MONSUMMANO, e MONSULMANO
(Mon. Summanus) in Val di Nievole.
â Due paesi, MONSUMMANO ALTO, castello sulla sommitĂ del monte omonimo con chiesa plebana (S. Nicolao), e MONSUMMANO BASSO, borgo e capoluogo di ComunitĂ e Giurisdizione con chiesa parrocchiale (S.
Maria, anticamente S. Vito sotto Monsummano) giĂ Diocesi di Lucca, ora di quella di Pescia, nel Compartimento di Firenze. Siede il Castello di Monsummano Alto nella cima di un monte quasi isolato da quelli che per Serravalle si rialzano nei Monti di sotto a Pistoja sino a MontâAlbano, fra la Valle dellâOmbrone pistojese, la Val di Nievole e il Val dâArno inferiore.
Allâincontro il borgo, ossia la terra di Monsummano Basso , trovasi in pianura alla sinistra del fiume Nievole sulla strada provinciale che guida per la Chiesa nuova a Fucecchio nel Val dâArno inferiore. Ă costĂ la residenza del magistrato comunitativo e del potestĂ della comunitĂ di Monsummano e Monte Vettolini, detta anche delle Due Terre di Val di Nievole. â Le quali comunitĂ delle Due Terre furono riunite insieme col loro territorio dopo lâorganizzazione parziale delle medesime ordinata con motuproprio del 23 gennajo 1775. Il Castello di Monsummano Alto è nel grado 28° 29â longitudine, e 43° 52â 4â latitudine, a 597 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo, calcolato dalla sommitĂ del campanile della pieve. Io non starò a ripetere col Propesto Gori, nĂŠ con qualche altro piĂš moderno scrittore, ciò che fu detto sullâorigine e nome di Monsummano, derivandolo dal Sommo Mane (il Plutone deâPagani) piuttosto che dalla sua localitĂ , ossia dalla elevatezza del monte, sulla cui sommitĂ questo castello fu fabbricato. NĂŠ starò a dire quanto sia ridevole la divisa parlante, o dir si voglia lâarme che nei secoli bassi fu presa per distintivo dal magistrato comunitativo di Monsummano, raffigurandola in un castelletto di sei monti con sopra una mano aperta, siccome è quella illustrata dal Manni. (Sigilli antichi, T.V Sigillo X). GioverĂ piuttosto allâistoria il rintracciare le memorie meno dubbie sulle vicende civili e politiche dei due paesi omonimi (Monsummano Alto e Basso) nei quali ebbero signoria i nobili di Maona, di Montecatini e di Capraja , che compariscono nella storia lucchese e in quella di Pistoja, ora ligi dei vescovi di Luccha, ora alleati e talvolta nemici di uno dei due comuni. AllâArticolo MAONA e MATO (S.) si accennò in qual modo sino dal mese di marzo 1128 Uberto eletto vescovo di Lucca acquistasse da Ansaldo abate di S. Antimo e dal priore di S. Mato a Vinci la metĂ delle possessioni spettanti a quel priorato; le quali erano situate in Val di Nievole, e persino nei contorni di Lucca; segnatamente poi nella corte di S.
Vito sotto Monsummano a Maona, a Montecatini ecc. â (MEMORIE LUCCHESI T. IV, P. II). Fra la membrane appartenute al monastero di S. Mercuriale di Pistoja, attualmente riunite nellâArchivio Diplomatico Fiorentino se ne trova una del 22 marzo 1143 scritta presso la chiesa di S. Vito sotto Monsummano, con la quale Sinibaldo del fu Riguccio e Galdia sua moglie venderono per il prezzo di 27 soldi lucchesi alla chiesa e monastero di s. Martino a Varazzano nel popolo di Baronto a Lamporecchio, soggetta alle monache di S. Mercuriale di Pistoja, un pezzo di terra posto in luogo detto la Corcella. Fu rogato nella stessa chiesa di S. Vito un altro istrumento in data del 9 marzo 1320, col quale il nobile milite Guglielmo del fu Baccio degli Ughi di Pistoja prese la consegna e il possesso della chiesa di S. Vito posta alle falde di Monsummano della diocesi di Lucca, quando era il padronato dei frati Serviti del convento di S. Maria in Poggio di Pistoja. (localitĂ citata Conventi dei Serviti di Pistoja). A quellâetĂ anche la pieve di S. Lorenzo a Vajano era amministrata dalla nobile famiglia Tedici di Pistoja, siccome lo dĂ a conoscere il testamento dettato in Pistoja lĂŹ 29 aprile 1318 da Simone del fu Ranuccio deâTedici pievano di S. Lorenzo a Vajano diocesi di Lucca, col quale dopo varj legati istituiva in erede universale Giovanni di Gino di Renuccio suo nipote (localitĂ citata Carte dellâOpera di S. Jacopo di Pistoja).
â Vedere CERBAJA (S. DONNINO A).
Il Lami, appoggiato a una memoria dello storico pesciatino Galeotti, riporta nel suo Odeporico al 1105 unâatto pubblico nei seguenti termini. â Boso abbas, atque custos monasterii S. Antimi et S. Tommae permutat, et dat Ildebrando comiti filio bon. mem. Rodulfi comitis mediantem de curte et castello (manca il nome) de casis et paludibusâŚ. Cum Ecclesia S. Viti juxta flumen Neule: ab occidente via de Monte Summano, quae pervenit ad pontem Neule, et est in episcopatu lucensi, ad reddendum solidos viginti bonos expendibiles de moneta lucense, et cum pacto quod in necessitas de beatis equitare mecum, et cum meis successoribus per episcopatum florentium, pistoriensem, et lucensem, et in curia domini Imperatoris, etcâ. Io non saprei come conciliare lâinfeudazione del 1105 con quella del 1128, tanto piĂš che non trovo tra i nobili di Maona di quella etĂ un conte Ildebrando nato da un Conte Rodolfo, ma sivvero un Ildebrando di Maona figlio di Alberto: quello cioè che fu rammentato allâArticolo MAONA in proposito appunto di una promessa fatta nellâanno 1130 a Uberto vescovo di Lucca di non molestarlo nel possesso e diritti poco innanzi acquistati sulla metĂ del castello e corte di Monsummano.
Infatti Tolomeo lucchese nei suoi annali ci avvisa, che nel 1181 il conte Guido, chiamato Burgundione, signore di Monsummano, della Verrucola sopra Maona e di Serra, promise con giuramento al Comune di Lucca di consegnare i predetti castelli alle armi lucchesi per servirgli di appoggio e di offesa contro i pistojesi in ogni caso di guerra. Comecchè andasse la bisogna, certo è che i due annalisti lucchesi, Tolomeo e Beverini, si trovano dâaccordo nellâammettere sotto lâanno 1218 la compra fatta dal Comune di Lucca di Monsummano e suo distretto, consistente in terre, case, boschi, pasture e pescagioni, vendute loro da D. Ugo abate di S. Antimo (e non di S. Antonio comâè stampato per errore); il qual castello si dichiara attinente al priorato di S. Mato a Vinci .
A questa stessa compra di Monsummano appella eziandio lo statuto lucchese del 1308 al capitolo 26 del libro I, che ha per titolo: De tenendo et conservando compram de Monte Summano tempore consulatus Paganelli Strambi, Albertj Januensis, Petri Sassi, Ubaldi Malpilii, Lamberti Masnerii. Il castello di Monsummano fini al quarto decade del secolo XIV fu governato a nome del Comune di Lucca per il temporale, siccome da lunga mano dipendeva dai suoi vescovi nello spirituale il piviere di S.
Lorenzo a Vajano, di cui erano filiali le chiese di S.
Michele a Monte Vettolini, e di s. Vito sotto Monsummano. Caduta però Lucca in potere di Uguccione della Faggiuola, e fatta per lui di guelfa ghibellina, fu cagione che la parte guelfa di Toscana, di cui Firenze era il perno piĂš saldo, movesse contro Lucca un esercito poderoso della stessa Lega, alla testa della quale era stato eletto Roberto re di Napoli. Fu nel declinare dellâanno1314, che molti castelli forti della Val di Nievole, fra i quali Monsummano e Montecatini vennero investiti e occupati per pochi mesi dallâesercito fiorentino.
SennonchĂŠ dopo la rotta da questi ricevuta nel piano di Montecatini lâarmata guelfa dovè ritirarsi in scompiglio, abbandonando al vincitore la Val di Nievole coi paesi del val dâArno inferiore; i quali furono tosto rioccupati dai lucchesi cui quelle popolazioni si conservarono quasi costantemente lige durante il regime del prode Castruccio successore di Uguccione. Ma appena mancato questo valoroso campione lucchese furono intavolate trattative di pace tra i Fiorentini e i Pistojesi (24 maggio 1329), cui tennero dietro quelle con le terre e castella della Val di Nievole; cioè di Pescia, Montecatini, Buggiano, Uzzano, di Colle Buggianese, Cozzile, Massa, Monsummano e Monte Vettolini , ecc; e coteste terre essendo confederate insieme vennero comprese sotto il nome collettivo della Lega di Val di Nievole. â Ma piĂš specialmente a Monsummano appella una riformagione della Signoria di Firenze del 22 maggio 1331, in cui trovansi registrate le capitolazioni simili a quelle accordate agli altri comuni della suddetta valle. Nella qual occasione la Repubblica Fiorentina approvò gli statuti della comunitĂ delle Due Terre di Monsummano e Monte Vettolini; cioè, in quellâanno medesimo, in cui di novembre fu inviato in primo potestĂ a Monsummano Paolo deâBordoni di Firenze, e un altro potestĂ a Monte Vettolini. Il possesso di Monsummano e delle altre terre della Val di Nievole tolte alla Repubblica di Lucca, venne stabilmente confermato ai fiorentini dopo le trattative concluse nel 1339 con Mastino Della Scala, a cui Lucca era stata qualchâanno innanzi venduta dallâImperatore con tutto il suo territorio e giurisdizione. â Vedere LUCCA.
Fra le carte dellâArchivio generale di Firenze pervenute nel Regio Diplomatico della stessa cittĂ se ne conservano varie relative alla consegna semestrale dei castellani della torre di Monsummano, e della rocca di Monte Vettolini, sotto gli anni 1338, 1341 e 1377. Per egual modo vi si trovano alcuni atti di possesso preso dai potestĂ di Monte Vettolini negli anni 1362 1365 e 1368. Nel mese di settembre del 1368 il Comune di Firenze essendo stato avvisato di un tradimento che meditavasi, per consegnare ai nemici della Repubblica il castello di Monsummano, la Signoria fece rimunerare Jacopo Valori da Pupiglio del contado di Pistoja che lo aveva rivelato. â(MANNI, Sigilli antichi T.V, Sigillo x). Da quellâepoca in poi Monsummano non cambiò piĂš padrone, nĂŠ di governo, se non quando dalla Repubblica Fiorentina passò nel 1530 nel dominio ducale, e poi granducale della Toscana, cui tuttora le Due Terre di Val di Nievole col respettivo distretto sono di buon grado soggette.
MOVIMENTO della popolazione della cittĂ di MONSUMMANO ALTO e BASSO, e di MONTE VETTOLINI a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
MONSUMMANO ALTO e BASSO ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 109; totale della popolazione 419.
ANNO 1745: Impuberi maschi 226; femmine 199; adulti maschi 234, femmine 336; coniugati dei due sessi 410; ecclesiastici 24; numero delle famiglie 291; totale della popolazione 1427.
ANNO 1833: Impuberi maschi 379; femmine 407; adulti maschi 331, femmine 454; coniugati dei due sessi 808; ecclesiastici 15; numero delle famiglie 415; totale della popolazione 2394.
ANNO 1839: Impuberi maschi 402; femmine 455; adulti maschi 366, femmine 424; coniugati dei due sessi 898; ecclesiastici 15; numero delle famiglie 473; totale della popolazione 2560.
MONTE VETTOLINI ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 181; totale della popolazione 848.
ANNO 1745: Impuberi maschi 229; femmine 204; adulti maschi 318, femmine 384; coniugati dei due sessi 488; ecclesiastici 5; numero delle famiglie 287; totale della popolazione 1635.
ANNO 1833: Impuberi maschi 301; femmine 269; adulti maschi 197, femmine 200; coniugati dei due sessi 523; ecclesiastici 11; numero delle famiglie 259; totale della popolazione 1501.
ANNO 1839: Impuberi maschi 276; femmine 272; adulti maschi 261, femmine 248; coniugati dei due sessi 579; ecclesiastici 14; numero delle famiglie 264; totale della popolazione 1650.
ComunitĂ delle Due Terre di Val di Nievole, ossia di Monsummano e di Monte Vettolini. â Cotesta comunitĂ abbraccia una superficie territoriale di 9528 quadrati agrarj, compresi 234 quadrati di corsi dâacqua e strade.
Abitavano nel 1833 costĂ 5209 persone, a ragione di 560 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile. La figura iconografica di cotesto territorio si accosta alla sferoidale un poco angolare dal lato di ostro. Trovasi a confine col territorio di quattro ComunitĂ . â Dal lato di settentrione si tocca con quello comunitativo di Serravalle, partendo dalla ripa destra del fiume Nievole, che tosto attraversa nella direzione di ostro a levante per entrare nella cosĂŹ detta Forra deâBacchini; quindi per termini artificiali, percorre la collina a settentrione del poggio di Monsummano Alto, e di lĂ si dirige verso scirocco cavalcando la strada pedonale di Monte Vettolini finchĂŠ giunge al viottolo di Montirici . A questo punto cessa il territorio di Serravalle, cui sottentra a confine lâaltro di Lamporecchio, e di conserva le due comunitĂ , piegando a ostro, poi a libeccio, rasentano la ripa di sinistra del rio deâBrogi, finchĂŠ trovado il viottolo della pieve di Vajano che presto oltrepassano, sâincamminano verso levante nella Forra della Paduletta e di lĂ entrano nellâalveo del torrente Cecina; mediante il quale il territorio comunitativo di Lamporecchio percorre con lâaltro di Monsummano, per il tragitto di circa miglia toscane 3 e 1/2 fino al canal maestro della fattoria del Terzo. Questo stesso canale da scirocco a maestrale serve di confine per circa miglia toscane 1 e 1/2 alla ComunitĂ di Monsummano e a quella del Borgo a Buggiano sino al di sotto del cosĂŹ detto Canal del Porto. CostĂ voltando faccia da libeccio a ponente entra a confine il territorio della ComunitĂ di Montecatini, col quale lâaltro di Monsummano fronteggia con termini artificiali per il tragitto di oltre tre miglia toscane, passando per le Case nuove della fattoria del Terzo, ora a destra talora a sinistra, e di nuovo a destra del fiume Nievole, sino a che ritrova il territorio della ComunitĂ di Serravalle al confine donde questa si partĂŹ. Fra le montuositĂ che cuoprono il territorio delle Due Terre di Val di Nievole la maggiore è quella del monte di Monsummano Alto, la cui sommitĂ , presa dalla cima del campanile della pieve, fu trovata braccia 597,3 sopra il livello del mare Mediterraneo, mentre la sommitĂ del campanile della chiesa di Monte Vettolini è stata riscontrata alta braccia 342,8 dallâastronomo medesimo P.
Inghirami. Varie strade rotabili attraversano il territorio di questa comunitĂ , o sono dirette a una delle Due Terre. La prima è quella provinciale, detta anche Francesca o del Val dâArno, la quale staccasi dalla Regia postale di Pescia al Ponte a Nievole e di lĂ per Monsummano Basso, Chiesa nuova di Cintolese, Castel Martini e Stabbia conduce a Fucecchio. Le altre strade rotabili per Monsummano, per Monte Vettolini, o che guidano per la pieve di ruta di Vajano a Larciano e Lamporecchio, o che si staccano dalla provinciale del Val dâArno per salire a Monsummano Alto e a Monte Vettolini, sono tutte comunitative. Fra i maggiori corsi dâacqua che entrano, o che scorrono per il territorio di questa ComunitĂ , non vi ha che la fiumana della Nievole, la quale incomincia a impadulare nel piano a libeccio di Monsummano lungo il Canal del Terzo . â Portano il nome di rii quelli che scendono dalle occidentali pendici di Monsummano Alto, di Monte Vettolini e di Cecina. Alla Nievole fu cambiato altre volte il suo letto; avvegnachè essa fino dopo la metĂ del secolo XVII non passò pel territorio di Monsummano, e introducevasi nel padule, non giĂ per il Canale del Terzo, ma per il fosso detto di Messer Alamanno. AllorchĂŠ però vennero eseguiti i lavori proposti dal Magistrato della Parte (anno 1642) fu levato dal suo antico alveo il fiume Nievole e messo nel territorio di Monsummano sotto le Case nuove, per dirigerlo mediante il Canal del Terzo verso il padule di Fucecchio ad oggetto di colmare alcuni bassi fondi che attualmente costituiscono una porzione della Fattoria della Corona denominata del Terzo . â Nella circostanza, che si dovè scavare un nuovo letto al fiume Nievole, si scuoprirono nel luogo detto la Nievolaccia, grandi frammenti di ossa fossili elefantine, e di mastodonte, uno dei quali fu acquistato dal marchese Girolamo Bartolommei nel secolo passato, siccome assicurò il dottor Carlo Barbacci da Monte Vettolini in una sua lettera del 25 ottobre 1741 a (ERRATA : Domenico Sforzini) Domenico Sforazzini di Terranuova.
(MSS. dellâOgna nella Bibioteca del Seminario fiorentino). A qual epoca rimonti questo nome del Terzo, e per qual cagione si appellasse cosĂŹ, credo di averlo scoperto in una pergamena del 9 febbrajo 1216 appartenuta al vescovato di Pistoja, attualmente nellâArchivio Diplomatico Fiorentino. Imperocchè trattasi in quella di un lodo pronunziato dagli arbitri nel palazzo vescovile di Pistoja, relativamente a una lite che verteva tra Goffredo vescovo di Pistoja e il comune di Monsummano per un motivo della terza parte delle colmate, denominate Episcopali, le quali si dichiarano poste, nel distretto comunitativo di Monsummano, e per la somma di lire 50 moneta pisana, che il suddetto vescovo pretendeva in vigore di una sentenza anteriormente proferita da Lottario arcivescovo di Pisa. Per la quale controversia le parti avevano compromesso cotesto giudizio in Tagliaferro figlio del conte Alberto, in Stuffaldo figlio di Ugo, ed in Muzio. I quali nel suddetto dĂŹ 9 febbrajo 1216, per atto pubblico rogato dal notaro Mercatante , giudicarono che il vescovo di Pistoja dovesse avere il Terzo delle accennate colmate, poste nel distretto di Monsummano, e piĂš lire 40 di moneta pisana. Presso la gronda orientale della fattoria del Terzo comincia il terreno a rialzarsi a proporzione che si accosta allâestrema pendice di una collinetta, sulla quale giace il borgo di Monsummano Basso , che può considerarsi situato sopra unâultima propagine del monte conico e scosceso, sulla cui cima riposa il castello di Monsummano Alto . Cotesto monte è noto nella litologia per il suo marmo di tinta rossa vinata, che è una modificazione del calcare schistoso compatto. La qual sorta di roccia varia nel colore e nella sua consistenza; poichĂŠ dalla tinta lilla passa a quella persichina cupa e di lĂ al rosso ocraceo smorto. Essa è attraversata in varie direzioni da filoncini di spato candido; quella piĂš compatta è anche suscettibile di un qualche pulimento marmoreo, ed infatti si adoprò a Firenze nelle fabbriche del medio evo in concorrenza col marmo rosso di Monte Rantoli, specialmente nelle mura esterne, nel pavimento interno e nel campanile della Metropolitana fiorentina. â Vedere GIUSTO (S.) A MONTE RANTOLI, e MONTE RANTOLI.
Nelle pendici poi del Monte Vettolini si incontrano cristalli quarzosi, e piccoli rognoni di pietro-selce sparsi sopra una roccia galestrina. In coteste poggi prospera la vite, lâulivo ed ogni altra sorta dâalbero da frutti, come pesche, susine, meli, fichi, ecc.; mentre la sottostante pianura è feconda di granaglie di piante filamentose e leguminacee, non che di alberi di mori gelsi, di praterie artificiali, di grosse viti maritate ai loppi, ecc.. Rapporto alle condizioni economiche, quanto siano esse migliorate costĂ dopo le colmate eseguite nel secolo XVII e XVIII nelle fattorie limitrofe al padule di Fucecchio e dopo un meglio regolato scolo dâacque dei fossi che lâattraversano, basta per ogni prova lo stato visibilmente crescente della popolazione di questa comunitĂ , esente da gran tempo da quelle malattie endemiche ed epidemiche che anteriormente e periodicamente lâaffliggevano, malattie che fornirono oggetto di ricerche fisico-mediche al celebre dottor Giovanni Targioni-Tozzetti nel suo Ragionamento sopra la Val di Nievole. â Vedere infine del presente Articolo il Movimento progressivo della popolazione di questa ComunitĂ a quattro epoche diverse, cioè, nel 1551, nel 1745, nel 1833, nel 1839. La ComunitĂ mantiene un medico, due chirurghi, e due maestri di suola; dei quali un chirurgo e un maestro risiedono in Monsummano Basso, mentre il medico con lâaltro chirurgo e un maestro di scuola stanno in Monte Vettolini. Si tiene in Monsummano Basso un mercato settimanale nel giorno di lunedĂŹ e una fiera annuale nel primo mercoledĂŹ dopo la madonna di mezzâagosto. La residenza del potestĂ , e quella dellâingegnere di Circondario è stata da pochi anni traslocata in Monsummano Basso da Montecatini di Val di Nievole, dove è restata la cancelleria comunitativa. La conservazione delle Ipoteche, e lâesazione del Registro sono in Pescia; il Tribunale di prima Istanza a Pistoja.
QUADRO della Popolazione delle ComunitĂ delle Due Terre di Val di Nievole ossia di MONSUMMANO e MONTE VETTOLINI a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Cintolese o Chiesa nuova, titolo della chiesa: S. Leopoldo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca), popolazione anno 1551 n° -, popolazione anno 1745 n° -, popolazione anno 1833 n° 1314, popolazione anno 1839 n° 1456 - nome del luogo: MONSUMMANO ALTO, titolo della chiesa: S. Nicolao (Pieve), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca), popolazione anno 1551 n° 419 (con S.
Maria a Monsummano basso), popolazione anno 1745 n° 291, popolazione anno 1833 n° 397, popolazione anno 1839 n° 396 - nome del luogo: MONSUMMANO BASSO, titolo della chiesa: S. Maria (Prepositura), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca), popolazione anno 1551 n° 419 (con S. Nicolao a Monsummano alto), popolazione anno 1745 n° 1136, popolazione anno 1833 n° 1997, popolazione anno 1839 n° 2164 - nome del luogo: MONTE VETTOLINI, titolo della chiesa: SS. Michele e Lorenzo (Pieve), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca), popolazione anno 1551 n° 848 (con S. Maria a Monsummano basso), popolazione anno 1745 n° 1635, popolazione anno 1833 n° 1501, popolazione anno 1839 n° 1650 - Totale abitanti anno 1551 n° 1267 - Totale abitanti anno 1745 n° 3062 - Totale abitanti anno 1832 n° 5209 - Totale abitanti anno 1838 n° 5666
Maria, anticamente S. Vito sotto Monsummano) giĂ Diocesi di Lucca, ora di quella di Pescia, nel Compartimento di Firenze. Siede il Castello di Monsummano Alto nella cima di un monte quasi isolato da quelli che per Serravalle si rialzano nei Monti di sotto a Pistoja sino a MontâAlbano, fra la Valle dellâOmbrone pistojese, la Val di Nievole e il Val dâArno inferiore.
Allâincontro il borgo, ossia la terra di Monsummano Basso , trovasi in pianura alla sinistra del fiume Nievole sulla strada provinciale che guida per la Chiesa nuova a Fucecchio nel Val dâArno inferiore. Ă costĂ la residenza del magistrato comunitativo e del potestĂ della comunitĂ di Monsummano e Monte Vettolini, detta anche delle Due Terre di Val di Nievole. â Le quali comunitĂ delle Due Terre furono riunite insieme col loro territorio dopo lâorganizzazione parziale delle medesime ordinata con motuproprio del 23 gennajo 1775. Il Castello di Monsummano Alto è nel grado 28° 29â longitudine, e 43° 52â 4â latitudine, a 597 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo, calcolato dalla sommitĂ del campanile della pieve. Io non starò a ripetere col Propesto Gori, nĂŠ con qualche altro piĂš moderno scrittore, ciò che fu detto sullâorigine e nome di Monsummano, derivandolo dal Sommo Mane (il Plutone deâPagani) piuttosto che dalla sua localitĂ , ossia dalla elevatezza del monte, sulla cui sommitĂ questo castello fu fabbricato. NĂŠ starò a dire quanto sia ridevole la divisa parlante, o dir si voglia lâarme che nei secoli bassi fu presa per distintivo dal magistrato comunitativo di Monsummano, raffigurandola in un castelletto di sei monti con sopra una mano aperta, siccome è quella illustrata dal Manni. (Sigilli antichi, T.V Sigillo X). GioverĂ piuttosto allâistoria il rintracciare le memorie meno dubbie sulle vicende civili e politiche dei due paesi omonimi (Monsummano Alto e Basso) nei quali ebbero signoria i nobili di Maona, di Montecatini e di Capraja , che compariscono nella storia lucchese e in quella di Pistoja, ora ligi dei vescovi di Luccha, ora alleati e talvolta nemici di uno dei due comuni. AllâArticolo MAONA e MATO (S.) si accennò in qual modo sino dal mese di marzo 1128 Uberto eletto vescovo di Lucca acquistasse da Ansaldo abate di S. Antimo e dal priore di S. Mato a Vinci la metĂ delle possessioni spettanti a quel priorato; le quali erano situate in Val di Nievole, e persino nei contorni di Lucca; segnatamente poi nella corte di S.
Vito sotto Monsummano a Maona, a Montecatini ecc. â (MEMORIE LUCCHESI T. IV, P. II). Fra la membrane appartenute al monastero di S. Mercuriale di Pistoja, attualmente riunite nellâArchivio Diplomatico Fiorentino se ne trova una del 22 marzo 1143 scritta presso la chiesa di S. Vito sotto Monsummano, con la quale Sinibaldo del fu Riguccio e Galdia sua moglie venderono per il prezzo di 27 soldi lucchesi alla chiesa e monastero di s. Martino a Varazzano nel popolo di Baronto a Lamporecchio, soggetta alle monache di S. Mercuriale di Pistoja, un pezzo di terra posto in luogo detto la Corcella. Fu rogato nella stessa chiesa di S. Vito un altro istrumento in data del 9 marzo 1320, col quale il nobile milite Guglielmo del fu Baccio degli Ughi di Pistoja prese la consegna e il possesso della chiesa di S. Vito posta alle falde di Monsummano della diocesi di Lucca, quando era il padronato dei frati Serviti del convento di S. Maria in Poggio di Pistoja. (localitĂ citata Conventi dei Serviti di Pistoja). A quellâetĂ anche la pieve di S. Lorenzo a Vajano era amministrata dalla nobile famiglia Tedici di Pistoja, siccome lo dĂ a conoscere il testamento dettato in Pistoja lĂŹ 29 aprile 1318 da Simone del fu Ranuccio deâTedici pievano di S. Lorenzo a Vajano diocesi di Lucca, col quale dopo varj legati istituiva in erede universale Giovanni di Gino di Renuccio suo nipote (localitĂ citata Carte dellâOpera di S. Jacopo di Pistoja).
â Vedere CERBAJA (S. DONNINO A).
Il Lami, appoggiato a una memoria dello storico pesciatino Galeotti, riporta nel suo Odeporico al 1105 unâatto pubblico nei seguenti termini. â Boso abbas, atque custos monasterii S. Antimi et S. Tommae permutat, et dat Ildebrando comiti filio bon. mem. Rodulfi comitis mediantem de curte et castello (manca il nome) de casis et paludibusâŚ. Cum Ecclesia S. Viti juxta flumen Neule: ab occidente via de Monte Summano, quae pervenit ad pontem Neule, et est in episcopatu lucensi, ad reddendum solidos viginti bonos expendibiles de moneta lucense, et cum pacto quod in necessitas de beatis equitare mecum, et cum meis successoribus per episcopatum florentium, pistoriensem, et lucensem, et in curia domini Imperatoris, etcâ. Io non saprei come conciliare lâinfeudazione del 1105 con quella del 1128, tanto piĂš che non trovo tra i nobili di Maona di quella etĂ un conte Ildebrando nato da un Conte Rodolfo, ma sivvero un Ildebrando di Maona figlio di Alberto: quello cioè che fu rammentato allâArticolo MAONA in proposito appunto di una promessa fatta nellâanno 1130 a Uberto vescovo di Lucca di non molestarlo nel possesso e diritti poco innanzi acquistati sulla metĂ del castello e corte di Monsummano.
Infatti Tolomeo lucchese nei suoi annali ci avvisa, che nel 1181 il conte Guido, chiamato Burgundione, signore di Monsummano, della Verrucola sopra Maona e di Serra, promise con giuramento al Comune di Lucca di consegnare i predetti castelli alle armi lucchesi per servirgli di appoggio e di offesa contro i pistojesi in ogni caso di guerra. Comecchè andasse la bisogna, certo è che i due annalisti lucchesi, Tolomeo e Beverini, si trovano dâaccordo nellâammettere sotto lâanno 1218 la compra fatta dal Comune di Lucca di Monsummano e suo distretto, consistente in terre, case, boschi, pasture e pescagioni, vendute loro da D. Ugo abate di S. Antimo (e non di S. Antonio comâè stampato per errore); il qual castello si dichiara attinente al priorato di S. Mato a Vinci .
A questa stessa compra di Monsummano appella eziandio lo statuto lucchese del 1308 al capitolo 26 del libro I, che ha per titolo: De tenendo et conservando compram de Monte Summano tempore consulatus Paganelli Strambi, Albertj Januensis, Petri Sassi, Ubaldi Malpilii, Lamberti Masnerii. Il castello di Monsummano fini al quarto decade del secolo XIV fu governato a nome del Comune di Lucca per il temporale, siccome da lunga mano dipendeva dai suoi vescovi nello spirituale il piviere di S.
Lorenzo a Vajano, di cui erano filiali le chiese di S.
Michele a Monte Vettolini, e di s. Vito sotto Monsummano. Caduta però Lucca in potere di Uguccione della Faggiuola, e fatta per lui di guelfa ghibellina, fu cagione che la parte guelfa di Toscana, di cui Firenze era il perno piĂš saldo, movesse contro Lucca un esercito poderoso della stessa Lega, alla testa della quale era stato eletto Roberto re di Napoli. Fu nel declinare dellâanno1314, che molti castelli forti della Val di Nievole, fra i quali Monsummano e Montecatini vennero investiti e occupati per pochi mesi dallâesercito fiorentino.
SennonchĂŠ dopo la rotta da questi ricevuta nel piano di Montecatini lâarmata guelfa dovè ritirarsi in scompiglio, abbandonando al vincitore la Val di Nievole coi paesi del val dâArno inferiore; i quali furono tosto rioccupati dai lucchesi cui quelle popolazioni si conservarono quasi costantemente lige durante il regime del prode Castruccio successore di Uguccione. Ma appena mancato questo valoroso campione lucchese furono intavolate trattative di pace tra i Fiorentini e i Pistojesi (24 maggio 1329), cui tennero dietro quelle con le terre e castella della Val di Nievole; cioè di Pescia, Montecatini, Buggiano, Uzzano, di Colle Buggianese, Cozzile, Massa, Monsummano e Monte Vettolini , ecc; e coteste terre essendo confederate insieme vennero comprese sotto il nome collettivo della Lega di Val di Nievole. â Ma piĂš specialmente a Monsummano appella una riformagione della Signoria di Firenze del 22 maggio 1331, in cui trovansi registrate le capitolazioni simili a quelle accordate agli altri comuni della suddetta valle. Nella qual occasione la Repubblica Fiorentina approvò gli statuti della comunitĂ delle Due Terre di Monsummano e Monte Vettolini; cioè, in quellâanno medesimo, in cui di novembre fu inviato in primo potestĂ a Monsummano Paolo deâBordoni di Firenze, e un altro potestĂ a Monte Vettolini. Il possesso di Monsummano e delle altre terre della Val di Nievole tolte alla Repubblica di Lucca, venne stabilmente confermato ai fiorentini dopo le trattative concluse nel 1339 con Mastino Della Scala, a cui Lucca era stata qualchâanno innanzi venduta dallâImperatore con tutto il suo territorio e giurisdizione. â Vedere LUCCA.
Fra le carte dellâArchivio generale di Firenze pervenute nel Regio Diplomatico della stessa cittĂ se ne conservano varie relative alla consegna semestrale dei castellani della torre di Monsummano, e della rocca di Monte Vettolini, sotto gli anni 1338, 1341 e 1377. Per egual modo vi si trovano alcuni atti di possesso preso dai potestĂ di Monte Vettolini negli anni 1362 1365 e 1368. Nel mese di settembre del 1368 il Comune di Firenze essendo stato avvisato di un tradimento che meditavasi, per consegnare ai nemici della Repubblica il castello di Monsummano, la Signoria fece rimunerare Jacopo Valori da Pupiglio del contado di Pistoja che lo aveva rivelato. â(MANNI, Sigilli antichi T.V, Sigillo x). Da quellâepoca in poi Monsummano non cambiò piĂš padrone, nĂŠ di governo, se non quando dalla Repubblica Fiorentina passò nel 1530 nel dominio ducale, e poi granducale della Toscana, cui tuttora le Due Terre di Val di Nievole col respettivo distretto sono di buon grado soggette.
MOVIMENTO della popolazione della cittĂ di MONSUMMANO ALTO e BASSO, e di MONTE VETTOLINI a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
MONSUMMANO ALTO e BASSO ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 109; totale della popolazione 419.
ANNO 1745: Impuberi maschi 226; femmine 199; adulti maschi 234, femmine 336; coniugati dei due sessi 410; ecclesiastici 24; numero delle famiglie 291; totale della popolazione 1427.
ANNO 1833: Impuberi maschi 379; femmine 407; adulti maschi 331, femmine 454; coniugati dei due sessi 808; ecclesiastici 15; numero delle famiglie 415; totale della popolazione 2394.
ANNO 1839: Impuberi maschi 402; femmine 455; adulti maschi 366, femmine 424; coniugati dei due sessi 898; ecclesiastici 15; numero delle famiglie 473; totale della popolazione 2560.
MONTE VETTOLINI ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 181; totale della popolazione 848.
ANNO 1745: Impuberi maschi 229; femmine 204; adulti maschi 318, femmine 384; coniugati dei due sessi 488; ecclesiastici 5; numero delle famiglie 287; totale della popolazione 1635.
ANNO 1833: Impuberi maschi 301; femmine 269; adulti maschi 197, femmine 200; coniugati dei due sessi 523; ecclesiastici 11; numero delle famiglie 259; totale della popolazione 1501.
ANNO 1839: Impuberi maschi 276; femmine 272; adulti maschi 261, femmine 248; coniugati dei due sessi 579; ecclesiastici 14; numero delle famiglie 264; totale della popolazione 1650.
ComunitĂ delle Due Terre di Val di Nievole, ossia di Monsummano e di Monte Vettolini. â Cotesta comunitĂ abbraccia una superficie territoriale di 9528 quadrati agrarj, compresi 234 quadrati di corsi dâacqua e strade.
Abitavano nel 1833 costĂ 5209 persone, a ragione di 560 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile. La figura iconografica di cotesto territorio si accosta alla sferoidale un poco angolare dal lato di ostro. Trovasi a confine col territorio di quattro ComunitĂ . â Dal lato di settentrione si tocca con quello comunitativo di Serravalle, partendo dalla ripa destra del fiume Nievole, che tosto attraversa nella direzione di ostro a levante per entrare nella cosĂŹ detta Forra deâBacchini; quindi per termini artificiali, percorre la collina a settentrione del poggio di Monsummano Alto, e di lĂ si dirige verso scirocco cavalcando la strada pedonale di Monte Vettolini finchĂŠ giunge al viottolo di Montirici . A questo punto cessa il territorio di Serravalle, cui sottentra a confine lâaltro di Lamporecchio, e di conserva le due comunitĂ , piegando a ostro, poi a libeccio, rasentano la ripa di sinistra del rio deâBrogi, finchĂŠ trovado il viottolo della pieve di Vajano che presto oltrepassano, sâincamminano verso levante nella Forra della Paduletta e di lĂ entrano nellâalveo del torrente Cecina; mediante il quale il territorio comunitativo di Lamporecchio percorre con lâaltro di Monsummano, per il tragitto di circa miglia toscane 3 e 1/2 fino al canal maestro della fattoria del Terzo. Questo stesso canale da scirocco a maestrale serve di confine per circa miglia toscane 1 e 1/2 alla ComunitĂ di Monsummano e a quella del Borgo a Buggiano sino al di sotto del cosĂŹ detto Canal del Porto. CostĂ voltando faccia da libeccio a ponente entra a confine il territorio della ComunitĂ di Montecatini, col quale lâaltro di Monsummano fronteggia con termini artificiali per il tragitto di oltre tre miglia toscane, passando per le Case nuove della fattoria del Terzo, ora a destra talora a sinistra, e di nuovo a destra del fiume Nievole, sino a che ritrova il territorio della ComunitĂ di Serravalle al confine donde questa si partĂŹ. Fra le montuositĂ che cuoprono il territorio delle Due Terre di Val di Nievole la maggiore è quella del monte di Monsummano Alto, la cui sommitĂ , presa dalla cima del campanile della pieve, fu trovata braccia 597,3 sopra il livello del mare Mediterraneo, mentre la sommitĂ del campanile della chiesa di Monte Vettolini è stata riscontrata alta braccia 342,8 dallâastronomo medesimo P.
Inghirami. Varie strade rotabili attraversano il territorio di questa comunitĂ , o sono dirette a una delle Due Terre. La prima è quella provinciale, detta anche Francesca o del Val dâArno, la quale staccasi dalla Regia postale di Pescia al Ponte a Nievole e di lĂ per Monsummano Basso, Chiesa nuova di Cintolese, Castel Martini e Stabbia conduce a Fucecchio. Le altre strade rotabili per Monsummano, per Monte Vettolini, o che guidano per la pieve di ruta di Vajano a Larciano e Lamporecchio, o che si staccano dalla provinciale del Val dâArno per salire a Monsummano Alto e a Monte Vettolini, sono tutte comunitative. Fra i maggiori corsi dâacqua che entrano, o che scorrono per il territorio di questa ComunitĂ , non vi ha che la fiumana della Nievole, la quale incomincia a impadulare nel piano a libeccio di Monsummano lungo il Canal del Terzo . â Portano il nome di rii quelli che scendono dalle occidentali pendici di Monsummano Alto, di Monte Vettolini e di Cecina. Alla Nievole fu cambiato altre volte il suo letto; avvegnachè essa fino dopo la metĂ del secolo XVII non passò pel territorio di Monsummano, e introducevasi nel padule, non giĂ per il Canale del Terzo, ma per il fosso detto di Messer Alamanno. AllorchĂŠ però vennero eseguiti i lavori proposti dal Magistrato della Parte (anno 1642) fu levato dal suo antico alveo il fiume Nievole e messo nel territorio di Monsummano sotto le Case nuove, per dirigerlo mediante il Canal del Terzo verso il padule di Fucecchio ad oggetto di colmare alcuni bassi fondi che attualmente costituiscono una porzione della Fattoria della Corona denominata del Terzo . â Nella circostanza, che si dovè scavare un nuovo letto al fiume Nievole, si scuoprirono nel luogo detto la Nievolaccia, grandi frammenti di ossa fossili elefantine, e di mastodonte, uno dei quali fu acquistato dal marchese Girolamo Bartolommei nel secolo passato, siccome assicurò il dottor Carlo Barbacci da Monte Vettolini in una sua lettera del 25 ottobre 1741 a (ERRATA : Domenico Sforzini) Domenico Sforazzini di Terranuova.
(MSS. dellâOgna nella Bibioteca del Seminario fiorentino). A qual epoca rimonti questo nome del Terzo, e per qual cagione si appellasse cosĂŹ, credo di averlo scoperto in una pergamena del 9 febbrajo 1216 appartenuta al vescovato di Pistoja, attualmente nellâArchivio Diplomatico Fiorentino. Imperocchè trattasi in quella di un lodo pronunziato dagli arbitri nel palazzo vescovile di Pistoja, relativamente a una lite che verteva tra Goffredo vescovo di Pistoja e il comune di Monsummano per un motivo della terza parte delle colmate, denominate Episcopali, le quali si dichiarano poste, nel distretto comunitativo di Monsummano, e per la somma di lire 50 moneta pisana, che il suddetto vescovo pretendeva in vigore di una sentenza anteriormente proferita da Lottario arcivescovo di Pisa. Per la quale controversia le parti avevano compromesso cotesto giudizio in Tagliaferro figlio del conte Alberto, in Stuffaldo figlio di Ugo, ed in Muzio. I quali nel suddetto dĂŹ 9 febbrajo 1216, per atto pubblico rogato dal notaro Mercatante , giudicarono che il vescovo di Pistoja dovesse avere il Terzo delle accennate colmate, poste nel distretto di Monsummano, e piĂš lire 40 di moneta pisana. Presso la gronda orientale della fattoria del Terzo comincia il terreno a rialzarsi a proporzione che si accosta allâestrema pendice di una collinetta, sulla quale giace il borgo di Monsummano Basso , che può considerarsi situato sopra unâultima propagine del monte conico e scosceso, sulla cui cima riposa il castello di Monsummano Alto . Cotesto monte è noto nella litologia per il suo marmo di tinta rossa vinata, che è una modificazione del calcare schistoso compatto. La qual sorta di roccia varia nel colore e nella sua consistenza; poichĂŠ dalla tinta lilla passa a quella persichina cupa e di lĂ al rosso ocraceo smorto. Essa è attraversata in varie direzioni da filoncini di spato candido; quella piĂš compatta è anche suscettibile di un qualche pulimento marmoreo, ed infatti si adoprò a Firenze nelle fabbriche del medio evo in concorrenza col marmo rosso di Monte Rantoli, specialmente nelle mura esterne, nel pavimento interno e nel campanile della Metropolitana fiorentina. â Vedere GIUSTO (S.) A MONTE RANTOLI, e MONTE RANTOLI.
Nelle pendici poi del Monte Vettolini si incontrano cristalli quarzosi, e piccoli rognoni di pietro-selce sparsi sopra una roccia galestrina. In coteste poggi prospera la vite, lâulivo ed ogni altra sorta dâalbero da frutti, come pesche, susine, meli, fichi, ecc.; mentre la sottostante pianura è feconda di granaglie di piante filamentose e leguminacee, non che di alberi di mori gelsi, di praterie artificiali, di grosse viti maritate ai loppi, ecc.. Rapporto alle condizioni economiche, quanto siano esse migliorate costĂ dopo le colmate eseguite nel secolo XVII e XVIII nelle fattorie limitrofe al padule di Fucecchio e dopo un meglio regolato scolo dâacque dei fossi che lâattraversano, basta per ogni prova lo stato visibilmente crescente della popolazione di questa comunitĂ , esente da gran tempo da quelle malattie endemiche ed epidemiche che anteriormente e periodicamente lâaffliggevano, malattie che fornirono oggetto di ricerche fisico-mediche al celebre dottor Giovanni Targioni-Tozzetti nel suo Ragionamento sopra la Val di Nievole. â Vedere infine del presente Articolo il Movimento progressivo della popolazione di questa ComunitĂ a quattro epoche diverse, cioè, nel 1551, nel 1745, nel 1833, nel 1839. La ComunitĂ mantiene un medico, due chirurghi, e due maestri di suola; dei quali un chirurgo e un maestro risiedono in Monsummano Basso, mentre il medico con lâaltro chirurgo e un maestro di scuola stanno in Monte Vettolini. Si tiene in Monsummano Basso un mercato settimanale nel giorno di lunedĂŹ e una fiera annuale nel primo mercoledĂŹ dopo la madonna di mezzâagosto. La residenza del potestĂ , e quella dellâingegnere di Circondario è stata da pochi anni traslocata in Monsummano Basso da Montecatini di Val di Nievole, dove è restata la cancelleria comunitativa. La conservazione delle Ipoteche, e lâesazione del Registro sono in Pescia; il Tribunale di prima Istanza a Pistoja.
QUADRO della Popolazione delle ComunitĂ delle Due Terre di Val di Nievole ossia di MONSUMMANO e MONTE VETTOLINI a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Cintolese o Chiesa nuova, titolo della chiesa: S. Leopoldo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca), popolazione anno 1551 n° -, popolazione anno 1745 n° -, popolazione anno 1833 n° 1314, popolazione anno 1839 n° 1456 - nome del luogo: MONSUMMANO ALTO, titolo della chiesa: S. Nicolao (Pieve), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca), popolazione anno 1551 n° 419 (con S.
Maria a Monsummano basso), popolazione anno 1745 n° 291, popolazione anno 1833 n° 397, popolazione anno 1839 n° 396 - nome del luogo: MONSUMMANO BASSO, titolo della chiesa: S. Maria (Prepositura), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca), popolazione anno 1551 n° 419 (con S. Nicolao a Monsummano alto), popolazione anno 1745 n° 1136, popolazione anno 1833 n° 1997, popolazione anno 1839 n° 2164 - nome del luogo: MONTE VETTOLINI, titolo della chiesa: SS. Michele e Lorenzo (Pieve), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca), popolazione anno 1551 n° 848 (con S. Maria a Monsummano basso), popolazione anno 1745 n° 1635, popolazione anno 1833 n° 1501, popolazione anno 1839 n° 1650 - Totale abitanti anno 1551 n° 1267 - Totale abitanti anno 1745 n° 3062 - Totale abitanti anno 1832 n° 5209 - Totale abitanti anno 1838 n° 5666
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 258.
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