PESCIA MAGGIORE

(Piscia major), ossia PESCIA DI PESCIA.

– Una delle principali fiumane della Val di Nievole, che fluisce nel padule di Fucecchio al di sotto del piccolo fiume da cui prende il titolo la Valle. La Pescia maggiore, detta anche Pescia di Pescia per la ragione che attraversa l’angusta ma ridente vallecola e la città dello stesso nome è un poco più orientale e più copiosa di acque della Pescia minore, chiamata di Collodi perche passa sotto a questo castello, alla quale l’altra percorre quasi parallela scendendo entrambe da due opposti fianchi di uno sprone dell’Appennino che sta fra le Pizzorne di Lucca e la Montagna di Pistoja, in guisa che la Pescia maggiore percorre la Valle nel cui centro riposa la città di Pescia, e la minore bagna la vallecola che nel medio evo appellossi Valle Ariana.
All’Articolo PESCIA CITTA' fu indicata una carta del 913 in cui si rammentano le due Pescie maggiore, e minore, senza dire di due altre che negli anni 813 e 1084 citano il vico, o luogo, poi terra ed ora città di Pescia, cui aggiungerò qui un istrumento pistoiese del 2 novembre 944 rogato in loco Piscia majore.
Havvi inoltre una terza Pescia, chiamata Pescia nuova, stantechè il suo alveo fu aperto di nuovo nel secolo XVI e tracciato alla destra della Pescia maggiore deviando una parte delle sue acque a ostro del Borgo Buggiano, ad oggetto precipuamente di colmare quella bassa pianura innanzi di entrare nel recipiente comune, il padule di Fucecchio Non dirò qui della Pescia romana, altra minor fiumana situata sul confìne meridionale del Granducato fra la Maremma di Capalbio e la Maremma di Montalto, nota più che altro per i Forni che i sigg. Vivarelli-Colonna di Pistoja tengono costà per fóndere una parte del minerale del ferro levato da Rio nell’Isola dell’Elba.
La Pescia maggiore, o si voglia dire la Pescia di Pescia, ha la sua origine nell’Appennino di Calamecca da tre fonti a piè di un prato detto le Lamacce, ossia delle Tre Fontane . Le quali fonti riunite in una sola s’ingrossano cammin facendo mediante rapidi e discoscesi rivi provenienti da Calamecca, da Crespole, da Lanciole e dalla pieve di Serra .
Pervenuto il fiumicello al ponticino a Coscia si accoppiano ad esso le acque di altri torrenti che tutti in un solo alveo si accomunano per costituire la fiumana della Pesciole.
Costà sul confine della montagna dove sottentrano le colline passa gonfia la fiumana della Pescia solcando il talveg di angusto profondo vallone e ingrossandosi di mano in mano con le acque de’torrenti che scendono alla sua destra da Sorana, da Pontito, da Castel vecchio e da S.
Quirico, mentre in essa dal lato sinistro si vuotano i botri che fluiscono dai poggi di Vellano. Giunta la Pescia al ponte di Sorana riceve a destra il tributo dal rio d’Aramo, poi da quello di Pietrabuona , mentre dalla parte sinistra vi entra il rio dell’Asino che scaturisce dal fianco occidentale del poggio di Malocchio. Dal lato medesimo viene ad ingrossare la Pescia il precipitoso torrente detto il rio di S. Giovanni mezzo miglio sopra la città, indi per placido declive la fiumana entra in Pescia, dove accoglie dal lato di ponente il torrente Bareglia che prende il nome dal superiore poggio sul quale fu un castello omonimo, e che lo lasciò a una porta della città per dove attualmente esce la grande strada rotabile che sta tracciandosi per riunirsi alla R, modanese sulla Lima.
Onusta di acque la Pescia è già in gran parte incanalata mediante due gore destinate a mettere in moto vari opificj idraulici, e irrigare la circostante pianura quando attraversa per mezzo alla città omonima, cavalcata da due ponti di pietra; cioè, da uno più stretto, detto di S.
Francesco e dall’altro più spazioso a piè di Piazza , denominato del Duomo . Costà lambisce alla sua destra gli edifizj delle abitazioni, e alla sua sinistra le mura del teatro e del grandioso spedale, irrigando costà gli orti che fanno lembo a quella ripa dentro la città. Quindi attraversa un’ubertosissima pianura adorna di frequenti orli sempre vaghi e sempre verdi sino al luogo degli Alberghi lungo l’antica strada che per Squarciabocconi passava dal Colle delle Donne e di là a Lucca.
È nei contorni degli Alberghi dove la Pescia divenuta più placida e pianeggiante lascia l’indole di fiumana, sicchè appena può trascinare fino quà quei grossi massi di macigno che veggonsi sparsi nel suo alveo superiore, mentre costì il letto si trova coperto di piccoli ciottoli e di minuta ghiaja. In sì fatta guisa la Pescia si mantiene per tutto il tragitto che le resta a fare in mezzo ad una fertile campagna in cui cammina non più da settentrione a ostro, ma da maestrale a scirocco finchè, colmando via via la circostante bassa pianura, si avvicina alle gronde occidentali del padule di Fucecchio, dove al pari delle altre fiumane e canali della Val di Nievole s’ingolfa e perde il suo nome dopo 20 miglia di cammino.
Tali sono i benefizj che reca all’industria agricola e manifatturiera la Pescia di Pescia, tale e cotanto vistoso è il profitto che l’industrioso Pesciatino ne sa ritrarre, che cotesta fiumana poteva dare presso gli antichi al pari di altri fiumi il titolo a una divinità idolatra, meritando quasi di rappresentare la favola di Mida, che convertiva in oro tutto ciò che toccava. – Vedere PESCIA. Comunità.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 135.