to stadj da Chiusi ad Arezzo. In questo sì che vi è una gran differenza con i monumenti sopracitati. Per lo che io m’immagino, che a i tempi di Strabone la Via d’Arezzo e di Chiusi fosse molto più breve, ma forse più incomoda, che poi ridotta più agevole e più tortuosa, o per isfuggire qualche Colle, o per cagion del terreno, che nel tempo d’Inverno per motivo del fiume Chiana fosse difficile a i passaggieri, venisse ad esser di qualche maggiore estensione, a cagion di che posteriormente Adriano la risarcisse; essendo per verità un divario notabile dalle venticinque di Strabone alle trenta e più della Tavola e dell’Itinerario. Se Strabone avesse scritto le miglia, e non gli stadi, potrebbe mettersi certamente in campo l’opinione di coloro, che asseriscono le miglia di quello Scrittore intendersi di maggior lunghezza delle Romane; sopra di che hanno già scritto il Bergero e il Sig. D’Anville bastantemente. Ma nel caso nostro è superfluo; e gli stadi che nomina si debbono computare dell’estensione commune, né credervi errore di sorte alcuna, cosicchè detta Via a i tempi del Greco Autore fosse a guisa di una linea retta, che intersecasse la Valdichiana, non curvando punto verso Montepulciano, nè verso il Ponte a Valiana, ma fosse diretta in vicinanza delle Colline di Cortona, e di Arezzo, rasentando la riva del Trasimeno, come egli medesimo in altro luogo si spiega, e in questa guisa rimanesse più breve della moderna.
Riguardo poi alla diversità dell’Itinerario e della Tavola Teodosiana, per le poche miglia che vi sono di divario fra loro, merita tutta
Guazzesi, Lorenzo, Dissertazione V, 1766, p. 240.
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