SAMBUCA della Montagna pistojese
nella Valle del Reno Bolognese.
– Castello e Borgo capoluogo di Comunità e di Potesteria con pieve (SS. Jacopo e Cristofano) nella Diocesi di Pistoja, già di Bologna, Compartimento di Firenze.
Risiede in monte lungo la ripa sinistra del torrente Limentra attraversato dalla stradia rotabile della Porretta, fra il grado 44° 5’ 6’’ di latitudine ed il 28° 39’ 8’’ di longitudine, 16 miglia toscane a settentrione-grecale di Pistoja, passando per la strada regia Modanese, e circa 13 miglia toscane percorrendo l’antica via Francesca della Collina.
Il castello della Sambuca con tutto il suo distretto spetta ad una delle Comunità transappennine. – Esso fu lungo tempo soggetto a due diversi dominj, e per conseguenza diede motivo a rappresaglie frequenti ed a piccole guerre, da una parte fra i Bolognesi, i di cui vesovi tenevano il governo spirituale della Sambuca, ed i Pistojesi dall'altra parte, ai di cui presidi ecclesiastici il Castello della Sambuca fino dal secolo X era stato donato.
Dico sino dal secolo X, poichè nell'anno 997 l’Imperatore Ottone III con suo diploma confermò ai vescovi di Pistoja il feudo del Castello di Pavana situato nei confini distrettuali della Sambuca sotto il piviere di S. Giovanni in Succida diocesi bolognese, giudicaria però di Pistoja .
– Vedere PAVANA.
Infatti fra le membrane del vescovado di Pistoja avvene una del luglio l055, scritta nella corte di Pavana del castello della Sombuca giudicaria di Pistoja , riguardante la promessa, sotto pena di lire cento, fatta a Martino vescovo di Pistoja da diversi signori di non contendere a lui nè ai suoi successori alcuna parte del castello della Sambuca, nè di molestare quegli nomini ai quali avessero concesso terreno per fabbricarvi abitazioni. – (ARCH.
DIPL. FIOR., loc. Cit.) Era in quel tempo uno de’signori della Sambuca un tale Sifrido del fu Agighio di Pistoja, il quale nel 15 giugno dell'anno 1086, stando presso la pieve di Villiano del Montale giudicaria pistojese, rinunziò alla stessa mensa nelle mani di Pietro vescovo di Pistoja tutte le corti, castelli, chiese, e beni che possedeva ne' contadi pistojese, fioreatino, fiesolano e bolognese riserbandosi dei medesimi 1’uso frutto, ed il possesso di un castello (Trippolano), a condizione che se egli e i di lui eredi avessero couteso al detto vescovo, o a chi gli succedeva la torre e castel della Sambuca, oppure che quei prelati l'avessero perduta per cattiva guardia dei ministri di detto Sifrido, allora i suddetti beni dovessero dichiararsi di piena proprietà dei vescovi pistojesi. – (ARCH. DIPL.
FIOR., Carte del Vescov. di Pistoja . – ZACCARIA, Anect. Pistor.) A confermare ai vescovi di detta città il castello e disiretto della Sambuca si aggiunsero le bolle pontificie di Urbano II e di Pasquale II, cui diede peso un giudicato pronunziato in Pistoja nell’anno 1104, stato confermato dalla gran contessa Matilda, dal cardinale Bernardo degli Uberti e da Dodone vescovo di Modena. Il qual giudizio fu motivato dall'essersi gli abitanti della Sambuca ribellati ai vescovi di Pistoja loro antchi padroni, dopo che avevano rinnovato loro il giuramento di vassallaggio.
Il preamb olo di quel lodo pronunziato nel settembre del 1104 diceva a un dipresso: «La chiesa pistojese possedendo da gran tempo il Castello e rocca della Sambuca assieme con la sua corte, ed avendo già ricevuto il giuramento di fedeltà dagli abitanti, i medesimi si erano ribellati, dondechè esaminata la causa dai giudici delegati fu sentenziato, che la mensa vescovile pistojese fosse restituita nel suo possesso primiero con tutti i diritti che legalmente se le competono, ecc. ecc. » – Vedere PAVANA.
Infatti il Pontefice Innocenzo II con sua bolla diretta da Pisa il 21 dicembre de 1134 ad Atto santo vescovo pistojese, confermò a lui ed ai suoi successori quelle de’PP. Urbano II e Pasquale II, le quali comprendevano tra i feudi della mensa pistojese la corte di Pavana nel contado di Pistoja ed il castello della Sambuca, che venane restituito (dice la bolla) al vescovo Ildebrando di Pistoja dalla contessa Matilda figlia di S. Pietro per giudizio pronunziato dal cardinal Bernardo Legato apostolico in Toscana, ecc. – (loc. cit.) Ciò non ostante gli uomini della Sambuca anche quel giudicato sembra che si maneggiassero coi Bolognesi per dare loro in mano la rocca; lo chè, dice il Fioravanti sotto l’anno 1127, servì di ragione ai Pistojesi per punire i capi della congiura col fornire ajuto di milizie al loro vescovo signore di quel castello.
Il possesso però della Sambuca si conservava sempre ad arbitrio dei vescovi di Pistoja anche quando il Pontefice Celestino II nel 17 febbrajo 1143 diresse una bolla al prenominato vescovo Atto, confermata nel 14 febbrajo 1154 da Anastasio IV al vescovo Tracia di lui successore.
A quest'ultimo prelato fu anche diretto dal Castello di San Quirico nel senese un privilegio in data del 4 luglio 1155 dall’Imperatore Federigo I, che prese sotto l'imperiale tutela i beni della chiesa di Pistoja. – (ivi).
Allo stesso diploma di Federigo I in seguito furono conformi quelli degli Imperatori Arrigo VI (1196), Ottone IV (1209), e Federigo II (1218 e l229) concessi ai pontefici della cattedrale pistojese.
In questo frattempo però i Bolognesi, per insignorirsi della Sambuca, profittarono della guerra che facevasi nel 1204 fra i Fiorentini ed i Pistojesi, quando mossero la loro oste verso la Montagna di Pistoja, per modo che fu loro facile impadronirsi della Sambuca e di altri castelli vicini, dai quali furono tenuti fino a che nel 16 ottobre del1’anno 1219 il cardinal d'Ostia Ugo dei Conti di Segni Legato del Pontefice Onorio III pronunziò sentenza, che il Castello della Sambuca con il suo distretto e ragioni dovesse ritornare sotto il dominio del vescovo di Pistoja, e che i Pistojesi procurassero di rindennizzare e far restituire i beni a coloro che erano fuorusciti della Sambuca per avere costoro abbracciato il partito de'Bologniesi, e viceversa che il Comu ne di Bologna facesse lo stesso verso i fuorusciti Bolognesi. – (SAVIOLI, Annali Bolognesi T. II. P. II.) Dopo tale concordia il vescovo di Pistoja Graziadio cedè in feudo ai conti di Panico il Castello della Sambuca, per cui nel 6 aprile del 1223 Ranieri, uno di quei conti, autore probabilmente di altro Ranieri arcivescovo di Pisa reso celebre dall'Alighieri, prestò giuramento di fedeltà al vescovo Graziandio per sè e per Ugolino suo fratello. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte del Capitolo della Cattedrale di Pistoja.) – Vedere PISA.
Tali si mantennero i popoli della Sambuca e di Pavana, cioè sudditi e vassalli dei prelati di Pistoja, fino a che nel novembre del 1256 sotto il reggimento del vescovo GuidalosteVergiolesi prestarono gli omaggi di vassallaggio quei popoli a condizione di ubbidire al vescovo ed al Comune di Pistoja, di cui allora Guidaloste erasi fatto arbitro; sicchè questo signore ricevè giuramento di sudditanza dai popoli della Sambuca, allorchè dominando la sua patria quasi da assoluto padrone, gli fu facile investire del feudo predetto un Vergiolesi suo parente con titolo di visconte o vicedomino, dal quale poi il feudo della Sambuca passò in signoria alla nobile famiglia pistojese de’ Vergiolesi.
In cotesto frattempo i Consoli e Comune della Sambuca e di Pavana, adunati nella chiesa de'SS. Jacopo e Cristofano, dopo una deliberazione fatta in pieno consiglio, nel 26 dicembre del 1262 venderono per lire 105 di moneta pisana allo spedale del Prato del Vescovo un mulino con gualchiera posto in quel territorio in luogo appellato Miraccola? – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Opera il di S. Jacopo di Pistoja .) Nel principio del secolo XIV era signore del castello anzidetto messer Lippo o Filippo de'Vergiolesi padre della bella Selvaggia, di cui maestro Cino Sinibuldi pianse in versi la morte accaduta costà suso tra duri sassi innanzi che il di lei genitore nel 1309, vendesse al Comune di Pistoja per 11000 lire il castello, rocca, distretto ed uomini della Sambuca. – Vedere PISTOJA.
Più tardi la stessa contrada cadde sotto il dominio del pistojese Filippo Tedici, nel d tempo che egli (anni 1324 e 1325) oppresseva la sua patria. Fu allora che un cognato di Filippo posto a guardia del castello della Sambuca lo consegnò proditoriamente alle genti di Castruccio Antelminelli, che avevano già occupato varii luoghi della Montagna pistojese, sicchè poco dopo Castruccio potè facilmente impadronirsi di Pistoja.
Mancato Castruccio, la fortezza della Sambuca per pochi anni fu guardata dalle milizie de' Pistojesi, fino a che, per convenzione stabilita nell'aprile del 1351 dovevano esse consegnarla ai Fiorentini, se costoro fossero stati più cauti a non lasciarsi precedere dalle masnade dell'arcivescovo Visconti di Milano, che aveva compro nell'anno innanzi dal Pepoli la città e distretto di Bologna. – Vedere PISTOJA.
Infatti un esercito del Visconti, mentre si dirigeva da Bologna per la Sambuca in Toscana, s'impadronì della rocca di Pavana, che in detta epoca spettava ai nobili di Cantagallo, alla qual famiglia apparteneva quel Napoleone che nel settembre del 1332 fu eletto dai Pistojesi in loro potestà e due anni dopo in capitano del popolo a Firenze. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte dell'Opera di S. Jacopo di Pistoja .–AMMIR. Stor. Fior.) Sino al 1360 la rocca della Sambuca fu guardata dalle genti di Oleggio Visconti signor di Bologna, quando riescì ai Pistojesi, mentre le armi di quel signore erano occupate nella guerra con Bernabò Visconti di Milano, di riacquistare quasi per sorpresa il castello della Sambuca, della qual cosa i Fiorentini furono molto contenti, sperando a tempo opportuno di avere essi la guardia di cotesta chiusa dell’Appennino.
Trovo però fra le carte del vescovato di Pistoja una del 24 febbraio 1368, dalla quale risulta che l'abbate del Monastero di S. Bartolommeo di Pistoja a quel tempo esercitava il mero e misto impero sopra il castel della Sambuca. Aviegnachè in detto giorno per alto pubblico rogato nel palazzo vescovile di Pistoja don Simone abbate di quel monastero de'Benedettini con licenza ed autorità del Vescovo Remigio e dei canonici della chiesa maggiore di Pistoja, avuto il consenso dei suoi monaci, cedè il castello della Sambuca con tutte le ragioni al sindaco del Comune di Pistoja, salvi i diritti e ragioni che vi aveva il vescovo e la chiesa pislojese; in cambio della qual cessione ricevè dal sindaco medesimo tanti effetti di suolo corrispondenti all'annua rendita di 470 mine di grano.
Non corsero però molti anni, che la Signoria di Firenze, informata de'preparativi di eserciti che nel 1375 si facevano in Bologna dal cardinal Legato con la mira di dare addosso ai Fiorentini, inviò un più forte presidio alla Sambuca ed in tutte le rocche della Montagna pistojese. – Maggior danno avvenne nel 1401 quando Riccardo de'Cancellieri, nella lusinga d'insignorirsi del governo della sua patria, ad istigazione del duca di Milano, di cui era al servizio, con le di lui masnade unite ai fuorusciti assalì e tolse il castel della Sambuca ai Fiorentini, ai quali però dovè renderlo nel novembre del 1403 a patto di essere ribandito esso con i suoi aderenti, oltre la rindennizzazione de'danni patiti. – Vedere PISTOJA.
Finalmente il castel delle Sambuca come passo importante per chi da quella parte attraversa l’Appennino, anche dopo la caduta della Repubblica Fiorentina fu dai Pistojesi affidato alla custodia di personaggi distinti, come quando nel 1530 ne era ospitano Giovanni di Filippo Cellesi, nel 1534 Francesco Michelacci nel 1536 Gherardo Buonajuti ecc.
La storia, ch'io sappia, non palesa chi teneva 1a guardia della Sambuca nell'anno 1537, quando vi passarono i fuorusciti fiorentini che ebbero poi la mala giornata a Monte Murlo.
L' ultimo fatto d'armi che può rigardare il passo militare per l’Appennino della Sambuca, ne richiama all'anno 1643, quando vi passarono le truppo, papaline riunite in Bologna, inviate per questo varco a sorprendere Pistoja.
Nella qual circostanza se il nemico s’impadronì delle rocche di Pavana e di Treppio, questa della Sambuca sembra che fosse lasciata fuori. Essa però venne investita e cadde in potere suo al ritorno della stessa oste, che ivi si fortificò. Per la qual cosa i Pistojesi volendola riconquistare corsero a quella volta con un corpo di fanti e cavalli, sicchè dopo fiero conflitto il nemico, fu costretto a disloggiarne con perdita di gente, di artiglieria e di munizioni. – (FIORAVANTI, Memor. istor. di Pistoja .) Esiste alla Sambuca un conservatorio di donne questuanti dell’Ordine di S. Francesco sotto il titolo della Madonna del Giglio. Esso però nel 1745 era ridotto a due sole clastrali, mentre nel 1833 vi si trovavano 18 recluse, e nel 1840 si contavano costà 17 conventuali con 14 educande.
La chiesa parrocchiale per colla del Pontefice Pio VI data in Roma li 16 ottobre del 1785 fu distaccata dalla diocesi di Bologna e dalla pieve di Succida, ora Capanne, con le altre cure della Comunità della Sambuca le quali vennero aggregate alla diocesi pistojese. Alla parrocchia della Sambuca fu annessa la cappella di Posola e non Pajola come fu scritto all’Articolo PAJOLA Vol. IV pag. 25.
Spettano attualmente al piviere di S. Jacopo alla Sambuca le chiese parrocchiali di Pavana, Cassero, Lagacci Campeda e Frassignoni .
MOVIMENTO della Popolazione del CASTELLO, BORGO e CONTORNI della SAMBUCA a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei sdue sessi -; numero delle famiglie 248; tatale della popolazione 1379.
ANNO 1745: Impuberi maschi 260; femmine 265; adulti maschi 360, femmine 320; coniugati dei due sessi 472; ecclesiastici dei sdue sessi 22; numero delle famiglie 270; tatale della popolazione 1699.
ANNO 1833: Impuberi maschi 183; femmine 187; adulti maschi 202, femmine 204; coniugati dei due sessi 358; ecclesiastici dei sdue sessi 22; numero delle famiglie 224; tatale della popolazione 1156.
ANNO 1840: Impuberi maschi 209; femmine 193; adulti maschi 160, femmine 195; coniugati dei due sessi 428; ecclesiastici dei sdue sessi 21; numero delle famiglie 239; tatale della popolazione 1208.
Comunità della Sambuca. – Il territorio di questa Comunità abbraccia attualmente una superficie di 22958 quadrati, 729 dei quali sono presi da strade e da corsi d’acqua. – Nel 1833 vi si trovavano 2632 abitanti, a proporzione ragguagliatamente di quasi 93 persone per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Confina con sei Comunità, tre delle quali comprese nella Legazione di Bologna dello Stato Pontificio e tre dentro il Granducato.
Dal lato di levante si tocca con la Comunità granducale di Cantagallo a pertire dai poggi settentrionali di Treppio, e di di là mediante ramo orientale della fiumana Limentra che rimonta per il cammino di circa 5 miglia toscane a incominciare di sotto la sua confluenza nella Limentra media sino al ponte dell’Alberaccio sopra la Badia a Taona. Costì voltando la fronte da levante a ostro sottentra a confine il territorio comunitativo della Porta S.
Marco, da primo lungo il torrente Limentrella, poscia mediante un borro suo confuente, il Piano del Pero , col quale dirigendosi a maestrale attraversa la strada comunitativa che va da Pistoja a Treppio per seguitare la criniera de’poggi, sulle cui spalle sorgono le prime fonti della Limentra media. Ivi cessa di fronteggiare il tertitorio comunitativo della Porta S. Marco e sottentra l'altto della Porta al Borgo , e con questo la Comunità della Sambuca continua a dirigersi verso maestrale sul poggio di Scalocchio, donde poi riscende per entrare col fosso d'Acquasanta nel ramo della Limentra occidentale, che tosto trapassa dirimpetto alla confluenza del fosso de'Cigni. Mediante il corso inverso di quest’ultimo fosso la nostra Comunità varca lo sprone dell'Appennino che separa il vallone della Limentra occidentale della Sambuca dalla Valle superiore del Reno, nel qual fiume i due territorj discendono per il borro appellato del Faldo , e di là sino al ponte de'Pillotti presso la dogana di Pracchia che trovano dirimpetto alla confluenza del torrente Orsigna.
Ivi cessa la Comunità della Porta al Borgo e sottentra di fronte a maestrale il territorio della Comunità pontificia di Granaglione, con la quale la nostra della Sambuca fronteggia per il corso di circa 5 miglia toscane, mediante il fiume Reno sino sotto la Confluenza della Limentra occidentale della Sambuca.
Ivi lascia a ponente il Reno a per termini artificiali sale sul monte Guidello avendo dirimpetto a settentrione e poi a levante l’altra Comunità pontificia di Cassio, con la quale ripiegando da ostro a libeccio entra nel vallone della Limentra media, che trova dirimpetto al Castello di Pavana. Di là rimontando per circa mezzo miglio toscano quella fiumana arriva alla dogana del Ponte a Pavana, dove si scosta dalla Limentra stessa e dalla strada maestra della Porretta per dirigersi a scirocco percorrendo per termini artificiali lo sprone che corre sopra Treppio fra la Limentra occidentale e quella media avendo dirimpetto la Comunità bolognese di Bargi e Stagno , fino a che per il fosso di Linari scende nella Limentra orientale, dove ritrova nei poggi che passano a ostro del Castello di Treppio il territorio cornunitativo di Cantagallo.
Tale era nel 1833 la superficie territoriale della Comunità della Sambuca, innanzi cioè che nel 1834 fossero aggiunti alla medesima i popoli di Torri, di Treppio e del Pian del Toro, i quali tutti appartenevano allora alla Comunità di Cantagallo. – Vedere CANTAGALLO Comunità.
Fra i principali corsi d' acqua che scendono dalla sinistra costa di cotesto Appennino per attraversare da ostro-libeccio a settentrione, il territorio comunitativo della Sambuca, si conta non solo il fiume Reno, ma i tre rami della Limentra , cioè, orientale, media e occidentale.
Non si conoscono ancora le altezze assolute delle prominenze maggiori di cotesta parte di Appennino, per modo che sarebbe azzardo di chi per altra via fuori di quella trigonometrica volesse confrontare i varchi della valle del Reno Bolognese o dei valloni della Limentra con altri varchi dell’Appennino toscano e della Montagna pistojese.
Checchè ne sia la cosa meno incerta è, che, alle sorgenti della Limentra occidentale , il varco della Sambuca pistojese era stato praticato ne'tempi antichi scendendo lungo cotesta fiumana dallo Spedaletto, detto allora del Prato del Vcescovo, dopo aver risalito il monte lungo la ripa sinistra del fiume Ombrone il qual passaggio fu frequentato dagli oltramontani che dal bolognese si dirigevano per Pistoja in Toscana, e viceversa.
Io non diro che vi passo nel 1009 con la sua corte un Marchese Bonifazio di Toscana, che nel l104 lo varcò la gran contessa Matilda con numerososo seguito di principi, di conti e magnati, nè starò a rammentare quanto dissi all'Articolo PITECCIO per dove passava quell' antica strada appellata anch'essa Via Francesca.
Assai più moderno è il tronco rotabile che staccasi dalla strada regia modanese al Ponte Petri per condurre lungo il Reno ai Bagni della Porretta passando sotto la Sambuca per Pavana, dove farà capo una nuova strada rotabile che una società anonima ha intrapreso, a partire dalla regia Modanese a Capo di Strada e di là dirigendosi per l’Appennino al varco della Collina, donde riscendere per l’antica via Franecsca a Pavana, e per 1a Porretta a Bologna.
In quanto alla struttura fisica di cotesta sezione dell' Appennino, essa è quasi tutta uniformemente coperta di strati diversamente inclinati delle tre rocce comptte appenniniche, sennonehè la calcarea (alberese) è costassù molto meno frequente delle altre due (macigno e bisciajo).
Trovasi bensì l’albrese lungo il Reno, fuori però di questa comunità, poichè i Ganduchi dei monti che esso percorrc, così quelli che chiudono i valloni della Limentra sono ricoperti quasi per ogni dove dall'arearenaria argillosa, che alterna con lo schisto marnoso. – Vedere CANTAGALLO, Comunità.
Le piante più comuni sono quelle del castagno, del cerro e del leccio, e nei luoghi più eminenti i faggi in mezzo ad estese praterie, le quali fornisconoa limento a molte bestie lanute, bovine, cavalline e porcine.
Alla Sambuca non vi sono mercati settimanali, nè tampoco fiere annuali.
La Comunità mantiene un medico ed un maestro di scuola.
Ris iede alla Sambuca un Potestà che ha la sola giurisdizione civile sopra il distretto di questa Comunità, dipendendo pel criminale dal Vicario regio di Pistoja. La cancelleria Comunale è in San Marcello, l’ingenere di Circondario, l’ufizio di esazione del Registro, la conservazione dell’Ipoteche ed il tribunale di prima Istanza sono in Pistoja.
QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ DELLA SAMBUCA a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Campeda (1), titolo della chiesa: SS.
Giuseppe e Ignazio (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 127, abitanti anno 1840 n° 156 - nome del luogo: Cassero, titolo della chiesa: S.
Pellegrino (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 437, abitanti anno 1833 n° 499, abitanti anno 1840 n° 475 - nome del luogo: Frassignoni (1), titolo della chiesa: S.
Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 378, abitanti anno 1833 n° 201, abitanti anno 1840 n° 242 - nome del luogo: Legacci, titolo della chiesa: S. Maria e S. Gaudenzio (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 142, abitanti anno 1840 n° 163 - nome del luogo: Pavana, titolo della chiesa: S. Maria e S. Jacopo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 303, abitanti anno 1833 n° 507, abitanti anno 1840 n° 598 - nome del luogo: SAMBUCA, titolo della chiesa: S.
Jacopo (Pieve), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 1699, abitanti anno 1833 n° 1156, abitanti anno 1840 n° 1208 - nome del luogo: Pian del Toro (*), titolo della chiesa: S.
Stefano (Rettoria), diocesi cui appartiene: Pistoja, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 1646 (con Torri e Treppio), abitanti anno 1833 n° 1775 (con Torri e Treppio), abitanti anno 1840 n° 140 - nome del luogo: Torri (*), titolo della chiesa: S. Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 1646 (con Pian del Toro e Treppio), abitanti anno 1833 n° 1775 (con Pian del Toro e Treppio), abitanti anno 1840 n° 524 - nome del luogo: Treppio (*), titolo della chiesa: S.
Michele (Pieve), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 1646 (con Pian del Toro e Torri), abitanti anno 1833 n° 1775 (con Pian del Toro e Torri), abitanti anno 1840 n° 1498 - Totale abitanti anno 1551: n° 1379 - Totale abitanti anno 1745: n° 2688 - Totale abitanti anno 1833: n° 2632 - Totale abitanti anno 1840: n° 5000 N.B. Le parrocchie di Campeda e di Legacci contrassegnate col numero (1) furono erette dopo l’anno 1785. – Gli ultimi tre popoli contrassegnti con l’asterisco (*) dopo il 1833 furono staccati della Comunità di Cantagallo e aggiunti a questa della Sambuca. – Vedere CANTAGALLO Comunità.
Risiede in monte lungo la ripa sinistra del torrente Limentra attraversato dalla stradia rotabile della Porretta, fra il grado 44° 5’ 6’’ di latitudine ed il 28° 39’ 8’’ di longitudine, 16 miglia toscane a settentrione-grecale di Pistoja, passando per la strada regia Modanese, e circa 13 miglia toscane percorrendo l’antica via Francesca della Collina.
Il castello della Sambuca con tutto il suo distretto spetta ad una delle Comunità transappennine. – Esso fu lungo tempo soggetto a due diversi dominj, e per conseguenza diede motivo a rappresaglie frequenti ed a piccole guerre, da una parte fra i Bolognesi, i di cui vesovi tenevano il governo spirituale della Sambuca, ed i Pistojesi dall'altra parte, ai di cui presidi ecclesiastici il Castello della Sambuca fino dal secolo X era stato donato.
Dico sino dal secolo X, poichè nell'anno 997 l’Imperatore Ottone III con suo diploma confermò ai vescovi di Pistoja il feudo del Castello di Pavana situato nei confini distrettuali della Sambuca sotto il piviere di S. Giovanni in Succida diocesi bolognese, giudicaria però di Pistoja .
– Vedere PAVANA.
Infatti fra le membrane del vescovado di Pistoja avvene una del luglio l055, scritta nella corte di Pavana del castello della Sombuca giudicaria di Pistoja , riguardante la promessa, sotto pena di lire cento, fatta a Martino vescovo di Pistoja da diversi signori di non contendere a lui nè ai suoi successori alcuna parte del castello della Sambuca, nè di molestare quegli nomini ai quali avessero concesso terreno per fabbricarvi abitazioni. – (ARCH.
DIPL. FIOR., loc. Cit.) Era in quel tempo uno de’signori della Sambuca un tale Sifrido del fu Agighio di Pistoja, il quale nel 15 giugno dell'anno 1086, stando presso la pieve di Villiano del Montale giudicaria pistojese, rinunziò alla stessa mensa nelle mani di Pietro vescovo di Pistoja tutte le corti, castelli, chiese, e beni che possedeva ne' contadi pistojese, fioreatino, fiesolano e bolognese riserbandosi dei medesimi 1’uso frutto, ed il possesso di un castello (Trippolano), a condizione che se egli e i di lui eredi avessero couteso al detto vescovo, o a chi gli succedeva la torre e castel della Sambuca, oppure che quei prelati l'avessero perduta per cattiva guardia dei ministri di detto Sifrido, allora i suddetti beni dovessero dichiararsi di piena proprietà dei vescovi pistojesi. – (ARCH. DIPL.
FIOR., Carte del Vescov. di Pistoja . – ZACCARIA, Anect. Pistor.) A confermare ai vescovi di detta città il castello e disiretto della Sambuca si aggiunsero le bolle pontificie di Urbano II e di Pasquale II, cui diede peso un giudicato pronunziato in Pistoja nell’anno 1104, stato confermato dalla gran contessa Matilda, dal cardinale Bernardo degli Uberti e da Dodone vescovo di Modena. Il qual giudizio fu motivato dall'essersi gli abitanti della Sambuca ribellati ai vescovi di Pistoja loro antchi padroni, dopo che avevano rinnovato loro il giuramento di vassallaggio.
Il preamb olo di quel lodo pronunziato nel settembre del 1104 diceva a un dipresso: «La chiesa pistojese possedendo da gran tempo il Castello e rocca della Sambuca assieme con la sua corte, ed avendo già ricevuto il giuramento di fedeltà dagli abitanti, i medesimi si erano ribellati, dondechè esaminata la causa dai giudici delegati fu sentenziato, che la mensa vescovile pistojese fosse restituita nel suo possesso primiero con tutti i diritti che legalmente se le competono, ecc. ecc. » – Vedere PAVANA.
Infatti il Pontefice Innocenzo II con sua bolla diretta da Pisa il 21 dicembre de 1134 ad Atto santo vescovo pistojese, confermò a lui ed ai suoi successori quelle de’PP. Urbano II e Pasquale II, le quali comprendevano tra i feudi della mensa pistojese la corte di Pavana nel contado di Pistoja ed il castello della Sambuca, che venane restituito (dice la bolla) al vescovo Ildebrando di Pistoja dalla contessa Matilda figlia di S. Pietro per giudizio pronunziato dal cardinal Bernardo Legato apostolico in Toscana, ecc. – (loc. cit.) Ciò non ostante gli uomini della Sambuca anche quel giudicato sembra che si maneggiassero coi Bolognesi per dare loro in mano la rocca; lo chè, dice il Fioravanti sotto l’anno 1127, servì di ragione ai Pistojesi per punire i capi della congiura col fornire ajuto di milizie al loro vescovo signore di quel castello.
Il possesso però della Sambuca si conservava sempre ad arbitrio dei vescovi di Pistoja anche quando il Pontefice Celestino II nel 17 febbrajo 1143 diresse una bolla al prenominato vescovo Atto, confermata nel 14 febbrajo 1154 da Anastasio IV al vescovo Tracia di lui successore.
A quest'ultimo prelato fu anche diretto dal Castello di San Quirico nel senese un privilegio in data del 4 luglio 1155 dall’Imperatore Federigo I, che prese sotto l'imperiale tutela i beni della chiesa di Pistoja. – (ivi).
Allo stesso diploma di Federigo I in seguito furono conformi quelli degli Imperatori Arrigo VI (1196), Ottone IV (1209), e Federigo II (1218 e l229) concessi ai pontefici della cattedrale pistojese.
In questo frattempo però i Bolognesi, per insignorirsi della Sambuca, profittarono della guerra che facevasi nel 1204 fra i Fiorentini ed i Pistojesi, quando mossero la loro oste verso la Montagna di Pistoja, per modo che fu loro facile impadronirsi della Sambuca e di altri castelli vicini, dai quali furono tenuti fino a che nel 16 ottobre del1’anno 1219 il cardinal d'Ostia Ugo dei Conti di Segni Legato del Pontefice Onorio III pronunziò sentenza, che il Castello della Sambuca con il suo distretto e ragioni dovesse ritornare sotto il dominio del vescovo di Pistoja, e che i Pistojesi procurassero di rindennizzare e far restituire i beni a coloro che erano fuorusciti della Sambuca per avere costoro abbracciato il partito de'Bologniesi, e viceversa che il Comu ne di Bologna facesse lo stesso verso i fuorusciti Bolognesi. – (SAVIOLI, Annali Bolognesi T. II. P. II.) Dopo tale concordia il vescovo di Pistoja Graziadio cedè in feudo ai conti di Panico il Castello della Sambuca, per cui nel 6 aprile del 1223 Ranieri, uno di quei conti, autore probabilmente di altro Ranieri arcivescovo di Pisa reso celebre dall'Alighieri, prestò giuramento di fedeltà al vescovo Graziandio per sè e per Ugolino suo fratello. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte del Capitolo della Cattedrale di Pistoja.) – Vedere PISA.
Tali si mantennero i popoli della Sambuca e di Pavana, cioè sudditi e vassalli dei prelati di Pistoja, fino a che nel novembre del 1256 sotto il reggimento del vescovo GuidalosteVergiolesi prestarono gli omaggi di vassallaggio quei popoli a condizione di ubbidire al vescovo ed al Comune di Pistoja, di cui allora Guidaloste erasi fatto arbitro; sicchè questo signore ricevè giuramento di sudditanza dai popoli della Sambuca, allorchè dominando la sua patria quasi da assoluto padrone, gli fu facile investire del feudo predetto un Vergiolesi suo parente con titolo di visconte o vicedomino, dal quale poi il feudo della Sambuca passò in signoria alla nobile famiglia pistojese de’ Vergiolesi.
In cotesto frattempo i Consoli e Comune della Sambuca e di Pavana, adunati nella chiesa de'SS. Jacopo e Cristofano, dopo una deliberazione fatta in pieno consiglio, nel 26 dicembre del 1262 venderono per lire 105 di moneta pisana allo spedale del Prato del Vescovo un mulino con gualchiera posto in quel territorio in luogo appellato Miraccola? – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Opera il di S. Jacopo di Pistoja .) Nel principio del secolo XIV era signore del castello anzidetto messer Lippo o Filippo de'Vergiolesi padre della bella Selvaggia, di cui maestro Cino Sinibuldi pianse in versi la morte accaduta costà suso tra duri sassi innanzi che il di lei genitore nel 1309, vendesse al Comune di Pistoja per 11000 lire il castello, rocca, distretto ed uomini della Sambuca. – Vedere PISTOJA.
Più tardi la stessa contrada cadde sotto il dominio del pistojese Filippo Tedici, nel d tempo che egli (anni 1324 e 1325) oppresseva la sua patria. Fu allora che un cognato di Filippo posto a guardia del castello della Sambuca lo consegnò proditoriamente alle genti di Castruccio Antelminelli, che avevano già occupato varii luoghi della Montagna pistojese, sicchè poco dopo Castruccio potè facilmente impadronirsi di Pistoja.
Mancato Castruccio, la fortezza della Sambuca per pochi anni fu guardata dalle milizie de' Pistojesi, fino a che, per convenzione stabilita nell'aprile del 1351 dovevano esse consegnarla ai Fiorentini, se costoro fossero stati più cauti a non lasciarsi precedere dalle masnade dell'arcivescovo Visconti di Milano, che aveva compro nell'anno innanzi dal Pepoli la città e distretto di Bologna. – Vedere PISTOJA.
Infatti un esercito del Visconti, mentre si dirigeva da Bologna per la Sambuca in Toscana, s'impadronì della rocca di Pavana, che in detta epoca spettava ai nobili di Cantagallo, alla qual famiglia apparteneva quel Napoleone che nel settembre del 1332 fu eletto dai Pistojesi in loro potestà e due anni dopo in capitano del popolo a Firenze. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte dell'Opera di S. Jacopo di Pistoja .–AMMIR. Stor. Fior.) Sino al 1360 la rocca della Sambuca fu guardata dalle genti di Oleggio Visconti signor di Bologna, quando riescì ai Pistojesi, mentre le armi di quel signore erano occupate nella guerra con Bernabò Visconti di Milano, di riacquistare quasi per sorpresa il castello della Sambuca, della qual cosa i Fiorentini furono molto contenti, sperando a tempo opportuno di avere essi la guardia di cotesta chiusa dell’Appennino.
Trovo però fra le carte del vescovato di Pistoja una del 24 febbraio 1368, dalla quale risulta che l'abbate del Monastero di S. Bartolommeo di Pistoja a quel tempo esercitava il mero e misto impero sopra il castel della Sambuca. Aviegnachè in detto giorno per alto pubblico rogato nel palazzo vescovile di Pistoja don Simone abbate di quel monastero de'Benedettini con licenza ed autorità del Vescovo Remigio e dei canonici della chiesa maggiore di Pistoja, avuto il consenso dei suoi monaci, cedè il castello della Sambuca con tutte le ragioni al sindaco del Comune di Pistoja, salvi i diritti e ragioni che vi aveva il vescovo e la chiesa pislojese; in cambio della qual cessione ricevè dal sindaco medesimo tanti effetti di suolo corrispondenti all'annua rendita di 470 mine di grano.
Non corsero però molti anni, che la Signoria di Firenze, informata de'preparativi di eserciti che nel 1375 si facevano in Bologna dal cardinal Legato con la mira di dare addosso ai Fiorentini, inviò un più forte presidio alla Sambuca ed in tutte le rocche della Montagna pistojese. – Maggior danno avvenne nel 1401 quando Riccardo de'Cancellieri, nella lusinga d'insignorirsi del governo della sua patria, ad istigazione del duca di Milano, di cui era al servizio, con le di lui masnade unite ai fuorusciti assalì e tolse il castel della Sambuca ai Fiorentini, ai quali però dovè renderlo nel novembre del 1403 a patto di essere ribandito esso con i suoi aderenti, oltre la rindennizzazione de'danni patiti. – Vedere PISTOJA.
Finalmente il castel delle Sambuca come passo importante per chi da quella parte attraversa l’Appennino, anche dopo la caduta della Repubblica Fiorentina fu dai Pistojesi affidato alla custodia di personaggi distinti, come quando nel 1530 ne era ospitano Giovanni di Filippo Cellesi, nel 1534 Francesco Michelacci nel 1536 Gherardo Buonajuti ecc.
La storia, ch'io sappia, non palesa chi teneva 1a guardia della Sambuca nell'anno 1537, quando vi passarono i fuorusciti fiorentini che ebbero poi la mala giornata a Monte Murlo.
L' ultimo fatto d'armi che può rigardare il passo militare per l’Appennino della Sambuca, ne richiama all'anno 1643, quando vi passarono le truppo, papaline riunite in Bologna, inviate per questo varco a sorprendere Pistoja.
Nella qual circostanza se il nemico s’impadronì delle rocche di Pavana e di Treppio, questa della Sambuca sembra che fosse lasciata fuori. Essa però venne investita e cadde in potere suo al ritorno della stessa oste, che ivi si fortificò. Per la qual cosa i Pistojesi volendola riconquistare corsero a quella volta con un corpo di fanti e cavalli, sicchè dopo fiero conflitto il nemico, fu costretto a disloggiarne con perdita di gente, di artiglieria e di munizioni. – (FIORAVANTI, Memor. istor. di Pistoja .) Esiste alla Sambuca un conservatorio di donne questuanti dell’Ordine di S. Francesco sotto il titolo della Madonna del Giglio. Esso però nel 1745 era ridotto a due sole clastrali, mentre nel 1833 vi si trovavano 18 recluse, e nel 1840 si contavano costà 17 conventuali con 14 educande.
La chiesa parrocchiale per colla del Pontefice Pio VI data in Roma li 16 ottobre del 1785 fu distaccata dalla diocesi di Bologna e dalla pieve di Succida, ora Capanne, con le altre cure della Comunità della Sambuca le quali vennero aggregate alla diocesi pistojese. Alla parrocchia della Sambuca fu annessa la cappella di Posola e non Pajola come fu scritto all’Articolo PAJOLA Vol. IV pag. 25.
Spettano attualmente al piviere di S. Jacopo alla Sambuca le chiese parrocchiali di Pavana, Cassero, Lagacci Campeda e Frassignoni .
MOVIMENTO della Popolazione del CASTELLO, BORGO e CONTORNI della SAMBUCA a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei sdue sessi -; numero delle famiglie 248; tatale della popolazione 1379.
ANNO 1745: Impuberi maschi 260; femmine 265; adulti maschi 360, femmine 320; coniugati dei due sessi 472; ecclesiastici dei sdue sessi 22; numero delle famiglie 270; tatale della popolazione 1699.
ANNO 1833: Impuberi maschi 183; femmine 187; adulti maschi 202, femmine 204; coniugati dei due sessi 358; ecclesiastici dei sdue sessi 22; numero delle famiglie 224; tatale della popolazione 1156.
ANNO 1840: Impuberi maschi 209; femmine 193; adulti maschi 160, femmine 195; coniugati dei due sessi 428; ecclesiastici dei sdue sessi 21; numero delle famiglie 239; tatale della popolazione 1208.
Comunità della Sambuca. – Il territorio di questa Comunità abbraccia attualmente una superficie di 22958 quadrati, 729 dei quali sono presi da strade e da corsi d’acqua. – Nel 1833 vi si trovavano 2632 abitanti, a proporzione ragguagliatamente di quasi 93 persone per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Confina con sei Comunità, tre delle quali comprese nella Legazione di Bologna dello Stato Pontificio e tre dentro il Granducato.
Dal lato di levante si tocca con la Comunità granducale di Cantagallo a pertire dai poggi settentrionali di Treppio, e di di là mediante ramo orientale della fiumana Limentra che rimonta per il cammino di circa 5 miglia toscane a incominciare di sotto la sua confluenza nella Limentra media sino al ponte dell’Alberaccio sopra la Badia a Taona. Costì voltando la fronte da levante a ostro sottentra a confine il territorio comunitativo della Porta S.
Marco, da primo lungo il torrente Limentrella, poscia mediante un borro suo confuente, il Piano del Pero , col quale dirigendosi a maestrale attraversa la strada comunitativa che va da Pistoja a Treppio per seguitare la criniera de’poggi, sulle cui spalle sorgono le prime fonti della Limentra media. Ivi cessa di fronteggiare il tertitorio comunitativo della Porta S. Marco e sottentra l'altto della Porta al Borgo , e con questo la Comunità della Sambuca continua a dirigersi verso maestrale sul poggio di Scalocchio, donde poi riscende per entrare col fosso d'Acquasanta nel ramo della Limentra occidentale, che tosto trapassa dirimpetto alla confluenza del fosso de'Cigni. Mediante il corso inverso di quest’ultimo fosso la nostra Comunità varca lo sprone dell'Appennino che separa il vallone della Limentra occidentale della Sambuca dalla Valle superiore del Reno, nel qual fiume i due territorj discendono per il borro appellato del Faldo , e di là sino al ponte de'Pillotti presso la dogana di Pracchia che trovano dirimpetto alla confluenza del torrente Orsigna.
Ivi cessa la Comunità della Porta al Borgo e sottentra di fronte a maestrale il territorio della Comunità pontificia di Granaglione, con la quale la nostra della Sambuca fronteggia per il corso di circa 5 miglia toscane, mediante il fiume Reno sino sotto la Confluenza della Limentra occidentale della Sambuca.
Ivi lascia a ponente il Reno a per termini artificiali sale sul monte Guidello avendo dirimpetto a settentrione e poi a levante l’altra Comunità pontificia di Cassio, con la quale ripiegando da ostro a libeccio entra nel vallone della Limentra media, che trova dirimpetto al Castello di Pavana. Di là rimontando per circa mezzo miglio toscano quella fiumana arriva alla dogana del Ponte a Pavana, dove si scosta dalla Limentra stessa e dalla strada maestra della Porretta per dirigersi a scirocco percorrendo per termini artificiali lo sprone che corre sopra Treppio fra la Limentra occidentale e quella media avendo dirimpetto la Comunità bolognese di Bargi e Stagno , fino a che per il fosso di Linari scende nella Limentra orientale, dove ritrova nei poggi che passano a ostro del Castello di Treppio il territorio cornunitativo di Cantagallo.
Tale era nel 1833 la superficie territoriale della Comunità della Sambuca, innanzi cioè che nel 1834 fossero aggiunti alla medesima i popoli di Torri, di Treppio e del Pian del Toro, i quali tutti appartenevano allora alla Comunità di Cantagallo. – Vedere CANTAGALLO Comunità.
Fra i principali corsi d' acqua che scendono dalla sinistra costa di cotesto Appennino per attraversare da ostro-libeccio a settentrione, il territorio comunitativo della Sambuca, si conta non solo il fiume Reno, ma i tre rami della Limentra , cioè, orientale, media e occidentale.
Non si conoscono ancora le altezze assolute delle prominenze maggiori di cotesta parte di Appennino, per modo che sarebbe azzardo di chi per altra via fuori di quella trigonometrica volesse confrontare i varchi della valle del Reno Bolognese o dei valloni della Limentra con altri varchi dell’Appennino toscano e della Montagna pistojese.
Checchè ne sia la cosa meno incerta è, che, alle sorgenti della Limentra occidentale , il varco della Sambuca pistojese era stato praticato ne'tempi antichi scendendo lungo cotesta fiumana dallo Spedaletto, detto allora del Prato del Vcescovo, dopo aver risalito il monte lungo la ripa sinistra del fiume Ombrone il qual passaggio fu frequentato dagli oltramontani che dal bolognese si dirigevano per Pistoja in Toscana, e viceversa.
Io non diro che vi passo nel 1009 con la sua corte un Marchese Bonifazio di Toscana, che nel l104 lo varcò la gran contessa Matilda con numerososo seguito di principi, di conti e magnati, nè starò a rammentare quanto dissi all'Articolo PITECCIO per dove passava quell' antica strada appellata anch'essa Via Francesca.
Assai più moderno è il tronco rotabile che staccasi dalla strada regia modanese al Ponte Petri per condurre lungo il Reno ai Bagni della Porretta passando sotto la Sambuca per Pavana, dove farà capo una nuova strada rotabile che una società anonima ha intrapreso, a partire dalla regia Modanese a Capo di Strada e di là dirigendosi per l’Appennino al varco della Collina, donde riscendere per l’antica via Franecsca a Pavana, e per 1a Porretta a Bologna.
In quanto alla struttura fisica di cotesta sezione dell' Appennino, essa è quasi tutta uniformemente coperta di strati diversamente inclinati delle tre rocce comptte appenniniche, sennonehè la calcarea (alberese) è costassù molto meno frequente delle altre due (macigno e bisciajo).
Trovasi bensì l’albrese lungo il Reno, fuori però di questa comunità, poichè i Ganduchi dei monti che esso percorrc, così quelli che chiudono i valloni della Limentra sono ricoperti quasi per ogni dove dall'arearenaria argillosa, che alterna con lo schisto marnoso. – Vedere CANTAGALLO, Comunità.
Le piante più comuni sono quelle del castagno, del cerro e del leccio, e nei luoghi più eminenti i faggi in mezzo ad estese praterie, le quali fornisconoa limento a molte bestie lanute, bovine, cavalline e porcine.
Alla Sambuca non vi sono mercati settimanali, nè tampoco fiere annuali.
La Comunità mantiene un medico ed un maestro di scuola.
Ris iede alla Sambuca un Potestà che ha la sola giurisdizione civile sopra il distretto di questa Comunità, dipendendo pel criminale dal Vicario regio di Pistoja. La cancelleria Comunale è in San Marcello, l’ingenere di Circondario, l’ufizio di esazione del Registro, la conservazione dell’Ipoteche ed il tribunale di prima Istanza sono in Pistoja.
QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ DELLA SAMBUCA a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Campeda (1), titolo della chiesa: SS.
Giuseppe e Ignazio (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 127, abitanti anno 1840 n° 156 - nome del luogo: Cassero, titolo della chiesa: S.
Pellegrino (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 437, abitanti anno 1833 n° 499, abitanti anno 1840 n° 475 - nome del luogo: Frassignoni (1), titolo della chiesa: S.
Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 378, abitanti anno 1833 n° 201, abitanti anno 1840 n° 242 - nome del luogo: Legacci, titolo della chiesa: S. Maria e S. Gaudenzio (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 142, abitanti anno 1840 n° 163 - nome del luogo: Pavana, titolo della chiesa: S. Maria e S. Jacopo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 303, abitanti anno 1833 n° 507, abitanti anno 1840 n° 598 - nome del luogo: SAMBUCA, titolo della chiesa: S.
Jacopo (Pieve), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 1699, abitanti anno 1833 n° 1156, abitanti anno 1840 n° 1208 - nome del luogo: Pian del Toro (*), titolo della chiesa: S.
Stefano (Rettoria), diocesi cui appartiene: Pistoja, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 1646 (con Torri e Treppio), abitanti anno 1833 n° 1775 (con Torri e Treppio), abitanti anno 1840 n° 140 - nome del luogo: Torri (*), titolo della chiesa: S. Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 1646 (con Pian del Toro e Treppio), abitanti anno 1833 n° 1775 (con Pian del Toro e Treppio), abitanti anno 1840 n° 524 - nome del luogo: Treppio (*), titolo della chiesa: S.
Michele (Pieve), diocesi cui appartiene: Bologna, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 1646 (con Pian del Toro e Torri), abitanti anno 1833 n° 1775 (con Pian del Toro e Torri), abitanti anno 1840 n° 1498 - Totale abitanti anno 1551: n° 1379 - Totale abitanti anno 1745: n° 2688 - Totale abitanti anno 1833: n° 2632 - Totale abitanti anno 1840: n° 5000 N.B. Le parrocchie di Campeda e di Legacci contrassegnate col numero (1) furono erette dopo l’anno 1785. – Gli ultimi tre popoli contrassegnti con l’asterisco (*) dopo il 1833 furono staccati della Comunità di Cantagallo e aggiunti a questa della Sambuca. – Vedere CANTAGALLO Comunità.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1843, Volume V, p. 14.
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