SATURNIA

nella Valle dell'Albegna in Maremma.

– Castello che fu città di origine etrusca, attmrimente ridotta a poche abitazioni circondata da nuove mura. – Essa più tardi ha dato il titolo ad un marchesato del Granducato con dentro una villa signorile de'marchesi Panciatichi, eredi del primo feudatario Marchese Ximenes d'Aragona.
– Havvi costà una chiesa arcipretura (S. Maria Maddalena) compresa nella Comunità Giurisdizione e circa miglia toscane 6 a settentrione di Manciano, Diocesi di Sovana, Compartimento di Grosseto.
Trovasi sulla ripa sinistra del fiume Albegna, avente alla sua destra il borro Gattaja, e davanti a ostro il torrente Stellata, fra il gr. 29 10' long. Ed il gr. 42 40' latitudine, 10 miglia toscane a ponente di Sovana, 26 a settentrione di Cosa, e circa 30 miglia toscane per la via traversa dalle rovine di Roselle, tutte tre città etrusche della Maremma grossetana.
Risiede Saturnia sulla sommità pianeggiante di un poggetto cui servono di giro rupi altissime di travertino, le quali presentandosi sotto figura di mura ciclopiche le danno da lungi l'aspetto di una grandiosa sebbene deserta città.
Un brano di muro di grandi pietre di macigno riquadrate situato all'ingresso, ed un altro pezzo di muro, dentro l' unica porta antica che vi da accesso per una strada a lastroni infossati da vecchie carreggiate. A questo poco riducesi l'avanzo antico, che può dirsi più romano che etrusco, di Saturnia, mentre affatto romani e dei tempi imperiali sono nella grande piazza rettangolare due basi marmoree con lunghe iscrizioni latine, una scritta in tre lati della base, e l'altra solamente di fronte, tuttora esistente davanti la porta del palazzo che fu del marchese feudatario, attualmente ridotto ad uso di fattoria. A questo solo si limita tutto ciò che in compagnia dell'illustre mio amico Cav. Cesare Airoldi nel giorno 14 aprile dell'anno 1834 vi potè osservare in Saturnia romana, giacché dell'etrusca non seppi riconoscere cosa alcuna che realmente gli appartenesse.
Non dirò di un'iscrizione sepolcrale latina ivi restata di epoca incerta, siccome di tempi incerti e una specie di Camposanto che ci fu indicato ne'campi sotto il poggio e presso il Bagno di Saturnia, dove furono trovate delle ossa umane dentro fosse coperte da lastroni di travertino, senza alcun oggetto di scultura, senza urne, senza vasi di terraglie e cose simili facili a scuoprirsi nei sepolcreti di etrusco nome.
Le mura castellane e le torri che circondano il giro attuale della deserta Saturnia sono fabbricate di ciottoli di sassi e calcina al pari della sua rocca posta nell'angolo a maestro, il tutto opera del sec. XV, come si dirà in appresso.
Altronde non lasciano dubbio dell'antichità di Saturnia scrittori greci e romani dei tempi di quella repubblica, o dei primi secoli dell'impero.
Però di Saturnia etrusca nulla ci dicono, ne di essa città sappiamo altro dei tempi posteriori sennonchè vi fu dedotta una colonia di cittadini romani nell'anno 571 U.
C., ossia nel 183 avanti G. Cristo, assegnando alla medesima il territorio Caletrano, che indicai probabilmente corrispondere al vicino territorio di Montemerano. – Vedere MONTEMERANO, o piuttosto ai poggetti del Colle di Lupo posti circa miglia toscane 3 a levante grecale di Magliano, dove nei tempi scorsi ed anche oggidì sono state scoperte urne cinerarie, vasi, monete romane, lapidi e molte altre anticaglie.
I triumviri che condussero la Colonia di Saturnia furono Quinto Fabio Labeone, Cajo Afranio Stellione, e Tito Sempronio Gracco, tutti uomini consolari, i quali consegnarono a ciascuno de'coloni ivi dedotti dieci jugeri, o 2500 metri quadr. di terreno. – (T. LIVII, Decad. IV.
Lib. IX.) Anche Plinio (Histor. Natur. Lib. III. Cap. V.) rammenta fra le colonie romana della Toscana questa di Saturnia, i di cui abitanti egli appellò Saturnini, qui ante Aurinini vocabantur. Ma cotesti Saturnini cent'anni dopo si gettarono nel partito di Mario tostochè i generali di Silla nell’anno 674 di Roma, 80 avanti G. Cristo, mentre con un grosso esercito combattevano presso Chiusi contro l'armata del Cons. Carbone, un'altra divisione si recò a Saturnia dove vinse i soldati del loro avversario. (Appian.
Alexandr in Bellis civil.) Nulla dirò del favoloso infortunio che si dice da taluni accaduto a questa città all'occasione dal primo arrivo in Toscana de'Longobardi, i quali supposero la città di Saturnia assediata e disfatta dal re Antari o Rotari, bensi scendendo ai secoli di mezzo avvertirò essere stata essa signoreggiata dai conti Aldobrandeschi in guisa che alle divise del 1272 Saturnia fu una delle città che insieme con Massa e Grosseto fu lasciata indivisa per dominarsi a comune dalla linea de'conti Aldobrandeschi di Santa- Fiora e da quella de’CC. di Soana.
È altresi vero che Saturnia dové in seguito rimanere per intiero ai conti Aldobrandeschi di Soana se fia zero che ivi nella fine del secolo XIII abitava la contessa Margherita figlia del C. Ildebrandino detto il Rosso, come erede unica di quella contea; e seppure fia vero ciò che narrasi dal Malavolti, cioè, che nel 1299 i Senesi irritati dall'azione iniqua fatta dalle genti della contessa Margherita di Soana, la quale abitava nella Terra di Saturnia, allorchè svaligiarono un loro commissario, quel Comune nel luglio dell'anno stesso vi spedì un esercito che prese a forza Saturnia, mettendola a sacco che poi abbruciarono: talché d'allora in seguito la stessa città, a similitudine di Cosa o di Roselle, divenne una spelonca che servì di asilo ai ladroni di quella contrada fino a che la Signoria di Siena nel 1419 deliberò di mandarvi una nuova armata per disfare affatto quel paese a cacciarne per sempre gli assassini che l'abitavano. – (Malavolti Istor. Sen. P. II e III.) Nell'Arch. poi delle Riformagioni di Siena (Classe C. Vol.
119) esiste una provvisione della repubblica dell anno 1454, colla quale fu dato ordine di edificare il cassero di Saturnia a maestro Alberto da Lugano che lo murò.
Devesi pure riportare alla stessa epoca la costruzione delle mura torrite di struttura moderna, delle quali ho fatto cenno poco sopra.
Nello stesso Arch. (Kaleffetto n. 82 e 112) sotto gli anni 1461 e 1471 si trovano le capitolazioni state concesse dalla Rep. di Siena agli abitanti di Saturnia.
Caduto però con la capitale tutto lo stato senese in potere di Cosimo I secoodo duca di Firenze, gli abitanti di Saturnia se gli sottomisero per atto pubblico del di 8 settembre 1559. Quindi sotto il Granduca di Toscana Ferdinando I Saturnia col suo distretto fu eretta in feudo con titolo di marchesato sottoponendolo alla giurisdizione del capitanato di Soana, ed in primo ad esserne investito fu Bustiano di Tommaso Ximenes di Lisbona mediante diploma del 3 ottobre 1593 con facoltà di succedergli i suoi figli e discendenti maschi per ordine di primogenitura, nei quali successori il feudo di Saturnia pervenne mercè susseguenti conferme, con l'ultima delle quali fu accordato nel 1738 dal Granduca Francesco II al priore March. Tommaso Ximenes, nei di cui eredi, nati da donna di quella stirpe maritata ad un Panciatichi di Firenze, quel feudo si mantenne fino alla legge Leopoldina che insieme a tutti gli altri feudi granducali fu soppresso.
All'Art. Murci dissi, che quel Villaggio innanzi il 1785 aveva un cappellano curato dipendente dal parroco di Saturnia; al che giova qui aggiungere, che nel 1595 e di nuovo nel 1640 la popolazione di Saturnia, compresa quella di Murci, ascendeva a 245 abit. mentre nel 1740 Saturnia contava sole 89 persone con 23 case, quando il Villaggio di Murcii aveva 205 abitanti. Vedere MURCI.
Nel 1833 la parrocchia di S. Maria Maddalena a Saturnia faceva 173 abit.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1843, Volume V, p. 206.