CALAMECCA
nella montagna di Pistoja.
Villaggio già castello con antica pieve (S. Miniato) alla sorgente della Pescia maggiore, nella Comunità e 3 miglia toscane a ostro di Piteglio, Giurisdizione di S. Marcello, Diocesi di Pistoja, Compartimento di Firenze.
Vi ebbe podere sino dai tempi longobardici un nobile pistojese (Winifredo di Willerado), il quale nel 766 assegnò in dote alla chiesa di S. Maria al Ponte, da esso fondata, fra molte altre sostanze la sua selva dominicale di Calamecca, con altre 4 case e poderi dell’istessa contrada lavorati da uomini romani (ossia coloni) di Calamecca.
Calamecca aveva un forte castello stato rasato dai Pistojesi, circa l’anno 1182, per avere quegli abitanti lungo tempo resistito e negato di arrendersi ai Reggitori di quella Repubblica, siccome questi giurare dovettero di abbatterlo a tenore della rubrica 135 dell’antico Statuto di Pistoja. (ZACCARIA, Anecd. Pistor.) Alla pieve di Calamecca per la stessa ragione furono tolti gli onori di chiesa plebana, sino a che le fu restituito il fonte battesimale, senza però alcun altro popolo ad essa soggetto.
L’attuale pieve di Calamecca è grande, ha tre corpi con colonne di pietre, e di architettura gotico-italiana.
Di qua pare che traessero il cognome alcuni celebri scultori, architetti e pittori: Antonio Calamech, di cui parlano con lode il Vasari nella vita del Buonarroti, e l’opera moderna sugli artis ti più rinomati di Messina, dove Antonio Calamech da Carrara si recò col fratello e coi nipoti, lasciando tutti colà fama di valenti scultori, pittori e architetti in molte opere descritte nella Guida di Messina.
La pieve di Calamecca conta 456 abitanti.
Vi ebbe podere sino dai tempi longobardici un nobile pistojese (Winifredo di Willerado), il quale nel 766 assegnò in dote alla chiesa di S. Maria al Ponte, da esso fondata, fra molte altre sostanze la sua selva dominicale di Calamecca, con altre 4 case e poderi dell’istessa contrada lavorati da uomini romani (ossia coloni) di Calamecca.
Calamecca aveva un forte castello stato rasato dai Pistojesi, circa l’anno 1182, per avere quegli abitanti lungo tempo resistito e negato di arrendersi ai Reggitori di quella Repubblica, siccome questi giurare dovettero di abbatterlo a tenore della rubrica 135 dell’antico Statuto di Pistoja. (ZACCARIA, Anecd. Pistor.) Alla pieve di Calamecca per la stessa ragione furono tolti gli onori di chiesa plebana, sino a che le fu restituito il fonte battesimale, senza però alcun altro popolo ad essa soggetto.
L’attuale pieve di Calamecca è grande, ha tre corpi con colonne di pietre, e di architettura gotico-italiana.
Di qua pare che traessero il cognome alcuni celebri scultori, architetti e pittori: Antonio Calamech, di cui parlano con lode il Vasari nella vita del Buonarroti, e l’opera moderna sugli artis ti più rinomati di Messina, dove Antonio Calamech da Carrara si recò col fratello e coi nipoti, lasciando tutti colà fama di valenti scultori, pittori e architetti in molte opere descritte nella Guida di Messina.
La pieve di Calamecca conta 456 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 383.
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