MATO (SAN), S. MINATO A VINCI
già S. TOMMASO sul monte Albano nel Val d’Arno inferiore.
– Chiesa che diede il nome alla parrocchiale di S. Pietro nel piviere di S. Ansano in Creti, Comunità e circa 2 miglia toscane a settentrione di Vinci, Giurisdizione di Cerreto Guidi, Diocesi di Pistoja, Compartimento di Firenze.
Siede presso la cresta del Monte Albano poco al di sotto della torre di S. Alluccio, nella R. Bandita del Poggio a Cajano.
Le memorie della chiesa di S. Mato, o di S. Amato rimontano almeno al secolo XI, tostochè fino da quell’epoca la stessa chiesa con diploma del 17 luglio 1051 dall’Imperatore Arrigo III fu confermata alla badia di S. Antimo in Val d’Orcia, con i suoi beni, e quindi alla medesima nel 1106 ratificata da altro privilegio di Arrigo V. (UGHELLI in Episcopis Montislicin.) Che gli abati di S. Antimo anche nei secoli posteriore continuassero a possedere il priorato di S. Mato, o S.
Mato, o S. Tommaso nel pistojese, lo dimostra fra gli altri documenti quello da me citato all’Articolo MAONA, quando per istrumento del 3 Marzo 1128 rogato dal notaro Guidone, il priore del monastero di S. Tommaso del contado pistojese trovandosi in Lucca insieme con Ansaldo abate di S. Antimo, sotto il cui regime era la suddetta chiesa, vendeva a Uberto vescovo eletto di detta città, che acquistava per interesse della cattedrale di S.
Martino, tutte le case masserizie, o poderi situati nella corte di S. Vito e altrove; cioè, sicut fluvius Nievole percurrit usque ad Lucanam civitatem, quae sunt in loco Verruca (sopra Cozzile) et in loco Maone cum suis pertinentiis, etc. Per cagione della qual vendita fu sborsato all’abate di S. Antimo il prezzo di soldi 480 d’argento. Si sottoscrissero al predetto contratto l’abate Ansaldo, e D.
Giovanni priore di S. Mato.
Con istrumento dato nella badia di S. Antimo lì 25 dicembre 1236 Grifone abate di quel Monastero e don Ranieri priore di Santo Mato del pistojese, D. Ugone priore di S. Pietro a Monticelli presso Firenze, e D.
Giovanni priore di S. Egidio a Montalcino con altri 5 monaci concedono al preposto della chiesa di S. Lorenzo a Parcena (presso Buonconvento) tutte le regioni che aveva la badia di S. Antimo sulla pieve di S. Cristina della diocesi senese. (ARCH. DIPL. DI SIENA) Ai 20 dicembre del 1244, per rogito di Ugo notajo fatto nel claustro del Monastero di S. Tommaso della villa detta di Santo Mato, don Ranieri priore della chiesa e Monastero predetto col consenso dei suoi monaci e frati concedè a Carsedonio rettore dello spedale d’Osnello in Val d’Agna, 4 pezzi di terra nei loro descritti confini, ricevendo in cambio un altro appezzamento di terra posto in Gora Vacciola.
Lo stesso priore Ranieri nel 30 gennajo del 1250, previo il consenso del suo capitolo, volendo soddisfare un debito usurajo, vendé a Meliore del fu Giunta d’Agliana per lire 30 moneta pisana il dominio diretto sopra un pezzo di terra posto in luogo detto Chiuso di Bellafonte nel territorio d’Agliana. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte degli Olivetani di Pistoja).
Nel 10 aprile del 1261 don Palmiero priore del Monastero di S. Tommaso a Santo Mato, stando nel claustro del detto monastero, previo il consenso de’suoi frati vendé un pezzo di terra posto a Petreto nel territorio della villa di Santo Mato per prezzo di lire 35 di denari pisani. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Opera di S. Jacopo di Pistoja).
Dipendeva dal priorato di Santo Mato, e per conseguenza dall’abate di S. Antimo, anche il Monastero delle monache di S. Giorgio a Capraja; a cagione del quale, tra il 1260 e il 1267, essendo insorta lite fra l’abate di quella badia e il vescovo di Pistoja si aprì il campo ad una lunga procedura civile, le cui carte esistono fra quelle del vescovado di Pistoja, attualmente nell’Arch. Dipl. Fior.
Essendo la chiesa del priorato di S. Mato, in quanto spetta all’ecclesiastica giurisdizione, dipendente dall’abate di S.
Antimo, essa perciò trovavasi fra le esenti dall’ordinario di Pistoja. Tale infatti la si mostra nel sinodo tenuto in detta città nell’aprile del 1313 da Vescovo Ermanno, allorché fu assegnata la quota respettiva alle chiese della diocesi pistojese per una colletta generale. Al qual sinodo concorse, fra gli altri, il rettore di S. Pietro della villa di Santo Mato, non però il priore del vicino monastero di S.
Tommaso. – Cotesta chiesa probabilmente dopo la soppressione della famiglia religiosa di S. Antimo fu ceduta al vicino parroco, siccome ce ne dà inizio il doppio titolo di S. Pietro a Santo Mato, o a S. Amato.
La parrocchia di S. Pietro a Santo Mato a Vinci nell’anno 1833 contava 295 abitanti.
Siede presso la cresta del Monte Albano poco al di sotto della torre di S. Alluccio, nella R. Bandita del Poggio a Cajano.
Le memorie della chiesa di S. Mato, o di S. Amato rimontano almeno al secolo XI, tostochè fino da quell’epoca la stessa chiesa con diploma del 17 luglio 1051 dall’Imperatore Arrigo III fu confermata alla badia di S. Antimo in Val d’Orcia, con i suoi beni, e quindi alla medesima nel 1106 ratificata da altro privilegio di Arrigo V. (UGHELLI in Episcopis Montislicin.) Che gli abati di S. Antimo anche nei secoli posteriore continuassero a possedere il priorato di S. Mato, o S.
Mato, o S. Tommaso nel pistojese, lo dimostra fra gli altri documenti quello da me citato all’Articolo MAONA, quando per istrumento del 3 Marzo 1128 rogato dal notaro Guidone, il priore del monastero di S. Tommaso del contado pistojese trovandosi in Lucca insieme con Ansaldo abate di S. Antimo, sotto il cui regime era la suddetta chiesa, vendeva a Uberto vescovo eletto di detta città, che acquistava per interesse della cattedrale di S.
Martino, tutte le case masserizie, o poderi situati nella corte di S. Vito e altrove; cioè, sicut fluvius Nievole percurrit usque ad Lucanam civitatem, quae sunt in loco Verruca (sopra Cozzile) et in loco Maone cum suis pertinentiis, etc. Per cagione della qual vendita fu sborsato all’abate di S. Antimo il prezzo di soldi 480 d’argento. Si sottoscrissero al predetto contratto l’abate Ansaldo, e D.
Giovanni priore di S. Mato.
Con istrumento dato nella badia di S. Antimo lì 25 dicembre 1236 Grifone abate di quel Monastero e don Ranieri priore di Santo Mato del pistojese, D. Ugone priore di S. Pietro a Monticelli presso Firenze, e D.
Giovanni priore di S. Egidio a Montalcino con altri 5 monaci concedono al preposto della chiesa di S. Lorenzo a Parcena (presso Buonconvento) tutte le regioni che aveva la badia di S. Antimo sulla pieve di S. Cristina della diocesi senese. (ARCH. DIPL. DI SIENA) Ai 20 dicembre del 1244, per rogito di Ugo notajo fatto nel claustro del Monastero di S. Tommaso della villa detta di Santo Mato, don Ranieri priore della chiesa e Monastero predetto col consenso dei suoi monaci e frati concedè a Carsedonio rettore dello spedale d’Osnello in Val d’Agna, 4 pezzi di terra nei loro descritti confini, ricevendo in cambio un altro appezzamento di terra posto in Gora Vacciola.
Lo stesso priore Ranieri nel 30 gennajo del 1250, previo il consenso del suo capitolo, volendo soddisfare un debito usurajo, vendé a Meliore del fu Giunta d’Agliana per lire 30 moneta pisana il dominio diretto sopra un pezzo di terra posto in luogo detto Chiuso di Bellafonte nel territorio d’Agliana. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte degli Olivetani di Pistoja).
Nel 10 aprile del 1261 don Palmiero priore del Monastero di S. Tommaso a Santo Mato, stando nel claustro del detto monastero, previo il consenso de’suoi frati vendé un pezzo di terra posto a Petreto nel territorio della villa di Santo Mato per prezzo di lire 35 di denari pisani. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Opera di S. Jacopo di Pistoja).
Dipendeva dal priorato di Santo Mato, e per conseguenza dall’abate di S. Antimo, anche il Monastero delle monache di S. Giorgio a Capraja; a cagione del quale, tra il 1260 e il 1267, essendo insorta lite fra l’abate di quella badia e il vescovo di Pistoja si aprì il campo ad una lunga procedura civile, le cui carte esistono fra quelle del vescovado di Pistoja, attualmente nell’Arch. Dipl. Fior.
Essendo la chiesa del priorato di S. Mato, in quanto spetta all’ecclesiastica giurisdizione, dipendente dall’abate di S.
Antimo, essa perciò trovavasi fra le esenti dall’ordinario di Pistoja. Tale infatti la si mostra nel sinodo tenuto in detta città nell’aprile del 1313 da Vescovo Ermanno, allorché fu assegnata la quota respettiva alle chiese della diocesi pistojese per una colletta generale. Al qual sinodo concorse, fra gli altri, il rettore di S. Pietro della villa di Santo Mato, non però il priore del vicino monastero di S.
Tommaso. – Cotesta chiesa probabilmente dopo la soppressione della famiglia religiosa di S. Antimo fu ceduta al vicino parroco, siccome ce ne dà inizio il doppio titolo di S. Pietro a Santo Mato, o a S. Amato.
La parrocchia di S. Pietro a Santo Mato a Vinci nell’anno 1833 contava 295 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 181.
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