DISSERTAZIONE V.
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vano essere tra Montepulciano e Levane; e l’Olstenio suppone, che ad Graecos fosse non lungi da Fojano, al Ponte de’Granajoli, ove passa la Via, che da Cortona conduce a Siena : ad Juglandem, poi lo vuol collocare in quella strada, che guida da Siena ad Arezzo, e che fa capo alla Cassia.

Fissato il tratto di quella Via, che conduceva per la strada comune da Chiusi a Firenze, e de’ luoghi donde passava, bisognerà accordare il numero delle miglia. È noto bastantamente, che il miglio antico Romano era un quinto più breve del nostro, e che otto stadi lo componevano, essendo esso al riferire di Plinio di 125 passi; onde il miglio includendo lo spazio di mille passi, otto volte cento venticinque facevano appunto la determinata misura di esso; quantunque Niccola Samson, non voglia, che vi fosse differenza alcuna, ed il Riccioli pretenda, che il miglio antico fosse più lungo del nostro, sopra di che s’impiccia ancora il Cluverio, come ha dimostrato dottamente l’Olstenio. È noto altresì, che nella Tavola Peutingeriana vi sono sbagli di somma considerazione, quantunque il Surita e il Velsero vi abbiano travagliato per emendarla, ma con pochissimo frutto. So per testimonianza di un Erudito, che ha ben veduta e considerata la detta Carta, che si conserva in Vienna, già acquistata dal famoso Principe Eugenio, che non deve ascriversi tutto quello, che vi è di errore e di sbaglio a colpa di chi la fece, poichè essendo il numero Romano delle miglia segnato di color rosso, questo è in moltissimi luoghi consumato affatto, ed altrove, ove doveva esser doppio, si vede presentemente unico,

Riferimento bibliografico:

Guazzesi, Lorenzo, Dissertazione V, 1766, p. 235.