GAGGIO o GAGIO

(Gajum e Gagium) nell’Appennino di Pistoja, Valle del Bisenzio, popolo di S.

Michele a Treppio, Comunità e circa 2 miglia toscane a settentrione di Cantagallo, Giurisdizione di Vernio, Diocesi di Pis toja, Compartimento di Firenze.
I vocaboli di Gaggio, Gajo, Cajo, Caggiolo, Gajole, ec.
applicati dai Longobardi ai boschi con pascoli, sono conservati ad alcune località, che furono, o che sono tuttora foreste con naturali pasture. Ciò lo dichiara meglio di ogni altra scrittura un diploma del 21 maggio 1014 dell’Imp. Arrigo II, col quale accordò al monastero di S.
Zeno a Verona l’uso di alcune selve regie: ut in regalibus silvis tam in Gajo, quam in caeteris pascuis licentiam habeant greges ovium suarum, nec non porcorum, jumentorum, et caeterorum animalium ad ipsam ecclesiam (S. Zeni) pertinentium, absque aliqua datione, vel exatione pascua habeant etc. – Di simile natura era il Gajo del casale di Pezza, e quello della villa di Offiniano (oggi Fognano) entrambi nell’Appennino casentinese, rammentati nell’istrumento di fondazione dell’abbadia di Prataglia, e in una bolla del pontefice Adriano IV spedita nel 1155 al pievano di Bibbiena. (ANNAL. CAMALD.).
– Vedere CAGIO, CAGIOLO, CAGIOLE, e GAJOLE.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 368.