e dalla pieve di Stia, nel tempo che assegnò in suffraganee della nuova battesimale le chiese parrocchiali di Poppiena, di Lonnano, Mandrioli, Casalino, Valiana, Ama e Gualdo, limitando però il popolo della nuova pieve agli abitanti dentro le mura di Pratovecchio, e riservando allâantica parrocchia di Poppiena la giurisdizione fuori delle mura di detta Terra.
La ComunitĂ di Pratovecchio mantiene un maestro di scuola, un medico e un chirurgo.
Non vi sono mercati settimanali, e solo una fiera annua cade nel 27 e 28 settembre.
Risiede in Pratovecchio un potestĂ che ha la giurisdizione civile anche sulla ComunitĂ di Stia, siccome serve ad entrambe la cancelleria comunitativa esistente in Pratovecchio, dove si trova pure un ingegnere di Circondario, mentre lâUfizio di esazione del Registro ed il vicario Regio sono in Poppi, la conservazione delle Ipoteche e il tribunale di Prima istanza in Arezzo.
QUADRO della Popolazione della COMUNITAâ di PRATOVECCHIO a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Ama, titolo della chiesa: S. Biagio (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 41, abitanti anno 1833 n° 87, abitanti anno 1840 n° 81 - nome del luogo: Brenda con lâannesso di Gricciano, titolo della chiesa: S. Donato con lâannesso di S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 164 (S. Donato) e n° 163 (S. Maria), abitanti anno 1745 n° 67 (S. Donato) e n° 70 (S. Maria), abitanti anno 1833 n° 148, abitanti anno 1840 n° 147 - nome del luogo: Campolombardo (*), titolo della chiesa: S. Margherita (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 168, abitanti anno 1745 n° 207, abitanti anno 1833 n° 215, abitanti anno 1840 n° 180 - nome del luogo: Casalino, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 115, abitanti anno 1745 n° 246, abitanti anno 1833 n° 312, abitanti anno 1840 n° 350 - nome del luogo: Coffia, titolo della chiesa: S. Donato (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 173, abitanti anno 1745 n° 80, abitanti anno 1833 n° 69, abitanti anno 1840 n° 86 - nome del luogo: Lonnano, titolo della chiesa: SS. Vito e Modesto (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 271, abitanti anno 1745 n° 191, abitanti anno 1833 n° 247, abitanti anno 1840 n° 276 - nome del luogo: Mandrioli, titolo della chiesa: S. Jacopo (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 112, abitanti anno 1745 n° 34, abitanti anno 1833 n° 55, abitanti anno 1840 n° 59 - nome del luogo: Papiano, titolo della chiesa: S. Cristina (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 226, abitanti anno 1745 n° 761, abitanti anno 1833 n° 822, abitanti anno 1840 n° 862 - nome del luogo: Ponte (*), titolo della chiesa: S. Paolo (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 71, abitanti anno 1833 n° 95, abitanti anno 1840 n° 101 - nome del luogo: Poppiena, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 256, abitanti anno 1745 n° 722 (con SS. Nome di GesĂš a Pratovecchio), abitanti anno 1833 n° 298, abitanti anno 1840 n° 339 - nome del luogo: PRATOVECCHIO, titolo della chiesa: SS. Nome di GesĂš (Pieve), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 660, abitanti anno 1745 n° 722 (con S. Maria a Poppiena), abitanti anno 1833 n° 769, abitanti anno 1840 n° 767 - nome del luogo: Romena, titolo della chiesa: S. Pietro (Pieve), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 88, abitanti anno 1745 n° 46, abitanti anno 1833 n° 53, abitanti anno 1840 n° 42 - nome del luogo: Sprugnano, titolo della chiesa: S. Croce (Prioria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 57, abitanti anno 1745 n° 77, abitanti anno 1833 n° 215 (con Tartiglia e Strapetegnoli), abitanti anno 1840 n° 220 (con Tartiglia e Strapetegnoli) - nome del luogo: Tartiglia con Strapetegnoli, titolo della chiesa: S. Jacopo con S. Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° 124, abitanti anno 1745 n° 99, abitanti anno 1833 n° 215 (con Sprugnano), abitanti anno 1840 n° 220 (con Sprugnano) - nome del luogo: Valiana, titolo della chiesa: S. Romolo (Cura), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 51, abitanti anno 1833 n° 42, abitanti anno 1840 n° 40 - Totale abitanti anno 1551: n° 2854 - Totale abitanti anno 1745: n° 3010 - Totale abitanti anno 1833: n° 3605 - Totale abitanti anno 1840: n° 3758 N. B. Le tre parrocchie contrassegnate con lâasterisco (*) nel 1833 e 1840 mandavano fuori di questa ComunitĂ gli abitanti che qui si defalcano: - anno 1833 abitanti n° 190 - anno 1840 abitanti n° 210 RESTANO - anno 1833 abitanti n° 3415 - anno 1840 abitanti n° 3548 Altronde dalle cure di Gaviserri, Porciano, Sala e Stia entravano da altre in questa ComunitĂ - anno 1833 abitanti n° 288 - anno 1840 abitanti n° 372 - Totale abitanti anno 1833: n° 3703 - Totale abitanti anno 1840: n° 3920
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 664.
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