BIFORCO DI MARRADI
in Val di Lamone.
Castellare con sottoposta borgata fra il popolo di S. Lorenzo a Marradi e quello di S. Jacopo a Cardeto, nella Comunità Giurisdizione e mezzo miglio toscano a libeccio di Marradi, Diocesi di Faenza, Compartimento di Firenze.
La rocca di Biforco, detta il Castellaccio, è posta sul cono di un’alta rupe di macigno presso all’imboccatura dei torrenti di Valbura e di Campigno, i quali si maritano costà col fiume Lamone. Appellasi questo Biforco di sopra, mentre la sottostante borgata lungo la strada provinciale di Faenza porta il nome di Biforco di sotto, e costituisce il subborgo meridionale di Marradi, dove esiste una bella chiesa con il soppresso convento dei frati Serviti sotto l’invocazione della SS. Annunziata.
Il castello di Biforco, era uno fra i molti posseduto dai conti Guidi, registrato nei privilegi a questa famiglia concessi dagl’imperatori Arrigo VI e Federigo II.
Fu tra Castiglione e Biforco, dove alloggiò, nel 1358, il capitano Lando alla vigilia dell’assalto dato al temuto suo esercito dai villani del sovrastante Appennino, inviluppando e facendo prigione il conte istesso nelle anguste gole fra Biforco e il passo delle Scalette. (M.
VILLANI Cron. Fior.).
La rocca di Biforco, detta il Castellaccio, è posta sul cono di un’alta rupe di macigno presso all’imboccatura dei torrenti di Valbura e di Campigno, i quali si maritano costà col fiume Lamone. Appellasi questo Biforco di sopra, mentre la sottostante borgata lungo la strada provinciale di Faenza porta il nome di Biforco di sotto, e costituisce il subborgo meridionale di Marradi, dove esiste una bella chiesa con il soppresso convento dei frati Serviti sotto l’invocazione della SS. Annunziata.
Il castello di Biforco, era uno fra i molti posseduto dai conti Guidi, registrato nei privilegi a questa famiglia concessi dagl’imperatori Arrigo VI e Federigo II.
Fu tra Castiglione e Biforco, dove alloggiò, nel 1358, il capitano Lando alla vigilia dell’assalto dato al temuto suo esercito dai villani del sovrastante Appennino, inviluppando e facendo prigione il conte istesso nelle anguste gole fra Biforco e il passo delle Scalette. (M.
VILLANI Cron. Fior.).
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 326.
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