SOANA, SOVANA
(Sunna) nella Valle della Fiora.
– Città etrusca quasi deserta, sebbene conservi con la cattedrale il titolo dell'antica sua diocesi, mentre il vescovo siede nella vicina Terra di Pitigliano, Comunità di Sorano, da cui dista 4 miglia toscane a libeccio, Giurisdizione e tre miglia toscane a maestro di Pitigliano, Compartimento di Grosseto.
Risiede in una pianura ch'è 500 braccia superiore al livello del mare Mediterraneo sopra un terreno di tufa vulcanica solcato profondamente intorno da due fossi, Calesino e Picciolana, che poco lungi da Soana si vuotano a ponente nel fiume Fiora.
Questa città già forte per posizione quasi isolata, per le sue mura, e per la gente che l'abitava; questa città che continuava a governarsi con le proprie leggi quando vi arrivarono i Longobardi; che per lunga età fu residenza de'proprj gastaldi, de'vescovi e di una potente prosapia di Conti; questa città che nell'estate del 1240 fu capace di far fronte ad un esercito di Federigo II e a sostenere un assedio, è ridotta in cotanto misero stato che la sua popolazione nel 1833 non oltrepassava 64 persone.
Diceva a ragione il Santi, che l’ambito considerabile delle sue mura, le strade dirette e parallele, lunghe circa mezzo miglio e fiancheggiate da numerose case, ora semidirute, o affatto rovinate, gli avanzi del cassero, del palazzo de'suoi Conti e di un acquidotto, tuttociò mostrerebbe abbastanza nello scheletro stesso di Soana, che essa fu grande e ragguardevole, quando l'istoria e la tradizione non lo assicurassero. Al che aggiungasi qualmente la sua cattedrale, edificata verso la metà del secolo XI, di una capacità piuttosto vasta, manifesterebbe che non tanto poca allora esser doveva la popolazione di questo paese che ora a buon diritto può chiamarsi la città di Geremia.
Inoltre avvertirò, che Soana non solo essere doveva florida al tempo degli Etruschi e dei Romani, ma ancora sotto il dominio de'Longobardi, de'Carolingi e degli Ottoni, siccome lo dimostra più che la tradizione la sua storia politica ed ecclesiastica.
Non risalirò ai tempi antichissimi, poiché se di tutte le città dell’Etruria con grande parsimonia fu discorso dagli scrittori del Lazio, di questa di Soana fu detto tanto poco da non ne saper quasi nulla innanzi la conquista che ne fece la Repubblica di Roma, e solamente uno scrittore italiano vissuto nel primo secolo dell'Era Cristiana (C. Plinio il Vecchio) lasciò scritto, che Soana fu una delle romane colonie.
Di alcuni monumenti sepolcrali, trovati nel 1843 nelle colline un miglio toscano e mezzo circa a maestro di Soana, fu fatta menzione nel Bullettino dell'istituto di corrispondenza archeologica di Roma nel settembre del 1843, dove lo scuopritore inglese signor Ainsley dava la notizia di aver trovato nei luoghi denominati il Poggio Prisca, la grotta Pola, la Fontana, o in quelle vicinanze molti avanzi di monumenti antichi, ch'egli non dubitò di crederli sepolcreti etruschi tagliati nel tufo; talché in quella sua lettera conclude: non essergli altrove occorsa cotanta varietà quanto in Soana di sepolcri scolpiti, su molti de'quali sono iscrizioni (suppongo etrusche) di poche parole. « Ciò » non pertanto (termina il sig. Ainsley) » non mi venne fatto di scuoprire resto veruno di etrusche mura».
Dal primo al sesto secolo di Gesù Cristo abbiamo una lacuna insormontabile per la mancanza di scrittori toscani, e la necessità di leggerne gli avvenimenti in istorici loro nemici, o veneratori di Roma, i quali, diceva il Pignoni, non ci danno mai a vedere i popoli Etruschi sotto un bell'aspetto. Gli abitanti di varie città di questa provincia avendo ottenuto l'onore della cittadinanza romana a poco a poco ne presero l'indole, i costumi ed i sentimenti. Da quel tempo pertanto le vicende degli Etruschi in generale e de'Soanesi in particolare si confondono con quelle di Roma, finché dopo ruinato il romano impero torna a sentirsi parlare di Soana governata con leggi proprie.
– Testimone di quest'ultimo fato è S. Gregorio Magno in una lettera scritta li 10 maggio dell' Indizione X, (anno 593) a Maurizio e Vitaliano comandanti un esercito de' greci nel Lazio.
Neppure ho dati sufficienti per assicurare che quel Conte Ildebrando fratello di Geremia vescovo di Lucca figlio dell'abate Eriprando, fosse l'autore de'conti Aldobrandeschi, tanto più che eglino non compariscono di origine longobarda, ma sivvero di legge salica, siccome lo indicava una membrana autografa del giugno 1114 citata all'Articolo SANTA-FIORA (Volume V. pagina 144); e nettampoco dirò che eglino derivassero da quel marchese Lamberto marito della contessa Ermengarda, il quale nel 973, stando nel suo castello di Valiano presso Campagnatico, oppignorò per 10000 lire 45 corti e castelli con chiese che possedeva nei contadi di Chiusi, Castro, Toscanella, Soana, Roselle, Populonia, Parma, e Gavi nella Liguria; gioverebbe bensì alla storia qualora si sapesse sotto qual legge viveva quell'Oberto mondualdo della contessa Ermengarda, stata moglie del predetto marchese Lamberto, il quale Oberto assistè al contralto del 17 aprile 989, allorché la stessa vedova riacquistò dal prete Ropprando per le 10000 lire le 45 corti oppignorate nel 973 dal Marchese Lamberto stato di lei marito. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte Amiatine).
In tutti i casi se i conti Aldobrandeschi di Soana erano di origine salica non dovevano aver che fare con il conte Gherardo del contado volterrano che fu padre di un altro Conte Gherardo signor del Castello di Serena presso la Terra di Chiusdino, tostochè quest'ultimo nell'atto di fondazione (anno 1004) della Badia di Serena si dichiarava di legge longobarda. Era questi probabilmente fratello di un altro Conte Ildebrando che trovammo rammentato in nn istrumento lucchese del 17 novembre 980, rogato in Vignale nella Val di Cornia, ed in una membrana del 29 giugno 988 esistente nell' Archivio Borghesi-Bichi di Siena.
Non debbo omettere frattanto il nome di un conte Rodolfo che visse nel principio del secolo XI, probabilmente di origine salica, siccome lo fa dubitare una carta del dì 8 febbrajo 1020 scritta nel monastero di Monteverdi, con la quale donna Perisinda chiamata Betizia figlia di Tursinglo di nazione francese, e però vivente a legge salica, donò al Monastero di S. Pietro a Palazzuolo presso Monteverdi quattro case massarizie per rimedio dell'anima sua, di quella del conte Rodolfo e della contessa Ermengarda di lui moglie, non che di Matilda e d'Imilda figlie del conte Rodolfo prenominato. – (ARCH. DIPL. SAN.) A buon conto con quest’atto si viene a scuoprire un altro conte maremmano per nome Rodolfo che fa marito di una contessa. Ermengarda, e perciò diverso dal conte Rodolfo del contado rosellense che fu marito della contessa Willa e padre del Conte Ildebrando mondualdo della madre nell’anno 1007 Vedere BADIA A SPUGNA, e Grosseto.
Contuttociò ignoro ancora se il Conte Rodolfo marito d'Ermengarda era fratello di quel Conte Gherardo padre del Conte Teudice del territorio volterrano, ovvero di quel Conte Ildebrando che trovammo nel 17 novembre del 980, in Vignale di Maremma, per ricevere a livello dal vescovo di Lucca dieci case masserizie, o poderi di pertinenza della pieve di Sovigliana in Val di Cascina.
Ma per tornare alla dinastia dei conti di Soana di casa Aldobrandesca, non starò a rammentare il famoso Cardinale Ildebrandino di Soana salito nel 1073 sulla cattedra di S. Pietro col nome di Gregorio VII, mentre non mi è riescito trovare il suo nome nell’albero genealogico di quella prosapia; né debbo qui ripetere quanto fu detto di essa all’Articolo SANTA-FIORA, se non per nominare un vescovo di Soana, Viviano, che nell’ottobre 1208, assistè in Soana nel palazzo degli Aldobrandeschi al rogito del testamento dettato da Ildebrando degli Aldobrandeschi conte Palatino, nel quale atto si dichiarano eredi i diversi figli suoi, il primogenito de'quali appellavasi come il padre Ildebrandino, che si disse maggiore per distinguerlo da un altro fratello pupillo il quale ebbe nome di Ildebrandino minore.
Al conte Ildebrandino padre spetta un trattato inedito esistente nell' Arch.. Dipl. Sanese, concluso nel 14 novembre dell'anno 1203, fra esso conte e la Repubblica di Siena, riguardo allo stabilire il prezzo e la quantità del sale che alla Repubblica stessa doveva vendere il detto conte Ildebrandino di Soana come padrone di Grosseto e del suo distretto.
Questo documento frattanto servire potrebbe a confermare che innanzi il 1203 i conti Aldobrandeschi di Soana erano in guerra contro il Comune di Siena seguace del partito ghibellino, mentre dopo detto anno quei signori si unirono alla parte ghibellina, o imperiale, nella quale dovettero conservarsi nel maggio dell'anno 1221, quando cioè il conte Ildebrandino maggiore ottenne dall' Imperatore Federigo II un ampio privilegio speditogli da Messina.
Arroge a ciò una lega stabilita nell’ottobre di detto anno fra il Comune di Siena ed i conti Aldobrandeschi di Soana, per aiutarsi reciprocamente nelle guerre che fossero per insorgere contro di loro, salvo il Papa, l’Imperatore ed il Comune di Pisa. – (Arch. Diplom.
Sanese Tomo II delle Pergamene N.° 147 e 148) Quali fossero allora i feudatari soggetti ai conti Aldobrandeschi di Soana lo dimostra il diploma imperiale del 1221 col quale Federigo II, dopo aver confermato ai conti Aldobrandeschi la città di Grosseto, riconosceva come subfeudatari dei conti medesimi i nobili di casa Pannocchieschi, i fratelli di Valcortese, i signori di Sassoforte, Manto di Grosseto ed i conti Gherardeschi figli di Gherardo da Vignale, il conte Inghiramo da Biserno, Guido Visconte signore di Montalto, Ugolino figlio del Visconte di Campiglia, il conte Bonifazio di Civitella dell’Ardenghesca, con tutti di sua casa; Panfollia di Colle, Gregorio di San Gimignano; Cacciaconte e fratelli della Scialenga Rainaldo di Colle e tutti di sua famiglia , i Visdomini di Massa, Manetto de' Scolari (per Batignano) con i di lui fratelli; Bernardino di Magliano ed altri, i quali lutti in quel diploma sono chiamati fedeli dell' Imperatore e del Conte Ildebrandino di Soana e possessori di feudi che riconoscevano dal conte di Soana e dai suoi predecessori, ecc.
Dallo stesso conte ildebrandino maggiore nacquero i due fratelli Guglielmo e Bonifazio, genitori di due altri conti per nome similmente Ildebrandino, i quali furono autori di due contee separate; cioè, dal conte Guglielmo suddetto un Ildebrandino che fu stipite della branca di Soana, e dal fratello Bonifazio un altro conte Ildebrandino che divenne autore della branca di Santa- Fiora.
Nell’ARCH. DIPL. SAN. Tomo X. delle Pergamene (X.° 929) si conserva l'atto autentico di divis ione rogato nel di 11 dicembre 1274 presso il castellare di Monteruccoli dal notaro Pelistro di Graziano d'Orbetello, alla presenza di David vescovo di Soana e di altri nobili testimoni. Con quell'istrumento il conte Ildebrandino del fu Conte Bonifazio di Santa-Fiora da una parie ed il conte Ildebrandino del fu Conte Guglielmo di Soana dal1'altra parte, vennero alla divisione dei paesi e feudi del contado Aldobrandesco nel modo seguente: Di una parte fu assegnato al conte ildebrandino di Soana la città di questo nome, i castelli, abitanti, distretti e giurisdizioni di Pitigliano, Orbetello, Marsiliana, Sorano, e Vitozzo. Dall'altra parte furono destinati pel conte Ildebrandino di Santa-Fiora i castelli di Santa Fiora, Arcidosso, Selvena, Roccastrada, Campagnatico, Castiglion d'Orcia con i loro distretti ecc, oltre la porzione del Castello e curia di Monte-Massi spettante agli Aldobrandeschi, salvo il diritto sull’Argentiera di Selvena che il conte di Soana doveva percepirne la metà insieme col conte di Santa-Fiora.
Inoltre furono comprese in detta divisione molti altri luoghi, sui quali i conti Aldobrandeschi pretendevano avere delle ragioni. Tali erano Pian-Castagnajo, Aspretulo, Boceno, Castel di Marciano, Proceno, Castel del Piano, oltre gli affitti di Potentino, Monte Pinzutoli, Castiglioncello, Saturnia, Palmula, Ginestra, Montiano, Monte-Pescali, Suvereto, Giannutri e Castel d'Argentaro (salvo il diritto della contessa di Orbetello loro madre) gli affitti di Giuncarico, Tricosto, Capalbio, Montauto, Scansano, e Sassoforte; i diritti che gli Aldobrandeschi avevano in Pereta, in Roccalbegna, in Calegiano, in Tatti, Ravi, Cugnano, Pietra Rossa, sulle torri di Monte Tortoliano con Moscona; gli affitti d'Ischia e di Roselle, i diritti sopra Castel Marino nel Giglio, sopra Scerpenna, Manciano, Cinigiano, Cana, Triana, Stribugliano, Ansedonia, Pietra, Batignano, Stertigliano, Gerfalco, Castro, Monte-Merano, Sala, Montepetrella, ecc. con tulle le corti e giuspdronati delle chiese in quelle curie comprese, oltre il diritto del pedaggio, de' pascoli, ecc.
La qual divisione fra i conti Aldobrandeschi di Soana e quelli di Santa-Fiora restò conclusa nel modo seguente: « Che per tutte le Terre poste alla destra e al di qua dei fiume Ombrone fosse tenuto il conte di Soana a dividerle con l'altro di Santa-Fiora, e che anche la città di Grosseto con il suo distretto dovesse restare in comune fra i due rami Aldobrandeschi.
Inoltre furono esclusi da quell'atto i castelli delle Rocchette e di Scarlino, restando però convenuto di fare la divisione fra le terre, castelli ecc. che tenevano in feudo dall'abbate delle Tre Fontane. Finalmente anche i paesi della casa Aldobrandesca posti nel vescovato di Volterra, com’erano Radicondoli, Belforte, Monte- Gemoli, Monte-Guidi e Sillano, dovevano godersi in comune fra i due rami di conti.
A dare finalmente maggior validità all'istrumento di cotal divisione il conte Ildebrandino di Soana prometteva a quello ' di Santa-Fiora di ottenere fra due mesi l'approvazione dal Pontefice allora regnante.
Dopo cotest'atto il conte Ildebrandino di Soana diede facoltà a quello di Santa-Fiora di scegliere a piacere una delle due porzioni che voleva con i patti e condizioni ivi descritte; sicché quest' ultimo conte scelse e ricevè di sua parte, oltre i paesi sopra nominati, anche la Terra di Magliano con gli altri castelli, ville, e baronie ecc.
nominate nell'istrumento preindicato. All'incontro il Conte di Santa-Fiora rinunziò e cedè liberamente a quello di Soana la Terra di Pian-Castagnajo con molti altri paesi nell'istrumento di divisione designati.
All’Articolo Orbetello fu avvisato, che l'abbate delle Tre Fontane fino dal 1269 aveva investito a titolo di feudo il conte Ildebrandino, detto il Rosso, di Soana, della giurisdizione di Orbetello; la quale investitura fu poi nel 1286 rinnovata con la contessa Margherita di Soana figlia unica ed erede del conte lldebrandino prenominato.
Così all’Articolo SANTA-FIORA fu detto, che la contea Aldobrandesca toccata di parte al Conte Ildebrandino figlio del Conte Guglielmo di Soana, alla sua morte, che accadde nel 1284, pervenne intieramente nella detta sua figlia contessa Margherita, la quale si era impalmata al conte Guido di Monforte.
Da simile connubio nacque una sola figlia Anastasia, la qual donzella essendosi maritata al conte Romano di Gentile di Bertoldo Orsini portò in quella casa magnatizia di Roma tutta la contea di Soana.
Venuti i signori Orsini padroni dello stato Aldobrandesco, abbandonarono poco dopo l’antica residenza nella città etrusca di Soana divenuta infetta per malaria, e si stabilirono in Pitigliano dove fabbricarono la reggia ed un castello con molte fortificazioni. – Vedere PITIGLIANO, al cui Articolo fu accennata la serie de'conti Orsini di Soana, fino all'alienazione della contea al Granduca Ferdinando I, mediante contratto del 9 giugno 1604, confermato nel 10 ottobre del 1606 dal conte Bertoldo Orsini fratello del Conte Giovanni Antonio cessionario.
Un fatto che non merita di essere tralasciato mi sembra quello di avere i Soanesi, mentre erano vassalli de’conti Orsini, provocato nel 4 settembre 1477 una deliberazione dalla Signoria di Firenze, per la quale essi furono ammessi alla cittadinanza fiorentina. (ARCH. DELLE RIFORMAG. DI FIRENZE).
Ma la città di Soana che dava il nome ad un vasto territorio, e che conserva tuttora con la cattedrale il titolo al suo vescovato; quella città che per molti secoli fu residenza e capitale della più potente dinastia maremmana, dal secolo XIII in poi videsi di mano in mano abbandonata dai vescovi, dal capitolo , dai suoi principi e dai cittadini che familiarmente vi abitavano.
Gli storici sanesi all'anno 1410 ci avvisano che la loro Repubblica essendo in quell'anno in guerra col conte Bertoldo Orsini, con una mano delle sue masnade sorprese la città di Soana; e mediante la virtù, dice il Malevolti, di un tale Antonio Querciola da Lucignano, montato sopra la ripa della città dove non erano mura, e Seguitato da una parie dell’esercito, entrò in Soana, sicché senza opposizione di alcuno la città e la rocca stessa fu da quelle genti presto acquistata.
Accadde a questo tempo il fatto della campana maggiore che da questa cattedrale fu trasportata in Siena e collocata nel campanile del Duomo, dove si conserva tuttora col vocabolo della Sovana, Conferma cotesto vero una carta dell'Archivio di quell'Opera (N° 1391), riguardante una scrittura del 1411, con la quale l'operajo del Duomo di Siena domandava la somma di fiorini 300 d'oro per le spese occorrenti, oltre un numero di soldati, ad oggetto di potere trasportare a Siena la detta campana senza impedimento delle genti del conte Bertoldo Orsini e di chiunque altro; le quali domande furono dalla Signoria pienamente accordate. Che però la città di Soana fino d' allora da molti abitanti indigeni fosse stata abbandonata lo dichiarava lo storico prenominato, allorché ne avvisò, che i sindaci della città predetta con atto pubblico del 29 settembre 1414 sottomisero al Comune di Siena i pochi uomini restati in Soana, per cui i reggitori del Comune, sperando riparare a cotanto danno, concederono a chi tornava ad abitare in Soana privilegi ed esenzioni per 15 anni dai pubblici aggravj,oltre l'immunità per un egual periodo di tempo circa i debiti civili.
Ed avvegnaché in cotesta città erano rimasti soli 90 abitanti, la Signoria medesima ordinò a favore di quelle famiglie che vi fossero tornate stabilmente, di somministrar loro tre moggia di grano da restituire dopo un quinquennio, con varie altre franchigie e soccorsi pecuniarj. Dondechè in grazia di tali liberalità 75 di quelle famiglie tornarono in detta città, ed ebbero modo di rassettare le abbandonate abitazioni. Quindi il magistrato civico eletto per la conservazione di Soana, vedendo che questa cominciava a riempirsi di abitatori, diede ordine che si rifacesse o che si restaurasse il palazzo pubblico affinché potesse servire di abitazione al giusdicente.
Che infatti poco dopo risiedesse in Soana per il Comune di Siena un potestà, lo dimostra il fatto del 1431 , mentre vi esercitava l'uffizio di potestà Alberto Attesi e quello di castellano Nanni di Antonio Micheli, sotto dei quali i Sovanesi si ribellarono alla Repubblica di Siena per darsi al Conte Gentile figlio del fu conte Bertoldo Orsini.
Peraltro tre anni dopo la città di Soana col suo distretto riassoggettossi ai reggitori sanesi mediante accordo fatto tra la Signoria ed il Conte Gentile Orsini, il quale poi appena entrato in Soana fu ucciso improvvisamente da uno de' suoi abitanti. In conseguenza di ciò i Pitiglianesi corsero armati a Soana per vendicare la morte del loro signore, nella qual circostanza posero a ferro e fuoco il paese.
Uno degli ultimi documenti relativi a far conoscere che Soana anche nel secolo XVI era retta da un giusdicente sanese, esiste fra le carte della Badia di Ripoli, ora nell’Arch. Dipl. Fior, È un istrumento del 21 febbrajo 1544 rogato in Soana nel palazzo del potestà, in cui si tratta della vendila di una vigna posta nella corte o distretto della città di Soana in luogo appellato Prisca, o Poggio Prisca, luogo dove appunto nel 1843 furono scoperti, come dissi, degli avanzi di monumenti etruschi.
D'allora in poi cotesta città andò sempre più declinando in popolazione ed in materiale; talché la Signoria di Siena sotto di 30 maggio dell'anno 1542 scrisse al suo architetto Antonio Maria Lari, mende stava in Orbetello, affinché si recasse a Soana ad esaminare col gonfaloniere della città lo stato decadente della sua rocca, ed informasse la Signoria del modo e della spesa necessaria per restaurarla.
Nella risposta scritta da Soana li 6 giugno successivo il Lari avvisando la Signoria di Siena, dopo esaminati da cima a fondo tutti i bisogni di quella rocca, dichiarava che essa non potrebbe stare peggio di quello che sta, e che se non vi si riparava al più presto, sarebbe andata in malora in guisa da non poterla più abitare. – (GAYÈ, Carteggio inedito di Artisti, Vol. III.) Il Manni nell’illustrare un sigillo della Comunità di Soana ne diede l'impronta consistente in un leone rampante che tiene fra le granfie le chiavi di S. Pietro patrono della città, mentre è noto che il leone rampante era lo stemma degli Aldobrandeschi di Soana e dei conti Orsini loro successori.
Che la città predetta fosse in gran decadenza nel principio del secolo XV si è veduto più sopra, e che tale infortunio nel secolo successivo andasse sempre più aumentando lo dichiara la lettera della Signoria di Siena del 30 maggio 1542 e la risposta dell'ingegnere Anton Maria Lari.
Dondechè non deve recare sorpresa, se una crescente malsanità in quella contrada non permise nel secolo XVII ai Mainotti inviati dal Granduca Cosimo III, ne alla colonia de' Lorenesi trasportatavi nei primi anni del Granducato di Francesco II (verso il 1740) di potervisi stanziare e mantenere, talché tanto questi, come quelli scomparvero affatto dal numero de'viventi.
Dalla statistica numerica del 1745 apparisce, che allora esistevano in Soana 51 fa miglie di Lorenesi, e 14 di esse in Sorano; delle quali famiglie oggidì non si conosce più né anche la stirpe.
Le cause fisiche che di età in età, da cinque secoli a questa parte influire dovettero cotanto sulla malsanità di Soana, sembra a me, e credo sembrerà a molti altri, un mistero irresoluto, né fia esso cosi per fretta con soddisfazione risolubile da coloro che si occupano di proposito a trattare della malsanità delle Maremme. – Rispetto alla sua statistica topografica ne terrò parola all’Articolo SORANO, Comunità.
In quanto alle vicende storiche di Soana, dopo riunita al Granducato, rinvio il lettore all'Articolo PITIGLIANO; solamente ne incombe aggiungere, che la Comunità d i Soana fino al declinare del secolo passato, oltre le due parrocchie che tuttora si conservano dentro la città, comprendeva altri quattro popoli, cioè, di S. Martino al Poggiopelato, di S. Andrea a Montebuono, di S. Giovan Battista alla Villa dell' Elmo, e di S. Maria a Cortevecchia, altre volte detta a Cellena.
La statistica degli abitanti della Comu nità di Soana del 1545, stando ai dati del diligente Ettore Romagnoli ascendeva a 1732 persone, mentre quella del 1640 era ridotta a 495 abitanti. Nel 1745 le due parrocchie della città di Soana, comprese le famiglie venute di Lorena, contavano 252 individui, 69 dei quali indigeni e 183 forestieri.
Le stesse due parrocchie nel 1833 noveravano tutte insieme soli 64 popolani indigeni, i quali nel 1840 erano aumentati a 130, oltre gli avventizj che vi tornano nella fredda stagione. – Vedere il Quadro della popolazione della sua Diocesi e la Statistica medica della Maremma per l'anno 1842 del dottor Antonio Salvagnoli.
SOANA, o SOVANA (DIOCESI DI). – L’istituzione di cotesta chiesa matrice non deve essere più antica del secolo VII dell' Era Cristiana, tostochè, se Soana innanzi quella età avesse avuto vescovo, il Pontefice S. Gregorio Magno non avrebbe tralasciato di nominarlo nella lettera che diresse ai due maestri dei militi comandanti un esercito del greco imperatore nel Lazio, destinati a far fronte all'invasione del duca Longobardo di Spoleto, il qual duca cercava al pari de' Greci l’amicizia del popolo di Soana.
Serve di appoggio a tale congettura il non trovare in Soana rammentato alcun vescovo innanzi il regno di Rotari, tostochè il primo diocesano dì questa città comparisce in Maurizio che nel 680 si firmò al sesto concilio Costantinopolitano Episcopus Suaneasis.
Fino d'allora la Diocesi di Soana, modellandosi sul perimetro della diocesi civile, doveva abbracciare il contado che i gastaldi longobardi allora governavano, avendo dal lato di ostro e scirocco la Diocesi e contado di Toscanella; dirimpetto a levante e grecale il contado e Diocesi di Castro, ora di Acquapendente; di fronte a settentrione-grecale la Diocesi e contado di Chiusi; di faccia a maestrale e ponente il contado e Diocesi di Roselle, e da ponente a ostro il mare Mediterraneo comprese le isolette del Giglio e di Giannutri, oltre il Promontorio Argentaro.
All’Articolo ORBETELLO (Volume III. pag. 676) fu indicata una sentenza pronunziata nel 1230 dal delegato pontificio che staccò dalla giurisdizione vescovile di Soana il popolo di Orbetello per assegnarlo al superiore del Monastero delle Tre Fontane, i di cui abbati commendatarj lo conservano tuttora con la cura dell'Isola del Giglio e l'altra del Porto S. Stefano, l'ultima delle quali fu cappellania della pieve d’Orbetello.
L' Ughelli diede la serie dei vescovi di Soana, a partire da un ignoto ves covo (Taddino) cui successe Maurizio fino all'anno 1720, alla qual serie mi sembra che si debbano aggiungere alcuni altri, come sarebbe per esempio quel vescovo P. (forse Pietro) che intorno al 1073 assisteva Rodolfo vescovo di Siena nella funzione relativa alla collocazione del corpo di S. Severo sull’altare di S.
Sebastiano, situato sotto la confessione dell'antico Duomo di Siena. – (Pecci, de ’Vescovi, e Arcivescovi di Siena).
Alla stessa serie deve aggiungersi pure quel Viviano che fu vescovo di Soana nel principio del secolo XIII, e che nel 1308 fu presente al testamento dettato in Soana nel proprio palazzo dal conte Ildebrandino. Fra le carte della Badia Amiatina esiste un istrumento del 3 febbrajo 1380, rogato nella chiesa cattedrale di S. Pietro di Soana, ed una sentenza del 7 marzo successivo, pro nunziata nel palazzo vescovile di Soana dal suo vescovo David. – (ARCH. DIPL. FIOR.) Cotesta Diocesi conta quattro chiese collegiate, oltre la cattedrale di Soana rifabbricata semplice ma grandiosa dal vescovo Ranieri verso la metà del secolo XI; lo che venne dichiarato dal Pontefice Niccolo II in una bolla del 37 aprile 1061 diretta a Vitale preposto di quel capitolo nell'atto di confermare a quel clero varj beni e privilegi.– (MURATORI Ant. M. Aevi., Diss. 62). Il capitolo di Soana ha quattro canonici con una sola dignità, quella del preposto, che è pure il parroco della cattedrale Fra le 4 chiese collegiate havvi quella insigne di Pitigliano dichiarata in quest'anno concattedrale. – Nella stessa Diocesi esis tono 46 parrocchie, come risulta dal Quadro che segue qui appresso.
QUADRO delle 46 parrocchie comprese nella DIOCESI DI SOANA con la loro popolazione a quattro epoche diverse (N.B. Manca l’epoca del 1640, quando la contea di Soana era sempre feudale) 1. nome del luogo: Aquila, titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria (Pieve), abitanti anno 1745 n° 244, abitanti anno 1833 n° 160, abitanti anno 1840 n° 151, abitanti anno 1843 n° 200 2. nome del luogo: Cana, titolo della chiesa parrocchiale: S. Martino (Pieve), abitanti anno 1745 n° 306, abitanti anno 1833 n° 542, abitanti anno 1840 n° 618, abitanti anno 1843 n° 585 3. nome del luogo: Capalbio (1), titolo della chiesa parrocchiale: S. Niccolò (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 202, abitanti anno 1840 n° 318, abitanti anno 1843 n° 322 4. nome del luogo: Capanne di Saturnia, titolo della chiesa parrocchiale: Visitazione di Maria (Pieve), abitanti anno 1745 n° 142, abitanti anno 1833 n° 247, abitanti anno 1840 n° 246, abitanti anno 1843 n° 233 5. nome del luogo: Capanne di Grosseto ossia la Grancia, titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria (Pieve), abitanti anno 1745 n° 21, abitanti anno 1833 n° 10, abitanti anno 1840 n° 26, abitanti anno 1843 n° 22 6. nome del luogo: Castell’Azzara, titolo della chiesa parrocchiale: S. Niccolò (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 534, abitanti anno 1833 n° 835, abitanti anno 1840 n° 959, abitanti anno 1843 n° 960 7. nome del luogo: Castell’Ottieri, titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 220, abitanti anno 1833 n° 198, abitanti anno 1840 n° 213, abitanti anno 1843 n° 234 8. nome del luogo: Catabbio, titolo della chiesa parrocchiale: S. Lucia (Pieve), abitanti anno 1745 n° 109, abitanti anno 1833 n° 214, abitanti anno 1840 n° 236, abitanti anno 1843 n° 207 9. nome del luogo: Cellena già in Cortevecchia, titolo della chiesa parrocchiale: SS. Annunziata (Pieve), abitanti anno 1745 n° 67, abitanti anno 1833 n° 79, abitanti anno 1840 n° 96, abitanti anno 1843 n° 95 10. nome del luogo: Villa dell’Elmo, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Decollato (Pieve), abitanti anno 1745 n° 110, abitanti anno 1833 n° 245, abitanti anno 1840 n° 269, abitanti anno 1843 n° 295 11. nome del luogo: Magliano, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista (Pieve), abitanti anno 1745 n° 158, abitanti anno 1833 n° 328, abitanti anno 1840 n° 343, abitanti anno 1843 n° 431 12. nome del luogo: Manciano (2), titolo della chiesa parrocchiale: S. Leonardo (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 382, abitanti anno 1833 n° 1348, abitanti anno 1840 n° 1520, abitanti anno 1843 n° 1515 13. nome del luogo: Monte Buono, titolo della chiesa parrocchiale: S. Andrea (Pieve), abitanti anno 1745 n° 199, abitanti anno 1833 n° 299, abitanti anno 1840 n° 322, abitanti anno 1843 n° 309 14. nome del luogo: Monte Merano, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giorgio (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 421, abitanti anno 1833 n° 605, abitanti anno 1840 n° 628, abitanti anno 1843 n° 623 15. nome del luogo: Monte Vitozzo, titolo della chiesa parrocchiale: S. Jacopo Maggiore (Pieve), abitanti anno 1745 n° 276, abitanti anno 1833 n° 304, abitanti anno 1840 n° 352, abitanti anno 1843 n° 372 16. nome del luogo: Montiano e l’Alberese, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista (Pieve), abitanti anno 1745 n° 125, abitanti anno 1833 n° 392, abitanti anno 1840 n° 338, abitanti anno 1843 n° 333 17. nome del luogo: Montorgiali, titolo della chiesa parrocchiale: S. Biagio Martire (Pieve), abitanti anno 1745 n° 386, abitanti anno 1833 n° 273, abitanti anno 1840 n° 498, abitanti anno 1843 n° 318 18. nome del luogo: Montorio (3), titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria (Cura), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 169, abitanti anno 1840 n° 208, abitanti anno 1843 n° 180 19. nome del luogo: Murci, titolo della chiesa parrocchiale: S. Domenico (Pieve), abitanti anno 1745 n° 206, abitanti anno 1833 n° 518, abitanti anno 1840 n° 547, abitanti anno 1843 n° 499 20. nome del luogo: Pancole (4), titolo della chiesa parrocchiale: Nome di Maria (Pieve), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 233, abitanti anno 1840 n° 260, abitanti anno 1843 n° 252 21. nome del luogo: Pereta, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista (Pieve), abitanti anno 1745 n° 222, abitanti anno 1833 n° 362, abitanti anno 1840 n° 416, abitanti anno 1843 n° 420 22. nome del luogo: Petricci (5), titolo della chiesa parrocchiale: S. Giuseppe (Pieve), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 380, abitanti anno 1840 n° 406, abitanti anno 1843 n° 404 23. nome del luogo: Pian Castagnajo, titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Assunta (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 1125, abitanti anno 1833 n° 2623, abitanti anno 1840 n° 2849, abitanti anno 1843 n° 2794 24. nome del luogo: PITIGLIANO sede vescovile, titolo della chiesa parrocchiale: SS. Pietro e Paolo (insigne Collegiata e Concattedrale), abitanti anno 1745 n° 2326, abitanti anno 1833 n° 3193, abitanti anno 1840 n° 3420, abitanti anno 1843 n° 3513 25. nome del luogo: Poggio Ferro (6), titolo della chiesa parrocchiale: S. Croce (Pieve), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 301, abitanti anno 1840 n° 302, abitanti anno 1843 n° 293 26. nome del luogo: Polveraja giaà al Cotone, titolo della chiesa parrocchiale: S. Matteo (Pieve), abitanti anno 1745 n° 137, abitanti anno 1833 n° 302, abitanti anno 1840 n° 322, abitanti anno 1843 n° 368 27. nome del luogo: Port’Ercole (7), titolo della chiesa parrocchiale: S. Erasmo (Collegiata ed Arcipretura), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 391, abitanti anno 1840 n° 491, abitanti anno 1843 n° 496 28. nome del luogo: Roccalbegna, titolo della chiesa parrocchiale: SS. Pietro e Paolo (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 548, abitanti anno 1833 n° 569, abitanti anno 1840 n° 627, abitanti anno 1843 n° 603 29. nome del luogo: Rocchette di Fazio, titolo della chiesa parrocchiale: S. Cristina (Pieve), abitanti anno 1745 n° 95, abitanti anno 1833 n° 156, abitanti anno 1840 n° 221, abitanti anno 1843 n° 220 30. nome del luogo: S. Giovanni delle Contee, titolo della chiesa parrocchiale: S. Caterina della Ruota (Pieve), abitanti anno 1745 n° 160, abitanti anno 1833 n° 299, abitanti anno 1840 n° 357, abitanti anno 1843 n° 386 31. nome del luogo: S. Martino al Poggio Pelato, titolo della chiesa parrocchiale: S. Martino (Pieve), abitanti anno 1745 n° 62, abitanti anno 1833 n° 168, abitanti anno 1840 n° 196, abitanti anno 1843 n° 187 32. nome del luogo: Samprugnano, titolo della chiesa parrocchiale: SS. Vincenzio e Anastas io (Pieve), abitanti anno 1745 n° 510, abitanti anno 1833 n° 585, abitanti anno 1840 n° 659, abitanti anno 1843 n° 615 33. nome del luogo: S. Quirico o Quirichino , titolo della chiesa parrocchiale: S. Quirico (Pieve), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 379, abitanti anno 1840 n° 449, abitanti anno 1843 n° 432 34. nome del luogo: S. Valentino, titolo della chiesa parrocchiale: S. Valentino (Cura), abitanti anno 1745 n° 115, abitanti anno 1833 n° 217, abitanti anno 1840 n° 254, abitanti anno 1843 n° 263 35. nome del luogo: Saturnia, titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Maddalena (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 89, abitanti anno 1833 n° 173, abitanti anno 1840 n° 169, abitanti anno 1843 n° 1575 36. nome del luogo: Scansano, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista (Prepositura e Collegiata), abitanti anno 1745 n° 1247, abitanti anno 1833 n° 1516, abitanti anno 1840 n° 1683, abitanti anno 1843 n° 1575 37. nome del luogo: Selva, titolo della chiesa parrocchiale: S. Stefano Protomartire (Cura), abitanti anno 1745 n° 267, abitanti anno 1833 n° 476, abitanti anno 1840 n° 511, abitanti anno 1843 n° 542 38. nome del luogo: Selvena, titolo della chiesa parrocchiale: S. Niccolò (Pieve), abitanti anno 1745 n° 263, abitanti anno 1833 n° 333, abitanti anno 1840 n° 363, abitanti anno 1843 n° 398 39. nome del luogo: Sforzesca, titolo della chiesa parrocchiale: S. Gregorio Magno (Pieve), abitanti anno 1745 n° 32, abitanti anno 1833 n° 30, abitanti anno 1840 n° 34, abitanti anno 1843 n° 34 40. nome del luogo: SOANA o SOVANA Città, titolo della chiesa parrocchiale: SS. Pietro e Paolo (Cattedrale con Prepositura), abitanti anno 1745 n° 57, abitanti anno 1833 n° 28, abitanti anno 1840 n° 55, abitanti anno 1843 n° 68 41. nome del luogo: SOANA o SOVANA Città, titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria e S. Mamiliano (Pieve), abitanti anno 1745 n° 59, abitanti anno 1833 n° 36, abitanti anno 1840 n° 75, abitanti anno 1843 n° 42 42. nome del luogo: Sorano, titolo della chiesa parrocchiale: S. Niccolò (Prepositura e Collegiata), abitanti anno 1745 n° 798, abitanti anno 1833 n° 1115, abitanti anno 1840 n° 1208, abitanti anno 1843 n° 1083 43. nome del luogo: Stribugliano, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista (Pieve), abitanti anno 1745 n° 264, abitanti anno 1833 n° 348, abitanti anno 1840 n° 354, abitanti anno 1843 n° 376 44. nome del luogo: Telamone (9), titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Assunta (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 157, abitanti anno 1840 n° 167, abitanti anno 1843 n° 173 45. nome del luogo: Triana, titolo della chiesa parrocchiale: S. Bernardino (Pieve), abitanti anno 1745 n° 332, abitanti anno 1833 n° 262, abitanti anno 1840 n° 274, abitanti anno 1843 n° 279 46. nome del luogo: Vallerona (10), titolo della chiesa parrocchiale: S. Pio Papa e Martire (Pieve), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 722, abitanti anno 1840 n° 715, abitanti anno 1843 n° 735 Totale abitanti anno 1745: n° 12214 Totale abitanti anno 1833: n° 21322 Totale abitanti anno 1840: n° 24725 Totale abitanti anno 1843: n° 24465 (1) Capalbio nel 1745 apparteneva alla Diocesi di Castro in Acquapendente, fu permutata nel 1786 con la parrocchia di Procedo dell’antica Diocesi di Soana.
(2) Nel 1786 Manciano fu staccato dalla Diocesi di Acquapendente, già di Castro, e permutato con il popolo di Onano che spettava alla Diocesi di Soana.
(3) La cura di Montorio non esiste nel catalogo del 1745 di questa Diocesi.
(4) Pancole prima del 1785 era cappellania sottoposta alla pieve di Montorgiali.
(5) La parrocchia di Petricci fino al 1785 era cappellania curata dipendente dal pievano di Samprugnano.
(6) La cura di Poggio Ferro prima del 1785 era cappellania compresa nella pieve di Scansano.
(7) La popolazione di Port’Ercole nel 1745 non è registrata, perché allora era compresa nei RR. Presidj di Napoli.
(8) La cura di S. Quirico a S. Quirichino innanzi il 1785 era cappellania sotto la pieve di S. Maria dell’Aquila.
(9) Anche di Talamone s’ignora la popolazione del 1745, perché la sua cura a quel tempo era sotto il dominio dei RR. Presidj di Napoli.
(10) Vallerona fino al 1805 fu cappellania sottoposta all’Arciprete di Roccalbegna.
Risiede in una pianura ch'è 500 braccia superiore al livello del mare Mediterraneo sopra un terreno di tufa vulcanica solcato profondamente intorno da due fossi, Calesino e Picciolana, che poco lungi da Soana si vuotano a ponente nel fiume Fiora.
Questa città già forte per posizione quasi isolata, per le sue mura, e per la gente che l'abitava; questa città che continuava a governarsi con le proprie leggi quando vi arrivarono i Longobardi; che per lunga età fu residenza de'proprj gastaldi, de'vescovi e di una potente prosapia di Conti; questa città che nell'estate del 1240 fu capace di far fronte ad un esercito di Federigo II e a sostenere un assedio, è ridotta in cotanto misero stato che la sua popolazione nel 1833 non oltrepassava 64 persone.
Diceva a ragione il Santi, che l’ambito considerabile delle sue mura, le strade dirette e parallele, lunghe circa mezzo miglio e fiancheggiate da numerose case, ora semidirute, o affatto rovinate, gli avanzi del cassero, del palazzo de'suoi Conti e di un acquidotto, tuttociò mostrerebbe abbastanza nello scheletro stesso di Soana, che essa fu grande e ragguardevole, quando l'istoria e la tradizione non lo assicurassero. Al che aggiungasi qualmente la sua cattedrale, edificata verso la metà del secolo XI, di una capacità piuttosto vasta, manifesterebbe che non tanto poca allora esser doveva la popolazione di questo paese che ora a buon diritto può chiamarsi la città di Geremia.
Inoltre avvertirò, che Soana non solo essere doveva florida al tempo degli Etruschi e dei Romani, ma ancora sotto il dominio de'Longobardi, de'Carolingi e degli Ottoni, siccome lo dimostra più che la tradizione la sua storia politica ed ecclesiastica.
Non risalirò ai tempi antichissimi, poiché se di tutte le città dell’Etruria con grande parsimonia fu discorso dagli scrittori del Lazio, di questa di Soana fu detto tanto poco da non ne saper quasi nulla innanzi la conquista che ne fece la Repubblica di Roma, e solamente uno scrittore italiano vissuto nel primo secolo dell'Era Cristiana (C. Plinio il Vecchio) lasciò scritto, che Soana fu una delle romane colonie.
Di alcuni monumenti sepolcrali, trovati nel 1843 nelle colline un miglio toscano e mezzo circa a maestro di Soana, fu fatta menzione nel Bullettino dell'istituto di corrispondenza archeologica di Roma nel settembre del 1843, dove lo scuopritore inglese signor Ainsley dava la notizia di aver trovato nei luoghi denominati il Poggio Prisca, la grotta Pola, la Fontana, o in quelle vicinanze molti avanzi di monumenti antichi, ch'egli non dubitò di crederli sepolcreti etruschi tagliati nel tufo; talché in quella sua lettera conclude: non essergli altrove occorsa cotanta varietà quanto in Soana di sepolcri scolpiti, su molti de'quali sono iscrizioni (suppongo etrusche) di poche parole. « Ciò » non pertanto (termina il sig. Ainsley) » non mi venne fatto di scuoprire resto veruno di etrusche mura».
Dal primo al sesto secolo di Gesù Cristo abbiamo una lacuna insormontabile per la mancanza di scrittori toscani, e la necessità di leggerne gli avvenimenti in istorici loro nemici, o veneratori di Roma, i quali, diceva il Pignoni, non ci danno mai a vedere i popoli Etruschi sotto un bell'aspetto. Gli abitanti di varie città di questa provincia avendo ottenuto l'onore della cittadinanza romana a poco a poco ne presero l'indole, i costumi ed i sentimenti. Da quel tempo pertanto le vicende degli Etruschi in generale e de'Soanesi in particolare si confondono con quelle di Roma, finché dopo ruinato il romano impero torna a sentirsi parlare di Soana governata con leggi proprie.
– Testimone di quest'ultimo fato è S. Gregorio Magno in una lettera scritta li 10 maggio dell' Indizione X, (anno 593) a Maurizio e Vitaliano comandanti un esercito de' greci nel Lazio.
Neppure ho dati sufficienti per assicurare che quel Conte Ildebrando fratello di Geremia vescovo di Lucca figlio dell'abate Eriprando, fosse l'autore de'conti Aldobrandeschi, tanto più che eglino non compariscono di origine longobarda, ma sivvero di legge salica, siccome lo indicava una membrana autografa del giugno 1114 citata all'Articolo SANTA-FIORA (Volume V. pagina 144); e nettampoco dirò che eglino derivassero da quel marchese Lamberto marito della contessa Ermengarda, il quale nel 973, stando nel suo castello di Valiano presso Campagnatico, oppignorò per 10000 lire 45 corti e castelli con chiese che possedeva nei contadi di Chiusi, Castro, Toscanella, Soana, Roselle, Populonia, Parma, e Gavi nella Liguria; gioverebbe bensì alla storia qualora si sapesse sotto qual legge viveva quell'Oberto mondualdo della contessa Ermengarda, stata moglie del predetto marchese Lamberto, il quale Oberto assistè al contralto del 17 aprile 989, allorché la stessa vedova riacquistò dal prete Ropprando per le 10000 lire le 45 corti oppignorate nel 973 dal Marchese Lamberto stato di lei marito. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte Amiatine).
In tutti i casi se i conti Aldobrandeschi di Soana erano di origine salica non dovevano aver che fare con il conte Gherardo del contado volterrano che fu padre di un altro Conte Gherardo signor del Castello di Serena presso la Terra di Chiusdino, tostochè quest'ultimo nell'atto di fondazione (anno 1004) della Badia di Serena si dichiarava di legge longobarda. Era questi probabilmente fratello di un altro Conte Ildebrando che trovammo rammentato in nn istrumento lucchese del 17 novembre 980, rogato in Vignale nella Val di Cornia, ed in una membrana del 29 giugno 988 esistente nell' Archivio Borghesi-Bichi di Siena.
Non debbo omettere frattanto il nome di un conte Rodolfo che visse nel principio del secolo XI, probabilmente di origine salica, siccome lo fa dubitare una carta del dì 8 febbrajo 1020 scritta nel monastero di Monteverdi, con la quale donna Perisinda chiamata Betizia figlia di Tursinglo di nazione francese, e però vivente a legge salica, donò al Monastero di S. Pietro a Palazzuolo presso Monteverdi quattro case massarizie per rimedio dell'anima sua, di quella del conte Rodolfo e della contessa Ermengarda di lui moglie, non che di Matilda e d'Imilda figlie del conte Rodolfo prenominato. – (ARCH. DIPL. SAN.) A buon conto con quest’atto si viene a scuoprire un altro conte maremmano per nome Rodolfo che fa marito di una contessa. Ermengarda, e perciò diverso dal conte Rodolfo del contado rosellense che fu marito della contessa Willa e padre del Conte Ildebrando mondualdo della madre nell’anno 1007 Vedere BADIA A SPUGNA, e Grosseto.
Contuttociò ignoro ancora se il Conte Rodolfo marito d'Ermengarda era fratello di quel Conte Gherardo padre del Conte Teudice del territorio volterrano, ovvero di quel Conte Ildebrando che trovammo nel 17 novembre del 980, in Vignale di Maremma, per ricevere a livello dal vescovo di Lucca dieci case masserizie, o poderi di pertinenza della pieve di Sovigliana in Val di Cascina.
Ma per tornare alla dinastia dei conti di Soana di casa Aldobrandesca, non starò a rammentare il famoso Cardinale Ildebrandino di Soana salito nel 1073 sulla cattedra di S. Pietro col nome di Gregorio VII, mentre non mi è riescito trovare il suo nome nell’albero genealogico di quella prosapia; né debbo qui ripetere quanto fu detto di essa all’Articolo SANTA-FIORA, se non per nominare un vescovo di Soana, Viviano, che nell’ottobre 1208, assistè in Soana nel palazzo degli Aldobrandeschi al rogito del testamento dettato da Ildebrando degli Aldobrandeschi conte Palatino, nel quale atto si dichiarano eredi i diversi figli suoi, il primogenito de'quali appellavasi come il padre Ildebrandino, che si disse maggiore per distinguerlo da un altro fratello pupillo il quale ebbe nome di Ildebrandino minore.
Al conte Ildebrandino padre spetta un trattato inedito esistente nell' Arch.. Dipl. Sanese, concluso nel 14 novembre dell'anno 1203, fra esso conte e la Repubblica di Siena, riguardo allo stabilire il prezzo e la quantità del sale che alla Repubblica stessa doveva vendere il detto conte Ildebrandino di Soana come padrone di Grosseto e del suo distretto.
Questo documento frattanto servire potrebbe a confermare che innanzi il 1203 i conti Aldobrandeschi di Soana erano in guerra contro il Comune di Siena seguace del partito ghibellino, mentre dopo detto anno quei signori si unirono alla parte ghibellina, o imperiale, nella quale dovettero conservarsi nel maggio dell'anno 1221, quando cioè il conte Ildebrandino maggiore ottenne dall' Imperatore Federigo II un ampio privilegio speditogli da Messina.
Arroge a ciò una lega stabilita nell’ottobre di detto anno fra il Comune di Siena ed i conti Aldobrandeschi di Soana, per aiutarsi reciprocamente nelle guerre che fossero per insorgere contro di loro, salvo il Papa, l’Imperatore ed il Comune di Pisa. – (Arch. Diplom.
Sanese Tomo II delle Pergamene N.° 147 e 148) Quali fossero allora i feudatari soggetti ai conti Aldobrandeschi di Soana lo dimostra il diploma imperiale del 1221 col quale Federigo II, dopo aver confermato ai conti Aldobrandeschi la città di Grosseto, riconosceva come subfeudatari dei conti medesimi i nobili di casa Pannocchieschi, i fratelli di Valcortese, i signori di Sassoforte, Manto di Grosseto ed i conti Gherardeschi figli di Gherardo da Vignale, il conte Inghiramo da Biserno, Guido Visconte signore di Montalto, Ugolino figlio del Visconte di Campiglia, il conte Bonifazio di Civitella dell’Ardenghesca, con tutti di sua casa; Panfollia di Colle, Gregorio di San Gimignano; Cacciaconte e fratelli della Scialenga Rainaldo di Colle e tutti di sua famiglia , i Visdomini di Massa, Manetto de' Scolari (per Batignano) con i di lui fratelli; Bernardino di Magliano ed altri, i quali lutti in quel diploma sono chiamati fedeli dell' Imperatore e del Conte Ildebrandino di Soana e possessori di feudi che riconoscevano dal conte di Soana e dai suoi predecessori, ecc.
Dallo stesso conte ildebrandino maggiore nacquero i due fratelli Guglielmo e Bonifazio, genitori di due altri conti per nome similmente Ildebrandino, i quali furono autori di due contee separate; cioè, dal conte Guglielmo suddetto un Ildebrandino che fu stipite della branca di Soana, e dal fratello Bonifazio un altro conte Ildebrandino che divenne autore della branca di Santa- Fiora.
Nell’ARCH. DIPL. SAN. Tomo X. delle Pergamene (X.° 929) si conserva l'atto autentico di divis ione rogato nel di 11 dicembre 1274 presso il castellare di Monteruccoli dal notaro Pelistro di Graziano d'Orbetello, alla presenza di David vescovo di Soana e di altri nobili testimoni. Con quell'istrumento il conte Ildebrandino del fu Conte Bonifazio di Santa-Fiora da una parie ed il conte Ildebrandino del fu Conte Guglielmo di Soana dal1'altra parte, vennero alla divisione dei paesi e feudi del contado Aldobrandesco nel modo seguente: Di una parte fu assegnato al conte ildebrandino di Soana la città di questo nome, i castelli, abitanti, distretti e giurisdizioni di Pitigliano, Orbetello, Marsiliana, Sorano, e Vitozzo. Dall'altra parte furono destinati pel conte Ildebrandino di Santa-Fiora i castelli di Santa Fiora, Arcidosso, Selvena, Roccastrada, Campagnatico, Castiglion d'Orcia con i loro distretti ecc, oltre la porzione del Castello e curia di Monte-Massi spettante agli Aldobrandeschi, salvo il diritto sull’Argentiera di Selvena che il conte di Soana doveva percepirne la metà insieme col conte di Santa-Fiora.
Inoltre furono comprese in detta divisione molti altri luoghi, sui quali i conti Aldobrandeschi pretendevano avere delle ragioni. Tali erano Pian-Castagnajo, Aspretulo, Boceno, Castel di Marciano, Proceno, Castel del Piano, oltre gli affitti di Potentino, Monte Pinzutoli, Castiglioncello, Saturnia, Palmula, Ginestra, Montiano, Monte-Pescali, Suvereto, Giannutri e Castel d'Argentaro (salvo il diritto della contessa di Orbetello loro madre) gli affitti di Giuncarico, Tricosto, Capalbio, Montauto, Scansano, e Sassoforte; i diritti che gli Aldobrandeschi avevano in Pereta, in Roccalbegna, in Calegiano, in Tatti, Ravi, Cugnano, Pietra Rossa, sulle torri di Monte Tortoliano con Moscona; gli affitti d'Ischia e di Roselle, i diritti sopra Castel Marino nel Giglio, sopra Scerpenna, Manciano, Cinigiano, Cana, Triana, Stribugliano, Ansedonia, Pietra, Batignano, Stertigliano, Gerfalco, Castro, Monte-Merano, Sala, Montepetrella, ecc. con tulle le corti e giuspdronati delle chiese in quelle curie comprese, oltre il diritto del pedaggio, de' pascoli, ecc.
La qual divisione fra i conti Aldobrandeschi di Soana e quelli di Santa-Fiora restò conclusa nel modo seguente: « Che per tutte le Terre poste alla destra e al di qua dei fiume Ombrone fosse tenuto il conte di Soana a dividerle con l'altro di Santa-Fiora, e che anche la città di Grosseto con il suo distretto dovesse restare in comune fra i due rami Aldobrandeschi.
Inoltre furono esclusi da quell'atto i castelli delle Rocchette e di Scarlino, restando però convenuto di fare la divisione fra le terre, castelli ecc. che tenevano in feudo dall'abbate delle Tre Fontane. Finalmente anche i paesi della casa Aldobrandesca posti nel vescovato di Volterra, com’erano Radicondoli, Belforte, Monte- Gemoli, Monte-Guidi e Sillano, dovevano godersi in comune fra i due rami di conti.
A dare finalmente maggior validità all'istrumento di cotal divisione il conte Ildebrandino di Soana prometteva a quello ' di Santa-Fiora di ottenere fra due mesi l'approvazione dal Pontefice allora regnante.
Dopo cotest'atto il conte Ildebrandino di Soana diede facoltà a quello di Santa-Fiora di scegliere a piacere una delle due porzioni che voleva con i patti e condizioni ivi descritte; sicché quest' ultimo conte scelse e ricevè di sua parte, oltre i paesi sopra nominati, anche la Terra di Magliano con gli altri castelli, ville, e baronie ecc.
nominate nell'istrumento preindicato. All'incontro il Conte di Santa-Fiora rinunziò e cedè liberamente a quello di Soana la Terra di Pian-Castagnajo con molti altri paesi nell'istrumento di divisione designati.
All’Articolo Orbetello fu avvisato, che l'abbate delle Tre Fontane fino dal 1269 aveva investito a titolo di feudo il conte Ildebrandino, detto il Rosso, di Soana, della giurisdizione di Orbetello; la quale investitura fu poi nel 1286 rinnovata con la contessa Margherita di Soana figlia unica ed erede del conte lldebrandino prenominato.
Così all’Articolo SANTA-FIORA fu detto, che la contea Aldobrandesca toccata di parte al Conte Ildebrandino figlio del Conte Guglielmo di Soana, alla sua morte, che accadde nel 1284, pervenne intieramente nella detta sua figlia contessa Margherita, la quale si era impalmata al conte Guido di Monforte.
Da simile connubio nacque una sola figlia Anastasia, la qual donzella essendosi maritata al conte Romano di Gentile di Bertoldo Orsini portò in quella casa magnatizia di Roma tutta la contea di Soana.
Venuti i signori Orsini padroni dello stato Aldobrandesco, abbandonarono poco dopo l’antica residenza nella città etrusca di Soana divenuta infetta per malaria, e si stabilirono in Pitigliano dove fabbricarono la reggia ed un castello con molte fortificazioni. – Vedere PITIGLIANO, al cui Articolo fu accennata la serie de'conti Orsini di Soana, fino all'alienazione della contea al Granduca Ferdinando I, mediante contratto del 9 giugno 1604, confermato nel 10 ottobre del 1606 dal conte Bertoldo Orsini fratello del Conte Giovanni Antonio cessionario.
Un fatto che non merita di essere tralasciato mi sembra quello di avere i Soanesi, mentre erano vassalli de’conti Orsini, provocato nel 4 settembre 1477 una deliberazione dalla Signoria di Firenze, per la quale essi furono ammessi alla cittadinanza fiorentina. (ARCH. DELLE RIFORMAG. DI FIRENZE).
Ma la città di Soana che dava il nome ad un vasto territorio, e che conserva tuttora con la cattedrale il titolo al suo vescovato; quella città che per molti secoli fu residenza e capitale della più potente dinastia maremmana, dal secolo XIII in poi videsi di mano in mano abbandonata dai vescovi, dal capitolo , dai suoi principi e dai cittadini che familiarmente vi abitavano.
Gli storici sanesi all'anno 1410 ci avvisano che la loro Repubblica essendo in quell'anno in guerra col conte Bertoldo Orsini, con una mano delle sue masnade sorprese la città di Soana; e mediante la virtù, dice il Malevolti, di un tale Antonio Querciola da Lucignano, montato sopra la ripa della città dove non erano mura, e Seguitato da una parie dell’esercito, entrò in Soana, sicché senza opposizione di alcuno la città e la rocca stessa fu da quelle genti presto acquistata.
Accadde a questo tempo il fatto della campana maggiore che da questa cattedrale fu trasportata in Siena e collocata nel campanile del Duomo, dove si conserva tuttora col vocabolo della Sovana, Conferma cotesto vero una carta dell'Archivio di quell'Opera (N° 1391), riguardante una scrittura del 1411, con la quale l'operajo del Duomo di Siena domandava la somma di fiorini 300 d'oro per le spese occorrenti, oltre un numero di soldati, ad oggetto di potere trasportare a Siena la detta campana senza impedimento delle genti del conte Bertoldo Orsini e di chiunque altro; le quali domande furono dalla Signoria pienamente accordate. Che però la città di Soana fino d' allora da molti abitanti indigeni fosse stata abbandonata lo dichiarava lo storico prenominato, allorché ne avvisò, che i sindaci della città predetta con atto pubblico del 29 settembre 1414 sottomisero al Comune di Siena i pochi uomini restati in Soana, per cui i reggitori del Comune, sperando riparare a cotanto danno, concederono a chi tornava ad abitare in Soana privilegi ed esenzioni per 15 anni dai pubblici aggravj,oltre l'immunità per un egual periodo di tempo circa i debiti civili.
Ed avvegnaché in cotesta città erano rimasti soli 90 abitanti, la Signoria medesima ordinò a favore di quelle famiglie che vi fossero tornate stabilmente, di somministrar loro tre moggia di grano da restituire dopo un quinquennio, con varie altre franchigie e soccorsi pecuniarj. Dondechè in grazia di tali liberalità 75 di quelle famiglie tornarono in detta città, ed ebbero modo di rassettare le abbandonate abitazioni. Quindi il magistrato civico eletto per la conservazione di Soana, vedendo che questa cominciava a riempirsi di abitatori, diede ordine che si rifacesse o che si restaurasse il palazzo pubblico affinché potesse servire di abitazione al giusdicente.
Che infatti poco dopo risiedesse in Soana per il Comune di Siena un potestà, lo dimostra il fatto del 1431 , mentre vi esercitava l'uffizio di potestà Alberto Attesi e quello di castellano Nanni di Antonio Micheli, sotto dei quali i Sovanesi si ribellarono alla Repubblica di Siena per darsi al Conte Gentile figlio del fu conte Bertoldo Orsini.
Peraltro tre anni dopo la città di Soana col suo distretto riassoggettossi ai reggitori sanesi mediante accordo fatto tra la Signoria ed il Conte Gentile Orsini, il quale poi appena entrato in Soana fu ucciso improvvisamente da uno de' suoi abitanti. In conseguenza di ciò i Pitiglianesi corsero armati a Soana per vendicare la morte del loro signore, nella qual circostanza posero a ferro e fuoco il paese.
Uno degli ultimi documenti relativi a far conoscere che Soana anche nel secolo XVI era retta da un giusdicente sanese, esiste fra le carte della Badia di Ripoli, ora nell’Arch. Dipl. Fior, È un istrumento del 21 febbrajo 1544 rogato in Soana nel palazzo del potestà, in cui si tratta della vendila di una vigna posta nella corte o distretto della città di Soana in luogo appellato Prisca, o Poggio Prisca, luogo dove appunto nel 1843 furono scoperti, come dissi, degli avanzi di monumenti etruschi.
D'allora in poi cotesta città andò sempre più declinando in popolazione ed in materiale; talché la Signoria di Siena sotto di 30 maggio dell'anno 1542 scrisse al suo architetto Antonio Maria Lari, mende stava in Orbetello, affinché si recasse a Soana ad esaminare col gonfaloniere della città lo stato decadente della sua rocca, ed informasse la Signoria del modo e della spesa necessaria per restaurarla.
Nella risposta scritta da Soana li 6 giugno successivo il Lari avvisando la Signoria di Siena, dopo esaminati da cima a fondo tutti i bisogni di quella rocca, dichiarava che essa non potrebbe stare peggio di quello che sta, e che se non vi si riparava al più presto, sarebbe andata in malora in guisa da non poterla più abitare. – (GAYÈ, Carteggio inedito di Artisti, Vol. III.) Il Manni nell’illustrare un sigillo della Comunità di Soana ne diede l'impronta consistente in un leone rampante che tiene fra le granfie le chiavi di S. Pietro patrono della città, mentre è noto che il leone rampante era lo stemma degli Aldobrandeschi di Soana e dei conti Orsini loro successori.
Che la città predetta fosse in gran decadenza nel principio del secolo XV si è veduto più sopra, e che tale infortunio nel secolo successivo andasse sempre più aumentando lo dichiara la lettera della Signoria di Siena del 30 maggio 1542 e la risposta dell'ingegnere Anton Maria Lari.
Dondechè non deve recare sorpresa, se una crescente malsanità in quella contrada non permise nel secolo XVII ai Mainotti inviati dal Granduca Cosimo III, ne alla colonia de' Lorenesi trasportatavi nei primi anni del Granducato di Francesco II (verso il 1740) di potervisi stanziare e mantenere, talché tanto questi, come quelli scomparvero affatto dal numero de'viventi.
Dalla statistica numerica del 1745 apparisce, che allora esistevano in Soana 51 fa miglie di Lorenesi, e 14 di esse in Sorano; delle quali famiglie oggidì non si conosce più né anche la stirpe.
Le cause fisiche che di età in età, da cinque secoli a questa parte influire dovettero cotanto sulla malsanità di Soana, sembra a me, e credo sembrerà a molti altri, un mistero irresoluto, né fia esso cosi per fretta con soddisfazione risolubile da coloro che si occupano di proposito a trattare della malsanità delle Maremme. – Rispetto alla sua statistica topografica ne terrò parola all’Articolo SORANO, Comunità.
In quanto alle vicende storiche di Soana, dopo riunita al Granducato, rinvio il lettore all'Articolo PITIGLIANO; solamente ne incombe aggiungere, che la Comunità d i Soana fino al declinare del secolo passato, oltre le due parrocchie che tuttora si conservano dentro la città, comprendeva altri quattro popoli, cioè, di S. Martino al Poggiopelato, di S. Andrea a Montebuono, di S. Giovan Battista alla Villa dell' Elmo, e di S. Maria a Cortevecchia, altre volte detta a Cellena.
La statistica degli abitanti della Comu nità di Soana del 1545, stando ai dati del diligente Ettore Romagnoli ascendeva a 1732 persone, mentre quella del 1640 era ridotta a 495 abitanti. Nel 1745 le due parrocchie della città di Soana, comprese le famiglie venute di Lorena, contavano 252 individui, 69 dei quali indigeni e 183 forestieri.
Le stesse due parrocchie nel 1833 noveravano tutte insieme soli 64 popolani indigeni, i quali nel 1840 erano aumentati a 130, oltre gli avventizj che vi tornano nella fredda stagione. – Vedere il Quadro della popolazione della sua Diocesi e la Statistica medica della Maremma per l'anno 1842 del dottor Antonio Salvagnoli.
SOANA, o SOVANA (DIOCESI DI). – L’istituzione di cotesta chiesa matrice non deve essere più antica del secolo VII dell' Era Cristiana, tostochè, se Soana innanzi quella età avesse avuto vescovo, il Pontefice S. Gregorio Magno non avrebbe tralasciato di nominarlo nella lettera che diresse ai due maestri dei militi comandanti un esercito del greco imperatore nel Lazio, destinati a far fronte all'invasione del duca Longobardo di Spoleto, il qual duca cercava al pari de' Greci l’amicizia del popolo di Soana.
Serve di appoggio a tale congettura il non trovare in Soana rammentato alcun vescovo innanzi il regno di Rotari, tostochè il primo diocesano dì questa città comparisce in Maurizio che nel 680 si firmò al sesto concilio Costantinopolitano Episcopus Suaneasis.
Fino d'allora la Diocesi di Soana, modellandosi sul perimetro della diocesi civile, doveva abbracciare il contado che i gastaldi longobardi allora governavano, avendo dal lato di ostro e scirocco la Diocesi e contado di Toscanella; dirimpetto a levante e grecale il contado e Diocesi di Castro, ora di Acquapendente; di fronte a settentrione-grecale la Diocesi e contado di Chiusi; di faccia a maestrale e ponente il contado e Diocesi di Roselle, e da ponente a ostro il mare Mediterraneo comprese le isolette del Giglio e di Giannutri, oltre il Promontorio Argentaro.
All’Articolo ORBETELLO (Volume III. pag. 676) fu indicata una sentenza pronunziata nel 1230 dal delegato pontificio che staccò dalla giurisdizione vescovile di Soana il popolo di Orbetello per assegnarlo al superiore del Monastero delle Tre Fontane, i di cui abbati commendatarj lo conservano tuttora con la cura dell'Isola del Giglio e l'altra del Porto S. Stefano, l'ultima delle quali fu cappellania della pieve d’Orbetello.
L' Ughelli diede la serie dei vescovi di Soana, a partire da un ignoto ves covo (Taddino) cui successe Maurizio fino all'anno 1720, alla qual serie mi sembra che si debbano aggiungere alcuni altri, come sarebbe per esempio quel vescovo P. (forse Pietro) che intorno al 1073 assisteva Rodolfo vescovo di Siena nella funzione relativa alla collocazione del corpo di S. Severo sull’altare di S.
Sebastiano, situato sotto la confessione dell'antico Duomo di Siena. – (Pecci, de ’Vescovi, e Arcivescovi di Siena).
Alla stessa serie deve aggiungersi pure quel Viviano che fu vescovo di Soana nel principio del secolo XIII, e che nel 1308 fu presente al testamento dettato in Soana nel proprio palazzo dal conte Ildebrandino. Fra le carte della Badia Amiatina esiste un istrumento del 3 febbrajo 1380, rogato nella chiesa cattedrale di S. Pietro di Soana, ed una sentenza del 7 marzo successivo, pro nunziata nel palazzo vescovile di Soana dal suo vescovo David. – (ARCH. DIPL. FIOR.) Cotesta Diocesi conta quattro chiese collegiate, oltre la cattedrale di Soana rifabbricata semplice ma grandiosa dal vescovo Ranieri verso la metà del secolo XI; lo che venne dichiarato dal Pontefice Niccolo II in una bolla del 37 aprile 1061 diretta a Vitale preposto di quel capitolo nell'atto di confermare a quel clero varj beni e privilegi.– (MURATORI Ant. M. Aevi., Diss. 62). Il capitolo di Soana ha quattro canonici con una sola dignità, quella del preposto, che è pure il parroco della cattedrale Fra le 4 chiese collegiate havvi quella insigne di Pitigliano dichiarata in quest'anno concattedrale. – Nella stessa Diocesi esis tono 46 parrocchie, come risulta dal Quadro che segue qui appresso.
QUADRO delle 46 parrocchie comprese nella DIOCESI DI SOANA con la loro popolazione a quattro epoche diverse (N.B. Manca l’epoca del 1640, quando la contea di Soana era sempre feudale) 1. nome del luogo: Aquila, titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria (Pieve), abitanti anno 1745 n° 244, abitanti anno 1833 n° 160, abitanti anno 1840 n° 151, abitanti anno 1843 n° 200 2. nome del luogo: Cana, titolo della chiesa parrocchiale: S. Martino (Pieve), abitanti anno 1745 n° 306, abitanti anno 1833 n° 542, abitanti anno 1840 n° 618, abitanti anno 1843 n° 585 3. nome del luogo: Capalbio (1), titolo della chiesa parrocchiale: S. Niccolò (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 202, abitanti anno 1840 n° 318, abitanti anno 1843 n° 322 4. nome del luogo: Capanne di Saturnia, titolo della chiesa parrocchiale: Visitazione di Maria (Pieve), abitanti anno 1745 n° 142, abitanti anno 1833 n° 247, abitanti anno 1840 n° 246, abitanti anno 1843 n° 233 5. nome del luogo: Capanne di Grosseto ossia la Grancia, titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria (Pieve), abitanti anno 1745 n° 21, abitanti anno 1833 n° 10, abitanti anno 1840 n° 26, abitanti anno 1843 n° 22 6. nome del luogo: Castell’Azzara, titolo della chiesa parrocchiale: S. Niccolò (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 534, abitanti anno 1833 n° 835, abitanti anno 1840 n° 959, abitanti anno 1843 n° 960 7. nome del luogo: Castell’Ottieri, titolo della chiesa parrocchiale: S. Bartolommeo (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 220, abitanti anno 1833 n° 198, abitanti anno 1840 n° 213, abitanti anno 1843 n° 234 8. nome del luogo: Catabbio, titolo della chiesa parrocchiale: S. Lucia (Pieve), abitanti anno 1745 n° 109, abitanti anno 1833 n° 214, abitanti anno 1840 n° 236, abitanti anno 1843 n° 207 9. nome del luogo: Cellena già in Cortevecchia, titolo della chiesa parrocchiale: SS. Annunziata (Pieve), abitanti anno 1745 n° 67, abitanti anno 1833 n° 79, abitanti anno 1840 n° 96, abitanti anno 1843 n° 95 10. nome del luogo: Villa dell’Elmo, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Decollato (Pieve), abitanti anno 1745 n° 110, abitanti anno 1833 n° 245, abitanti anno 1840 n° 269, abitanti anno 1843 n° 295 11. nome del luogo: Magliano, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista (Pieve), abitanti anno 1745 n° 158, abitanti anno 1833 n° 328, abitanti anno 1840 n° 343, abitanti anno 1843 n° 431 12. nome del luogo: Manciano (2), titolo della chiesa parrocchiale: S. Leonardo (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 382, abitanti anno 1833 n° 1348, abitanti anno 1840 n° 1520, abitanti anno 1843 n° 1515 13. nome del luogo: Monte Buono, titolo della chiesa parrocchiale: S. Andrea (Pieve), abitanti anno 1745 n° 199, abitanti anno 1833 n° 299, abitanti anno 1840 n° 322, abitanti anno 1843 n° 309 14. nome del luogo: Monte Merano, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giorgio (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 421, abitanti anno 1833 n° 605, abitanti anno 1840 n° 628, abitanti anno 1843 n° 623 15. nome del luogo: Monte Vitozzo, titolo della chiesa parrocchiale: S. Jacopo Maggiore (Pieve), abitanti anno 1745 n° 276, abitanti anno 1833 n° 304, abitanti anno 1840 n° 352, abitanti anno 1843 n° 372 16. nome del luogo: Montiano e l’Alberese, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista (Pieve), abitanti anno 1745 n° 125, abitanti anno 1833 n° 392, abitanti anno 1840 n° 338, abitanti anno 1843 n° 333 17. nome del luogo: Montorgiali, titolo della chiesa parrocchiale: S. Biagio Martire (Pieve), abitanti anno 1745 n° 386, abitanti anno 1833 n° 273, abitanti anno 1840 n° 498, abitanti anno 1843 n° 318 18. nome del luogo: Montorio (3), titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria (Cura), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 169, abitanti anno 1840 n° 208, abitanti anno 1843 n° 180 19. nome del luogo: Murci, titolo della chiesa parrocchiale: S. Domenico (Pieve), abitanti anno 1745 n° 206, abitanti anno 1833 n° 518, abitanti anno 1840 n° 547, abitanti anno 1843 n° 499 20. nome del luogo: Pancole (4), titolo della chiesa parrocchiale: Nome di Maria (Pieve), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 233, abitanti anno 1840 n° 260, abitanti anno 1843 n° 252 21. nome del luogo: Pereta, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista (Pieve), abitanti anno 1745 n° 222, abitanti anno 1833 n° 362, abitanti anno 1840 n° 416, abitanti anno 1843 n° 420 22. nome del luogo: Petricci (5), titolo della chiesa parrocchiale: S. Giuseppe (Pieve), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 380, abitanti anno 1840 n° 406, abitanti anno 1843 n° 404 23. nome del luogo: Pian Castagnajo, titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Assunta (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 1125, abitanti anno 1833 n° 2623, abitanti anno 1840 n° 2849, abitanti anno 1843 n° 2794 24. nome del luogo: PITIGLIANO sede vescovile, titolo della chiesa parrocchiale: SS. Pietro e Paolo (insigne Collegiata e Concattedrale), abitanti anno 1745 n° 2326, abitanti anno 1833 n° 3193, abitanti anno 1840 n° 3420, abitanti anno 1843 n° 3513 25. nome del luogo: Poggio Ferro (6), titolo della chiesa parrocchiale: S. Croce (Pieve), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 301, abitanti anno 1840 n° 302, abitanti anno 1843 n° 293 26. nome del luogo: Polveraja giaà al Cotone, titolo della chiesa parrocchiale: S. Matteo (Pieve), abitanti anno 1745 n° 137, abitanti anno 1833 n° 302, abitanti anno 1840 n° 322, abitanti anno 1843 n° 368 27. nome del luogo: Port’Ercole (7), titolo della chiesa parrocchiale: S. Erasmo (Collegiata ed Arcipretura), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 391, abitanti anno 1840 n° 491, abitanti anno 1843 n° 496 28. nome del luogo: Roccalbegna, titolo della chiesa parrocchiale: SS. Pietro e Paolo (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 548, abitanti anno 1833 n° 569, abitanti anno 1840 n° 627, abitanti anno 1843 n° 603 29. nome del luogo: Rocchette di Fazio, titolo della chiesa parrocchiale: S. Cristina (Pieve), abitanti anno 1745 n° 95, abitanti anno 1833 n° 156, abitanti anno 1840 n° 221, abitanti anno 1843 n° 220 30. nome del luogo: S. Giovanni delle Contee, titolo della chiesa parrocchiale: S. Caterina della Ruota (Pieve), abitanti anno 1745 n° 160, abitanti anno 1833 n° 299, abitanti anno 1840 n° 357, abitanti anno 1843 n° 386 31. nome del luogo: S. Martino al Poggio Pelato, titolo della chiesa parrocchiale: S. Martino (Pieve), abitanti anno 1745 n° 62, abitanti anno 1833 n° 168, abitanti anno 1840 n° 196, abitanti anno 1843 n° 187 32. nome del luogo: Samprugnano, titolo della chiesa parrocchiale: SS. Vincenzio e Anastas io (Pieve), abitanti anno 1745 n° 510, abitanti anno 1833 n° 585, abitanti anno 1840 n° 659, abitanti anno 1843 n° 615 33. nome del luogo: S. Quirico o Quirichino , titolo della chiesa parrocchiale: S. Quirico (Pieve), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 379, abitanti anno 1840 n° 449, abitanti anno 1843 n° 432 34. nome del luogo: S. Valentino, titolo della chiesa parrocchiale: S. Valentino (Cura), abitanti anno 1745 n° 115, abitanti anno 1833 n° 217, abitanti anno 1840 n° 254, abitanti anno 1843 n° 263 35. nome del luogo: Saturnia, titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Maddalena (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° 89, abitanti anno 1833 n° 173, abitanti anno 1840 n° 169, abitanti anno 1843 n° 1575 36. nome del luogo: Scansano, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista (Prepositura e Collegiata), abitanti anno 1745 n° 1247, abitanti anno 1833 n° 1516, abitanti anno 1840 n° 1683, abitanti anno 1843 n° 1575 37. nome del luogo: Selva, titolo della chiesa parrocchiale: S. Stefano Protomartire (Cura), abitanti anno 1745 n° 267, abitanti anno 1833 n° 476, abitanti anno 1840 n° 511, abitanti anno 1843 n° 542 38. nome del luogo: Selvena, titolo della chiesa parrocchiale: S. Niccolò (Pieve), abitanti anno 1745 n° 263, abitanti anno 1833 n° 333, abitanti anno 1840 n° 363, abitanti anno 1843 n° 398 39. nome del luogo: Sforzesca, titolo della chiesa parrocchiale: S. Gregorio Magno (Pieve), abitanti anno 1745 n° 32, abitanti anno 1833 n° 30, abitanti anno 1840 n° 34, abitanti anno 1843 n° 34 40. nome del luogo: SOANA o SOVANA Città, titolo della chiesa parrocchiale: SS. Pietro e Paolo (Cattedrale con Prepositura), abitanti anno 1745 n° 57, abitanti anno 1833 n° 28, abitanti anno 1840 n° 55, abitanti anno 1843 n° 68 41. nome del luogo: SOANA o SOVANA Città, titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria e S. Mamiliano (Pieve), abitanti anno 1745 n° 59, abitanti anno 1833 n° 36, abitanti anno 1840 n° 75, abitanti anno 1843 n° 42 42. nome del luogo: Sorano, titolo della chiesa parrocchiale: S. Niccolò (Prepositura e Collegiata), abitanti anno 1745 n° 798, abitanti anno 1833 n° 1115, abitanti anno 1840 n° 1208, abitanti anno 1843 n° 1083 43. nome del luogo: Stribugliano, titolo della chiesa parrocchiale: S. Giovanni Battista (Pieve), abitanti anno 1745 n° 264, abitanti anno 1833 n° 348, abitanti anno 1840 n° 354, abitanti anno 1843 n° 376 44. nome del luogo: Telamone (9), titolo della chiesa parrocchiale: S. Maria Assunta (Arcipretura), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 157, abitanti anno 1840 n° 167, abitanti anno 1843 n° 173 45. nome del luogo: Triana, titolo della chiesa parrocchiale: S. Bernardino (Pieve), abitanti anno 1745 n° 332, abitanti anno 1833 n° 262, abitanti anno 1840 n° 274, abitanti anno 1843 n° 279 46. nome del luogo: Vallerona (10), titolo della chiesa parrocchiale: S. Pio Papa e Martire (Pieve), abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 722, abitanti anno 1840 n° 715, abitanti anno 1843 n° 735 Totale abitanti anno 1745: n° 12214 Totale abitanti anno 1833: n° 21322 Totale abitanti anno 1840: n° 24725 Totale abitanti anno 1843: n° 24465 (1) Capalbio nel 1745 apparteneva alla Diocesi di Castro in Acquapendente, fu permutata nel 1786 con la parrocchia di Procedo dell’antica Diocesi di Soana.
(2) Nel 1786 Manciano fu staccato dalla Diocesi di Acquapendente, già di Castro, e permutato con il popolo di Onano che spettava alla Diocesi di Soana.
(3) La cura di Montorio non esiste nel catalogo del 1745 di questa Diocesi.
(4) Pancole prima del 1785 era cappellania sottoposta alla pieve di Montorgiali.
(5) La parrocchia di Petricci fino al 1785 era cappellania curata dipendente dal pievano di Samprugnano.
(6) La cura di Poggio Ferro prima del 1785 era cappellania compresa nella pieve di Scansano.
(7) La popolazione di Port’Ercole nel 1745 non è registrata, perché allora era compresa nei RR. Presidj di Napoli.
(8) La cura di S. Quirico a S. Quirichino innanzi il 1785 era cappellania sotto la pieve di S. Maria dell’Aquila.
(9) Anche di Talamone s’ignora la popolazione del 1745, perché la sua cura a quel tempo era sotto il dominio dei RR. Presidj di Napoli.
(10) Vallerona fino al 1805 fu cappellania sottoposta all’Arciprete di Roccalbegna.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1843, Volume V, p. 410.
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