PADULE DI SESTO (o S. MARIA e S. BARTOLOMMEO IN)
nel Val d’Arno fiorentino.
– Contrada con parrocchia nel piviere di S. Martino a Sesto, Comunità e Giurisdizione medesima, Diocesi e Compartimento di Firenze, da cui è 7 miglia toscane a maestro.
Era già in mezzo ad una palustre, attualmente in ubertosa pianura, presso la base meridionale del poggio delle Cappelle e la strada provinciale di Prato, circa un miglio toscano a ponente del popolato borgo di Sesto, e altrettanto a mezzodì della chiesa di Settimello.
Appena, io dubito, a questi due luoghi di Settimo , o Settimello, e di Padule un istrumento del 9 luglio 774 fatto in Cercina, con il quale Rotrunda religiosa figlia del fu Farolmo donò a Wildiprando del fu Gansindo alcuni beni, fra i quali vi fu assegnata una parte di quelli ch’essa possedeva in loco Septimo, atque in Padule. – (LAMI Mon. Car. Flor. e BRUNETTI Cod. Diplom.) Forse riferiva allo stesso luogo quel Padule, in cui nel secolo XI possedevano beni i monaci della Badia fiorentina, siccome apparisce da una carta del 1070 pubblicata dal Pulcinelli nella Cronaca di quella Badia.
Anche la mensa vescovile di Firenze fino dall’anno 990 affittò in perpetuo al rettore della chiesa di Padule nel piviere di Sesto alcune terre di quei contorni; dove ne teneva la cattedrale fiorentina, ed anche il suo capitolo, in luogo detto la Fonte in Padule. (LAMI, Op. cit.) La chiesa di S. Maria e S. Bartolommeo in Padule è di data alternativa fra le nobili famiglie Venturi Garzoni e Martini di Firenze.
Essa nel 1833 contava 364 abitanti.
Era già in mezzo ad una palustre, attualmente in ubertosa pianura, presso la base meridionale del poggio delle Cappelle e la strada provinciale di Prato, circa un miglio toscano a ponente del popolato borgo di Sesto, e altrettanto a mezzodì della chiesa di Settimello.
Appena, io dubito, a questi due luoghi di Settimo , o Settimello, e di Padule un istrumento del 9 luglio 774 fatto in Cercina, con il quale Rotrunda religiosa figlia del fu Farolmo donò a Wildiprando del fu Gansindo alcuni beni, fra i quali vi fu assegnata una parte di quelli ch’essa possedeva in loco Septimo, atque in Padule. – (LAMI Mon. Car. Flor. e BRUNETTI Cod. Diplom.) Forse riferiva allo stesso luogo quel Padule, in cui nel secolo XI possedevano beni i monaci della Badia fiorentina, siccome apparisce da una carta del 1070 pubblicata dal Pulcinelli nella Cronaca di quella Badia.
Anche la mensa vescovile di Firenze fino dall’anno 990 affittò in perpetuo al rettore della chiesa di Padule nel piviere di Sesto alcune terre di quei contorni; dove ne teneva la cattedrale fiorentina, ed anche il suo capitolo, in luogo detto la Fonte in Padule. (LAMI, Op. cit.) La chiesa di S. Maria e S. Bartolommeo in Padule è di data alternativa fra le nobili famiglie Venturi Garzoni e Martini di Firenze.
Essa nel 1833 contava 364 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 7.
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