ROMAGNA GRANDUCALE

– Tutta quella porzione della sinistra costa dell'Appennino che acquapende nelle Valli del Savio, del Bidente, dei Rabbi, del Montone, del Tramazzo, del Marzeno, del Lamone, del Senio e del Santerno, appellasi ROMAGNA GRANDUCALE, a differenza della porzione più orientale dell’Appennino toscano acquapendente nelle valli superiori della Marecchia, della Foglia, del Metauro e del Tevere , la quale sezione appellasi più propriamente della MASSA TRABARIA e della MASSA VERONA, e a differenza della valle superio re del Reno e dei valloni suoi tributarj, spettanti alla MONTAGNA DI PISTOJA E DI VERNIO.
Quindi si possono ragionevolmente prescrivere i limiti della ROMAGNA GRANDUCALE, incominciando a scirocco dall'Appennino del Bastione sopra Monte Silvestro del Casentino, e di là scendendo per il contrafforte del Trivio dirigersi a settentrione grecale per Monte Co ronaro verso quelli della Cella di S. Alberico e del Monte Aquilone, che separano le acque del Savio da quelle della Marecchia e del Tevere, potendo chiamare quelle montuosità le più orientali della ROMAGNA GRANDUCALE, mentre la parte più occidentale termina con la strada regia postale di Bologna, a partire dalla dogana della Futa e lungh’essa inoltrandosi sino alla dogana delle Filigare Spettano a cotesta porzione transappennina del Granducato 15 Comunità; quelle cioè di Verghereto, Bagno, Serbano, S. Sofia, Galeata, Premilcore, Portico Rocca S. Casciaoo, Docadola, Terra del Spedale, Tredozio, Modigliana, Diarradi Palazzuolo e Firenzuola.
Tutte le quali Comunità occupano complessivamente una superficie territoriale di quadrati 444746, equivalenti a circa 553 miglia quadrate toscane, pari a 501 miglia geografiche.
In cotesta superficie nell'anno 1833 vivevano familiarmente 45265 abitanti, a porzione ragguagliatamente di quasi 82 individui per ogni miglio quadrato toscano 802,70 quadrati per ogni miglio.
Questa non indifferente estensione di paese nel medioevo fu ottenuta in gran parte Mediante imperiali concessioni, dalle Badie Camaldolensi del Trivio, di Bagno e di Verghereto, da quelle Cisterciensi di Galeata di S. Maria in Cosmedin e di S. Benedetto in Alpe, o dal priorato Camaldolense della Cella di S. Alberico,e innanzi tutto da conti rurali di Valbona, di Sarsina, di Bertinoro e di Forlì. – Cotesta porzione di Ro magna ne’tempi più remoti fu abitata da Liguri, ed in parte dagli Umbri Sarsinatensj. (Vedere APPENNINO TOSCANO); finalmente in età più moderna passò a poco a poco in potere della Repubblica Fiorentina, la quale non mancò di vigilanza per accumulare tutte le ragion possibili onde a buon diritto incorporare a suo distretto ed assicurare, siccome fece cotesta contrarla al suo (ERRATA: distretto) stato.
Un codice della Biblioteca del Marchese Gino Capponi segnato ZZ contiene il prospetto statistico delle case rovinate nella Romagna granducale, per cagione dei terremoti accaduti nella primavera del 1661, quando nella Rocca S. Casciano e Dovadola rovinarono 80 casamenti, nel suo contado 162 e sei chiese di campagna; in Castro Caro dentro il paese 88 case con due chiese ed in campagna 236 fuochi e altre due chiese mentre in Galeata per cagione di quei terremoti caddero 92 case e due chiese, 14 chiese nel contado con 516 case; mentre in campagna rovinarono 1244 case, e 22 chiese Case rovinate in Campagna N° 1244 Case rovinate nelle Terre N° 260 Chiese rovinate in Campagna N° 2 Chiese rovinate nelle Terre N° 4 Persone perite in Campagna N° 161 Persone perite nelle Terre N° 73 Capi di Bestiame grosso morti N° 161 Capi di Bestiame minuto N° 244
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 809.