DISSERTAZIONE V.
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la riflessione l’opinione del Nardini, il quale nel suo antico Vejo stabilisce un canone, che fa molto a proposito; ed è, che negl’Itinerarj, ed in altri monumenti simili, ed eziamdio negli Autori, le miglia vanno intere col Circa, perchè di alcuna disparità, o numero minore di miglio non si trova tenuto conto da chi le ha scritte. In questa guisa le poche miglia, che sono di differenza fra questi Autori vengono facilmente a rimanere accordate, e le distanze ad uniformarsi, con fare un computo di tutti i quarti, e de’terzi di miglio, che non sono stati notati nello spazio, che corre da una Mansione ad un’altra, e quantunque sieno molti gli esempi, che si potrebbero addurre in comprovazione di ciò, basti considerare, che quantunque Plinio e Procopio affermino esservi da Roma ad Ostia sedici miglia, a fare il computo delle medesime a ragione di stadj, non sono che quindici e tre quarti. Per lo che non pochi Antiquarj hanno creduto, che nelle lettere, che si vedono negl’Itinerarj M.P., in vece di Millia passuum si debba leggere Millia plus-minus: onde potrebbe sospettarsi, che l’Autor della Tavola avesse fatto minore il numero delle miglia, non computando per miglio intero o il terzo, o il quarto di quello; ed all’opposto l’Itinerario avesse contato per miglio intiero la piccola porzione di quegli stadj, che non giungevano intieramente a formarlo.

Che la strada da Firenze, Arezzo e Chiusi per andare a Roma fosse praticata comunemente ancora ne’ bassi secoli, me ne porge la sicurezza il viaggio, che fece per essa il Re Carlo

Riferimento bibliografico:

Guazzesi, Lorenzo, Dissertazione V, 1766, p. 241.