MONTAMIATA, MONTE AMIATA, e MONTE DI S. FIORA

(Mons Tunii,Mons Tuniatus, e Mons Ad Meata) fra le Valli dell’Orcia, della Fiora, e della Paglia.

– È una colossale montagna, che alzasi isolata affatto dai contrafforti meridionali dell’Appennino, quasi in mezzo a un bacino dove si aprono in diverse direzioni tre valli; cioè, cominciando da grecale a maestro perfino a ponente si apre la Valle dell’Orcia, il cui fiume scorre alla sua base insieme coll’Ente di lui tributario; mentre dal lato di levante nasce nel Montamiata il fiume Paglia, e a ostro la Fiora.
È situata fra i gradi 29° 10’ e 29° 22’ di longitudine e i gradi 42° 49’ e 42° 58’ di latitudine. Cosicchè la sua base occupa una superficie di circa 108 miglia toscane quadrate geografiche, pari a miglia 121 toscane.
Conta fra le prominenze maggiori quella del Masso di Maremma, che si alza fra l’Abbadia S. Salvatore e Castel del Piano 2940 braccia fiorentine e l’altra del Poggio Pinzi fra S. Fiora e Arcidosso che si trova a 1985,7 sopra il livello del mare Mediterraneo.
Avuto riguardo a piccole eccezioni, cotesta montagna abbraccia il territorio di cinque comunità; cioè, fra settentrione e grecale ha quello della Comunità dell’Abbadia S. Salvadore; dirimpetto a levante ha la Comunità di Pian Castagnajo; mentre quella di S. Fiora guarda verso ostro, e le altre due di Arcidosso a Castel del Piano sono in faccia a libeccio e a ponente. – Le Comunità dell’Abbadia e di Pian Castagnajo sono comprese nel Compartimento di Siena, le altre tre spettano al Compartimento di Grosseto.
Queste cinque Comunità occupano una superficie territoriale di circa 137,000 quadrati agrarj, equivalenti a un dipresso a 170 miglia quadrate toscane, dove si conta una popolazione poco più poco meno di 20400 abitanti, corrispondente a 120 abitanti per miglio quadrato.
Poche montagne della Toscana, in quanto alla forma e alla fisica costituzione, possono qualificarsi singolari al pari dei due gruppi che sorgono in due opposte contrade di questa bella porzione d’Italia; voglio dire dell’Alpe Apuana a maestro e del Mont’Amiata a scirocco del Granducato. Infatti il piccolo dirupato, ma eminente gruppo dell’Alpe Apuana, posto fra il Serchio, la Magra e il lido del mare Mediterraneo, non solamente si è staccato divergendo dall’andamento della catena dell’Appennino che fa spalliera alla Toscana, ma da quella rendesi speciale per le sue dirupate pietrose balze, per l’indole e struttura del suo terreno in gran parte formato di rocce Appenniniche alterate e convertite in massicce da un’azione ignea sotterranea, che i geologi appellarono plutoniana. – Vedere ALPE APUANA.
Così il gruppo montuoso denominato Monte Amiata o Montagna di S. Fiora, può dirsi indipendente non tanto dalla catena centrale, da cui resta molto lontano, ma ancora staccato dai suoi contrafforti costituiti da macigno, e di calcare stratiforme. Per altro queste due ultime qualità di rocce compatte sono quelle che servono di profonda base alla stessa montagna, sopra alla quale è emersa e si è innalzata una gran cupola costituita tutta da rocce trachitiche: per modo che al viaggiatore che dalla Val d’Orcia sale sul Montamiata, o sul cratere di Radicofani può annunziarglisi con Apulejo: videas terram aquarum saepe alluvionibus mersam, flammarum per partes voracitate consumptas.
Avvegnachè, se il naturalista trova sulla cima del monte di Radicofani un picco formato di lave basaltiche, costà nel Monte Amiata, che appena è sei miglia toscane al suo libeccio vede alla marna cenerognola che cuopre il fondo della valle, e al macigno, o al calcare stratiforme e concrezionato che rivestono i fianchi inferiori della stessa montagna, vede, io diceva, sottentrare a mezza salita un’immensa mole formata tutta di rocce trachitiche, che altrettanto in altezza sopra le prime s’innalzano. In una parola la parte superiore del Mont’Amiata deve riguardarsi come una gran cupola di origine vulcanica posante sopra una più estesa montagna, alla quale serve di zoccolo e di base una larga cornice, che a guisa di pianoro gira intorno al monte medesimo. Ed è appunto costà dove termina il terreno stratiforme compatto e dove comincia a comparire in enormi massi erratici la trachite, volgarmente appellata peperino; è appunto in questo passaggio singolarissimo de’due terreni di origine e di struttura affatto diversa, dove si stabilirono in civile società i suoi abitatori, costà dove sorsero sul ripido lembo di detta cornice le popolose terre dell’Abbadia S.
Salvadore, di Pian Castagnajo, di Santa Fiora, di Arcidosso, di Castel del Piano e di Campiglia d’Orcia.
Ne io credo meno utile di avvertire, che cotesto brusco passaggio dalle rocce nettuniane alle vulcaniche comincia a un dipresso all’altezza medesima, alla quale nel vicino monte di Radicofani, di mezzo alle rocce stesse appenniniche traboccarono le lave, i basalti, i trappi ed altre produzioni pirogeniche, dalle quali fu formato il cono superiore, su cui è piantata la rocca di Radicofani. – Vedere RADICOFANI Comunità.
Alla quale osservazione giova aggiungere la circostanza di trovarsi l’uno dall’altro monte isolato, e niuna delle due formazioni (trachitica, cioè, e basaltica) rivestita da rocce secondarie, né tampoco da marne conchigliari marine, da cui trovasi coperto il fondo della stessa valle.
Ciò pertanto può essere indizio, o servire di stimolo a congetturare che, tanto il picco basaltico di Radicofani, quando la cupola trachitica del Monteamiata, emersero di mezzo ad un suolo estraneo ai prodotti vulcanici, e in un’epoca posteriore ai depositi terziarii marini.
La gran massa trachitica che si alza sopra il Monte Amiata, salendo dalla parte di settentrione grecale, fra Campiglia d’Orcia e l’Abbadia a S. Salvatore, comincia a comparire all’altezza di circa 400 tese francesi, pari a braccia 1335 sopra il livello del mare, mentre verso ostro sotto la terra di S. Fiora la sua base scende fino a 345 tese, ossiano braccia 1153 sopra il livello del mare Mediterraneo. Dalla faccia poi del monte che guarda libeccio e ponente, fra Arcidosso e Castel del Piano, la stessa formazione trachitica s’incontra fino a un dipresso a 330 tese, pari a 1103 braccia fiorentine superiormente al livello dello stesso mare.
Anche le prominenze della cupola trachitica del Monteamiata sono maggiori dalla parte di grecale, dove il monte si avvicina di più al cono vulcanico di Radicofani, di quello che nol siano nella faccia meridionale; poiché il punto più elevato del Montamiata è, come dissi, il Masso di Maremma, che domina dal lato di levante la terra dell’Abbadia, e che fu trovato dal Pad. Inghirami a 833 tese di altezza, vale a dire a 2949 braccia fiorentine; mentre la prominenza più meridionale sul Poggio Pinzi nella Comunità di S. Fiora, fu riscontrata di sole tese 594,6, pari a braccia fiorentine 1858,7 sopra il mare.
Non starò a descrivire le varietà principali delle rocce trachitiche del Montamiata, che gl’indigeni sogliono distinguere in tre specie; cioè, in peperino, in pietra salina, e in sasso morto: essendo che la natura di questo libro non permette di estendersi in dettagli maggiori di quelli che lo esigano le descrizioni corogratico fisiche dei territori comunitativi dell’Abbadia S. Salvadore, di Arcidosso, di Castel del Piano, di Pian Castagnajo e di Santa Fiora, ai quali rinviasi il lettore. – Chi avesse poi curiosità di sapere notizie più dettagliate di questa montagna, potrà consultare il Viaggio di Giorgio Santi al Montamiata, e una mia relazione pubblicata nell’Antologia di Firenze, al novembre del 1830. (Vol.
XL).
Dirò bensì che nella porzione inferiore trachitica del Montamiata presso al pianoro, intorno al cui lembo trovansi, come ho accennato poc’anzi, i 5 capoluoghi di altrettante comunità, ivi appunto vegetano maestose e gigantesche piante di castagni, tali da non vedersi le più belle in alcun luogo Dell’Appennino toscano, mentre nella parte superiore della cupola trachitica sino alla cima del monte, ai castagni succedono gli abeti e i faggi.
In questa porzione di montagna, dal pianoro alla sua cima, non si veggono sodaglie per magrezza di terreno, né sterilità di vegetazione, essendochè per ogn’intorno il monte è vestito di alberi, di arbusti, di erbe pratensi e medicinali, coperta da nevi nell’inverno, e nelle altre stagioni rinfrescata da limpidi e copiosi rivi perenni di acque leggerissime che scaturiscono e che scorrono per ogni lato intorno al pianoro, e di là poi fluiscono nelle tre valli circostanti.
Costà, in mezzo all’Italia, non si teme la insofferente stagione dell’estate; è questa contrada un pezzo di Svizzera nel centro della bella penisola. – L’inverno però, mancando i paesani del Montamiata di ripari proprii dei climi glaciali, suol riescire rigido anzi che nò, specialmente a cagione delle copiose nevi che vi cadono, e della cui raccolta non vi è in alcun tempo penuria. Della bontà ed elasticità della sua atmosfera, della salubrità del suo clima parlano per tutto la robustezza, la longevità degli abitanti e la numerosa popolazione che supera in propozione di superficie territoriale, quella della maggior parte della comunità costituenti i compartimenti di Grosseto e di Siena.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 318.