VALENTINA (TENUTA DELLA)

nel littorale di Talamone.

– Era un tenimento che occupare doveva una parte de’ poggi dell’Uccellina e della Bella Marsilia, compreso nel distretto di Collecchio, già nella cura di S.
Pietro a Capao, da molti secoli distrutta e riunita a quella di Talamone, nella Comunità e Giurisdizione di Orbetello, Diocesi di Soana, Compartimento di Grosseto.
Uno dei documenti che indica i possessori di cotesta Valentina consiste in una lettera del 22 giugno 1243 diretta dall’Imperatore Federigo II a Pandolfo da Fasianella allora suo capitano generale in Toscana, con la quale gli ordina di aver cura affinché non fossero molestati i monaci della Badia del Mont’Amiata nel possesso della Valentina, a cui erano annesse selve e pasture.
Finalmente l’abate del Monastero Amiatino mediante un suo monaco a ciò deputato, per istrumento del 25 luglio 1303 rogato nel Castello di Santa Fiora, concedè per 29 anni a locazione al conte Palatino Ildebrandino Novello di Santa Fiora il tenimento della Valentina posto nel distretto di Collecchio per l’annuo fitto di lire 50 cortonesi, a condizione peraltro che i monaci della Badia Amiatina vi potessero mandare a pascolare un numero di bestie, con altri patti ivi espressi. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte citate e ARCH. DIPL. SAN. T. XVI delle Pergamene N.°1333.) – Vedere TALAMONE, e UCCELLINA.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1843, Volume V, p. 629.