DOCCIA presso FIESOLE
Piccolo convento di Francescani, attualmente ridotto a casa di campagna, nel popolo, Comunità Giurisdizione Diocesi e circa un miglio a scirocco di Fiesole, Compartimento di Firenze.
Risiede in costa presso le scaturigini del torrentello Affrico, sopra la strada di Majano di dove si vagheggiano i deliziosi colli fiesolani e la popolatissima valle di Firenze, la cui città è a 3 miglia a libeccio di Doccia.
Fu in origine una casa privata con podere e bosco annesso che Niccolò di Roberto Davanzati comprò nel 1411 da Zanobi di Salvi Benintendi, e che tre anni dopo assegnò a un penitente romito di quell’età, fr. Francesco detto da Scarlino, sebbene nato a Firenze e oriundo di Linari in Val d’Elsa: Il quale fr. Francesco per mezzo di elemosine ivi fabbricò un piccolo eremo con cappella sotto il titolo di S. Michele, dove raccolse alcuni suoi compagni romiti Terziarj Francescanj, i quali confermarono il padronato del luogo alla famiglia Davanzati.
Nello scorrere degli anni una porzione di quei Terziarj passo in altro conventino fuori di porta la Croce, e solo quattro di essi restarono alla Doccia. Ma essendo stato ucciso nel 1483, fr. Ciardo da un suo compagno che era ministro in quel luogo, il convento di Doccia fu offerto dalla famiglia Davanzati ai PP. Minori Osservanti, che vi entrarono in possesso nel 1486, dopo aver ottenuta l’approvazione e un breve dal pontefice Innocenzo VIII.
Tanto il convento quanto la chiesa di Doccia furono restaurati e abbelliti nella fine del secolo XVI con disegno lasciato, al dir di alcuni, dal divino Buonarroti sotto la direzione di Santi di Tito; del quale ultimo artista è pure la tavola che tuttora esiste all’altar maggiore, rappresentante la crocifissione.
Fu questo convento soppresso nel 1808, e alienato nel 1817 a possidente privato, che nel convertirlo ad uso di casa di campagna procurò di conservare al fabbricato l’antica forma, tanto nel materiale quanto nei suoi annessi.
Cosicché quell’edifizio fa sempre da lungi bella comparsa con la lunga sua loggia basata sulla rupe di macigno, per mezzo della quale si passa nell’orto e nel bosco veramente romantico di cipressi, spartito di comodi viali, e cinto di tutte le parti di mura.
Lo stemma dei Davanzati esiste tuttora nella facciata e nel piccolo chiostro. Un’arme di marmo sopra un’arca trovavasi nella cappella gentilizia di quella famiglia sopra il sepolcro del celebre giureconsulto, e uomo di stato cavalier Giuliano Davanzati, figlio del fondatore del convento di Doccia.
Poco al di sotto di Doccia risiede la chiesina di S.
Maurizio, riedificata dai fondamenti nel 1520 da Francesco Minerbetti arcivescovo di Sassari, quando vi fece costruire due case di campagna, in una delle quali abitò S. Luigi, allorché, nel 1577, Pier Francesco del Turco condusse l’Angelico Gonzaga a Firenze.
In seguito con le entrate di questo oratorio di formò la prebenda di un canonicato ab extra eretto nella cattedrale di Fiesole, di padronato della famiglia Minerbetti.
Risiede in costa presso le scaturigini del torrentello Affrico, sopra la strada di Majano di dove si vagheggiano i deliziosi colli fiesolani e la popolatissima valle di Firenze, la cui città è a 3 miglia a libeccio di Doccia.
Fu in origine una casa privata con podere e bosco annesso che Niccolò di Roberto Davanzati comprò nel 1411 da Zanobi di Salvi Benintendi, e che tre anni dopo assegnò a un penitente romito di quell’età, fr. Francesco detto da Scarlino, sebbene nato a Firenze e oriundo di Linari in Val d’Elsa: Il quale fr. Francesco per mezzo di elemosine ivi fabbricò un piccolo eremo con cappella sotto il titolo di S. Michele, dove raccolse alcuni suoi compagni romiti Terziarj Francescanj, i quali confermarono il padronato del luogo alla famiglia Davanzati.
Nello scorrere degli anni una porzione di quei Terziarj passo in altro conventino fuori di porta la Croce, e solo quattro di essi restarono alla Doccia. Ma essendo stato ucciso nel 1483, fr. Ciardo da un suo compagno che era ministro in quel luogo, il convento di Doccia fu offerto dalla famiglia Davanzati ai PP. Minori Osservanti, che vi entrarono in possesso nel 1486, dopo aver ottenuta l’approvazione e un breve dal pontefice Innocenzo VIII.
Tanto il convento quanto la chiesa di Doccia furono restaurati e abbelliti nella fine del secolo XVI con disegno lasciato, al dir di alcuni, dal divino Buonarroti sotto la direzione di Santi di Tito; del quale ultimo artista è pure la tavola che tuttora esiste all’altar maggiore, rappresentante la crocifissione.
Fu questo convento soppresso nel 1808, e alienato nel 1817 a possidente privato, che nel convertirlo ad uso di casa di campagna procurò di conservare al fabbricato l’antica forma, tanto nel materiale quanto nei suoi annessi.
Cosicché quell’edifizio fa sempre da lungi bella comparsa con la lunga sua loggia basata sulla rupe di macigno, per mezzo della quale si passa nell’orto e nel bosco veramente romantico di cipressi, spartito di comodi viali, e cinto di tutte le parti di mura.
Lo stemma dei Davanzati esiste tuttora nella facciata e nel piccolo chiostro. Un’arme di marmo sopra un’arca trovavasi nella cappella gentilizia di quella famiglia sopra il sepolcro del celebre giureconsulto, e uomo di stato cavalier Giuliano Davanzati, figlio del fondatore del convento di Doccia.
Poco al di sotto di Doccia risiede la chiesina di S.
Maurizio, riedificata dai fondamenti nel 1520 da Francesco Minerbetti arcivescovo di Sassari, quando vi fece costruire due case di campagna, in una delle quali abitò S. Luigi, allorché, nel 1577, Pier Francesco del Turco condusse l’Angelico Gonzaga a Firenze.
In seguito con le entrate di questo oratorio di formò la prebenda di un canonicato ab extra eretto nella cattedrale di Fiesole, di padronato della famiglia Minerbetti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 11.
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