SCANDICCI DI GREVE
nel Val d'Arno fiorentino.
Contrada deliziosa che dà il titolo ad una chiesa parrocchiale (S. Martino a Scandicci) nel piviere di Giogoli, Comunità e appena un miglio toscano a ostro di Legnaja, Giurisdizione del Galluzzo, Diocesi e Compartimento di Firenze.
Risiede sull'estreme falde dei colli che chiudono dal lato di scirocco il Val d’Arno fiorentino, sulla destra della fiumana Greve a poco lungi dal ponte di Scandicci che l'attraversa nella strada rotabile che a Legnaja staccasi dalla postale Livornese per salire il poggio di Mosciano e di là riscendere aTorri nella fiumana della Pesa.
Sembra che la contrada di Scandicci traesse il nome da una casa torrita posta sulla Greve di proprietà della contessa Willa madre del marchese Ugo, la quale, nell'anno 978, per istrumento del 31 maggio, stando in Pisa, donò alla Badia da essa fondata presso le mura del primo cerchio di Firenze fra gli altri beni una sua corte posta in Greve col castello di Scandicci insieme alla chiesa ivi esistente ed a 30 mansi (specie di poderi) spettanti alla corte medesima di Scandicci, i quali occupavano 300 moggia di terre lavorate, e 500 di sodaglie.
Cotesta vistosa donazione fu poi confermata ai monaci della badia fiorentina dagl'Imp. Ottone III (8 genn. 1002) da Arrigo I (14 maggio 1010), da Corrado I (aprile 1030), e da Arrigo lV (anno 1074). – Anco i Pontefici Pasquale II mediante bolle (24 sett. 1108) e Alessandro III (30 aprile 1176) convalidarono alla badia suddetta, fra le altre cose, la corte di Greve con la chiesa di S. Martino a Scandicci e tutte le possessioni che le furono dalla contessa Willa donate. – Vedere GREVE DI SCANDICCI.
Infatti i monaci della Badia fiorentina conservarono fino ai tempi nostri il giuspadronato tanto della chiesa di S.
Martino a Scandicci come dell'altra parrocchiale ad essa vicina di S. Maria a Greve.
Nel 1435 per contratto del 18 luglio l'abbate col consenso dei monaci della Badia predetta diede ad enfiteusi a maestro Ridolfo di Francesco da Cortona medico, per godersi fino alla sua terza generazione inclusive, due poderi posti nel popolo di S. Martino a Scandicci con obbligo di pagare l'annuo canone di venti fiorini d’oro, o lire il laudemio di fiorini 25, e di dovere spendervi in un decennio fiorini cento per miglioramenti de-due poderi. – (Arch. Dipl. Fior. Carte dell’Arch. generale.) La chiesa di S. Martino a Scandicci dopo il 1807 e di data del Principe. – Essa nell'anno 1833 contava 186 abitanti.
Risiede sull'estreme falde dei colli che chiudono dal lato di scirocco il Val d’Arno fiorentino, sulla destra della fiumana Greve a poco lungi dal ponte di Scandicci che l'attraversa nella strada rotabile che a Legnaja staccasi dalla postale Livornese per salire il poggio di Mosciano e di là riscendere aTorri nella fiumana della Pesa.
Sembra che la contrada di Scandicci traesse il nome da una casa torrita posta sulla Greve di proprietà della contessa Willa madre del marchese Ugo, la quale, nell'anno 978, per istrumento del 31 maggio, stando in Pisa, donò alla Badia da essa fondata presso le mura del primo cerchio di Firenze fra gli altri beni una sua corte posta in Greve col castello di Scandicci insieme alla chiesa ivi esistente ed a 30 mansi (specie di poderi) spettanti alla corte medesima di Scandicci, i quali occupavano 300 moggia di terre lavorate, e 500 di sodaglie.
Cotesta vistosa donazione fu poi confermata ai monaci della badia fiorentina dagl'Imp. Ottone III (8 genn. 1002) da Arrigo I (14 maggio 1010), da Corrado I (aprile 1030), e da Arrigo lV (anno 1074). – Anco i Pontefici Pasquale II mediante bolle (24 sett. 1108) e Alessandro III (30 aprile 1176) convalidarono alla badia suddetta, fra le altre cose, la corte di Greve con la chiesa di S. Martino a Scandicci e tutte le possessioni che le furono dalla contessa Willa donate. – Vedere GREVE DI SCANDICCI.
Infatti i monaci della Badia fiorentina conservarono fino ai tempi nostri il giuspadronato tanto della chiesa di S.
Martino a Scandicci come dell'altra parrocchiale ad essa vicina di S. Maria a Greve.
Nel 1435 per contratto del 18 luglio l'abbate col consenso dei monaci della Badia predetta diede ad enfiteusi a maestro Ridolfo di Francesco da Cortona medico, per godersi fino alla sua terza generazione inclusive, due poderi posti nel popolo di S. Martino a Scandicci con obbligo di pagare l'annuo canone di venti fiorini d’oro, o lire il laudemio di fiorini 25, e di dovere spendervi in un decennio fiorini cento per miglioramenti de-due poderi. – (Arch. Dipl. Fior. Carte dell’Arch. generale.) La chiesa di S. Martino a Scandicci dopo il 1807 e di data del Principe. – Essa nell'anno 1833 contava 186 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1843, Volume V, p. 211.
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