ROCCA A PALMENTO
nella Val di Cornia in Maremma.
– Rocca distrutta che diede il titolo ai signori della Rocca , fra i quali si distinse quel Tinuccio di Lemmo o Guglielmo della Rocca, lasciato tutore del fo glio ed esecutore testamentario del Conte Bonifazio Novello signore e capitan generale della città e territorio d Pisa, dove nel 1341 morì.
Cotesta Rocca a Palmento, stata già compresa nel contado pisano, è rammentata nei diplomi concessi a quella città dall’Imperatore Arrigo VI nel 30 maggio 1193, da Ottone IV nel 1209, da Federigo II nel 1220 e da Carlo IV nel 1354.
La più antica menzione però di cotesto luogo di Palmento e della sua situazione sembra quella indicata in una carta lucchese del febbrajo 906, relativa al livello fatto da Pietro vescovo di Lucca di un podere posto in luogo Palmento dove si appellava Lecceto, confinante da un lato con le terre di Acque Albule dal 2.° lato col Rio secco, e di là ritornando al luogo di Fontanella; dal 3.° lato con la via detta al Campo di Agnello e dal 4.° con altra via che ritorna nelle terre di Acque Albule ecc.
(MEMOR. LUCCH. T. V. P. III.) – Vedere BAGNI VETULONIENSI, e CORNIA fiume.
Rammenta pure la stessa Rocca un alto pubblico del 18 agosto 1109 pubblicato nel Volume IV. P. II. delle Mem.
Lucch ., rispetto alla rinunzia fatta a favore della mensa lucchese dal conte Ugo del fu Conte Tedice della Gherardesca di alcuni beni compresi fra la Cecina ed il Rio Orsajo della Cornia , e specialmente di quelli situati nelle corti o distretti di Cecina , di Bibbona , di Acquaviva , di Casa Lapi , di Vignale e della Rocca (cioè a Palmento ), meno i beni che ritenevano in feudo tanto il figlio come il nipote d ’Ildebrando della Rocca ecc.
Citerò inoltre una sentenza del 21 ottobre 1297 (stile comune) data in Pisa dai giudici della curia forense, colla quale fu giudicato che donna Uguccionella vedova del fu Gaddo di Gherardo della Rocca a Palmento fosse messa al possesso dell’eredità giacente di detto suo marito per lire cento a titolo di morgincap, e per lire 140 a titolo di dote. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Arte de’Mercadanti di Calimala ).
Un tal Mino del fu Bindozzo della Rocca nel 1279 fu Potestà di Volterra. Appella alla stessa consorteria un atto del 19 novembre del 1316 fatto da Lemmo di Gherardo in nome anco di Neri di Roberto da una parte e la Comunità di Massa dall’altra parte per alcuni furti di bestiame a danno specialmente degli uomini di Monte Rotondo; per cui gli arbitri nel dì 27 dello stesso mese sentenziarono che il Comune di Massa dovesse pagare lire 500, ed i signori della Rocca a Palmento il valore di venti capi di bestiame. – (ARCH. DIPL.
FIOR. Carte della Comunità di Massa).
Anche due pergamene della Primaziale di Pisa scritte sotto di 6 maggio 1332 (stile comune) appellano a Dino del fu Neri o Ranieri signori della Rocca a Palmento per crediti ch’egli teneva contro gli eredi di Fredo del fu Gherardo da Prata. – (loc. cit. ed un rogito del 3 maggio 1346 ,fra le Carte di S. Paolo all’Orto, ivi.) II predetto Lemmo di Gherardo della Rocca, nel 19 novembre 1316 di sopra rammentato, fu il padre di Tinuccio tutore del conte Rinieri della Gherardesca, il quale succedè nel governo di Pisa al padre Conte Bonifazio Novello, che lasciò Tinuccio amministratore de’suoi beni e curatore del conte Ranieri suo figlio, stato eletto dai Pisani in loro capitano generale.
Giova eziandio sapere che cotesto Tinuccio aveva sposato donna Bernarda figlia che fu dei conte Tedice di Donoratico, la quale nel 6 maggio del 1347 trovandosi in casa degli Upezzinghi nel distretto di Montopoli alienò perla somma di 200 fiorini d’oro la sua ottava parte del castello e del distretto di Caselle in Val diSterza. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Comunità di Volterra ).
La qual notizia giova pure a far conoscere che nel maggio del 1347 (1346 stile comune) la moglie di Tinuccio della Rocca e forse anche il di lei marito si erano dovuti ritirare da Pisa per la morte repentina dei conte Ranieri capitano del popolo in detta città sul sospetto invalso che Tinuccio e Dino della Rocca vi avessero dato causa per la via del veleno. Non corse però molto tempo che contro i signori della Rocca si mossero a farne vendetta i Conti Gherardo e Bernardo figliuoli dell’estinto Conte Ranieri della Gherardesca, ai quali si associarono in tal evento molti nobili e cittadini pisani; avvenimento che diede poi vita a due opposti partiti, cioè, alla fazione de’Bergolini che era piuttosto Gu elfa ed all’altra che si disse de’Raspanti. Della prima furono capi i conti della Gherardesca, mentre dalla seconda erano difesi i signori della Rocca.
Ma essendo prevalsa la fazione de’Bergol in i , i signori della Rocca vennero espulsi da Pisa, sicchè alcuni di essi di prima giunta refugiaronsi a Marti nel castel degli Upezzinghi loro amici, quindi si ritirarono Volterra.
Allora avvenne che a molti della Rocca, ed a Gherardo del fu conte Ranieri di Donoratico, perchè considerati ribelli, furono confiscati i beni che possedevano nel territorio pisano.
Infatti il Cecina nelle sue Notizie storiche della città di Volterra all’anno 1348 ne informa, che i Volterrani per aver dato ricetto al conte Gherardo della Gherardesca ed ai signori della Rocca stati cacciati da Pisa, fu con tal contegno preso a male talmente dai Pisani, che eglino nel 18 maggio dell’anno 1349 tentarono con molta gente armata di sorprendere di notte tempo Volterra. – Però non tutti i signori della Rocca restarono per allora compresi nel bando di Pisa, tostochè alcuni di essi tornarono a figurarvi, allorquando Giovanni dell’Agnello (anno 1364) con titolo di doge s’insignorì della sua patria, e che per trattare la pace coi Fiorentini si valse di un Giovanni dei signori della Rocca. – Dissi per allora, poiché morto il doge dell’Agnello e ritornati in potenza i Bergolini con tutti i Gambacorti, i signori della Rocca dovettero allontanarsi un’altra volta da Pisa e dal suo territorio, tanto che nei patti della resa di questa città ai Fiorentini (3 ottobre 1406) fuvvi quello, che i signori della Rocca fossero conservati ribelli essi ed i figliuoli loro già nati. – Vedere PALMENTO (ROCCA A).
Cotesta Rocca a Palmento, stata già compresa nel contado pisano, è rammentata nei diplomi concessi a quella città dall’Imperatore Arrigo VI nel 30 maggio 1193, da Ottone IV nel 1209, da Federigo II nel 1220 e da Carlo IV nel 1354.
La più antica menzione però di cotesto luogo di Palmento e della sua situazione sembra quella indicata in una carta lucchese del febbrajo 906, relativa al livello fatto da Pietro vescovo di Lucca di un podere posto in luogo Palmento dove si appellava Lecceto, confinante da un lato con le terre di Acque Albule dal 2.° lato col Rio secco, e di là ritornando al luogo di Fontanella; dal 3.° lato con la via detta al Campo di Agnello e dal 4.° con altra via che ritorna nelle terre di Acque Albule ecc.
(MEMOR. LUCCH. T. V. P. III.) – Vedere BAGNI VETULONIENSI, e CORNIA fiume.
Rammenta pure la stessa Rocca un alto pubblico del 18 agosto 1109 pubblicato nel Volume IV. P. II. delle Mem.
Lucch ., rispetto alla rinunzia fatta a favore della mensa lucchese dal conte Ugo del fu Conte Tedice della Gherardesca di alcuni beni compresi fra la Cecina ed il Rio Orsajo della Cornia , e specialmente di quelli situati nelle corti o distretti di Cecina , di Bibbona , di Acquaviva , di Casa Lapi , di Vignale e della Rocca (cioè a Palmento ), meno i beni che ritenevano in feudo tanto il figlio come il nipote d ’Ildebrando della Rocca ecc.
Citerò inoltre una sentenza del 21 ottobre 1297 (stile comune) data in Pisa dai giudici della curia forense, colla quale fu giudicato che donna Uguccionella vedova del fu Gaddo di Gherardo della Rocca a Palmento fosse messa al possesso dell’eredità giacente di detto suo marito per lire cento a titolo di morgincap, e per lire 140 a titolo di dote. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Arte de’Mercadanti di Calimala ).
Un tal Mino del fu Bindozzo della Rocca nel 1279 fu Potestà di Volterra. Appella alla stessa consorteria un atto del 19 novembre del 1316 fatto da Lemmo di Gherardo in nome anco di Neri di Roberto da una parte e la Comunità di Massa dall’altra parte per alcuni furti di bestiame a danno specialmente degli uomini di Monte Rotondo; per cui gli arbitri nel dì 27 dello stesso mese sentenziarono che il Comune di Massa dovesse pagare lire 500, ed i signori della Rocca a Palmento il valore di venti capi di bestiame. – (ARCH. DIPL.
FIOR. Carte della Comunità di Massa).
Anche due pergamene della Primaziale di Pisa scritte sotto di 6 maggio 1332 (stile comune) appellano a Dino del fu Neri o Ranieri signori della Rocca a Palmento per crediti ch’egli teneva contro gli eredi di Fredo del fu Gherardo da Prata. – (loc. cit. ed un rogito del 3 maggio 1346 ,fra le Carte di S. Paolo all’Orto, ivi.) II predetto Lemmo di Gherardo della Rocca, nel 19 novembre 1316 di sopra rammentato, fu il padre di Tinuccio tutore del conte Rinieri della Gherardesca, il quale succedè nel governo di Pisa al padre Conte Bonifazio Novello, che lasciò Tinuccio amministratore de’suoi beni e curatore del conte Ranieri suo figlio, stato eletto dai Pisani in loro capitano generale.
Giova eziandio sapere che cotesto Tinuccio aveva sposato donna Bernarda figlia che fu dei conte Tedice di Donoratico, la quale nel 6 maggio del 1347 trovandosi in casa degli Upezzinghi nel distretto di Montopoli alienò perla somma di 200 fiorini d’oro la sua ottava parte del castello e del distretto di Caselle in Val diSterza. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Comunità di Volterra ).
La qual notizia giova pure a far conoscere che nel maggio del 1347 (1346 stile comune) la moglie di Tinuccio della Rocca e forse anche il di lei marito si erano dovuti ritirare da Pisa per la morte repentina dei conte Ranieri capitano del popolo in detta città sul sospetto invalso che Tinuccio e Dino della Rocca vi avessero dato causa per la via del veleno. Non corse però molto tempo che contro i signori della Rocca si mossero a farne vendetta i Conti Gherardo e Bernardo figliuoli dell’estinto Conte Ranieri della Gherardesca, ai quali si associarono in tal evento molti nobili e cittadini pisani; avvenimento che diede poi vita a due opposti partiti, cioè, alla fazione de’Bergolini che era piuttosto Gu elfa ed all’altra che si disse de’Raspanti. Della prima furono capi i conti della Gherardesca, mentre dalla seconda erano difesi i signori della Rocca.
Ma essendo prevalsa la fazione de’Bergol in i , i signori della Rocca vennero espulsi da Pisa, sicchè alcuni di essi di prima giunta refugiaronsi a Marti nel castel degli Upezzinghi loro amici, quindi si ritirarono Volterra.
Allora avvenne che a molti della Rocca, ed a Gherardo del fu conte Ranieri di Donoratico, perchè considerati ribelli, furono confiscati i beni che possedevano nel territorio pisano.
Infatti il Cecina nelle sue Notizie storiche della città di Volterra all’anno 1348 ne informa, che i Volterrani per aver dato ricetto al conte Gherardo della Gherardesca ed ai signori della Rocca stati cacciati da Pisa, fu con tal contegno preso a male talmente dai Pisani, che eglino nel 18 maggio dell’anno 1349 tentarono con molta gente armata di sorprendere di notte tempo Volterra. – Però non tutti i signori della Rocca restarono per allora compresi nel bando di Pisa, tostochè alcuni di essi tornarono a figurarvi, allorquando Giovanni dell’Agnello (anno 1364) con titolo di doge s’insignorì della sua patria, e che per trattare la pace coi Fiorentini si valse di un Giovanni dei signori della Rocca. – Dissi per allora, poiché morto il doge dell’Agnello e ritornati in potenza i Bergolini con tutti i Gambacorti, i signori della Rocca dovettero allontanarsi un’altra volta da Pisa e dal suo territorio, tanto che nei patti della resa di questa città ai Fiorentini (3 ottobre 1406) fuvvi quello, che i signori della Rocca fossero conservati ribelli essi ed i figliuoli loro già nati. – Vedere PALMENTO (ROCCA A).
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 789.
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